Cacciato dalla polizia perché ritenuto comunista
Aveva detto che non tutti i manifestanti contro il G8 erano violenti
Per aver osato mettere in discussione il sentimento di "disprezzo verso chi manifesta in piazza le proprie idee'' e lo spirito di corpo che anima le "forze dell'ordine'', Matteo Federici, agente ausiliario di leva presso il V reparto mobile di Torino, è stato cacciato dalla polizia perché ritenuto comunista.
Il 9 febbraio 2003, durante una discussione con alcuni colleghi di reparto sugli incidenti verificatisi al G8 di Genova, Federici aveva affermato che non tutti i manifestanti erano violenti.
Tanto è bastato a quei colleghi per denunciarlo al dirigente del reparto e additarlo come "una zecca, un comunista, nemico, agente inaffidabile''.
Nel memoriale a sua discolpa Federici ha riferito che la discussione è degenerata quando lui ha detto che: "non sono d'accordo con chi sputa addosso ai poliziotti, ma se lo fanno non è per un fatto personale ma per quello che rappresentiamo''. A quel punto alcuni suoi commilitoni hanno cominciato ad alzare la voce e a offenderlo: "Ecco un altro comunista al reparto. Ma cosa vieni a fare in polizia? Il sindacalista? Oppure a Genova sputavi anche tu?''. E ancora: "Ecco un altro squatter, un'altra zecca. Per quelli come te ci vorrebbe Mussolini''.
A sua difesa Federici ha riferito anche che 4 dei 5 colleghi del reparto che lo hanno denunciato non erano nemmeno presenti alla discussione. Ma tutto ciò non è servito a salvarlo dall'esonero: "per mancanza dei requisiti morali e delle attitudini necessarie per esercitare con la dovuta affidabilità i compiti istituzionali''.