Battaglia all'assemblea dei lavoratori artigiani di Forlì
Branzanti ribatte colpo su colpo alla destra Cgil difendendo le ragioni del No
Dal corrispondente della Cellula "G. Stalin" di Forlì
Sabato 6 ottobre si è svolta presso la sede forlivese della Cgil un'assemblea per discutere del Protocollo firmato da governo, associazioni padronali e sindacati lo scorso 23 luglio su "previdenza, lavoro e competitività".
L'incontro riguardava il settore artigiano (metalmeccanici, legno, chimici, ecc.) ma vi hanno partecipato appena 13 lavoratori, di cui la metà lavoratori immigrati; di sicuro ha influito anche l'infelice orario, le 9,30 di sabato mattina, ma ancor di più è sintomo della sfiducia degli stessi iscritti che non partecipano nemmeno alle assemblee.
I due sindacalisti che hanno illustrato il Protocollo, Domenico Parigi e Paride Amanti, quest'ultimo segretario della Fiom di Forlì, che in contrasto con la Fiom nazionale si è espresso per il sì, hanno spiegato che vi sono alcuni punti negativi nel Protocollo ma nei punti salienti e nel complesso sarebbe positivo e frutto di una trattativa col governo che dovrebbe continuare anche dopo il voto dei lavoratori e dei pensionati. Insomma, queste e altre falsità per far digerire ai presenti un'intesa vergognosa, antioperaia e antipopolare.
Dopo alcune domande "tecniche" dalla platea, ha preso la parola il compagno operaio Denis Branzanti per denunciare "come la tanto decantata concertazione non sia altro che sinonimo di subordinazione alla politica del governo... I sindacati infatti si sono presentati dal governo senza consultare i lavoratori e poi non hanno nemmeno tenuto ferma quella scarsa e generica piattaforma unitaria che gli organismi dirigenti avevano approvato".
Ha poi criticato le modalità delle assemblee dove "è previsto che possano essere spiegate solo le ragioni del sì, e devono farlo anche i sindacalisti che sono per il no... in questo modo i lavoratori non vengono correttamente informati su ciò che dovranno votare, e per evitare che possano informarsi, e poi votare no, le votazioni avvengono subito dopo le assemblee, in violazione di quanto stabilito dagli stessi sindacati che avevano previsto le assemblee dal 17 settembre al 6 ottobre e il voto nelle giornate dell'8-9-10 ottobre. Inoltre, per ingannare i pensionati le loro assemblee vengono annunciate con 'discussione e voto sulla rivalutazione delle pensioni', il che è completamente falso! Il governo da parte sua ha presentato un protocollo dove, a parte il capitolo sulla previdenza, tutto il resto era un blocco non trattabile né modificabile, e per di più l'ha fatto a fabbriche chiuse per sfuggire le inevitabili proteste, che comunque in parte vi sono state".
Branzanti ha poi analizzato tutti i punti negativi del protocollo: dall'aumento dell'età pensionabile alla riduzione del valore delle pensioni tramite la revisione dei coefficienti di calcolo, dal mantenimento della legislazione attuale sul "mercato del lavoro", e quindi di tutti i contratti di lavoro precari e flessibili che la Legge 30 ha introdotto e ampliato rispetto al pacchetto Treu, varato nel 1997 dall'allora, guarda caso, governo Prodi, ai limitati benefici per una piccolissima parte di coloro che sono impiegati in lavori usuranti, dall'eliminazione della sovracontribuzione per il lavoro straordinario, che costituisce un incentivo all'aumento dell'orario di lavoro, oltre che un danno per l'Inps alla detassazione del salario aziendale totalmente variabile, che indebolisce la contrattazione collettiva, e in particolare il contratto nazionale.
"La valutazione sul protocollo Prodi rimane negativa considerando anche i miseri aumenti accordati alle pensioni basse... non è accettabile il 'meglio poco che niente'. Il sindacato è chiamato a difendere e conquistare diritti, non elemosine!".
Il compagno ha poi denunciato le larghe concessioni fatte alle imprese e "l'autofinanziamento" del protocollo che fa pesare i pochi benefici per alcuni lavoratori e pensionati sulle spalle di altri lavoratori.
