Grave decisione della maggioranza governativa
La Camera minaccia l'embargo a Cuba
DS, Margherita, SDI e UDEUR votano gran parte della mozione della Casa del fascio. Solo il PdCI appoggia Cuba
La Camera impegna il governo a "sospendere tutti i programmi di aiuto pubblico allo sviluppo sia bilaterale che multilaterale verso Cuba, qualora persistano le carcerazioni e le esecuzioni sommarie". Così recita la mozione della Casa del fascio, votata in parte anche dalla maggioranza dell'Ulivo, che il 29 aprile la Camera ha approvato sulla scia di una rapida e sapiente campagna di stampa, guarda caso orchestrata in contemporanea con l'occupazione imperialista dell'Iraq, che aveva messo sul banco degli accusati Cuba e il regime castrista. Quest'ultimo era stato accusato infatti di violare i "diritti umani" per l'esecuzione della condanna a morte di tre provocatori al soldo degli Usa che avevano tentato di dirottare un traghetto verso la Florida e per aver incarcerato altri 75 oppositori di destra.
A tambur battente il parlamento nero, che mai nella sua storia aveva fatto niente di simile per le innumerevoli violazioni degli Usa e dei regimi fascisti suoi protetti, ha messo all'ordine del giorno, discusso e approvato la condanna di Cuba e la minaccia di sanzioni contro quel paese; in pratica una sorta di embargo che andrebbe ad aggiungersi a quello criminale imposto da 40 anni dagli imperialisti americani contro l'isola, impegnando pure il governo a sfruttare il semestre di presidenza della Ue per coinvolgere anche gli altri partner europei in questa grave decisione. E quel che è peggio è che la condanna di Cuba ha messo d'accordo maggioranza e "opposizione", dai fascisti di AN a Rifondazione.
Delle quattro mozioni presentate, Casa del fascio, Ulivo, PRC e PdCI, solo quest'ultima infatti non conteneva frasi di condanna del governo cubano. Le risoluzioni dell'Ulivo e del PRC, pur non invocando le sanzioni, condannavano entrambe il regime castrista. Tanto che l'Ulivo si è astenuto sulla risoluzione di Rifondazione, mentre ha votato contro quella del PdCI, sulla quale si sono a loro volta astenuti Verdi e PRC. Al contrario di Bertinotti, che si era unito al coro dei neofascisti e dei rinnegati nell'isolamento morale e politico di Cuba, il capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera, Marco Rizzo, ha criticato quanti da "sinistra" prendono parte al "fuoco di sbarramento" contro il regime castrista, e ha ribadito "noi siamo con Cuba", rifiutando così di omologarsi alla asfissiante campagna anticubana.
Ciò ha provocato reazioni rabbiose all'interno del "centro-sinistra", tra cui quelle di Roberto Villetti (SDI), che ha definito "incompatibile" la posizione del PdCI con l'Ulivo e ha parlato di "divario ormai incolmabile". E in effetti l'atteggiamento dell'Ulivo è stato di ben altro tenore, arrivando fino al punto di votare la prima parte della mozione della maggioranza (come hanno fatto DS, Margherita, SDI e UDEUR, mentre i Verdi hanno votato contro), tanto che questa ha ottenuto ben 372 sì contro soli 16 no e 2 astensioni. La seconda parte, con la minaccia della revoca degli aiuti italiani a Cuba, è passata invece con 245 sì e 145 no.
Avendo dato prova di disponibilità "bipartisan", l'Ulivo si aspettava un analogo atteggiamento da parte della Casa del fascio, e cioè che quest'ultima gli votasse la prima parte della sua risoluzione, che conteneva la "ferma condanna" degli arresti e delle "inumane fucilazioni" dei tre dirottatori. Ma dopo aver incassato il voto del "centro-sinistra" la Casa del fascio si è fatta invece beffe delle sue avances, bocciando in toto la risoluzione ulivista. E questo nonostante il rinnegato Fassino, nel suo intervento in aula, si fosse speso al limite della genuflessione per invocare un voto "bipartisan" anche da parte della maggioranza: sulla condanna di "fatti gravissimi" come le fucilazioni e le detenzioni di oppositori politici, e la necessità di un cambiamento di regime a Cuba, "esiste un largo consenso, e non da oggi, delle forze politiche italiane, ed è sciocco indebolirlo con polemiche strumentali", si era appellato infatti Fassino con tono implorante ai banchi della Casa del fascio. "Noi non siamo l'uscita di sicurezza dell'Ulivo", gli aveva però ribattuto beffardo il fascista Ignazio La Russa, invitando "la sinistra ad assumersi le proprie responsabilità".
La condanna di Cuba votata quasi all'unanimità dal parlamento nero, con le minacce di embargo che la accompagnano, rappresenta un atto gravissimo e da respingere, basato sull'odiosa politica dei "due pesi e due misure" e dell'ingerenza negli affari interni di un paese sovrano tramite l'ormai scontato pretesto dei "diritti umani" e di esportare ovunque la "democrazia".
Per noi Cuba aveva tutto il diritto di punire i 78 agenti degli Usa, in quanto per principio ogni paese, indipendentemente dal suo regime, ha il dovere di difendersi - secondo le proprie leggi - dai sabotatori interni al servizio di potenze straniere.
Inoltre va considerato che nello specifico Cuba era oggetto di una violenta pressione politica da parte degli Usa che minacciavano di invaderla come avevano fatto in Iraq. A Cuba non rimaneva quindi altro che reagire duramente dando un chiaro segnale all'Hitler della Casa Bianca.
E questo anche se noi, al contrario del PdCI, non consideriamo Castro un comunista e quello di Cuba un regime socialista, ma solo un paese antimperialista, e non sempre coerente.
Per quanto riguarda la pena di morte noi non siamo contrari in assoluto. Lo siamo certamente nei paesi capitalisti e imperialisti poiché il potere è in mano alla borghesia. Ma è ammissibile e spiegabile nei paesi antimperialisti o socialisti.
I rinnegati dirigenti DS e i trotzkisti Bertinotti, Ingrao, del "Manifesto" ecc., che fino a ieri esaltavano Cuba come un modello ideale, quando si trattava di contrapporla all'Urss di Lenin e Stalin e alla Cina di Mao, oggi l'hanno ormai mollata e addirittura l'attaccano come i fascisti e gli imperialisti, dimostrando con ciò che non solo sono in realtà contro il socialismo e il comunismo, ma perfino contro una coerente lotta antimperialista.