Protocollo d'intesa per il contratto di lavoro
Briciole per il pubblico impiego
Cisl, Uil e Ugl accettano le proposte di Brunetta, Rdb-Cub no. La Cgil non ci sta, ma è disposta a una "soluzione ponte"
Confermati però i tre scioperi di novembre
Gli accordi si fanno con i sindacati che accettano senza fiatare i provvedimenti e gli accordi già confezionati dai ministri competenti. Comunque si va a diritto, al di là di quello che dicono i diretti interessati. È questa la filosofia reazionaria e antisindacale, sostanzialmente fascista, in tema di relazioni sindacali adottata sempre più spesso dal governo del neoduce Berlusconi, con il sostegno aperto della Confindustria di Marcegaglia. È già successo col contratto nazionale del commercio, firmato da Cisl e Uil ma non dalla Cgil, potrebbe accadere nel prossimo futuro per la definizione della "riforma" del modello contrattuale, ed è quello che è accaduto per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del pubblico impiego (oltre 3 e mezzo milioni gli addetti) scaduto da 10 mesi. Per i dipendenti della ricerca e per quelli della presidenza del consiglio i mesi senza contratto sono addirittura 33.
Nell'incontro del 23 ottobre, infatti, il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha presentato un Protocollo d'intesa, tre paginette dattiloscritte in tutto, contenente due punti: il primo, un accordo quadro per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici; il secondo, le linee di massima per procedere (anche nel pubblico impiego) alla "riforma" della contrattazione sulla falsa riga di quanto sta avvenendo per il settore industriale privato. Un protocollo sottoscritto da Bonanni per la Cisl, da Angeletti per la Uil e dalla Polverini per la Ugl (Ex Cisnal), ma respinto dalla Rdb-Cub e anche dalla Cgil che tuttavia è disposta a una "soluzione ponte". E qui nasce subito un problema di forma non di poco conto perché c'è una legge chiamata D'Antona che dichiara nulli gli accordi sindacali nel pubblico impiego se non hanno almeno il 51% del consenso dei "sindacati più rappresentativi". E i conti degli iscritti al sindacato e dei delegati delle Rsu eletti segnalano che Cisl e Uil non vanno oltre il 47% e che Ugl non è rappresentativa tra il pubblico impiego. Perciò non si capisce a che titolo sia stata invitata al tavolo della trattativa.
E tuttavia il ministro ha già fatto sapere che andrà avanti perché "il quadro è cambiato. Prima alcuni sindacati dicevano no per ottenere qualche euro in più, perché in passato si apriva il tavolo senza risorse certe e poi si decideva quanto stanziare. Il nostro governo, al contrario, ha già stanziato le risorse e poi ha aperto le trattative. Dunque - ha aggiunto - non c'è un euro in più".
La finta trattativa, la divisione dei sindacati, ignorare il dissenso di una parte considerevole di essi, il procedere comunque, basti dire che Brunetta d'intesa con il ministro del welfare, Sacconi, ha fatto introdurre in Finanziaria la clausola "che le somme stanziate (riguardanti il rinnovo del Ccnl, ndr) possono essere erogate anche mediante atti unilaterali" è un metodo grave e del tutto inaccettabile. Ma i contenuti del suddetto Protocollo relativi al rinnovo del biennio economico 2008-2009 non sono migliori. Per l'anno in corso il ministro ha offerto 100-110 euro complessivi lordi da erogare insieme alla tredicesima mensilità che, al netto equivale a 7 euro circa per lavoratore. Bastano appena per un panino e una birra. Per il prossimo anno invece, l'aumento mensile medio lordo proposto è di 60 euro (40 al netto) mensili più altri 10 euro per il salario accessorio.
