Per concussione e associazione a delinquere
Bufera giudiziaria sui coniugi Mastella e sull'Udeur. Il boss di Ceppaloni si dimette
Prodi assume l'interim alla Giustizia augurandogli di riprendere presto il posto di ministro. Mastella lo ripaga uscendo dalla maggioranza e aprendo virtualmente la crisi di governo

23 ordinanze di custodia cautelare, di cui 19 agli arresti domiciliari e 4 in carcere, per reati che vanno dall'associazione a delinquere alla corruzione, dalla concussione al falso in atto pubblico e alla turbativa di appalti, emessi dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e confermati dal Gip Francesco Chiaromonte, si abbattono il 16 gennaio sul vertice dell'Udeur campana, decapitandolo. Tra questi la moglie del ministro della Giustizia e leader dell'Udeur Clemente Mastella, Sandra Lonardo, agli arresti domiciliari per tentata concussione ai danni del governatore della Campania Antonio Bassolino. Agli arresti anche il loro consuocero, Carlo Camilleri, presidente dell'autorità di bacino del Sele, uomo chiave del "sistema" illegale incentrato sull'Udeur che secondo gli inquirenti gestiva nomine, appalti, concorsi e finanziamenti pubblici in Campania.
Nella stessa giornata, appena la notizia filtra sulla stampa, il ministro si reca alla Camera, dove avrebbe dovuto tenersi la discussione sull'operato del suo ministero e annuncia le sue dimissioni sferrando, tra gli applausi "bipartisan" dell'intero parlamento nero, un violento attacco alla magistratura accusandola di aver ordito un complotto politico contro la sua persona. Prodi respinge le dimissioni e lo invita a restare al suo posto. Poco dopo giunge la notizia che anche Mastella risulta inquisito per ben sette reati, tra cui concorso esterno in associazione a delinquere, concussione, abuso d'ufficio e falso. Il ministro conferma le dimissioni e Prodi assume l'interim "provvisorio" della Giustizia, "in attesa" che il leader dell'Udeur torni a rioccupare la sua poltrona.
Mastella promette a Prodi l'appoggio esterno al suo governo, ma prima ancora che il parlamento si riunisca il 22 gennaio per la discussione sulla giustizia che era stata rinviata a causa appunto della bufera giudiziaria, ci ripensa e proclamando di essere stato "lasciato solo" annuncia l'uscita del suo partito dalla maggioranza, aprendo virtualmente la crisi di governo. A Prodi non resta che andare in parlamento per un estremo tentativo di ottenere la fiducia e poter sopravvivere ancora qualche tempo.

