Dieci in gara per la poltrona di sindaco di Milano
GLI INTERESSI E
I PROGRAMMI DEI CANDIDATI A PALAZZO MARINO SONO CONVERGENTI E CONCORDATI COL
GRANDE CAPITALE E LA BORGHESIA
Tutti
antiastensionisti. Il "Leoncavallo'' e il PRC sostengono il cattolico
Antoniazzi
Redazione di Milano
In lizza per il più alto scranno di Palazzo Marino ci sono ben 10 candidati che
intendono rastrellare voti da tutti i ceti e gruppi sociali milanesi. Questa
variegata "offerta'' della borghesia è senz'altro dovuta alla sempre
maggiore propensione all'astensionismo da parte dell'elettorato.
Vogliamo qui esaminare i principali candidati alla massima poltrona cittadina e
cioè il neopodestà uscente Gabriele Albertini per il Polo, Sandro Antoniazzi
per il "centro-sinistra'', e i due possibili "aghi della bilancia'',
la verde Milly Moratti e il fascista presidenzialista Antonio Di Pietro. Comune
denominatore è la campagna fascistoide sulla "sicurezza dei cittadini'',
alimentata da un bombardamento stampa senza precedenti, e la lotta contro
l'astensionismo.
Gabriele Albertini
Guida le liste di Forza Italia, Alleanza nazionale, CCD-CDU e Lega Nord.
Dirigente della sua azienda e presidente di Federmeccanica dal 1996, ha
dichiarato che non farà campagna elettorale perché il suo operato nei quattro
anni alla guida della giunta confindustrial-fascista parla da sé. Un autentico
campione nella difesa della "repubblica di Salò'' e del revisionismo
storico con l'ultima "idea'' di voler permettere ai nazifascisti di
"Forza nuova'' una manifestazione proprio il 25 Aprile.
Una giunta, quella di Albertini, di "imprenditori, fascisti, liberali,
repubblicani e voltagabbana `riciclati' della prima repubblica''. Così l'ha
giustamente bollata un volantino della Cellula "Mao'' di Milano del PMLI al
suo insediamento nella primavera del '97. Il neopodestà ha subito assunto
poteri speciali, ha militarizzato il corpo dei vigili urbani, ha usato il pugno
di ferro contro gli immigrati. Mentre dilagava la corruzione con le tangenti
sulle forniture alle mense scolastiche, venivano privatizzate la Centrale del
Latte, la Sea, le farmacie e l'Aem.
Tutto è stato fatto per il centro - l'illuminazione del Castello Sforzesco, del
Duomo, della Stazione centrale, il lifting di piazza Cadorna, la fabbrica del
Vapore - e si è proseguito nei progetti faraonici sulle aree dismesse come la
Bicocca e Repubblica-Garibaldi. In campo occupazionale ha siglato il famigerato
"patto per il lavoro'' che liberalizza il "mercato'' del lavoro e
legalizza il supersfruttamento degli immigrati. Agitando lo spauracchio della
poca sicurezza, i parchi sono stati recintati mentre poliziotti, vigili di
quartiere e videocamere sono stati installati in molti angoli di strada. Per il
futuro intende continuare a premere più a fondo sul neofascismo, sul
presidenzialismo e sull'ulteriore militarizzazione della città per creare un
vero e proprio stato di polizia urbano, sul modello di quello instaurato dal suo
amico e sindaco-sceriffo di New York, Giuliani.
Sandro Antoniazzi
Viene sostenuto da DS, PRC, PdCI, Margherita, "Miracolo a Milano'' (lista
della cosiddetta "società civile'' appoggiata tra gli altri da Paolo Cagna
Ninchi) e dal Centro sociale Leoncavallo.
Ex segretario cittadino, provinciale e regionale della Fim-Cisl e della Cisl,
cioè del sindacato più legato al grande capitale, Antoniazzi è stato
"pescato'' dopo lunghe consultazioni all'interno della "sinistra'' di
regime in piena crisi di strategie e squassata da rivalità di stampo
presidenzialista che hanno bruciato i vari Moratti, Veronesi, Bassanini, Fo,
Rivera, Toia, Rossi e Martinelli. Ha prevalso infine grazie anche al PRC che ha
fatto di tutto per ricucire le divisioni e promuovere l'ex sindacalista
collaborazionista ad aspirante neopodestà.
