Rapporto di Denis Branzanti alla decima riunione dei marxisti-leninisti dell'Emilia-Romagna
La lotta di classe non è una gara di velocità ma una maratona
Il nostro anello debole è la critica alle giunte locali. Approfondire il lavoro di radicamento e studiare assiduamente

Care compagne e cari compagni,
benvenuti alla decima riunione organizzativa dei militanti e dei simpatizzanti dell'Emilia-Romagna del PMLI, che si tiene presso la Casa del Popolo di Torre Pedrera a Rimini, dove ha sede la locale Cellula "Stalin" del nostro Partito.
Anzitutto esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà militante a tutte le vittime della mannaia capitalista che in questi mesi ha falcidiato migliaia di posti di lavoro, gettando i lavoratori e le loro famiglie nella precarietà, non solo professionale ma anche di vita.
Salutiamo e incoraggiamo gli studenti che si sono battuti contro le controriforme scolastiche e i tagli selvaggi alla scuola pubblica in favore di quella privata, e in particolare gli studenti bolognesi che in questi mesi si sono battuti con forza e con coraggio contro la privatizzazione di scuola e università e contro la repressione poliziesca e delle autorità universitarie, in particolare rivendicando giustamente il diritto ad utilizzare gli spazi pubblici come piazza Verdi, per tenere assemblee popolari aperte.
Ringraziamo tutti coloro che hanno portato alla vittoria il referendum consultivo contro il finanziamento pubblico alle scuole private svoltosi nel maggio scorso a Bologna, risultato vergognosamente disatteso dalla giunta guidata dal PD Merola.
Salutiamo e rinnoviamo la nostra solidarietà alle popolazioni che poco più di un anno fa sono rimaste vittime del terremoto in Emilia e che non hanno ancora ricevuto un sostegno adeguato dalla Regione e dal governo nazionale.
Appoggiamo le sonore contestazioni con le quali hanno accolto i politici del regime neofascista che hanno sfilato su quelle terre sporche di calcinacci e di sangue proletario, per ultimo il duo Errani-Letta lo scorso 30 maggio.
Ringrazio il compagno Battista Bruni alias Tino, Segretario della Cellula "Stalin" di Rimini del PMLI, per aver dato la propria disponibilità ad ospitare nuovamente questa importante riunione regionale. Anche in questa occasione il compagno Tino si è messo, come sempre, al servizio del Partito, con umiltà, generosità, senso di disciplina e dedizione al Partito. Al compagno Tino e agli altri compagni di Rimini e di Gabicce Mare dobbiamo le puntuali e significative commemorazioni che si svolgono ogni anno a Riccione in occasione dell'anniversario della scomparsa di Marx, dinanzi al suo busto.
Il compagno Tino è un compagno conosciuto e stimato anche all'esterno del Partito, è la bandiera del PMLI a Rimini, bandiera che sventola con forza nonostante i tanti ostacoli e limitazioni a cui occorre far fronte, e nonostante la repressione poliziesca e giudiziaria lo abbia colpito per aver partecipato ad una manifestazione antifascista il 5 maggio dello scorso anno, e per la quale il Partito gli rinnova la solidarietà militante.
Ringrazio la Commissione per il lavoro di Organizzazione del CC del PMLI per gli auguri di buon lavoro inviatici.
Salutiamo e auguriamo pronta guarigione ai militanti e ai simpatizzanti di Forlì, Parma e Modena assenti per motivi di salute.
Ringrazio voi tutti, care compagne e cari compagni, che siete giunti dalle province di Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena e Modena, da Salsomaggiore Terme, Ferrara, Bologna, Gabicce Mare e Rovigo per partecipare a questa importante riunione regionale.
Saluto i compagni simpatizzanti che per la prima volta vi partecipano, e li invito a sfruttare questa occasione in maniera attiva, contribuendovi anche con i propri interventi.
Il momento in cui si svolge questa riunione è caratterizzato da due fattori principali: la gravissima crisi del capitalismo e il governo Letta-Berlusconi.
La crisi nazionale e internazionale del capitalismo che ha gettato nella miseria decine di milioni di persone in tutto il mondo non accenna minimamente a fermarsi.
La disoccupazione ha superato i massimi storici, la precarietà dilaga, la povertà aumenta, i servizi come la scuola e la sanità vengono selvaggiamente tagliati e progressivamente privatizzati, i balzelli antipopolari aumentano o cambiano nome, insomma un inferno per le masse lavoratrici e popolari alimentato dalla borghesia per salvare se stessa.
Il capitalismo dimostra ancora una volta di non poter evitare le crisi per le sue contraddizioni interne e per le contraddizioni intercapitalistiche e che nella fase suprema del capitalismo, l'imperialismo, nella quale il capitale finanziario ha il predominio sul capitale industriale, impone la sua volontà ai governi, agli Stati e alle coalizioni di Stati.
