Intervento non letto di Denis Branzanti al dibattito del PRC a Forlì sul 60° della Costituzione
Occorre un forte no alle controriforme costituzionali della destra e della 'sinistra' borghese
Sbarrare la strada con la lotta di piazza alla terza repubblica
Per i marxisti-leninisti l'obiettivo storico e intramontabile è il socialismo

Vorrei cercare di analizzare la Costituzione del '48 sotto un altro aspetto, quello di classe e marxista-leninista.
Intanto c'è da dire che la Costituzione del '48 non ha fondato nessuno Stato nuovo ma ha semplicemente riorganizzato su basi nuove la repubblica democratico-borghese, la forma di dominio e la struttura dello Stato capitalistico attuate dal regime fascista mussoliniano, che era un regime capitalistico come lo è quello d'oggi, seppur con forme diverse.
Essa fu varata sotto la spinta propulsiva della Resistenza e dell'antifascismo, e in questo senso si può a ragione definirla una "Costituzione nata dalla Resistenza" o una "Costituzione antifascista", ma è altrettanto vero che essa è anche una Costituzione anticomunista, una Costituzione che sancisce, nero su bianco, l'inviolabilità della proprietà privata capitalista e dello Stato borghese.
Ed è la conseguenza dell'inevitabile compromesso tra la borghesia e il proletariato, evidentemente un compromesso sfavorevole al proletariato, che non ha avuto che delle briciole e una libertà condizionata a muoversi esclusivamente dentro i confini costituzionali, mentre la borghesia ha ottenuto la legittimazione costituzionale del suo potere politico, economico e istituzionale e del sistema capitalistico.
Questo emerge chiaramente da tutto l'impianto costituzionale e, in particolare, su alcuni punti precisi: ad esempio, l'art. 41 stabilisce che "L'iniziativa economica privata è libera", mentre l'art. 40 si guarda bene dal definire lo sciopero come "libero", che invece "si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano'', e poi l'art. 42 che afferma che la proprietà privata è espressamente "riconosciuta e garantita dalla legge".

Il dna della Costituzione
D'altronde, il dna della Costituzione sta scritto nell'articolo 1, dove si afferma che "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro''. Ma quale lavoro? Quello salariato, come chiarisce poi l'art. 37, cioè sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, principio cardine del sistema capitalistico contro il quale si battono i comunisti, cioè i marxisti-leninisti, e che quindi diviene impossibile eliminare rimanendo nell'ambito della Costituzione stessa. Infatti, essendo questa una repubblica democratico-borghese la sovranità formalmente appartiene al popolo, ma nella realtà esso potrà esercitarla solo "nelle forme e nei limiti della Costituzione'', ossia entro la gabbia del parlamentarismo borghese e nel quadro del sistema e dell'ordinamento capitalistico.
Tanto è vero poi che, nonostante l'art. 21 sancisca che "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione'', sappiamo bene che il proletariato e le masse popolari non possono esercitarlo per lo stato di oppressione e di miseria e per lo stato di soggezione materiale e mentale in cui versano, mentre la proprietà privata dei più importanti mezzi di comunicazione, come la stampa e la televisione, lo ha ridotto a privilegio esclusivo di un ristrettissimo numero di gruppi monopolistici della destra e della "sinistra" della classe dominante borghese che hanno modo di orientare, manipolare e omologare l'opinione pubblica piegandola ai propri disegni.
Inoltre, l'opposizione di classe è imbavagliata e repressa da un codice penale elaborato da Rocco in epoca fascista tra i cui numerosi articoli più famigerati contro i delitti d'opinione, annovera il 270 e 272, che vietano espressamente la "propaganda per la instaurazione della dittatura di una classe sociale sull'altra, o per la soppressione violenta di una classe'', vietando di fatto la lotta per il socialismo.
Vi è poi l'art. 11, ripetutamente violato, in primis dall'allora governo D'Alema con l'aggressione alla Repubblica Federale Jugoslava, che pur escludendo a priori qualsiasi coinvolgimento e intervento imperialista dell'Italia all'estero non impedisce la sua partecipazione alle spedizioni militari.
I diritti etico-sociali sono ancorati intorno alla famiglia di tipo borghese. Basti pensare al peso preponderante della concezione interclassista, familista e solidarista mutuata dalla chiesa cattolica, che si riflette nell'accoglimento in blocco dei Patti lateranensi di Mussolini e Pio XI (art. 7), nell'esaltazione della famiglia definita dall'art. 29 come "una società naturale fondata sul matrimonio'', in contrapposizione alla famiglia di fatto, e intorno alla tutela della vocazione alla maternità e dell'infanzia (art. 30 e 31) senza che si avverta alcun richiamo né si ponga rimedio allo stato di schiavitù domestica della donna. Poi, nel riconoscimento della scuola privata (art. 33), nella promozione del collaborazionismo di classe cogestionario (art. 46), e così via.
In realtà quindi l'unico aspetto avanzato della Costituzione sta nell'antifascismo, che pure è continuamente violato dal proliferare di gruppi e partiti di chiara ispirazione fascista di cui riprendono gli stessi metodi squadristici, e da una reiterata apologia di fascismo, ciò che accade a Predappio ne è un vergognoso esempio.

