Calcio capitalistico assassino

Un'altra vittima del calcio capitalistico. Questa volta è toccato all'ispettore capo della polizia Filippo Raciti che faceva parte delle forze dell'ordine che cercavano di impedire lo scontro tra gli ultrà delle squadre di calcio di Catania e di Palermo.
Si è trattato di un agguato di gruppi ultrà catanesi ben conosciuti e identificabili che usando una violenza fascista e razzista hanno deturpato il volto democratico e antifascista di Catania e di tutta la Sicilia.
Imperdonabile il delitto commesso e il dolore causato ai familiari di Raciti, ai quali esprimiamo il sincero cordoglio dei marxisti-leninisti della provincia di Catania, di Palermo, della Sicilia e di tutta Italia. Gli assassini e i loro mandanti, che potrebbero far parte della mafia locale, vanno ricercati, individuati e puniti severamente. In questo caso nulla giustifica l'attacco al servizio d'ordine della polizia.
Le responsabilità generali per quanto è accaduto a Catania sono da attribuire al calcio capitalistico fondato sul profitto, il mercato, il business, la corruzione, la sopraffazione del più forte sul più debole, il primato calcistico costi quel che costi, la violenza reazionaria e razzista esercitata in primo luogo dai calciatori sul campo di gioco, l'individualismo, gli stipendi astronomici dei calciatori, le partite e gli arbitri comprati, il calcioscommesse, le telerisse durante le trasmissioni calcistiche.
Ormai il calcio capitalistico non è più uno sport ma una guerra tra le società sportive per il primato calcistico e per i maggiori profitti in cui la massa dei tifosi viene strumentalizzata e coinvolta suo malgrado.
Gravi responsabilità ovviamente pesano anche sui governi di ieri e di oggi, sulla Lega calcio, sulla Federcalcio e sul Coni che hanno tollerato e tollerano, se non protetto, gli affari sporchi dei padroni delle squadre.
A questo punto, il calcio capitalistico marcio, corrotto, diseducativo che genera solo mostri va sciolto e rifondato su basi democratiche e popolari. Un calcio pubblico, senza alcun apporto diretto o indiretto dei privati, gestito direttamente dai tifosi, e in cui i giocatori ricevano stipendi da lavoratori.
Non crediamo proprio che le misure prese dal governo Prodi muteranno sostanzialmente la situazione del calcio italiano. La privatizzazione e la militarizzazione degli stadi, anzi, potrebbero peggiorarla. In ogni caso uccideranno il tifo popolare e democratico.

7 febbraio 2007