In tutta Europa il capitalismo, tramite le sue organizzazioni finanziare, su tutte il FMI e la BCE, ha assoggettato i paesi economicamente più deboli imponendo con la forza dei propri ricatti e condizionamenti governi fedeli esecutori delle misure antipopolari di lacrime e sangue necessarie per risollevarne le sorti.
È ciò che è avvenuto anche nel nostro Paese, dove dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio scorsi è stato formato il governo Letta-Berlusconi, sotto l'impulso di Napolitano, e sostenuto dal PDL del neoduce Berlusconi, da Scelta Civica del tecnocrate liberista borghese Monti e dal PD, prima di Bersani ora di Epifani, che aveva fatto la campagna elettorale contro Berlusconi per poi rimangiarsi tutto e rianimarlo ancora una volta, addirittura ha acconsentito a chiudere il parlamento in solidarietà col neoduce e contro la magistratura e ha presentato una proposta di legge per salvarlo dalla mai applicata legge sull'ineleggibilità del 1957, in base alla quale non avrebbe potuto essere eletto al parlamento sin dalla prima volta nel 1994.
La "sinistra" borghese spaccia la sua colpevole complicità per "interesse nazionale", ma la realtà è che gli interessi di cui si occupa il governo Letta-Berlusconi sono sempre i soliti, di quel pugno di pescecani capitalisti che sta facendo a brandelli l'Italia.
Il suo programma, dichiarato e non, è in continuità con quelli dei governi precedenti: contro-riformare la Costituzione, foraggiare i padroni, deregolamentare ulteriormente il "mercato del lavoro", taglieggiare le masse lavoratrici e popolari, falcidiare la scuola e la sanità pubblica, aumentare la repressione, il razzismo e il fascismo, restringere gli spazi di libertà democratico-borghese.
Il capitalismo è ricorso ad un governo di "unità nazionale" tra la destra e la "sinistra" della borghesia anche per tentare di frenare la lotta di classe ed isolare gli oppositori. Ma le masse non si fanno più abbindolare tanto facilmente, e se è vero che ancora non vi siano le idee chiare sul cosa fare e come farlo, un dato di fatto è certo: il distacco dalle istituzioni borghesi e dai suoi partiti è sempre più netto, e lo dimostra anche il 5% in più di astensionisti registrati alle ultime elezioni politiche, nonostante vi fosse la "novità" del megalomane milionario qualunquista di destra Beppe Grillo, e ancor di più il 40% di astensione alle elezioni amministrative di maggio.

Fuoco sulle giunte locali
L'Emilia-Romagna ha avuto un tasso di astensionismo in linea con quello nazionale, grazie anche alla piccola ma determinata voce del PMLI a cui hanno dato fiato i militanti e i simpatizzanti, che non si sono risparmiati con affissioni, diffusioni e banchini, per far giungere la nostra proposta elettorale alle masse delle rispettive città.
Uno sforzo ripagato quindi dalla crescita dell'astensionismo, anche se frenato dal successo del Movimento 5 stelle, pompato ad arte dai media e con importanti agganci e sponsorizzazioni internazionali, che ha consacrato il ducetto Grillo nuovo cavallo della borghesia, il quale ha candidamente ammesso di essere una valvola di sfogo elettorale per chi è schifato dai partiti tradizionali e dalle loro porcherie e chiede a gran voce il cambiamento.
Un fenomeno questo, sì ridimensionato dal risultato delle amministrative, ma col quale dobbiamo comunque fare i conti perché avrà modo di riproporsi nelle prossime occasioni.
C'è ancora tanto lavoro da fare per disilludere le masse, ma abbiamo tutte le carte in regola per riuscirvi.
L'esperienza della giunta comunale di Parma guidata dal M5S Pizzarotti, può darci delle ottime indicazioni a riguardo, ma è necessario andare più a fondo di quanto è stato fatto sinora nella denuncia delle sue malefatte, come l'aumento delle rette per i nidi, la sua promessa elettorale non mantenuta sulla chiusura dell'inceneritore, e le chiusure e i licenziamenti che anche a Parma si moltiplicano.
È in particolare negli ultimi mesi che l'Organizzazione di Parma ha recuperato parte del terreno perduto, producendo qualcosa a livello giornalistico e partecipando a delle iniziative locali, ma in particolare con l'allestimento in varie occasioni di importanti banchini di propaganda e diffusioni. Un segnale positivo a cui va data continuità.
Per quanto riguarda invece il governo, com'è scritto nel Documento dell'Ufficio politico del PMLI: "In base ai partiti che lo costituiscono, alla compagine governativa, al programma, agli obiettivi che si propone e al disegno politico a cui si ispira, il governo Letta-Berlusconi è un governo al servizio del capitalismo, della classe dominante borghese e dell'Unione europea imperialista".
