Contro la macelleria sociale del governo Monti, per combattere la 'ndrangheta

In base alle ultime decisioni adottate dal governo Monti, che hanno suscitato proteste e malumori, sono previsti in Calabria pesanti tagli alla sanità, alla giustizia ed è previsto il taglio di tutte le province ad eccezione di quelle di Cosenza e di Reggio Calabria. In particolare suscita sdegno e stupore la chiusura prevista di ben 4 tribunali, Castrovillari, Paola, Rossano e Lamezia Terme. Misura questa particolarmente odiosa e di fatto filomafiosa perché se dovesse essere realizzata, come ormai sembra certo, sarebbe un colpo tremendo per la lotta contro la 'ndrangheta e la criminalità organizzata, proprio in una regione dove "non si muove foglia che 'ndrangheta non voglia".
Un problema che diventa anche infrastrutturale poiché dalle 4 località occorrerà spostarsi nei centri dove vi sono i tribunali, attraversando l'autostrada più fatiscente d'Italia, con considerevoli aumenti di costi e di traffico proprio in Calabria dove il trasporto pubblico, e i treni dei pendolari, sono sottoposti a continui tagli.
Inoltre, i tribunali che dovrebbero accogliere le pratiche di quelli soppressi finirebbero per ingolfarsi; si parla infatti, sui giornali locali, di una vera e propria "Caporetto" per la giustizia.
Le forze politiche di destra e "sinistra" borghese della regione, a cominciare dal fascista presidente della giunta Scopelliti, per rifarsi la faccia con i propri elettori e con il popolo calabrese tutto, hanno inscenato e stanno inscenando "proteste" e "richieste di chiarimento" o addirittura ponendo nuove questioni per coprire le loro responsabilità di sostegno all'immonda politica del governo centrale.
La destra, PDL, UDC e Terzo Polo parla per bocca dei suoi responsabili regionali di "scelte non condivise", di "scontro duro", di "Calabria regione di serie B". Allora perché sostengono questo governo? Cosa fanno i parlamentari eletti (in realtà nominati) in Calabria per i calabresi? Sostengono Monti a Roma e poi, per coprire la macelleria sociale, vi si scagliano contro in periferia?
Idem la "sinistra" borghese, a cominciare dal PD, che parla di "scelte imbarazzanti", "non concordate", da "rivedere", "dannose per il popolo calabrese".
Per il PD (ma anche per SEL e IDV che pur essendo all'"opposizione" un giorno sì e l'altro pure parlano di alleanze con il PD e quindi con chi sostiene Monti stesso) diventa importante coprirsi a "sinistra", specie dopo il trionfo dell'astensionismo nelle ultime elezioni amministrative anche qui in Calabria, per questo ha messo in piedi una squallida operazione avente per tema la legalizzazione delle droghe leggere. È un'evidente strumentalizzazione di una parte degli intellettuali della "sinistra" borghese calabrese il rilancio dell'articolo di Roberto Saviano apparso su "Repubblica", per sostenere che: "per combattere le mafie e rilanciare lo sviluppo" occorre legalizzare le droghe leggere, creando illusioni ad arte e invadendo tutti i giornali locali.
Noi marxisti-leninisti siamo da sempre favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere, alla depenalizzazione dell'uso e del piccolo spaccio di quelle pesanti e siamo disposti ad unirci con chiunque condivida questo obiettivo ma non possiamo non rilevare che questa proposta fatta oggi (peraltro non ufficialmente da alcun partito, ma ancora in fase di dibattito), serve solo a spostare l'attenzione dalla macelleria sociale del governo e soprattutto non è accettabile che si dica che questa proposta di per sé "potrebbe sconfiggere la 'ndrangheta" poiché, al limite, servirebbe a spuntarle le unghie e non a distruggerla (cosa che potrà avvenire solo nel socialismo), né tanto meno la si può far passare come una panacea per lo sviluppo e la creazione di nuova occupazione. Per abolire la crisi bisogna abolire il capitalismo e, in ogni caso, la lotta contro il proibizionismo e l'immonda legge Fini-Giovanardi non può sovrapporsi ma semmai legarsi correttamente, alla lotta per il lavoro stabile, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i lavoratori e i disoccupati, per lo sviluppo delle regioni meridionali.
Non solo, ma non possono essere credibili coloro che la sostengono oggi visto che fanno riferimento a quelle forze politiche che hanno governato l'Italia (oltreché per decenni la Calabria stessa), dal 1996 al 2001 e dal 2006 al 2008, senza cambiare di una virgola la politica proibizionista né si possono illudere i calabresi di "miracoli" in grado di creare lavoro "sano e senza 'ndrangheta".
Al contrario, per combattere la 'ndrangheta, creare lavoro e far funzionare servizi e altro, occorre unirsi fuori dalle marce istituzioni rappresentative borghesi, creando un fronte unito in grado di migliorare con la lotta le condizioni di vita, lavoro e salute delle masse popolari, senza dare alcun credito alle forze politiche borghesi, nazionali e locali, che sostengono Monti, inchiodandole alle loro responsabilità e tenendo presente che le terribili condizioni di vita che vive il popolo calabrese potranno essere migliorate solo con la lotta e risolte solo nel socialismo.
Da questo punto di vista salutiamo con piacere la ripresa della lotta da parte del Movimento dei forconi, che, partito dalla Sicilia, ha organizzato insieme a tanti calabresi un presidio a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) presso la stazione ferroviaria che andrà avanti fino al 14 luglio e che ha raccolto una grande partecipazione popolare.

Un simpatizzante di Paola (Cosenza) del PMLI

11 luglio 2012