Questi aumenti pari al 3,2% dell'inflazione non recuperano nemmeno la perdita di potere d'acquisto. Sia di quest'anno visto che l'inflazione registrata dall'Istat è al 3,8%, ma quella reale legata ai beni di prima necessità è quasi il doppio; men che meno per il prossimo anno completamente scoperto dal recupero salariale. Non sono sufficienti nemmeno a recuperare la rapina di 750 milioni di euro sui salari dei pubblici dipendenti attuata dal governo con la legge 133/2008 attraverso il taglio delle risorse economiche accessorie relative ai fondi unici di amministrazione e alle leggi speciali. Nel Protocollo di questi ne sono stati restituiti 200. Per gli altri 550 c'è solo una vaga promessa del ministro "entro il 30 giugno 2009" il che vuol dire che a gennaio intanto le retribuzioni subiranno una pesante riduzione. Si parla di un taglio di 80-250 euro secondo i casi.
"La nostra contrarietà - scrive la Cgil in una nota - alla parte relativa al rinnovo del contratto è dettata da profonde ragioni di merito". L'insufficienza delle risorse economiche necessarie per il rinnovo dei contratti, pari a "meno della metà dell'inflazione reale del 2008 e di quella prevedibile per il 2009". La mancanza di certezza temporale "sul ripristino integrale delle retribuzioni tagliate" con la legge 133/2008. La minaccia di Brunetta "di far valere quanto previsto nella Legge finanziaria circa la possibilità del Governo di 'concedere' unilateralmente il 90% delle risorse relative allo stipendio in caso di assenza di rinnovo contrattuale dopo l'entrata invigore della legge finanziaria", ciò per forzare la mano ai sindacati ad accettare quanto offre il convento.
"La Rdb ha respinto il documento proposto dal Ministro Brunetta - si legge in un comunicato - sia per quanto attiene il tentativo di introdurre surrettiziamente nel Pubblico impiego la stessa modifica del modello contrattuale che ha fin qui ottenuto l'avallo di Cisl, Uil e Confindustria, sia per la parte strettamente economica". "La mobilitazione... verrà mantenuta alta per imporre veri aumenti salariali che consentano ai pubblici dipendenti di sopravvivere nella crisi in atto". Un no netto anche da Confsai perché "si aumentano le retribuzioni con risorse derivanti dai licenziamenti dei precari". Va rilevato inoltre che, diversamente dai rispettivi confederali e dei vertici degli altri settori del pubblico impiego, quelli della scuola Cisl e Uil hanno detto no al Protocollo.
A proposito della mobilitazione non vi è stata alcuna revoca degli scioperi interregionali del pubblico impiego già programmati il 3 novembre (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), il 7 novembre (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna) il 14 dello stesso mese (Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Sia di Cgil come è logico, sia di Cisl e Uil e questo è più strano e contraddittorio. Certo è che di motivi per scendere in piazza e manifestare i dipendenti pubblici ne hanno fin troppi. Ottenere un giusto rinnovo del contratto nazionale in particolare, mica l'elemosina di Brunetta e Tremonti. Contestare duramente e sconfiggere più in generale la politica stangatrice perseguita dal governo per la pubblica amministrazione finalizzata alla riduzione del personale e all'estensione del lavoro precario; alla riduzione delle paghe con aumenti molto al di sotto dell'inflazione reale e anche tramite il taglio indiscriminato del salario accessorio; a istituire il domicilio coatto per i lavoratori ammalati penalizzandoli contestualmente nella retribuzione spettante; all'attacco ai contratti nazionali, con il blocco di fatto della contrattazione.
Particolarmente grave il provvedimento approvato alla Camera che porterà, dal primo luglio 2009, al licenziamento di 60 mila ricercatori precari. Odiosa anche l'intenzione di Brunetta di cancellare i permessi (3 giorni al mese) per l'assistenza ai familiari portatori di handicap al 100% previsti dalla legge 104/92 momentaneamente stoppata dalle proteste, tra le quali persino quelle delle alte gerarchie cattoliche. Ma intanto sono stati soppressi i tre giorni di congedo retribuiti annuali per gravi motivi familiari.

29 ottobre 2008