Dobbiamo quindi denunciare con forza il suo progetto neofascista di modifica (l'ennesima, e da destra) della Costituzione per arrivare alla repubblica presidenziale, che era già nei piani dei fascisti storici, di Craxi e Amato, della P2 di Gelli e di Berlusconi, e che gli ultimi presidenti della Repubblica hanno realizzato di fatto, con in testa il nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano, che non a caso ne é il primo sponsor, fino ad affermare che il suo stesso secondo mandato è legato alla contro-riforma costituzionale.
In tal senso abbiamo condotto una prima e importante battaglia portando anche l'apprezzatissimo manifesto contro il governo alla manifestazione in difesa della Costituzione che si è svolta il 2 giugno a Bologna e che ha visto molti anti-presidenzialisti sostenere la denuncia politica del PMLI.
Per noi marxisti-leninisti questo governo va combattuto a viso aperto, attraverso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali.
Dobbiamo insistere nel chiarire alle masse lavoratrici e popolari che chiunque governi saranno comunque la BCE e l'UE a imporre i propri parametri, da far rispettare con politiche di lacrime e sangue, ma non per i capitalisti e i ricchi.
In questi mesi le lotte dei lavoratori si stanno moltiplicando, non è ancora abbastanza per impensierire il governo ma ci arriveremo, perché il capitalismo non riuscirà ad arginare in tempi brevi la sua grave crisi senza torchiare oltre le masse lavoratrici e popolari. Ci arriveremo ancor prima se continueremo a soffiare su ogni vento di rivolta anticapitalista, antigovernativa e antistituzionale. Ci arriveremo preparati e in forze se continueremo a propagandare il PMLI e il "Bolscevico" tra le masse e in particolare tra quelle più avanzate e combattive, alzando il livello dello scontro con governo e padronato, così come abbiamo fatto il 14 novembre per lo sciopero sindacale in Emilia-Romagna, il 27 ottobre a Roma per il "No Monti Day", il 6 dicembre a Bologna per lo sciopero della Fiom e a Rimini con gli studenti e i precari, il 18 maggio a Roma con la Fiom, il 1° giugno all'assemblea a Bologna di Cgil, Cisl e Uil, prima annunciata come manifestazione di piazza poi ritirata.
Di certo servirebbe ben altro per difendere gli interessi del proletariato, di certo uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma, ma la "sinistra" borghese è al governo col neoduce Berlusconi per tutelare gli interessi e gli affari della borghesia, i falsi comunisti sono ancora storditi dall'ennesimo schiaffo elettorale che gli ha negato l'accesso al loro tanto amato parlamento borghese senza il quale non sanno che pesci prendere, e i sindacati confederali sono impegnati a garantire al padronato e al governo la "pace sociale" necessaria per falcidiare i diritti dei lavoratori, così come avvenuto in occasione dell'accordo sulla rappresentanza che estende a tutti il modello fascista di Marchionne.
E a conferma ne è la vergognosa, antiproletaria e antistorica celebrazione comune del 1° Maggio tra i sindacati confederali e le associazioni padronali, ricevendo però le giuste contestazioni come è avvenuto anche a Bologna.
Il PMLI invece ha celebrato la Giornata internazionale dei lavoratori come da tradizione proletaria, nelle piazze e nelle feste popolari tenendo alte le insegne del PMLI e del socialismo, che spesso erano anche le uniche presenti, per difendere il carattere di classe e anticapitalista di questa storica giornata di lotta.
E allo stesso modo abbiamo celebrato in modo militante il 68° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo difendendo gli ideali e i valori della Resistenza, e denunciando lo stravolgimento da destra della Costituzione borghese antifascista del 1948.
Come ha scritto il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI in occasione del 36° Anniversario della fondazione del PMLI: "Per cambiare davvero l'Italia non c'è altra strada che quella di combattere contro il capitalismo, ma non basta. Occorre anche lottare per conquistare la società dei lavoratori, ossia il socialismo. Il che vuol dire accumulare le forze necessarie per la rivoluzione proletaria in modo da fare tabula rasa del capitalismo e delle sue istituzioni, cacciare la borghesia dal potere, istituire il sistema economico socialista senza più proprietà privata e sfruttamento dell'uomo sull'uomo, creare un nuovo ordinamento statale al servizio del popolo e instaurare il potere degli operai, che si chiama dittatura del proletariato". Ma affinché questa mèta storica torni ad essere patrimonio ideale di milioni di lavoratori, antifascisti e masse popolari, ci vuole un Partito forte e radicato che la difenda, la propagandi e la porti avanti ogni giorno nella lotta di classe.
L'unico Partito che in Italia crede realmente nel socialismo, lo propaganda e lavora per il suo avvento è il PMLI e attorno alle sue bandiere si devono radunare tutte le bandiere dell'antifascismo, dell'anticapitalismo e del socialismo, affinché le lotte in corso e quelle che verranno, nelle fabbriche, nelle scuole, in difesa del territorio, non possano essere ingabbiate, depotenziate e infine spente nel riformismo, nel pacifismo e nel parlamentarismo, ma crescano e si sviluppino incessantemente, ispirandosi allo spirito di sacrificio e di lotta degli eroici partigiani, in lotta di classe per l'emancipazione del proletariato e il progresso sociale, nella prospettiva strategica della rivoluzione socialista.

