Relazione di Branzanti alla riunione di studio dei marxisti-leninisti dell'Emilia-Romagna sul discorso di Scuderi alla commemorazione di Mao
Occorre un forte e radicato PMLI per guidare la rivolta contro il capitalismo e per il socialismo
Il Partito è il mezzo che ha a disposizione il proletariato per arrivare alla conquista del potere politico

Pubblichiamo il testo integrale della relazione che il compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, ha tenuto alla riunione regionale sul discorso di Scuderi all'ultima commemorazione di Mao. La riunione si è svolta domenica 6 novembre a Forlì, la cronaca è pubblicata a parte.

Care compagne e cari compagni,
vi do il benvenuto alla riunione di studio dell'educativo ed entusiasmante discorso pronunciato a nome del CC dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, in occasione della Commemorazione del 35° Anniversario della scomparsa del grande maestro del proletariato internazionale Mao, tenutasi lo scorso 11 settembre a Firenze presso la Sala verde del Palazzo dei congressi.
Altre riunioni di studio si sono già tenute in diverse occasioni tra militanti e simpatizzanti di alcune città dell'Emilia-Romagna, ma questa è la prima che coinvolge tutta la Regione, anche se alcuni compagni per vari motivi non possono essere oggi presenti, e non potevamo iniziare meglio che con lo studio e la discussione del discorso del compagno Scuderi, discorso che rimarrà nella storia del PMLI per le preziose e strategiche indicazioni ivi contenute sulla costruzione del Partito del proletariato.
In questa occasione, e in apertura di riunione, non possiamo non ricordare che domani, 7 Novembre (25 ottobre per il vecchio calendario russo), cade il 94° Anniversario della grande rivoluzione socialista d'Ottobre guidata da Lenin e Stalin, l'avvenimento epocale che ha cambiato la storia del mondo e che ha portato al potere i lavoratori per la prima volta dalla comparsa della società umana, la prima volta, dopo la breve parentesi della Comune di Parigi, che il proletariato ha fatto mangiare la polvere alla borghesia, ha abbattuto il regime capitalistico, si è eretto a classe dominante e ha costruito il suo Stato, lo Stato socialista, strumento insostituibile per eliminare le classi sociali e costruire la società di tutti, il comunismo.
Lo Stato socialista di Lenin e Stalin ha retto per 39 anni agli attacchi ideologici, economici ed armati dei nemici interni e degli imperialisti, ed ha ceduto solo sotto i colpi del revisionismo, grazie al colpo di Stato del rinnegato e traditore Krusciov al XX Congresso del Pcus nel 1956.
Una data tragica per il proletariato di tutto il mondo e per la causa del socialismo, ma che non toglie nulla al valore e agli insegnamenti generali della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre e all'Urss socialista, ed anzi costituisce l'ulteriore dimostrazione di quanto sia infimo e pericoloso il revisionismo e ci deve essere da stimolo nel combatterlo risolutamente.

Il PMLI e la via dell'Ottobre
Il discorso del compagno Scuderi si colloca proprio sulla scia della Rivoluzione d'Ottobre e dell'Urss di Lenin e Stalin, partendo dagli insegnamenti di Marx e di Engels, e la segue sino alla Cina socialista di Mao, e da lì riparte per spiegare le ragioni dell'esistenza del PMLI e delle sue peculiarità politiche, ideologiche e organizzative, collocandolo nella storia del nostro Paese come un elemento fondamentale e insostituibile della lotta per il socialismo.
Questo discorso è stato giustamente e a più riprese definito di "respiro congressuale", in quanto esso riprende la linea del 5° Congresso nazionale, la aggiorna alla nuova situazione e la rilancia nell'immediato futuro.
Ascoltando e leggendo il discorso sembra quasi di vivere le fasi della maturazione politica di Mao, la lotta ideologica e organizzativa per fondare, difendere e sviluppare il Partito Comunista Cinese, che con la sua lungimirante direzione ha guidato il popolo cinese alla liberazione dall'invasore giapponese, alla rivoluzione di nuova democrazia e alla costruzione del socialismo, dando poi vita nel 1966, a quel capolavoro politico che è stata la Grande Rivoluzione culturale proletaria cinese, tanto odiata e avversata dalla borghesia quanto indispensabile per la causa del socialismo ed apprezzata e sostenuta allora dal popolo cinese e dai sinceri comunisti di tutto il mondo.
E ancora sembra quasi di partecipare alla storica e vittoriosa Lunga Marcia o alle 11 lotte interne al PCC tra le 2 linee, quella proletaria rivoluzionaria marxista-leninista e quella borghese e revisionista di destra o di "sinistra".
