Vittima dell'abbandono, del malgoverno e della speculazione
La Calabria ridotta a un colabrodo
Chiusi 60 km di autostrada, alluvioni, crolli, smottamenti e intere famiglie sfollate nel cosentino
Due morti e cinque feriti per una frana sulla Sa-Rc
Frane, alluvioni, strade interrotte, ponti crollati e interi paesi isolati che da giorni vivono sotto la minaccia di nuovi crolli e smottamenti. Sono bastate un paio di settimane di abbondanti piogge per trasformare la Calabria in un vero e proprio colabrodo, sempre più isolata dalla Sicilia, dal Nord ed anche al suo interno.
Il bilancio, non solo dei danni, ma soprattutto di morti, feriti e intere famiglie sfollate è pesantissimo.
La Salerno-Reggio Calabria, l'unica autostrada (si fa per dire) che attraversa la regione è tuttora bloccata e chiusa al traffico per un tratto di oltre 60 chilometri per il pericolo di nuove frane. Qui, il 25 gennaio, al km 260, nei pressi dello svincolo di Rogliano Grimaldi, il cedimento di un fronte di 60 metri della collina che fiancheggia l'autostrada ha provocato due morti e cinque feriti il bilancio. I detriti hanno travolto prima il muro di sostegno e poi un furgone con 7 persone a bordo che tornavano da un torneo di calcetto.
Il 28 gennaio intorno alle 4 del mattino, un costone della roccia che sovrasta il centro abitato di Tropea è franato sull'ex Statale 522 danneggiando alcune abitazioni, automobili ed il depuratore comunale. I vigili del fuoco e le ruspe hanno lavorato tutto il giorno per sgombrare i detriti. Solo il caso e l'ora hanno evitato altri lutti e ricoveri in ospedale.
Decine di frane minori e smottamenti si sono verificati anche nel catanzarese e nel vibonese dove l'allarme rimane ai massimi livelli.
Secondo le prime stime sono circa 220 i comuni che hanno subito danni. Nella Locride una serie di mareggiate ha distrutto case e impianti turistici.
A farne le spese anche i paesi dell'entroterra dove intere popolazioni vivono ormai come profughi nel terrore di nuovi sconquassi idrogeologici.
Ad Arcavacata, nel cosentino, uomini, donne, bambini e studenti sono stati evacuati per paura dello sgretolamento delle loro abitazioni. Non si sa quando potranno far ritorno nei loro quattordici appartamenti abbandonati. Situazione drammatica pure lungo la via che porta a Dipignano dove si conta un cedimento del terreno ogni chilometro.
"Qui niente è più al sicuro" affermano amareggiati gli abitanti, nemmeno i morti; visto che nei giorni scorsi uno smottamento si è portato via anche il cimitero di Fagnano Castello.
Poi ci sono le fiumane e i torrenti gonfi di acqua fangosa e detriti di ogni genere che da un momento all'altro minacciano di straripare. Mentre il ponte sulla provinciale che lega Rose a Montalto Uffugo non ha retto e la procura di Cosenza ha aperto un'inchiesta.
Da Tortora in giù, alto Tirreno cosentino, a causa dei continui crolli è difficile fare anche la conta approssimativa dei danni. A Belvedere Marittimo tre abitazioni minacciate dalla terra sono state sgomberate; sgomberi sono stati effettuati pure a Lattarico. A Sant'Agata d'Esaro numerose famiglie sono isolate da diversi giorni. Sotto vigilanza continua anche località Cerreto, nel comune di Roggiano Gravina, dove uno smottamento continua a terrorizzare la popolazione.
Nel reggino è crollato il ponte sul fiume Lesima, già ricostruito dopo le alluvioni degli anni '70, e le frane hanno colpito le case di Fiumara e Motta San Giovanni. Il lungomare di Bova Marina non esiste più. Bloccato il traffico pure sul tratto dell'A3 fra Scilla e Villa San Giovanni visto il serio timore dell'ennesimo smottamento.
Sorriso Valvo, direttore dell'Irpi Cnr ha detto senza mezzi termini che "ci vorrebbero almeno quindici anni, con un ritmo di interventi per due o tre miliardi di euro ogni anno, per mettere in sicurezza fiumi e costoni a rischio". Mentre il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, a Lamezia Terme per una riunione con gli amministratori locali ha detto che "stanno venendo al pettine tutti i nodi di decenni di problemi, di dissesti, di abuso del territorio e di una serie di vicende che hanno caratterizzato molte parti del nostro Paese".
La verità è che un "inverno particolarmente piovoso" non può in alcun modo giustificare l'incredibile sequela di morti, feriti, intere famiglie sfollate, alluvioni, frane, smottamenti, e crolli a catena di ponti e strade che hanno letteralmente messo in ginocchio l'intera regione.
La causa principale di un simile disastro ricade per intero sul governo nazionale e sui governi a livello locale a cominciare da quello regionale che, indipendentemente dalle maggioranze che si sono succedute, sia di centro destra che di "centro-sinistra" non hanno fatto niente per mettere in sicurezza il territorio e in molti casi, come dimostrano le inchieste giudiziarie, in corso hanno favorito la grande speculazione edilizia, hanno chiuso gli occhi sullo scandalo delle assunzioni alla forestale, non hanno mosso un dito contro la piaga degli incendi dolosi e non hanno stanziato un euro per la manutenzione e messa in sicurezza delle fiumare, strade e ponti.
Altro che ponte sullo Stretto!
Il governo del neoduce Berlusconi ha di fatto consegnato gran parte dei cantieri della Salerno Reggio Calabria alla 'ndrangheta e l'anno scorso ha scippato alla Regione perfino i fondi già stanziati per l'ammodernamento della SS Jonica 106 destinandoli al finanziamento della cancellazione dell'Ici per la prima casa.

4 febbraio 2009