Il lavoro di radicamento
Dobbiamo dunque continuare a battere e ribattere sul chiodo rosso della lotta contro il capitalismo, per il socialismo, adempiendo fino in fondo ai nostri due principali compiti politici:
1) Approfondire il lavoro di radicamento nei luoghi di lavoro, di studio e di vita.
2) Studiare assiduamente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea ideologica, politica, organizzativa, sindacale, studentesca di massa del Partito in base ai problemi che abbiamo da risolvere.
Il primo compito: "Approfondire il lavoro di radicamento nei luoghi di lavoro, di studio e di vita" è una questione di importanza enorme, fondamentale per il Partito.
Se non riusciamo a radicarci, cioè a stabilire una stretta connessione con le masse, conquistandone la fiducia e la guida è praticamente impossibile lo sviluppo del Partito. Per farlo dobbiamo continuare a ricercare la convergenza più ampia possibile sui punti condivisi, lavorare negli organismi di massa e migliorare i nostri interventi.
In questa direzione vanno diverse iniziative portate avanti dal PMLI in Regione, sia partecipando a Comitati locali oppure ad iniziative di piazza o assemblee, come la collaborazione con l'Anpi e altri gruppi e a manifestazioni antifasciste in varie città, con l'Associazione "Ravenna Punto a Capo" e contro lo spargimento di fanghi a Ravenna, con il Comitato contro l'impianto a biomasse dell'Inalca e il Comitato di lotta per la casa a Modena, con i Comitati per i referendum sul lavoro a Forlì, Rimini e Ravenna, contro la repressione delle lotte sociali a Forlì, con la partecipazione al Congresso nazionale dell'Arcigay svoltosi a Ferrarra a novembre con un apprezzato intervento a nome del Partito effettuato dal compagno Federico Picerni.
Per fare bene il lavoro di massa occorre innanzitutto aver fiducia nelle masse, così come nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nel Partito, nel socialismo e in noi stessi, occorre aver cura degli interessi delle masse, mettersi alla loro testa, partire dalle loro esigenze e non dai nostri desideri, tener conto del loro attuale livello di coscienza, avere un corretto metodo di direzione e praticare una larga politica di fronte unito.
Il Partito svolge un ruolo fondamentale nelle lotte immediate e a lungo termine del proletariato e delle masse, ma ha bisogno di allearsi con altri partiti, gruppi e movimenti sulle questioni politiche, sindacali, sociali, ambientali, culturali di comune interesse, al limite anche con delle forze acomuniste e anticomuniste, mettendo in secondo piano le differenze ideologiche e strategiche, per fare blocco e insieme rimuovere resistenze e ostacoli, battere le posizioni più arretrate, spingere le masse alla lotta e conquistare gli obiettivi voluti.
Sono 3 i tipi di fronte unito che dobbiamo praticare. Il fronte unito per le lotte immediate, il fronte unito internazionale contro l'imperialismo e per la libertà dei popoli, il fronte unito rivoluzionario per l'Italia unita, rossa e socialista.
Nel caso specifico a noi interessa il primo fronte unito, quello per le lotte immediate, che deve essere realizzato sempre e in ogni campo, da quello politico a quello sindacale e sociale, da quello femminile a quello giovanile e studentesco, da quello ambientale ed ecologico a quello culturale.
La politica di fronte unito la deve praticare non solo il Partito, ma anche i singoli militanti e simpatizzanti all'interno dei propri luoghi di vita, di lavoro e di studio. Le organizzazioni di massa che riusciamo a costruire o a cui partecipiamo, devono essere allargate al massimo ad altre forze politiche e sociali, in quanto devono essere delle organizzazioni di massa reali e non fittizie.
Il criterio che dobbiamo seguire è quello di cercare di unire la sinistra, conquistare il centro e neutralizzare la destra, unendo attorno al proletariato tutte le forze che possono essere unite, neutralizzando le forze che possono essere neutralizzate ed isolando il nemico principale.
Per riuscirci dobbiamo essere in grado di individuare la contraddizione principale. Mao afferma che "in ogni processo, se in esso esistono numerose contraddizioni, ve ne è necessariamente una principale, che ha una funzione determinante, decisiva, mentre le altre hanno una posizione secondaria e subordinata. È quindi necessario, nello studio di ogni processo, che sia complesso e contenga più di due contraddizioni, fare ogni sforzo per trovare la contraddizione principale"(1).
Un altro elemento fondamentale è quello relativo alla conoscenza della situazione generale nazionale e di quella particolare locale, in riferimento non solo alle questioni più dibattute e di maggiore interesse delle masse ma anche del livello di coscienza e di combattività delle stesse.
