40 giorni di proteste di massa
La piazza assedia il parlamento bulgaro contro la corruzione
Chieste le dimissioni del governo

 
In Bulgaria, il paese più povero dell'Unione europea (Ue), la crisi economica ha effetti ancora più devastanti sul livello di vita delle masse popolari e già lo scorso febbraio le continue manifestazioni di piazza contro le misure di austerità e la corruzione avevano portato alla caduta del governo di destra presieduto da Boiko Borisov. Dalle successive elezioni anticipate del 12 maggio era divenuto primo partito in parlamento, seppur con una risicata maggioranza, il partito socialista che aveva partorito un governo di "tecnici" presieduto dal premier Plamen Orecharski.
La politica dell'esecutivo della "sinistra" borghese e le condizioni delle masse popolari e dei lavoratori non sono cambiate e le manifestazioni di protesta sono riprese.
Dopo una serie di proteste di massa "pacifiche" durate quaranta giorni nelle strade della capitale Sofia, alcune migliaia di manifestanti la sera del 23 luglio decidevano di assediare il parlamento e di bloccare la seduta in corso chiedendo le dimissioni del governo e nuove elezioni.
Nella serata la polizia tentava di portare fuori dal parlamento i deputati, caricandone una parte su un autobus scortato da mezzi e da agenti in tenuta antisommossa. I manifestanti facevano muro, lanciavano contro l'automezzo sassi e bottiglie, reagivano alle cariche degli agenti e li costringevano a fare marcia indietro. Respinto il primo tentativo, gruppi di manifestanti costruivano con blocchi di cemento sradicati dai marciapiedi delle strade adiacenti, cassonetti e altri materiali le barricate attorno alla sede del parlamento per impedire i tentativi di rompere l'assedio.
Solo poco prima dell'alba la polizia riusciva dall'esterno a forzare in alcuni punti una barricata e a raggiungere l'edificio con diverse camionette e blindati che le permettevano di evacuare una buona parte dei parlamentari bloccati e in particolare i ministri e i deputati dei due partiti che reggono il governo, il Partito socialista (Psb) e il partito della minoranza turca (Mdl).
La coalizione del Psb e del Mdl che sostiene il governo Orecharski ha una risicatissima maggioranza in parlamento e spesso l'esito del voto dipende dalla posizione del partito ultra-nazionalista e xenofobo Ataka. Ciò non assolve dalle sue responsabilità la "sinistra" borghese il cui esecutivo, come quello precedente di destra, è corrotto e al servizio dei monopoli che controllano l'economia nazionale; è supino agli ordini della Ue che impone anche in Bulgaria una politica di lacrime e sangue.

31 luglio 2013