E lo sembra anche perché noi stiamo seguendo la strada tracciata e percorsa da Mao, e mano a mano che affrontiamo i problemi che Mao ha affrontato ci facciamo forza della sua esperienza e dei suoi insegnamenti, guai pensare di partire da zero e prescindere dai Maestri, vorrebbe dire tornare indietro di centinaia di anni.
Anche Mao, come noi marxisti-leninisti italiani stiamo facendo, ha dovuto valicare montagne altissime, sfidare forti venti e il mare in tempesta, Mao era però sicuro che la strada che stava seguendo era quella giusta, perché era la strada di Marx, Engels, Lenin e Stalin, perché era l'unica strada che poteva portare all'emancipazione del popolo cinese dall'oppressione straniera e dalla reazione interna.
E allo stesso modo, noi dobbiamo avere fiducia nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nel Partito, nel socialismo, nelle masse e in noi stessi.
Nella situazione attuale, di fronte alla necessaria lotta al governo del neoduce Berlusconi, al regime neofascista imperante e alle istituzioni finanziarie ed economiche internazionali, di fronte alla confusione politica ed ideologica la questione della costruzione del Partito del proletariato diventa prioritaria.
Come all'uomo è impossibile volare se non grazie a degli appositi mezzi, allo stesso modo al proletariato è impossibile conquistare il potere politico ed edificare il socialismo senza un Partito proletario rivoluzionario, il Partito è un po' il nostro aeroplano, se il proletariato e in particolare le sue avanguardie vi saliranno a bordo, allora potrà "spiccare il volo", in caso contrario rimarrà a terra schiacciato dalla borghesia.

Il Partito proletario rivoluzionario
Mao lo spiega magnificamente e sinteticamente in questo modo: "Se si vuol fare la rivoluzione, ci deve essere un partito rivoluzionario. Senza un partito rivoluzionario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxista-leninista, è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a sconfiggere l'imperialismo e i suoi lacchè".
Il compagno Scuderi mette in evidenza che chi si trova sotto l'influenza del riformismo, del pacifismo, del parlamentarismo e del legalitarismo, anche se solo temporaneamente, non si pone la questione rivoluzionaria, ma chi invece ha già maturato una concezione rivoluzionaria e ha già preso coscienza del fatto che il capitalismo è irriformabile, non può e non deve affidarsi a partiti che organizzativamente, ideologicamente e politicamente sono parte integrante di questo marcio sistema, ma nemmeno a quei partiti o gruppi che vi si oppongono ma solo a parole e nella pratica agiscono in senso contrario, e ancora neanche a quei partiti e gruppi che sembrano opporvisi nella pratica ma di fatto sono degli spontaneisti, degli avventuristi, degli "ultrasinistri", che finiscono per fare il gioco del capitalismo stesso.
Secondo Mao però non basta un partito rivoluzionario per fare la rivoluzione, occorre che questo partito "si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista", "ossia sulla scienza della rivoluzione, sulla concezione proletaria e rivoluzionaria del mondo e sulle strategie e le tattiche elaborate da Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao... Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao - continua Scuderi - è la cultura del proletariato, il liberalismo è la cultura della borghesia. O scegliamo l'una o scegliamo l'altra. Non è possibile un'altra soluzione, nemmeno quella di pescare in tutte e due le culture. In questo caso la bilancia penderebbe a favore della cultura borghese".
È quindi in errore chi ritiene di potersi formare "da solo" una cultura e una ideologia, perché quel "da solo" vuol dire in realtà assieme alle concezioni borghesi che ci vengono trasmesse quotidianamente sin dalla nascita. Solo tramite il Partito marxista-leninista, dove esiste, e questo è il nostro caso, si può apprendere la propria cultura proletaria.
Scuderi spiega poi il successivo passaggio dove Mao afferma che il Partito rivoluzionario deve basarsi anche sullo "stile rivoluzionario marxista-leninista", con queste parole che meritano tutta la nostra attenzione e approfondimento: "Questo stile riguarda i rapporti interni di Partito, i rapporti con le masse e con le altre forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose, lo studio, l'integrazione con la realtà e l'uso della teoria rivoluzionaria, l'analisi della realtà in cui operiamo, il modo di scrivere. Ciascuno di questi rapporti deve essere conforme al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il quale esclude l'individualismo, il liberalismo, il soggettivismo, il settarismo, il dogmatismo, il revisionismo di destra e di sinistra, l'empirismo, lo schematismo, lo stile stereotipato nei discorsi, nei volantini e negli articoli, l'intellettualismo, l'astrattismo e il metodo libresco. In sostanza, il nostro stile deve essere improntato al materialismo storico e al materialismo dialettico, al legame della teoria con la pratica concreta, alla conoscenza della realtà oggettiva, alla ricerca della verità nei fatti, alla politica di massa e di fronte unito, all'uso di argomenti convincenti, alla scrittura di articoli più corti, più concisi e più sostanziosi, al tener conto delle persone a cui ci rivolgiamo e della loro coscienza politica, a un linguaggio vivo e popolare, al senso di responsabilità verso il Partito, il proletariato e le masse, all'unità rivoluzionaria del Partito, all'aiuto reciproco tra compagni, al lavoro collettivo di squadra, al centralismo democratico, alla disciplina proletaria, alla critica e l'autocritica".