Agire senza conoscere tali elementi, ma in base a pretese supposizioni, vuol dire essere sotto l'influenza dell'idealismo borghese, fare piani di lavoro campati per aria, vuol dire non avere le risposte adeguate ai problemi reali, credere che le masse siano più o meno progredite rispetto al livello reale, del quale dobbiamo tenere conto indipendentemente dal fatto che rispecchi o meno le nostre aspettative o desideri.
L'educazione politica delle masse deve essere un lavoro paziente ma continuativo e perseverante, tenendo conto del fatto che esse sono all'oscuro, o quasi, dell'esistenza di una cultura del proletariato, oltre che del PMLI, e ne sono in larga parte sprovviste.

La lotta di classe è una maratona
La lotta di classe non può essere paragonata a una gara di velocità, in cui ci si gioca tutto in 100 o 200 metri, ma piuttosto a una maratona nella quale occorre dosare sapientemente le forze, km dopo km, pensando più alla corsa che all'arrivo, rallentando quando si è presi dai crampi o si deve rifiatare e accelerando quando si deve recuperare del terreno.
Procedendo col pensiero fisso sull'arrivo, correndo a sproposito pensando che sia dietro l'angolo o rallentando nel timore di non farcela, allora la nostra corsa durerà poco. Ma il Partito ha il passo giusto, lo ha maturato nei suoi 36 anni di "maratona", ed è conforme alle proprie possibilità e ai propri obiettivi.
Bisogna stare quindi al passo con il Partito, prendendo esempio dai compagni che hanno il passo più veloce e regolare, e aiutando quelli che rimangono indietro. La nostra maratona non ci mette l'uno contro l'altro, ma ci unisce nella lotta comune contro il capitalismo, per il socialismo.
A livello regionale la "maratona" per il socialismo che si corre sul terreno del radicamento e della diffusione del Partito ci vede procedere ad un passo che è ancora lento ma proporzionato alle nostre gambe, un passo che in generale è regolare ma che a volte rallenta quando invece dovrebbe accelerare, un passo che è deciso nella nostra mente, ma che a volte si fa incerto nelle nostre gambe.
Della partecipazione alle manifestazioni e agli scioperi per il lavoro, che è uno dei fronti principali nei quali dobbiamo concentrare le nostre forze, e cioè quello sindacale e operaio, abbiamo detto in precedenza, ma possiamo aggiungere che qui dobbiamo sforzarci di aumentare il passo, dobbiamo interessarci direttamente, e non solo idealmente, delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, informarci a dovere e poi intervenire sulla stampa del Partito e su quella borghese, portando la nostra solidarietà ai lavoratori in lotta davanti alle loro fabbriche.
Lo stesso vale sul fronte studentesco e universitario, dove purtroppo riusciamo a fare ancora pochissimo, anche perché abbiamo poche forze da impiegarvi. Abbiamo però aperto una breccia a Bologna, contiamo di poterla allargare per far crescere il Partito ed insinuarvi la sua linea, per conquistare gli studenti più combattivi e organizzati. Speriamo di poter avviare questo percorso anche a Ferrara.
In entrambi i casi al momento questo importante compito è nelle mani di simpatizzanti marxisti-leninisti, se essi decideranno di agire attivamente per diventare dei leader marxisti-leninisti nelle loro scuole e università, applicando la linea del Partito allora potranno conseguire dei successi, e il Partito con loro
Per quanto riguarda la lotta alle giunte comunali abbiamo detto qualcosa su Parma, dove abbiamo accelerato il passo ma c'è bisogno di fare un ulteriore scatto, le gambe e la testa ci sono, non vi sono quindi motivi perché ciò non avvenga. Ma quello della critica alle giunte locali è più in generale l'anello debole del nostro lavoro politico, a parte alcune eccezioni, e di questo ne risente inevitabilmente anche il lavoro giornalistico, che è puntuale per quel che riguarda le iniziative del Partito e scarseggia nella denuncia delle amministrazioni locali.
Non potremo mai fare un corretto lavoro di radicamento se non ci occupiamo quotidianamente dei problemi che assillano le masse operaie, lavoratrici, disoccupate, precarie, pensionate e studentesche, e non mettiamo nel nostro mirino le giunte comunali e provinciali che sono le più dirette a contatto e principali esecutrici dei piani antipopolari del governo.
Un bel passo in avanti lo abbiamo fatto nell'allestimento di banchini, realizzati in più occasioni come le elezioni politiche e quelle amministrative, il 60° Anniversario della scomparsa di Stalin e per la campagna di proselitismo. Su questo terreno i marxisti-leninisti della provincia di Parma hanno una marcia in più, frutto anche delle ottime tradizioni della Cellula di origine del Responsabile dell'Organizzazione di Parma che le ha correttamente trasportate nella nuova situazione.