Raffica di provvedimenti cautelari
Questa in estrema sintesi la convulsa sequenza di avvenimenti che hanno caratterizzato la settimana dal 16 gennaio fino al momento in cui scriviamo, vigilia della presentazione di Prodi in parlamento per la fiducia. Settimana che era iniziata, come detto, con la raffica di provvedimenti cautelari che hanno colpito la moglie e il consuocero di Mastella e altri 21 tra assessori e consiglieri regionali campani dell'Udeur, funzionari locali, professionisti e docenti universitari. Nelle 392 pagine dell'ordinanza, frutto di oltre un anno di indagini e intercettazioni telefoniche a carico di 35 indagati, emerge l'immagine di un partito, l'Udeur che in Campania avrebbe le caratteristiche di un'associazione a delinquere per spartirsi cariche pubbliche e appalti, truccare concorsi, come quello per il direttore Parchi della Campania, attuare turbative d'asta, come il progetto stralcio per la tutela delle coste e dispensare favori agli amici, come per esempio l'autorità di bacino del Sele assegnata all'ing. Camilleri, consuocero di Mastella. Il boss di Ceppaloni, allievo ed erede di De Mita, ha fatto nel corso degli anni della Campania, e in particolare del Sannio, un suo vero e proprio feudo, che gestisce e controlla in maniera capillare grazie a una rete di sindaci e funzionari locali dell'Udeur.
A finire in carcere, insieme al Camilleri (per ora piantonato in ospedale), sono Vincenzo Lucariello, difensore civico della regione Campania, Antonio Scocca, ingegnere, collaboratore di Camilleri, e Domenico Pianese, docente di idraulica all'università Federico II di Napoli.
Sono stati interdetti dai pubblici uffici Ugo De Maio, presidente di sezione del Tar della Campania, Luigi Treviso, vigile urbano al comune di Trevignano Caserta e Giuseppe Urbano, prefetto di Benevento. Mentre agli arresti domiciliari, oltre a Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania e moglie del leader dell'Udeur, sono finiti: Andrea Abbamonte, assessore regionale al personale (Udeur); Ferdinando Errico, capogruppo Udeur nel Consiglio; Nicola Ferraro, Consigliere regionale (Udeur); Fausto Pepe, sindaco di Benevento (Udeur); Cristiana Fevola, presidente del Consorzio Sta (Udeur); Antonio Barbieri, sindaco di Cerreto Sannita, ex deputato di Forza Italia; Nino Lombardi, presidente della Comunità montana del Titerno. Ed inoltre tre professionisti, quattro funzionari pubblici e tre docenti universitari.
Dalle carte dell'inchiesta emerge - scrive il Gip - "un vero e proprio 'sistema' illecito, che lascia fortemente basiti per i metodi sfacciatamente irregolari con cui veniva esercitato. Con modalità evidentemente funzionali all'acquisizione e mantenimento di posizioni di potere e/o assegnazione di lavori pubblici e, più in generale, di profitti economici.
Il Camilleri, per esempio, utilizzava il "sistema" tanto per farsi togliere una contravvenzione quanto "per far assegnare a sé e ai suoi sodali incarichi pubblici per decine se non per centinaia di migliaia di euro". L'altro polo del sistema era Vincenzo Lucariello (ex segretario generale del Tar Campania), a cui Mastella ricorreva per aggiustare cause e vertenze a favore degli interessi dell'Udeur.

I metodi illeciti della "famiglia" di Ceppaloni
Secondo le carte Mastella concorre esternamente all'associazione a delinquere perché "esercitando un potere di controllo sulle attività degli Enti pubblici e locali della Campania offre un contributo concreto, specifico, consapevole e volontario alle finalità dell'associazione". Perché "consapevole delle iniziative" del Camilleri gli indica le persone a cui rivolgersi "a suo nome" per ottenere ciò di cui c'è bisogno, "fornisce il proprio nulla osta all'inizio dell'associazione criminosa" e "prefigura agli associati le strategie da seguire".
Ecco per esempio l'episodio della concussione a Bassolino (fine novembre 2006): allo Iacp di Benevento viene nominato un tale in quota DS, contravvenendo agli accordi che volevano per quel posto un uomo di Mastella. Nonostante il tale dichiari ossequiosamente di "mettersi a disposizione" del ministro, questi va fuori di sé e rampogna i suoi assessori in giunta. Uno dei quali, Abbamonte, al telefono, dice a Camilleri: "Clemente sta incazzato come un cane. Mi ha mandato a fare in culo. Lui dice: "Non è possibile che io tengo due assessori con i quali mi sento in continuazione e che su una cosa così importante non so niente". Mastella ingiunge ai suoi assessori di far presente a Bassolino che la giunta cadrà se lo sgarbo non viene riparato. Osserva il Gip che alla fine così sarà. All'Udeur tocca il commissario dell'Area di sviluppo industriale di Benevento, e la giunta Bassolino non cade. Da parte sua il governatore della Campania ha smentito di aver subito pressioni per la nomina del commissario Asi di Benevento, che - ha detto - "è legittima e avvenuta in piena trasparenza", e ha telefonato alla moglie di Mastella per esprimerle tutta la sua solidarietà.
L'episodio che coinvolge la Lonardo risale al marzo 2007: Sandra parla con il consuocero, rimproverandolo di aver incontrato, insieme ad Abbamonte, il direttore generale dell'Azienda ospedaliera Sant'Anna e Sebastiano di Caserta, Luigi Annunziata. Nonostante sia stato nominato dall'Udeur, questi fa di testa sua, rifiutando di nominare i primari di cardiologia e ginecologia indicati dal partito e preferendone altri in base a criteri di merito. Clemente si è già lamentato della faccenda con Abbamonte, che riferisce la sua sfuriata: "Io non capisco se Gigi Annunziata è dei nostri o di un altro. Ha dato l'incarico di ginecologia al fratello di uno di Forza Italia. Ma non teniamo un altro ginecologo"? Sandra aggiunge di suo: "Allora, per quanto mi riguarda lui è un uomo morto. E lo è anche per mio marito. Quindi per cortesia tenetevene alla larga. Dal punto di vista professionale incontri chi vuoi, ci mancherebbe. Ma dal punto di vista politico le cose passano attraverso di noi perché essere presi per i fondelli da questa gente se lo possono scordare".
Colpisce il linguaggio paramafioso usato dal boss di Ceppaloni e dalla di lui consorte. La quale ha reagito pure lei attribuendo tutto ad un complotto: "Non ci penso proprio a dimettermi. Saranno i cittadini a giudicare. Ci fanno pagare la nostra battaglia per vedere affermati i principi di moderazione e tolleranza contro ogni fanatismo ed estremismo. Basta guardare la vicenda del Papa per capire cosa avviene a noi cattolici".
Nell'inchiesta sono coinvolti anche alcuni alti magistrati amministrativi e il procuratore di Foggia, Vincenzo Russo. Per uno solo di questi il Gip ha accolto la richiesta di sospensione dall'incarico per rivelazione del segreto d'ufficio. È il presidente di sezione del Tar della Campania, Ugo De Maio. Per gli altri vale la carenza di indizi. A tenere i collegamenti con loro sarebbe stato Vincenzo Lucariello, una sorta di factotum dell'Udeur.