"Tirando un bilancio complessivo dell'accordo del 23 luglio non si può che affermare che esso è estremamente negativo e dannoso per i trattamenti previdenziali e per le condizioni dei lavoratori, e parlare di un 'compromesso onorevole' è del tutto improprio, un inganno puro.
Se ne sono accorti i lavoratori e gli operai che a più riprese stanno giustamente e fortemente contestando i vertici sindacali nelle assemblee... Ciò che Cgil, Cisl e Uil avevano rifiutato a Berlusconi, portando in piazza milioni di lavoratori, l'hanno concesso a Prodi spacciandolo come una conquista! Il sindacato è chiamato a fare gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, e non a fare da stampella al governo".
Branzanti ha terminato invitando a "votare no al protocollo per dire no all'aumento dell'età pensionabile, no alla diminuzione delle pensioni, no al precariato e alla flessibilità, no al lavoro nero e agli infortuni sul lavoro, che nel contempo è un sì al lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato, un sì a pensioni giuste, un sì all'introduzione di un meccanismo automatico di difesa di salari e pensioni dal caro vita. Quindi un no al protocollo è un sì ai diritti per tutti. Un no al protocollo Prodi, non per mantenere le leggi del governo Berlusconi, che anzi rimangono se si vota sì... ma per chiedere che i sindacati facciano quel che non hanno fatto sinora, e cioè mettere in campo tutta la loro forza, costituita dalla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, che hanno già dimostrato di essere pronti, con la classe operaia in prima fila".
L'intervento non è andato giù ai sindacalisti della Cgil che hanno tentato di fermare il compagno con la scusa del tempo (10 minuti l'intervento di Branzanti contro l'ora circa di presentazione del protocollo) e hanno strumentalizzato le critiche di alcune lavoratrici che difendevano il governo Prodi per la paura del ritorno del neoduce Berlusconi. Evidentemente, la minaccia di Epifani della caduta del governo se il protocollo venisse bocciato ha fatto breccia in una parte dei lavoratori, impedendo loro di valutare obiettivamente i provvedimenti del governo.
Negli attacchi si è distinto per il particolare livore Amanti che si è espresso per il sì e ha usato il ricatto elettorale per creare divisioni tra i presenti.
Il compagno Branzanti ha ribattuto punto su punto e con determinazione agli attacchi ricevuti al termine del suo intervento, che comunque è stato seguito con interesse e cenni di consenso dalla maggioranza dei presenti, in particolare dai lavoratori immigrati che hanno avuto la possibilità di conoscere ed apprezzare le ragioni del no. Non è stato possibile sapere se poi questo consenso si sia tramutato anche nel voto negativo al Protocollo, cosa che invece sanno bene i due sindacalisti davanti ai quali i lavoratori hanno dovuto votare sul tavolo della presidenza. Alla faccia del voto segreto!
Insomma, è stata battaglia sindacale vera, la battaglia che i sindacalisti e i lavoratori marxisti-leninisti devono sempre dare per strappare quante più lavoratrici e lavoratori possibili all'influenza e al controllo della destra collaborazionista che guida la Cgil e che ha cercato di imporre la propria linea zittendo e isolando i dissenzienti come in tutte le assemblee sul Protocollo.
Basti citare ad esempio il richiamo fatto da un caposquadra, rappresentante Rsu e sindacalista della Uil, a un lavoratore di una grossa azienda forlivese, perché durante la pausa criticava il protocollo sul Welfare parlando con altri operai!
A questo lavoratore la Cellula "G. Stalin" di Forlì del PMLI ribadisce solidarietà militante.
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Esprimiamo la solidarietà del PMLI e de "Il Bolscevico" al compagno Denis Branzanti per gli attacchi ricevuti dalla destra della Cgil, e lo ringraziamo vivamente per essere andato all'assemblea sindacale nonostante avesse la febbre. Un fulgido esempio di combattività proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista. Da altre fonti abbiamo avuto notizia che il forte intervento del compagno Branzanti ha avuto un'eco tra i lavoratori per il No.

10 ottobre 2007