Un fronte nel quale spicca l'Emilia-Romagna è quello delle celebrazioni e delle commemorazioni dei Maestri, utili a tramandarne gli esempi e gli insegnamenti e a smentire le calunnie della borghesia, con numerosi banchini per commemorare Stalin, e le commemorazioni di Lenin in piazza a Cavriago il 20 gennaio e di Marx a Riccione il 14 marzo.

Il bilancio del nostro lavoro
Traendo un bilancio del lavoro politico in Emilia-Romagna, possiamo ritenerci soddisfatti, seppur tra alti e bassi. Il nostro obiettivo deve esser quello di maturare un passo più regolare e poi accelerarlo in base alle forze che strada facendo si uniranno a noi.
Alcune lo hanno fatto nel corso dell'ultimo anno, e ve ne è il riflesso nella partecipazione di alcuni nuovi compagni a questa riunione, abbiamo avuto numerosi contatti, alcuni sono diventati amici del Partito, altri simpatizzanti più o meno attivi, e chissà che presto o tardi non decidano di unirsi al Partito militando tra le sua fila, che è il posto di combattimento migliore per servire il proletariato, il Partito e la causa del socialismo, lo stesso vale per i simpatizzanti storici.
Il fatto che le masse e in particolare gli elementi più avanzati e combattivi di esse guardino con sempre più attenzione al PMLI a mano a mano che ne vengono a conoscenza non può andar giù alla borghesia che muove i suoi sgherri in divisa e in toga per cercare di fermare i marxisti-leninisti; hanno provato a farlo con la denuncia del compagno Tino e altri antifascisti per aver partecipato ad una manifestazione contro Forza nuova il 5 maggio dell'anno scorso a Rimini, con il processo a carico dei militanti della Cellula "Stalin" di Forlì sempre per manifestazione antifascista, e l'arbitrario e gravissimo interrogatorio della compagna Daniela, avvenuto lo scorso 19 giugno per avere informazioni sui militanti del PMLI e la loro attività politica, proprio nei giorni in cui a Forlì sono state emesse 51 denunce e 4 fogli via per occupazioni e manifestazioni, che però non vedevano coinvolto il nostro Partito. Da segnalare anche il tentativo di intimidazione contro i compagni che hanno realizzato il banchino per Stalin a Rimini il 2 marzo.
Il PMLI è quindi un "sorvegliato speciale" del regime neofascista, ma questo non ci deve spaventare né tanto meno frenare, sia perché da una parte abbiamo ancora delle carte da giocare sul terreno della democrazia borghese e poi perché dobbiamo essere coscienti che la scelta che abbiamo fatto comporta dei sacrifici anche su questo piano, ma è una scelta obbligata per chi ha deciso di dare il proprio contributo alla distruzione di questo marcio sistema capitalistico e alla costruzione dell'Italia unita, rossa e socialista. Dobbiamo comunque alzare la vigilanza rivoluzionaria: non prestare inutilmente il fianco alla repressione, "guardare bene dove si mettono i piedi", non dare corda a elementi sospetti e tanto meno alle "forze dell'ordine".
La questione che invece frena realmente e condiziona pesantemente lo sviluppo del Partito a livello nazionale e locale è quella economica. La povertà economica è una malattia ormai cronica del Partito, che però va aggravandosi, ed anche in questo il PMLI vive le stesse condizioni del nostro popolo, non certo come i partiti parlamentari che sguazzano nell'oro mentre la masse fanno la fame.
Purtroppo dei tagli sono già stati effettuati dall'anno scorso, ad esempio per quel che riguarda l'invio dei manifesti, altri verranno effettuati, come i contributi alle Cellule e alle Organizzazioni locali, in quanto il Centro in questo momento ha più bisogno di ricevere e non può dare. Di conseguenza diverse cose verranno ridiscusse, e fra queste anche la sede della Cellula "Stalin" di Forlì, che pur contando su contributi di altri compagni, in particolare quello prezioso e generoso della Cellula "Stalin" di Rimini, senza coprire il mancato contributo del Centro non potrà durare a lungo nel pagamento dell'affitto e delle utenze oltre alle spese correnti legate all'attività del Partito.
Vi è quindi l'urgente necessità di raccogliere sottoscrizioni certe e periodiche per garantire il mantenimento della sede forlivese, che è la prima storica sede del PMLI aperta in Emilia-Romagna, e attualmente una delle uniche due oltre a quella di Rimini.
Dobbiamo innanzitutto difendere ciò che abbiamo conquistato, per poi ottenere nuove e importanti vittorie. In ogni caso, ciò a cui eventualmente rinunceremo oggi lo riconquisteremo domani, quando le condizioni saranno mutate.
Anche quello economico, come tutti gli altri, è un ostacolo che rallenta ma non può fermare l'azione del Partito, basta concentrare le risorse e le forze sulle priorità del momento, così come in ogni altro aspetto del nostro lavoro politico.

