Dopo 15 mesi di governo della "sinistra" borghese
Il Brasile di Lula non decolla
I sem-terra hanno ricominciato a occupare
Il leader del Mst: "Si è trasformato in un governo di centro"
A fine aprile il presidente brasiliano Lula ha tenuto alla televisione il primo intervento, di una serie a cadenza settimanale, per rivolgersi direttamente agli ascoltatori e spiegare le sue ragioni sulla mancata realizzazione del programma di governo a favore delle masse popolari. Una offensiva mediatica di carattere populista per rispondere alle sempre più frequenti accuse di aver "dimenticato" le parti sociali del suo programma a favore della realizzazione di controriforme neoliberali. L'esordio è stato significativo quando ha affermato che "delle soluzioni radicali è facile parlare ma è difficile poi metterle in atto. (...) Ogni volta che ho scelto una linea di scontro ho perso, quando mi sono affidato al buon senso ho vinto". Il fatto è che col "buon senso" sono passati 15 mesi di governo della "sinistra" borghese e il Brasile non decolla. La stabilizzazione della moneta ha portato il paese alla recessione, la disoccupazione ha raggiunto livelli record nel 2003 e continua a salire; la riforma agraria è rimasta una illusoria promessa della campagna elettorale del 2002, l'1% dei proprietari terrieri possiede ancora la metà delle terre e il movimento dei sem-terra ha rilanciato le occupazioni.
Un primo bilancio dei risultati della politica governativa è contenuto nel rapporto annuale di una commissione della Conferenza episcopale brasiliana sui conflitti nelle campagne nel 2003. Il rapporto diffuso il 17 aprile denuncia che sono stati 73 i braccianti, militanti e sindacalisti assassinati, con un aumento del 70% rispetto al 2002; il numero degli arrestati è aumentato del 140% di pari passo con l'aumento del numero delle occupazioni di terre.
A fronte della "mancanza di volontà politica del governo di avviare la riforma agraria", denunciato dal responsabile della commissione dei vescovi brasiliani, nel 2003 le occupazioni sono salite a 676, segno di un rilancio della lotta del movimento dei senza terra (Mst). Solo nello scorso mese di marzo il Mst ha organizzato l'occupazione di 50 proprietà e marce di protesta in tutto il paese in occasione della ricorrenza della strage di Eldorado di Carajas, quando 19 braccianti furono assassinati dalla polizia. L'eccidio è del 1996 ma il processo contro i responsabili non è ancora terminato.
"Il governo di Lula si è trasformato in un governo di centro", ha affermato il leader del Mst, un governo funzionale agli "interessi della classe dominante, di quel 2,4% di famiglie che arraffano il 33% della ricchezza nazionale". E "ostaggio del capitale internazionale" come dimostrato dalla pratica. "La politica economica del governo è dannosa per il popolo e specialmente per i settori più poveri - ha proseguito il leader del Mst - è una politica conservatrice, è la continuità rispetto a quella di Cardoso (il presidente prima di Lula, ndr). è una politica che ha fatto cadere il Pil e aumentare la disoccupazione. I redditi da lavoro sono caduti del 15%, la produzione industriale è ai livelli del 1999. Chi ci ha guadagnato? I banchieri che con Lula hanno vissuto un boom dei loro profitti e le multinazionali". Perciò, ha concluso, il Mst continuerà a reclamare una riforma agraria basata sull'espropriazione dei latifondi e l'installazione di cooperative agroindustriali, "a organizzare i contadini e a spingerli alla lotta per la conquista dei loro diritti. Lula o non Lula".
5 maggio 2004