"Eletto" Cozzolino, inquisito e sodale del rinnegato Bassolino
Bufera nel PD dopo le primarie-farsa di Napoli
Dietro i brogli e la compravendita dei voti, la camorra?

Redazione di Napoli
Una vera e propria bufera si è scatenata nella casa del PD neoliberale. A chiusura delle urne delle "primarie" del "centro-sinistra", preparate in vista delle elezioni amministrative di primavera di Napoli e spacciate come simbolo di partecipazione e democrazia, si è scatenato l'inverosimile tra i vari candidati a sindaco che dovrebbero contrastare l'aspirante sindaco della casa del fascio.
Sono stati quasi 45 mila i votanti che hanno scelto tra i diversi candidati proposti: il bassoliniano Andrea Cozzolino, Umberto Ranieri (area destra PD), Nicola Oddati ("sinistra" PD) e il vendoliano Libero Mancuso. Ha votato una minoranza legata a doppio filo con la burocrazia del partito, ma anche militanti di base del PD che speravano in un cambiamento dopo il ventennio Bassolino-Iervolino e che, invece, hanno dovuto assistere a uno spettacolo indegno e vergognoso.
Per Cozzolino, Oddati e Ranieri e i loro galoppini si trattava, invece, di un vero e proprio regolamento di conti all'interno del partito dei rinnegati del comunismo, una vera e propria corsa alla leadership borghese del dopo-Bassolino.

Lontani anni luce dalle masse popolari
Dopo una campagna elettorale dispendiosa fatta a colpi di manifesti, volantini, gazebo e dibattiti, nella serata di domenica 23 gennaio si sono chiuse le urne: Cozzolino ha ottenuto 16.358 voti affermandosi con il 37,3% delle preferenze battendo sul filo di lana Umberto Ranieri, 15.137 voti (34,6%) e distanziando gli altri due avversari, il candidato di Sel Libero Mancuso 6.904 voti (15,8%) e Nicola Oddati (sempre PD) che ha ottenuto 5.297 voti (12,1%). Si tratta di candidati lontani anni luce dai problemi e dai bisogni delle masse popolari, sostenitori per anni delle politiche liberticide del piccolo duce Bassolino, la cui ombra ha gravato sull'esito del voto nonostante che pubblicamente abbia affermato di non appoggiare la candidatura del suo delfino Cozzolino.

Chi sono Cozzolino e i suoi concorrenti
Il bassoliniano di ferro e europarlamentare dal 2009 Andrea Cozzolino è uno dei rinnegati del comunismo doc a Napoli: ha attraversato tutte le tappe del PCI, dalla FGCI, di cui diventa segretario della federazione partenopea dal 1983 al 1986, fino a fare il salto ai vertici dell'allora partito revisionista guidato da Natta come responsabile del Mezzogiorno. Dopo la liquidazione del PCI, aderisce al PDS, divenendo segretario della federazione di Napoli dal 1994 al 1999 e successivamente ai DS, dove nel 2000 diventa consigliere regionale della Campania; rieletto nel 2005 conquisterà la poltrona di assessore regionale all'Agricoltura e alle Attività Produttive. In questo ruolo viene inquisito dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere nell'aprile del 2009 nell'ambito dell'inchiesta Biopower, una società interessata alla costruzione di una centrale a biomasse a Pignataro Maggiore. I reati contestati a Cozzolino sono gravissimi: associazione a delinquere finalizzata alla truffa, alla corruzione di pubblici ufficiali e alla rivelazione di segreti d'ufficio (nell'inchiesta coinvolto il capo della segreteria PD, il bassoliniano Nappi e l'ex assessore PD alla provincia di Caserta Franco Capobianco che verrà anche arrestato). Capofila della trasformazione ulteriore dei DS in PD, alle primarie dell'ottobre 2007 viene eletto all'assemblea costituente nazionale del PD.
Umberto Ranieri, esponente della destra del PD (quella facente capo all'ala migliorista del nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, che negli anni '80 flirtava con Craxi e il PSI), è anch'egli un rinnegato del comunismo, da sempre legato ai revisionisti del PCI, ha ricoperto quasi tutte le cariche di partito ed è divenuto deputato per la prima volta nel 1992. Dal 1998 al 2001 fu sottosegretario agli Esteri dei governi D'Alema e Amato, mentre nel 2006, anche con i voti della casa del fascio, viene eletto presidente della III commissione permanente della Camera (affari esteri e comunitari); nelle candidature a segretario nazionale del PD si schiera con l'ex DC Letta contro Bersani.
Stesso entourage di Cozzolino e Ranieri per Nicola Oddati che dopo aver condiviso quasi tutte le scelte delle giunte di "centro-sinistra" ha parlato di "nuovo corso" definendosi un "eretico" rispetto alla linea PD. Ex segretario regionale della FGCI di Campania e Basilicata e poi segretario provinciale dei DS, viene eletto al consiglio comunale nel 2001 per poi diventare assessore nella giunta antipopolare della DC Iervolino allo "sviluppo", al "lavoro" e al turismo, contribuendo a peggiorare il livello di disoccupazione giovanile nella città di Napoli. Attualmente ricopre la carica di assessore alla Cultura e al centro storico.
In ultimo il candidato di Sinistra Ecologia e Libertà, il quasi 70enne Libero Mancuso, ex magistrato, ex presidente della Corte d'Assise del Tribunale di Bologna, ex assessore della giunta Cofferati, fortemente voluto da Vendola e dall'assessore al "lavoro", lo squadrista anti-PMLI Giulio Riccio.