Studiare assiduamente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea del Partito
Abbiamo sin qui trattato del primo compito politico principale, e cioè "Approfondire il lavoro di radicamento nei luoghi di lavoro, di studio e di vita"; il secondo è "Studiare assiduamente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea ideologica, politica, organizzativa, sindacale, studentesca di massa del Partito in base ai problemi che abbiamo da risolvere".
Entrambi si realizzano applicando la parola d'ordine "Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi. Radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare". Lo studio quindi precede sempre l'azione perché la prepara, e la segue perché ne trae un bilancio utile a preparare l'azione successiva.
Affinché la nostra azione sia conforme alle esigenze della lotta di classe è indispensabile addentrarsi nei 4 livelli di studio:
1) Lo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, sui testi dei grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e su "Il Bolscevico" grazie agli scritti che vi vengono pubblicati.
"Il marxismo-leninismo, spiega Mao, è la teoria che Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno creato sulla base della pratica, è la conclusione generale che hanno tratto dalla realtà storica e dalla pratica rivoluzionaria (...). Il marxismo-leninismo è la verità più giusta, più scientifica e più rivoluzionaria, generata dalla realtà oggettiva e confermata da questa stessa realtà"(2).
2) Lo studio della linea del Partito, sui documenti fondamentali prodotti dall'Ufficio Politico e dal Comitato Centrale, nonché dalle Commissioni centrali e tramite gli editoriali e gli articoli più importanti pubblicati su "Il Bolscevico" e sul sito internet del Partito
3) Lo studio delle condizioni di lavoro, di studio e di vita delle masse, stando a diretto contatto con le stesse, consultando la stampa locale dalla quale possiamo apprendere anche l'attività delle giunte e delle forze politiche e sociali, così come anche dalle loro pubblicazioni.
4) Lo studio della lotta di classe, partecipandovi attivamente.
Vi sono poi 2 metodi di studio, quello individuale e quello collettivo, che può essere fatto a livello regionale, oppure tra più istanze vicine, interne tra militanti oppure aperte ai simpatizzanti, altre ancora dove non ci sono militanti, anche tra soli simpatizzanti, e 3 tipi di studio, quello ordinario che dobbiamo fare tutti i giorni, ad esempio con la lettura de "Il Bolscevico", dei documenti del Partito, ed anche di un quotidiano borghese o revisionista; quello straordinario che si fa in determinati momenti, e in situazioni particolari, ad esempio quando emergono dei problemi particolari sul piano teorico, politico, tattico, organizzativo, oppure dei problemi di carattere personale, di istanza, di settore o dell'intero Partito; e quello programmato che si organizza, si prepara e si esegue quando abbiamo particolari momenti di maggiore libertà dagli impegni politici e professionali, che serve per colmare delle lacune personali e collettive riguardo al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, la linea del Partito e la conoscenza della realtà nazionale e internazionale.
Occorre quindi impegnarsi a fondo nei 4 livelli, nei 2 metodi e nei 3 tipi di studio, se vogliamo fare un buon lavoro politico. Ovviamente non si tratta di stare dalla mattina alla sera sui libri, ma di comprenderne l'importanza e trovarvi gli spazi adeguati in base anche ai propri tempi ed esigenze.
I marxisti-leninisti non devono mai smettere di studiare, indipendentemente dall'anzianità di militanza o di età, dal posto di combattimento che si ricopre nel Partito, dalla professione presente o passata, tutti hanno il dovere di studiare, anche i simpatizzanti, se vogliono essere utili alla causa del socialismo e del PMLI.
Se non si studia, che se ne sia consapevoli o meno, si scivola lentamente nel campo della borghesia, si abbandona il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il PMLI, e si finisce inevitabilmente sotto l'influenza della cultura borghese e delle sue organizzazioni, partiti e istituzioni.
Occorre quindi studiare per non farsi ingannare dai revisionisti aperti o mascherati, per difendere la linea del Partito e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, per combattere la borghesia e il revisionismo.
Mao ci insegna che occorre essere "insaziabili nell'imparare" per quello che ci riguarda personalmente. "Instancabili nell'insegnare" per quello che riguarda gli altri(3).
Noi dobbiamo migliorare e affinare le nostre capacità nel trasmettere la linea del Partito e la cultura proletaria in una forma comprensibile e accettabile alle masse, anche le più arretrate, attraverso i nostri documenti, discorsi, volantini, articoli, ecc.., adeguando i nostri interventi al livello della coscienza media delle masse a cui ci riferiamo e legando il particolare al generale.
A tal fine dobbiamo curare molto bene le tre fasi che precedono l'azione: conoscenza della situazione, del rilievo dei dati e dell'individuazione della contraddizione principale; elaborazione della linea, delle parole d'ordine, della tattica e delle rivendicazioni; stesura dell'intervento (scritto, orale, giornalistico) con cui ci presentiamo alle masse.
