Canale di Sicilia, cimitero di migranti. 2600 inghiottiti dal mare
Al largo delle coste libiche l'ennesima strage: partiti in 150 si salvano solo in 2

Il Mediterraneo è ormai una grande fossa comune che ogni giorno inghiotte vite di uomini, donne e bambini che scappano dai loro paesi di origine dalla fame, dalla guerra, dai genocidi, dalle persecuzioni politiche.
Lunedì 16 giugno è stata resa nota l'ennesima strage che parla di almeno 40 migranti morti annegati e un centinaio dispersi dopo che l'imbarcazione a bordo della quale si trovavano, diretta in Italia, è affondata al largo delle coste libiche. A bordo erano in 150, se ne sono salvate solo due. La notizia è arrivata dalle autorità egiziane, secondo cui l'incidente si è verificato il 7 giugno scorso, poco dopo che la nave era salpata dalla città di Zuwarah, un centinaio di chilometri a ovest di Tripoli, non lontano dal confine con la Tunisia. Non è escluso che i cadaveri di alcune delle vittime di questo naufragio siano tra quelli ripescati nel Canale di Sicilia dalla nave della marina militare Sirio o dalle motovedette maltesi che negli ultimi giorni hanno recuperato altri 10 corpi. Il giovedì precedente la motopesca Ariete di Mazara del Vallo aveva soccorso 27 naufraghi somali, tra cui sette donne. I sopravvissuti hanno raccontato di essere partiti in 100 distribuiti su 4 barche.
Il 6 giugno erano invece stati soccorsi dal peschereccio italiano Gambero 28 somali aggrappati a gabbie di recinto per i tonni dopo il naufragio a 55 miglia a sud di Malta. Sei i dispersi tra cui alcuni bambini.
Un mese prima, il 12 maggio 2008, un barcone con a bordo 66 migranti che tentano di raggiungere l'Italia va alla deriva per giorni. In 47 muoiono di fame e di freddo.
E non finisce qui. Il mare di Sicilia continua a restituire i corpi, o quel che ne resta, a ritmo incessante. Le dimensioni di questa strage si possono leggere nei dati, approssimati sicuramente per difetto, raccolti da "Fortress Europe", secondo cui sono morte almeno 2.627 persone lungo le rotte che vanno dalla Libia e dalla Tunisia all'Isola di Malta, all'Isola di Pantelleria e Lampedusa e alla costa sud della Sicilia. Ma anche dall'Egitto e dalla Turchia alla Calabria. Più della metà, cioè 1.643 risultano disperse. Mentre altri 70 giovani sono annegati navigando dall'Algeria alla Sardegna.
Eppure, secondo gli ultimi dati del ministero dell'Interno, nel corso del 2007 gli sbarchi sono in netto calo. Da gennaio ad agosto dello scorso anno sono approdati sulle nostre coste 12.419 migranti "irregolari" contro i 14.511 dello stesso periodo del 2006. Ma nel corso del 2007, nonostante un calo netto degli sbarchi, i morti sono raddoppiati. Per evitare i pattugliamenti infatti, viaggiano su imbarcazioni sempre più piccole e su rotte più lunghe e quindi più rischiose.
Inoltre i passeur non mandano più i loro uomini al timone, e affidano le barche a caso a uno dei passeggeri, mentre i pescatori prestano sempre più difficilmente soccorso in mare, per non rischiare l'arresto e il sequestro delle navi da parte delle autorità italiane.
Se il Mediterraneo sta divenendo il teatro di questo nuovo olocausto di migranti, la responsabilità ricade sui governi che vi si affacciano, con in prima fila il governo del neoduce Berlusconi e del ministro fascioleghista Maroni, e sulla Ue che sta varando una dopo l'altra leggi e direttive che mirano a blindare le frontiere, come dimostra il disegno di legge del governo italiano di introdurre il reato di immigrazione clandestina o come la "direttiva sui rimpatri" in discussione al parlamento europeo che permetterà di tenere fino a 18 mesi nei Cpt i migranti privi di permesso di soggiorno, minori compresi, che non hanno commesso alcun reato.

18 giugno 2008