La nuova dottrina di Bush (stralci del testo)
ATTACCARE MILITARMENTE E PREVENTIVAMENTE I PAESI CHE SI OPPONGONO AI DIKTAT DEGLI USA

L'imperialismo americano ha già aperto le ostilità contro l'Irak con gli attacchi aerei contro postazioni radar nel sud del paese, nella zona di interdizione al volo dichiarata unilateralmente dagli Usa e dalla Gran Bretagna al termine della guerra di aggressione del 1991. L'obiettivo sempre più evidente di Bush è quello di mettere le mani sulle immense riserve petrolifere irachene, le seconde al mondo dopo quelle dell'Arabia Saudita, e tagliare fuori quelle dei paesi concorrenti quali la Russia e la Francia che negli ultimi anni hanno concluso accordi con Baghdad; accordi congelati dall'embargo imposto all'Irak dall'Onu su pressione degli Usa, che non a caso sono quelli che ne bloccano la cessazione. E non a caso Russia e Francia sono tra i paesi che nicchiano di fronte agli squilli di guerra suonati dalla Casa Bianca.
Bush ha dichiarato che gli Usa agiranno col consenso dell'Onu e assieme agli altri alleati, se ci stanno, altrimenti faranno da soli, in applicazione della nuova dottrina imperialista della "guerra preventiva''. Un principio spiegato nel documento sulla "Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti'' che la Casa Bianca ha reso noto a metà settembre; la nuova dottrina di Bush prevede attacchi militari e preventivi per "difendere la sicurezza nazionale americana'', ovvero per difendere gli interessi imperialisti degli Usa contro i paesi che si oppongono ai loro diktat.
Il documento inizia con l'affermazione che la forza militare, politica ed economica degli Usa è incomparabile, gli Stati Uniti sono la superpotenza di gran lunga più forte del pianeta e a chiare lettere affermano di voler mantenere con la forza la leadership imperialista del mondo. Bush liquida le ambizioni della superpotenza imperialista europea, che si sta attrezzando per competere a livello mondiale con gli Usa, non citando neanche una volta nel documento l'Unione europea. Per la Casa Bianca esistono solo "paesi amici'', a livello di singolo Stato, e questi dell'Europa assieme al Giappone sono invitati a collaborare subordinati alla stretta regia degli Usa. Un gradino sotto stanno altre grandi potenze come Russia e Cina, ancora sotto gli altri paesi, tutti inquadrati nel sistema imperialista dominato dagli Usa. Chi non ci sta ne paga le conseguenze.
Non a caso la prima metà del documento è dedicata agli aspetti militari, all'enunciazione del principio della "guerra preventiva'' che manda in soffitta quello della deterrenza, cioè quello che si basava sulla capacità di scoraggiare un attacco nemico con la minaccia di una dura punizione. Il principio che aveva guidato la dottrina militare americana nel periodo della contrapposizione con l'allora blocco del socialimperialismo guidato da Mosca. Finita la "guerra fredda'' gli Usa si sono attrezzati col vecchio Bush e con Clinton per fare dell'imperialismo americano il gendarme del mondo, il baluardo della difesa dei cosiddetti "diritti umani''; le aggressioni militari condotte nel nome della "ingerenza umanitaria'', come nei Balcani, ne sono un esempio.
All'attuale amministrazione Bush non è sufficiente neanche quella e prendendo a pretesto la lotta al terrorismo condotta dopo gli attentati dell'11 settembre dello scorso anno ha elaborato la nuova teoria che per la prima volta afferma arrogantemente il "dovere'' della prima superpotenza imperialista di dettare la legge e di farla rispettare a suon di bombe. La criminale dottrina Bush afferma che il diritto internazionale è superato perché i terroristi non lo rispettano e che quindi gli Usa avrebbero mano libera per agire come gli pare. Le regole dell'Onu sarebbero un impiccio ma anche i meccanismi decisionali di intervento della Nato, che pure è guidata dagli Usa, sembrerebbero limitativi per un Bush che vuole avere la certezza per gli Usa "di essere capaci di vincere qualsiasi guerra e di poter rispondere all'uso di qualsiasi arma'', comprese quelle nucleari, e con attacchi militari preventivi spacciati per "diritto all'autodifesa''.
La forza militare è il sostegno principale per garantire l'egemonia economica americana. La seconda parte del documento si basa sulla proclamazione che la vittoria del mercato "è un obbligo e un principio morale'' su cui vigila la sentinella imperialista americana. Il documento detta le regole generali, fra le quali, politiche fiscali e finanziarie che favoriscano le imprese, liberalizzazione totale del commercio, privatizzazioni, sostituzione dello "stato sociale'' con l'iniziativa privata. Un luogo di discussione di tali politiche è indicato nel G7; sparisce il G8 con la Russia. O meglio un luogo dove gli Usa verificano la politica economica degli alleati, la propria è fuori discussione. Per gli altri paesi è indicato quale modello di cooperazione economica l'Alca, il progetto di mercato comune dell'America latina sotto la guida degli Usa. O quello dell'Agoa, il progetto impostato da Clinton e varato da Bush che prevede investimenti delle multinazionali in Africa, in quei paesi che accettano di rinunciare a ogni garanzia sociale e ambientale e che si allineano ai dogmi economici imperialisti.
Il documento termina con la riaffermazione della superiorità degli Usa nel mondo e della volontà americana di "dissuadere potenziali nemici dall'armarsi nella speranza di superare o quantomeno pareggiare la potenza degli Stati Uniti''. I potenziali nemici e le potenze concorrenti sono ammoniti a non tentare nemmeno di avvicinarsi agli Usa, a minacciare la sua leadership imperialista sul mondo.

2 ottobre 2002