Nel suo discorso pronunciato in occasione del 35° Anniversario della scomparsa di Mao, il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, ci ha fornito delle indicazioni preziosissime circa lo stile di lavoro da adottare in tutti e 3 livelli d'azione, costituiti dal Partito, dalle Correnti e dagli Organismi di massa, e che "deve essere improntato al materialismo storico e al materialismo dialettico, al legame della teoria con la pratica concreta, alla conoscenza della realtà oggettiva, alla ricerca della verità nei fatti, alla politica di massa e di fronte unito, all'uso di argomenti convincenti, alla scrittura di articoli più corti, più concisi e più sostanziosi, al tener conto delle persone a cui ci rivolgiamo e della loro coscienza politica, a un linguaggio vivo e popolare, al senso di responsabilità verso il Partito, il proletariato e le masse, all'unità rivoluzionaria del Partito, all'aiuto reciproco tra compagni, al lavoro collettivo di squadra, al centralismo democratico, alla disciplina proletaria, alla critica e l'autocritica".
Dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili e necessari per conformare il nostro stile di lavoro a uno stile di lavoro autenticamente marxista-leninista, "il quale esclude l'individualismo, il liberalismo, il soggettivismo, il settarismo, il dogmatismo, il revisionismo di destra e di 'sinistra', l'empirismo, lo schematismo, lo stile stereotipato nei discorsi, nei volantini e negli articoli, l'intellettualismo, l'astrattismo e il metodo libresco".
Se noi condurremo in maniera corretta lo studio e il lavoro di radicamento, concentrandoci sulle priorità, allora non faremo troppa fatica a "tenere in pugno l'iniziativa politica" con continuità, per le questioni ordinarie e per le questioni straordinarie, non solo sul piano della propaganda (diffusioni e affissioni), ma anche sul piano dell'agitazione e delle denunce politiche e sindacali nel lavoro di massa, non solo nelle grandi occasioni e durante le mobilitazioni delle masse locali, provinciali, regionali e nazionali.
Non dobbiamo farci spaventare nei momenti in cui non vi sono grandi mobilitazioni o particolare fermento tra le masse, perché è proprio in questi momenti che dobbiamo emergere noi marxisti-leninisti come agitatori, combattenti di prima linea, organizzatori delle masse e delle lotte.
Certo incontreremo ancora tante difficoltà, legate alla povertà di mezzi, risorse e forze, all'anticomunismo e al revisionismo sparso a piene mani tra le masse dalla borghesia e dai suoi servi, ma dovremo affrontare e superare tali difficoltà una per una, e non tentare di evitarle, in quanto non esistono scorciatoie dalla via maestra della lotta di classe.
Care compagni e cari compagni,
sono molteplici gli aspetti da curare e migliorare nel lavoro politico di ogni giorno per trasformare il mondo e noi stessi, nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile, e difatti non lo è, però abbiamo sempre detto anche che non vi è nulla di più bello che dedicare la propria vita alla giusta causa del socialismo, e anche questo è vero.
Più ci impegneremo per far sì che lo studio e l'azione dei marxisti-leninisti siano un tutt'uno legato con una corda d'acciaio dall'imbattibile ideologia proletaria del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e dalla linea politica del PMLI, e prima raggiungeremo il nostro traguardo, in ogni caso avremo dato il nostro contributo a questa nobile causa.
La ricetta per arrivare sino in fondo in questa epica lotta è solo una: tenere ferma la barra verso l'Italia unita, rossa e socialista, qualsiasi siano le vicissitudini e le difficoltà collettive e personali. Niente ci deve piegare. Nulla ci deve scalfire.
Dobbiamo procedere sempre in avanti, con la determinazione dell'acqua che scava inesorabilmente e instancabilmente nella roccia, con la forza dirompente del vento che diventa uragano.
Nulla può fermare un popolo, il suo Partito ed il suo esercito, se questi elementi si uniscono fino a costituire una cosa sola.
Rilanciamo con forza ad ogni angolo delle nostre città, nelle fabbriche, nelle scuole e nelle università, senza mai stancarci, l'appello strategico "Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo".
Radichiamoci, radichiamoci, radichiamoci fra le masse lavoratrici e popolari e studentesche!
Teniamo alte ovunque le gloriose bandiere rosse dei Maestri e del PMLI!
Diamo battaglia contro le giunte locali e propagandiamo le Assemblee popolari e i Comitati popolari!
Studiamo, studiamo, studiamo per cambiare la nostra concezione del mondo e di noi stessi!
Diamo al PMLI un corpo da Gigante Rosso!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita rossa e socialista!
Tutto per il PMLI, il proletariato e la causa del socialismo!
Un nuovo mondo ci attende, lottiamo per conquistarlo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

 
1) Mao, Sulla contraddizione, Agosto 1937, opere scelte, edizioni in lingue estere-Pechino, vol. 1°, pp. 350-351
2) Mao, Rettificare lo stile di lavoro del Partito, 1° febbraio 1942, ibidem, vol. 3°, pp. 33 e 37
3) Mao, Il ruolo del Partito comunista cinese, ottobre 1938, ibidem, pag. 219
24 luglio 2013