"Senza un partito rivoluzionario - dice infine Mao - è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a sconfiggere l'imperialismo e i suoi lacchè". Ed ecco quindi che torniamo alla premessa che poi è anche la conclusione, e cioè che senza un tale Partito la speranza di un mondo migliore non può che rimanere tale, mentre con un Partito di questo tipo la speranza diventa realtà, come la storia ha sinora provato.
Apprendendo dagli immortali insegnamenti di Mao Scuderi ci dà altre indicazioni fondamentali sul Partito, e in particolare si sofferma sulle questioni della militanza, dei quadri e dei successori della causa, aspetti apparentemente diversi ma strettamente legati tra di essi.
Il punto di partenza dev'essere la corretta concezione del Partito d'avanguardia, in antitesi alla concezione revisionista e borghese del partito di massa, e la sua composizione di classe, a riguardo il compagno Scuderi sottolinea che "Le operaie e gli operai devono costituire la testa e la colonna vertebrale del Partito".
In un tale Partito, come è il PMLI, la militanza non è paragonabile a nessun'altra militanza e impegno politico e sociale, e richiede coscienza politica, umiltà, dedizione, spirito di sacrificio e disciplina.
Questo tipo di militanza è il presupposto indispensabile per formare dei "quadri rossi, dirigenti che siano all'altezza dei loro compiti e delle loro funzioni, che godano della fiducia del Partito, del proletariato e delle masse, che sappiano organizzare, dirigere, educare e mobilitare i membri del Partito nella lotta di classe. Essi, ai vari livelli, devono essere i migliori militanti in assoluto del Partito".
E il compagno Scuderi continua lanciando un "monito": "Non siamo eterni, quindi abbiamo il dovere di lavorare seriamente e concretamente per formare i nostri successori", anche se per il prossimo futuro il Partito ha già preso le dovute misure per "assicurare la continuità della linea e della direzione proletarie rivoluzionarie e marxiste-leniniste del PMLI. Ma non sono sufficienti. Bisogna formare i successori a tutti i livelli, dalle Cellule in su".
Ai successori della causa occorre trasmettere i principi della militanza marxista-leninista, le fondamenta che permettono di costruire su di esse l'edificio del Partito.

Le fondamenta della militanza marxista-leninista
Su tutti svetta indubbiamente il centralismo democratico che è il principio organizzativo fondamentale del Partito del proletariato. Un principio irrinunciabile, avversato e calunniato dai nemici di classe, dai falsi comunisti, dai trozkisti e non tollerato dagli individualisti e dagli spontaneisti.
Il centralismo democratico è uno dei segni distintivi di un Partito proletario rivoluzionario, e il PMLI l'ha impresso indelebilmente nel suo Statuto, che all'articolo 23 afferma che "Tutte le direttive del Comitato centrale sono impegnative e vincolanti per tutti i membri e tutte le istanze del Partito.." e all'articolo 25 che "Il centralismo democratico è un'unità dialettica di centralismo e democrazia, di disciplina e di libertà, che si deve perseguire combinando correttamente la direzione collettiva con la responsabilità individuale e rendendo coscienti tutti i militanti del Partito della grandiosità dei loro compiti".
Un altro principio fondamentale del PMLI è l'utilizzo della critica e dell'autocritica, che sono gli strumenti per trattare le contraddizioni in seno al Partito, ma anche con i simpatizzanti più stretti.
Dirsi sempre tutto, senza timore e senza livore, sia quando si critica un compagno sia quando ci si deve autocriticare, centrando sempre i problemi con l'intenzione di risolverli e migliorare il lavoro del Partito. Questo vuol dire utilizzare correttamente la critica e l'autocritica, questo vuol dire migliorare il nostro lavoro politico.
Come dice Mao nello scritto "Contro il liberalismo": "Siamo per la lotta ideologica attiva, perché è l'arma per assicurare l'unità del Partito e delle organizzazioni rivoluzionarie e renderli così idonei a combattere. Ogni comunista, ogni rivoluzionario deve impugnare quest'arma.
Il liberalismo invece respinge la lotta ideologica ed è per una pace senza principi; ne risulta un atteggiamento decadente e filisteo, e la degenerazione politica di certe unità e alcuni individui nel Partito e nelle organizzazioni rivoluzionarie".