Scoppia la bagarre
Tante sono state le polemiche che hanno cominciato a verificarsi da martedì 25 gennaio che la presidente del PD, la DC Bindi, ha dovuto sospendere l'assemblea nazionale in programma nel capoluogo partenopeo, a causa dei ricorsi di Ranieri e Oddati che hanno parlato chiaramente di brogli, probabilmente orchestrati dalla compagine di Cozzolino. Tutto rinviato, dunque, direttamente alla commissione di garanzia che potrebbe decidere addirittura per l'annullamento. Difatti, Libero Mancuso denuncia la presenza di fascisti ai seggi nella zona di Barra, San Giovanni, Secondigliano, Scampia e Poggioreale che hanno "distratto" il voto, mentre il gruppo di Oddati ha parlato esplicitamente di "personaggi estranei al PD che hanno condizionato il voto portando a votare persone in cambio di banconote nelle zone di Scampia, Barra e S. Carlo all'Arena". Ancora: brogli denunciati da un comitato PD vicino a Cozzolino ai Quartieri Spagnoli, ipotesi confermata anche dal PSI sceso in campo per sostenere Ranieri, mentre nel seggio collocato nel quartiere Avvocata si è verificata addirittura una rapina a mano armata ai danni degli elettori. In alcuni seggi i votanti venivano pagati 10 o 5 euro a voto, mentre altrove militanti del PD assoldavano ignari immigrati cinesi istruendoli su come svolgere le votazioni in altri quartieri partenopei. Questo il complesso di denunce che sono sul tavolo della commissione di garanzia del PD nazionale che sarebbe orientata all'annullamento del voto e alla ricerca di qualche candidato più credibile per superare lo stallo che si è creato in questi giorni (si fanno i nomi del giornalista Saviano e dell'ex magistrato Cantone).
Il segretario nazionale Bersani commissaria il PD partenopeo facendo fuori il vecchio segretario Tremante (alla cui figlia domenica 30 hanno tranciato tutte e quattro le ruote dell'auto) e nominando un suo uomo di fiducia, Andrea Orlando. Rincara la dose Saviano che parla senza mezzi termini di camorra: "Mi pare che le consultazioni si siano svolte nel caos più completo. In alcuni casi, sono stati perfino allontanati i giornalisti. Mi chiedo perché. Hanno votato esponenti del centro-destra, si è parlato di voto a pagamento e di infiltrazioni della criminalità organizzata. Questa situazione va chiarita. Il partito democratico deve essere al di sopra di ogni sospetto". Un'osservazione critica o una mossa politica per arrivare a essere investito ufficialmente dal PD e diventare il nuovo candidato a sindaco del "centro-sinistra" a Napoli?

La natura antipopolare del PD
Sui gravissimi fatti di Napoli la commissione di garanzia del PD dovrà decidere l'annullamento per brogli, infiltrazioni camorristiche e compravendita di voti, o forse insabbierà tutto ma non cancellerà l'indegna messa in scena dei candidati Cozzolino, Ranieri e Oddati e le timide denunce, senza andare a fondo alla questione, di Mancuso e SEL.
In realtà la vicenda vergognosa delle "primarie" conferma la natura antipopolare e antidemocratica del PD: non meravigliano le accuse di infiltrazioni camorristiche, peraltro già la scorsa estate la procura di Torre Annunziata chiudeva l'indagine per l'omicidio di un assessore PD di Castellammare di Stabia, legato al sanguinoso clan D'Alessandro, perché tesoriere del gruppo camorristico, nonché la presenza nel PD di quella zona di un iscritto che si è rivelato essere addirittura uno dei killer più efferati della camorra stabiese. È la fine inevitabile che sta conducendo nel baratro del regime neofascista i rinnegati del comunismo alleati degli ex democristiani che pur di conquistare uno scranno a palazzo S. Giacomo sono pronti a fare brogli, compravendere voti e addirittura coinvolgere a piene mani la camorra nelle votazioni.

2 febbraio 2011