Una vergognosa quanto inutile "solidarietà" di Prodi
La notizia del provvedimento giudiziario era filtrata già il 15 gennaio, e perciò l'intervento di Mastella alla Camera del 16 in cui ha sparato a zero contro la magistratura non è stato frutto di improvvisazione. Espressioni talmente gravi, quelle usate dal Guardasigilli contro i magistrati, da essere definite in un comunicato di Magistratura democratica, "scomposte e delegittimanti", e da indurre l'associazione a denunciare l'"insofferenza generale e indiscriminata" che segnala "una volontà comune di contrapposizione prima e di intimidazione poi". Ma la cosa ancor più grave di un ministro della Giustizia inquisito che si proclama vittima di un complotto di magistrati e ne reclama la testa sono stati gli applausi corali del parlamento nero ai suoi attacchi livorosi, da AN fino a Rifondazione. Grave è stata anche la solidarietà espressa al ministro dal vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: evidentemente i legami tra ex democristiani valgono assai di più dei delicati uffici pubblici da essi ricoperti.
Gravissimo poi che Prodi abbia finto di ignorare tutto ciò per mettersi quasi in ginocchio davanti al boss di Ceppaloni scongiurandolo di restare al suo posto. E quando costui ha confermato le dimissioni (e che altro poteva fare?) annunciando solo l'"appoggio esterno" e molto "condizionato" a Prodi, il dittatore democristiano ha cercato in tutti i modi di ammansirlo e tenerselo alleato prendendo lui stesso l'interim della Giustizia per tenergli in caldo il posto. Nel suo discorso alla Camera il giorno successivo, Prodi ha colmato di elogi e di solidarietà "come ministro, come collega, come politico e come amico" il leader dell'Udeur: "solidarietà piena e affettuosa" a lui e al suo partito "sul cui appoggio - ha sottolineato il premier - il governo ha contato in passato e conta per il futuro".
Mai tanta ruffianeria fu però tanto mal ripagata, visto che dopo pochi giorni il boss dell'Udeur, in singolare sincronia con il velenoso discorso contro il governo del presidente della Cei Bagnasco, e forse già con in tasca un accordo sottobanco con Berlusconi, gli ha dato il benservito uscendo dalla maggioranza e costringendo il dittatore democristiano ad andare a mendicare i voti in parlamento per sopravvivere a sé stesso.

23 gennaio 2008