E il compagno Scuderi aggiunge: "Chi rifugge dalla lotta ideologica attiva, chi non regge alle critiche, getta la spugna e fugge dal Partito, vuol dire che non è un autentico marxista-leninista. Il Partito non si abbandona mai qualsiasi cosa accada a livello personale e collettivo. Lo si lascia solo se cambia colore politico e non ci sono più le condizioni soggettive e oggettive per restaurare la linea e la direzione marxiste-leniniste. In questo caso però non ci si deve ritirare a vita privata ma impegnarsi per ricostruire il vecchio Partito marxista-leninista".
Nel suo educativo discorso il Segretario generale ripercorre le 3 tappe storiche del movimento operaio italiano organizzato, la prima fase, che va dal 1892 al 1920, è stata dominata dalla socialdemocrazia predicata dal PSI; la seconda fase, che è iniziata il 21 gennaio 1921, è stata dominata dal revisionismo predicato dal PCI, la terza fase è quella marxista-leninista che si è aperta il 9 Aprile del 1977 con la fondazione del PMLI e che si concluderà con la vittoria del proletariato e del socialismo sulla borghesia e sul capitalismo.
"La questione del Partito del proletariato è una questione di fondamentale importanza per le sorti del proletariato, della lotta di classe, della rivoluzione proletaria e del socialismo", per questo tutti e cinque i grandi Maestri hanno fatto enormi sforzi per elaborare, realizzare e sviluppare la concezione proletaria e marxista-leninista del Partito.
"Gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato, il Partito marxista-leninista, - dice ancora Scuderi - sono già largamente praticati a tutti i livelli del PMLI, d'ora in poi dobbiamo applicarli con maggior decisione, precisione e consapevolezza, con una coscienza ideologica, politica e organizzativa più alta e più matura".
L'attuale situazione economica, sociale e politica e internazionale è una palese conferma di quanto affermato dai Maestri da oltre 150 anni, questo ci dimostra quanto non solo l'analisi economica del capitalismo sia valida, ma come al contempo lo siano anche le indicazioni tattiche e strategiche per costruire il Partito rivoluzionario del proletariato, abbattere il capitalismo e instaurare il socialismo, salvo ovviamente le particolari condizioni nazionali e i cambiamenti secondari avvenuti nel tempo che non devono divenire però una giustificazione dell'opportunismo e del revisionismo come lo è per la "sinistra" borghese e i falsi comunisti.
L'abbattimento del governo del neoduce Berlusconi non può essere delegato alle elezioni borghesi che hanno l'unico compito di decretare chi deve sfruttare, opprimere e reprimere le masse, non basta liberarsi del neoduce Berlusconi per via elettorale perché questo non vuol dire farla finita con Berlusconi, col berlusconismo e con la politica neofascista e antipopolare che verrebbe proseguita da qualsiasi altro governo gli succedesse, come ripete il liberale Bersani per rassicurare i mercati internazionali.
Ci vuole un largo fronte unito di tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose antifasciste per abbatterlo dalla piazza con un nuovo 25 Aprile, perché solo con la lotta di piazza le masse possono prendere forza e coscienza della necessità di proseguire la lotta contro tutti i governi che si piegano e sostengono i diktat dei macellai che reggono le istituzioni finanziarie e monetarie internazionali.
Occorre quindi una rivolta di piazza ma popolare e di massa, e non di piccolo gruppo, per abbattere il governo del neoduce Berlusconi.
Occorre un forte e radicato PMLI per guidare la rivolta contro l'intero sistema capitalistico.
Difficile dire se questa pur durissima crisi potrà rappresentare la tomba del capitalismo, anche perché il nostro Partito è ancora troppo piccolo per potervi influire in maniera determinante, ma dimostra comunque che il capitalismo non può evitare le crisi finanziarie ed economiche, che anzi si ripetono ciclicamente per via principalmente dell'anarchia della produzione e della speculazione finanziaria.
Questa crisi costituisce inoltre brace per il fuoco della lotta di classe, sta a noi soffiare sul fuoco per farlo divampare affinché avvolga tutto il sistema capitalistico.
"Il PMLI è nato per fare la rivoluzione socialista e la farà... dovessero passare mille anni. - così ha detto il compagno Scuderi - La nostra missione storica è quella di sopprimere il capitalismo, disarcionare dal potere la borghesia e guidare il proletariato alla conquista del potere politico e del socialismo".
Viva la lotta di classe e la rivoluzione proletaria socialista!
Viva il 94° Anniversario della Rivoluzione socialista d'Ottobre!
Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato!
Appoggiamo, studiamo e applichiamo il discorso di Scuderi sugli insegnamenti di Mao sul Partito!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
9 novembre 2011