No, segretaria Camusso, lo sciopero generale ci vuole eccome

Che la Camusso non avesse alcuna intenzione di ricorrere allo sciopero generale per fermare la controriforma padronale e liberista del "mercato del lavoro" e più in generale contrastare la macelleria sociale del governo Monti, si era già capito. Ma che arrivasse a teorizzarne l'inutilità, questo è davvero troppo.
Lo ha fatto nel corso della riunione con le Camere del Lavoro tenutasi il 5 marzo nella sede nazionale a Roma. All'affermazione sbeffeggiatrice di qualche tempo fa del presidente del Consiglio diretta ai sindacati che "avevano fatto un solo sciopero generale" contro il taglio delle pensioni, il segretario della CGIL ha detto: "può essere che abbiamo fatto poco, però - si è giustificata - tutto è accaduto in tempi strettissimi e con la volontà del governo di rifiutare il confronto". Di seguito ha aggiunto questa incredibile posizione sulle forme di lotta: "Da troppo tempo - ha detto - pensiamo che l'unica risposta è lo sciopero generale, ma se non sortisce effetti immediati è una fiammata isolata, in futuro dovremo cercare forme di mobilitazione continua stando più vicini ai lavoratori".
No, segretaria Camusso, non ci siamo proprio. Primo, non sono affatto in contraddizione mobilitazioni generali e proteste articolate territoriali, organizzate per durare nel tempo. Secondo, lo sciopero generale ci vuole eccome, la posta in gioco lo giustifica e lo impone: per mettere in piazza tutta la forza dei lavoratori, dei pensionati e delle masse popolari, per mettere in campo una forte contestazione politica contro questo governo della grande finanza, dell'Ue e della macelleria sociale, per dare uno stop alla controriforma del lavoro e gridare a Monti: Vattene!

7 marzo 2012