L'ex premier polacco, l'anticomunista Buzek, eletto presidente dell'europarlamento
Votato anche dai socialdemocratici, PD e verdi

L'ex premier polacco Jerzy Buzek, del partito popolare europeo (Ppe), è stato eletto presidente del parlamento europeo nel corso della sessione inaugurale dell'assise di Strasburgo il 14 luglio scorso. Al primo scutinio ha ottenuto 555 consensi sui 713 votanti, superando largamente la maggioranza richiesta di 323. Ha battuto l'altra l'altra candidata alla presidenza, la svedese Eva-Britt Svensson sostenuta dalla "sinistra"che ha avuto 89 preferenze. Le schede nulle sono state 69.
A favore dell'anticomunista Buzek, oltre al suo gruppo, hanno votato i gruppi Progressisti (il nuovo nome dei socialdemocratici), l'Alleanza dei Socialisti e Democratici, i Liberali, i Verdi di Daniel Cohn-Bendit e i Conservatori.
"Una giornata come questa non l'avrei immaginata neanche nel più roseo dei miei sogni. Questa elezione è un segnale importante anche per tutti gli altri Paesi dell'Europa centro-orientale ed è un omaggio che viene ai nostri cittadini che non si sono assoggettati a un regime nemico", ha sostenuto Buzek nel suo primo discorso, a rimarcare il suo anticomunismo.
Nel suo intervento davanti all'Assemblea di Strasburgo, prima delle operazioni di voto, l'ex premier polacco aveva detto che la cosa più importante per l'Europarlamento sarà quella di "ascoltare i cittadini europei", per tentare di recuperare quella larga parte che ha disertato le elezioni, e ha indicato quali priorità della politica europea le iniziative per uscire dalla crisi enconomica e finanziaria e rilanciare la competitività economica dell'Unione europea (Ue), per affrontare quelli che ha definito i "problemi dell'immigrazione". Buzek è uno dei sostenitori della fine della rivalità economica e commerciale fra Ue e Stati Uniti per far fronte all'agguerrita concorrenza dei concorrenti asiatici.
Queste le linee guida della sua presidenza dell'europarlamento che scadrà, secondo l'accordo tra Ppe e Progressisti, tra due anni e mezzo per passare la carica a un esponente dei Progressisti, con molta probabilità il tedesco Martin Schulz.

22 luglio 2009