Di provata fede cattolica, è presidente della Fondazione San Carlo e dice di
conoscere personalmente almeno la metà dei parroci milanesi. Tra i suoi sponsor
il potente arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini. Nel '68 voleva diventare
prete operaio e invece entrò nell'ufficio studi della Cisl. Suo fratello
Piervito, già seguace dell'organizzazione trotzkista "Avanguardia
operaia'', è stato assessore in quota ai Verdi nella giunta capeggiata da Paolo
Pillitteri, cognato di Craxi. Delle sue radici politiche Antoniazzi dice
"sono riformista-riformista: ho sempre votato Tognoli'', l'ex ministro ed
ex sindaco PSI di Milano riaffacciatosi di recente alla politica e interpellato
da entrambi i Poli per una candidatura.
Tra i suoi amici più stretti l'ex sindacalista di regime Pierre Carniti (Cisl)
e Michele Salvati (DS). Quest'ultimo insieme ad Alberto Martinelli, ex
presidente della facoltà di Scienze politiche, fa da cerniera per carpire i
voti degli intellettuali liberali.
è presidente regionale dei Cristiano sociali nonché consigliere di
amministrazione della Banca etica, della Banca popolare di Milano e della
Fondazione lombarda antiusura. è stato presidente del Pio Albergo Trivulzio
dopo l'esplosione di tangentopoli e l'arresto del "mariuolo'' Mario Chiesa.
All'annuncio della candidatura di Antoniazzi il berlusconiano Albertini ha detto
che "Ha studiato alla nostra scuola'' e gli ha rivolto i suoi auguri
ricordandone la collaborazione al nucleo di controllo del Comune e "il suo
giudizio sostanzialmente positivo sull'attività della giunta''.
In apparenza lontano dal palazzo, denuncia il "cattivo padrone Albertini''
per le privatizzazioni, le esternalizzazioni, le Fondazioni, gli scorpori e i
tagli, che svende il Comune insomma, ma con il suo atteggiamento propositivo e i
suoi programmi, nonché col suo passato, dimostra piena affidabilità al
padronato. Dice di difendere i lavoratori "atipici'' e precari ma sostiene
che non c'è più la classe operaia. Vuole un modello efficientista per
l'amministrazione comunale, al servizio del grande capitale del Nord e
dell'imperialismo europeo, in grado di non far scappare le multinazionali per
mancanza di infrastrutture.
Eloquenti i suoi manifesti formato cinema per una "Milano più grande e
più umana'' con una grafica affine a quella berlusconiana. Il suo programma
sembra spostato sul sociale e sulle masse popolari rispetto a quello di
Albertini, ma a ben vedere sono parole a effetto per carpire i voti delle masse
popolari, in particolare delle donne, dei pensionati e dei giovani. Il suo
programma familista di "Welfare sociale ambrosiano'' basato sul principio
della sussidiarietà si inserisce nel quadro nazionale di smantellamento dello
"Stato sociale''. Punta a convincere "molti astensionisti di sinistra
ma anche di centro ad andare alle urne''.
Ai giovani ci pensa in primo luogo la "lista civetta'' collegata al
"centro-sinistra'' di Franca Rame che gode dell'aiuto dell'ex tangentista e
imprenditore Sergio Cusani, appena uscito dal carcere di S. Vittore.
Milly Moratti
Espressione della lista dei Verdi e di "Milly Moratti per Milano'', è
moglie di Massimo Moratti, il ricchissimo petroliere e presidente dell'Inter
calcio, nonché iniziale candidato sindaco del "centro-sinistra''.
Anche Milly Moratti punta principalmente al voto delle donne e dei giovani con
un programma ad effetto centrato sugli autobus gratuiti. I suoi manifesti sono a
forma di spicchio di arancia con su scritto "vitamine per Milano'' (sic!).
Ha imbarcato Jovanotti e altri cantanti e personaggi borghesi. Viene aiutata dal
fotografo filo radicale Oliviero Toscani e da Davide Corridore, consulente
economico di D'Alema.
Antonio Di Pietro
Il presidenzialista e fresco alleato coi fascisti dell'MSE in Molise, Antonio Di
Pietro, è a capo della lista "Italia dei valori'' pur essendo stato
corteggiato fino all'ultimo dal "centro-sinistra'' per il quale occupò la
poltrona di ministro dei Lavori pubblici dal maggio al novembre 1996 con Prodi.
Anch'egli ha messo la "sicurezza'' al centro del suo programma.
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