In 5 mila a Brindisi nonostante la pioggia
Studenti in piazza per Melissa e "senza paura"
Presenti delegazioni da tutta la Puglia, da Roma e dalla Campania. Tra i partecipanti anche la Cellula "Nerina 'Lucia' Paoletti" di Lecce del PMLI
Il grido degli studenti: "Cambiamo il mondo"
Sabato 26 maggio, ad una settimana esatta dal vile e bestiale attentato alla scuola "Morvillo Falcone", 5 mila studenti sono scesi in piazza a Brindisi per ricordare Melissa Bassi e per gridare "io non ho paura" a chiunque col terrore e la violenza criminale vorrebbe intimidirli.
La manifestazione è stata organizzata dagli stessi studenti della scuola di Melissa, per "pretendere verità, difendere la scuola e lottare per il futuro", sulla base della significativa parola d'ordine "io non ho paura", che campeggiava nello striscione che apriva il corteo, sulle magliette di centinaia di studenti, sugli striscioni appesi alle finestre delle altre scuole di Brindisi e lungo tutto il percorso della manifestazione.
La manifestazione ha avuto l'appoggio di molte associazioni, tra cui Libera, Rete della conoscenza, Arci, Legambiente, Rete degli studenti, CGIL, FLC-CGIL, Cobas e USB. Anche il PMLI e "Il Bolscevico" l'hanno appoggiata. Nel messaggio di adesione, tra l'altro, si legge: "Il vile e bestiale attentato che vi ha colpito, ha colpito tutto il popolo italiano. È quindi giusto e doveroso che tutte le studentesse e gli studenti d'Italia si stringano attorno a voi in una grande manifestazione nazionale. Non dobbiamo aver paura nel combattere le mafie e le forze oscure reazionarie - presenti anche nelle istituzioni e nei servizi segreti - che vogliono zittire il popolo italiano e impedirgli di lottare contro la politica di lacrime e sangue del governo Monti e contro il sistema capitalista. Affinché il martirio di Melissa non sia stato vano, tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose che amano veramente il popolo, la democrazia, la libertà devono lottare uniti per spazzar via questo sistema che genera le stragi, il terrorismo, le mafie, la miseria, la disoccupazione, la precarietà, l'ineguaglianza, le ingiustizie sociali, le disparità territoriali e di sesso e l'insicurezza sociale. Un sistema barbaro e inumano che nega ai giovani una vita e un futuro degni di essere vissuti. Per noi questo futuro non può che essere il socialismo".
Una manifestazione, spiegava l'appello degli studenti brindisini, convocata per affermare "il senso di riscatto, di reazione alla paura, e di rottura del silenzio". "Colpire la scuola - sottolineava ancora l'appello - vuol dire colpire il futuro di un Paese, la speranza di costruirne uno migliore". Incitando perciò a scendere in piazza "non solo per semplice solidarietà, ma perché tutta l'Italia non deve dimenticare quello che è successo, che vive dentro un contesto sociale caratterizzato da una cultura violenta e individualista, dall'assenza di politiche di tutela del territorio, dai tagli alla scuola, dalla precarietà dilagante che attanaglia le vite e il futuro della nostra generazione".
Oltre a tutti gli studenti di Brindisi e a nutriti gruppi di genitori con anche i bambini, alla manifestazione hanno preso parte anche alcuni operai del petrolchimico, mentre altre migliaia di studenti sono venuti da tutta la Puglia e dal Centro-Sud, soprattutto da Roma e dalla Campania, a bordo di una trentina di pullman. Sfidando la pioggia insistente, il corteo è partito alle 14,30 da viale Togliatti, dall'area antistante il tribunale di Brindisi, ed è sfilato per tutta la città fino in piazza Vittoria, dove era stato allestito un palco per gli interventi. Tantissimi gli striscioni, i cartelli, le magliette pieni di slogan tesi a riaffermare la volontà di non piegarsi alla violenza e all'intimidazione, soprattutto "io non ho paura", ma anche "umiliati e offesi ma in piedi", "ora parliamo noi", "non ci fermiamo", e così via.
Alla manifestazione ha partecipato anche la Cellula "Nerina 'Lucia' Paoletti" di Lecce del PMLI.
Viva emozione ha destato il grido "cambiamo il mondo", lanciato da una studentessa dal palco. Ed è proprio questo il punto: affinché manifestazioni come questa di Brindisi non si esauriscano in una testimonianza di dolore e di solidarietà, ma si trasformino in spirito di lotta per cambiare la società e impedire per sempre che simili delitti si ripetano, occorre comprendere a chi giovano; comprendere che la "cultura della legalità" la lotta contro "ogni" violenza, quindi anche quella delle rivolte delle masse, servono unicamente ad accreditare e rafforzare le istituzioni borghesi oppressive e mafiose; comprendere che all'origine della criminalità mafiosa e delle trame occulte, così come della distruzione della scuola pubblica, della disoccupazione giovanile, del precariato e della negazione del futuro ai giovani, c'è il sistema capitalista, con le sue leggi spietate dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e la sete di profitto che prevale su tutto. E c'è il potere politico in mano alla classe dominante borghese in camicia nera, che foraggia, copre e riproduce le mafie, la criminalità e il terrorismo nero e sedicente "rosso", che sono parte integrante di questo sistema economico e politico.
Bisogna comprendere, in altre parole, che bisogna lottare contro il capitalismo, per il socialismo, se si vuole cambiare veramente la società e dare un vero futuro alle giovani generazioni.

30 maggio 2012