Cancellare il voto in condotta, difendere il diritto a riunirsi, manifestare e occupare le scuole

Ordine, legalità, repressione, meritocrazia e irreggimentazione degli studenti sono i cardini su cui poggia la nera politica scolastica messa in campo dal neoduce Berlusconi e dal ministro dell'Istruzione Università e Ricerca Maria Stella Gelmini per dare il colpo di grazia definitivo alla scuola pubblica e procedere verso la completa instaurazione della scuola della terza repubblica capitalista, neofascista, federalista, classista, aziendalista, meritocratica e clericale di stampo mussoliniano.
Oltre alla restaurazione del maestro unico col pretesto di "rispondere urgentemente al fenomeno del bullismo" il decreto Gelmini approvato dal parlamento nero alla fine di ottobre ha previsto la valutazione della condotta che farà media e sarà determinante per il giudizio finale dell'alunno. In pratica con il "5" in pagella scatta la bocciatura indipendentemente dal profitto riportato in tutte le altre materie.
"In realtà - denunciava tempestivamente il PMLI (così come il movimento studentesco) - si tratta di uno strumento politico per discriminare e allontanare gli studenti contestatori e meno ligi alla disciplina neofascista e per intimidire gli altri studenti dal seguirne le orme". È quanto puntualmente avvenuto alla ripresa delle attività scolastica nelle scuole italiane: "È chiara la volontà di molti presidi e docenti di contrastare la libera espressione degli studenti, di sovrapporre il piano del comportamento a quello della didattica, di soffocare la libera partecipazione degli studenti alla vita della scuola", denuncia l'Uds (Unione degli studenti) sottolineando l'inaccettabile discriminazione contenuta in "decisioni come quella di vietare i viaggi di istruzione agli studenti col 7 in condotta" o come quella presa da "un liceo di Roma, di affibbiare un 7 in condotta a chi ha espresso la volontà di occupare la scuola", come quella di "penalizzare gli studenti che, a detta dei docenti istigano ad astensioni di massa", o ancora "come quella di molti presidi di valutare la condotta anche in base alla 'responsabile' partecipazione alle assemblee studentesche: intendono forse valutare cosa gli studenti dicono in assemblea?".
Il fatto è che siamo tornati alla scuola di Mussolini. Come interpretare diversamente l'ultimo provvedimento proposto dalla gerarca di Viale Trastevere, gli sms sulle assenze a scuola dei ragazzi spediti ai genitori? In un'intervista al Tg-ragazzi il ministro ha ripetuto la litania "vado avanti, me ne frego della piazza" aggiungendo significativamente per l'occasione "il costo non mi preoccupa!".

4 febbraio 2009