Cosa resta della Costituzione del '48
Ma dopo i giudizi su quel che era, e sul quel che secondo alcuni poteva essere ma che comunque non è stata, bisogna prendere atto che la Costituzione del 1948, di fatto non esiste più, in quanto è già stata più o meno apertamente e profondamente modificata.
La fallita bicamerale golpista di D'Alema è arrivata ad un passo dal completamento dell'opera, in ogni caso la seconda repubblica, progettata dalla P2 di Gelli attraverso il cosiddetto "Piano di rinascita democratica'' e lo "Schema R'', redatti nel 1975, è già stata da tempo sostanzialmente, anche se non completamente, instaurata. I primi passi concreti sono stati compiuti dai due governi Craxi, e da lì: il presidenzialismo di fatto, la legge antisciopero, la controriforma del sistema giudiziario, la legge Gasparri, le leggi Schifani, Cirielli, Pecorella, la legge elettorale truffa e le precedenti leggi elettorali sull'elezione diretta dei sindaci, dei presidenti delle province e delle regioni e sull'accentramento dei poteri alle giunte col relativo svuotamento delle funzioni dei consigli comunali, provinciali e regionali, l'abolizione della disposizione che vietava ai discendenti maschi della criminale casa Savoia di rimettere piede in Italia, per non dire delle centinaia di forzature, picconate, strappi e stravolgimenti di ogni tipo, che anno dopo anno l'hanno resa un colabrodo che fa acqua da tutte le parti, con un'accelerazione esponenziale durante il primo governo neofascista e piduista Berlusconi.
Ma anche l'attuale governo Prodi sta facendo la sua parte, avendo varato lo scorso 28 giugno insieme al Dpef 2008-2011, il disegno di legge delega per la piena realizzazione del federalismo fiscale, novità introdotta con la controriforma federalista del Titolo V della Costituzione attuata dal "centro-sinistra" nel 2001, un provvedimento che assesta un colpo demolitore all'unità del popolo italiano e del Paese, facendogli fare un balzo indietro nel tempo di almeno 150 anni, quando l'Italia era ancora divisa in staterelli prima dell'unificazione nazionale, e che fa rientrare dalla finestra l'infame devolution bocciata dal referendum popolare del 2006 insieme alla controriforma presidenzialista della Costituzione voluta dalla Casa del fascio.

Costituzione e terza repubblica
Nonostante il progetto della P2 sia stato per lo più realizzato, il suo mancato completamento ha portato all'inciucio piduista tra il leader borghese, liberale e anticomunista del PD Veltroni e il neoduce Berlusconi sulle "riforme istituzionali" e per la transizione alla terza repubblica, che realizzi definitivamente la "riforma" in senso bipolare del sistema elettorale e quella neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione.
Alla base di questo sta l'ulteriore, inammissibile e vergognoso sdoganamento del neoduce Berlusconi, che viene ancora una volta legittimato come soggetto "democratico" e come interlocutore privilegiato per arrivare alle "riforme".
Proprio quel Berlusconi che si è ripresentato al popolo come l'"uomo della provvidenza" ed è stato accolto come un trionfatore al congresso di fondazione del movimento di Storace al grido di "duce, duce" e con saluti romani.
Per concludere, a 60 anni dalla sua entrata in vigore la Costituzione del '48 è stata prima sostanzialmente svuotata, poi calpesta-ta, infine ripudiata e stracciata.
Occorre quindi dire un forte no alle controriforme costituzionali della destra e della "sinistra" borghese, ma non appiattendosi su questa Costituzione, bensì combattendo la seconda e la terza repubblica e il capitalismo.
Questo nuovo regime fascista, che ha fatto scempio anche delle libertà costituzionali del regime democratico borghese, come tutti hanno potuto vedere chiaramente a Genova in occasione del G8, indipendentemente dal governo che lo presiederà, vedrà sempre i veri comunisti all'opposizione.
Per i marxisti-leninisti l'obiettivo storico del socialismo, quale sistema politico a dittatura del proletariato, tappa fondamentale per la trasformazione della società in senso comunista, non è tramontato, il solco tracciato dalla Rivoluzione d'Ottobre, di cui quest'anno è ricorso il 90° anniversario, è quello che ci indica l'unica strada possibile per arrivarvi, strada che altri probabilmente non hanno mai percorso e che in ogni caso ora hanno definitivamente abbandonato.
La vera alternativa di sinistra per il proletariato e le masse popolari italiane è la lotta di massa e di piazza per sbarrare la strada alla terza repubblica e per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista!

19 dicembre 2007