Emerso nel dibattito al Senato
Caos nel governo per la Rai
Bocciate le mozioni della casa del fascio, il governo ritira la propria per non essere battuto. Maggioranza e casa del fascio votano assieme il congelamento di tutte le nomine per la tv pubblica
Mastella: "la maggioranza non c'è più". Il caporione fascista Storace salva il governo
Il 20 settembre, per la decima volta nel corso degli ultimi 12 mesi, il governo di "centro-sinistra" del dittatore democristiano Prodi ha rischiato un nuovo capitombolo al Senato.
Il caos questa volta è scoppiato durante il dibattito sulla lottizzazione del Cda Rai. L'adunanza a Palazzo Madama era stata chiesta all'indomani del 9 settembre dalla casa del fascio in risposta alla defenestrazione decisa dal ministro dell'Economia Padoa Schioppa che ha imposto la sostituzione del consigliere in quota alla Cdl Angelo Maria Petroni col veltroniano Fabiano Fabiani, presidente della municipalizzata romana Acea (Azienda Comunale Elettricità e Acque).
All'appuntamento la maggioranza è arrivata in ordine sparso con la cosiddetta "sinistra radicale" e una parte della componente ulivista in preda a forti "mal di pancia"; coi senatori fedeli a Lamberto Dini decisi a non votare il documento del governo e l'Udeur di Mastella opportunisticamente disposto a dire sì "solo per senso di responsabilità".
Un quadro confuso che si è presto trasformato in una furibonda lotta intestina del "tutti contro tutti" sia tra le file del "centro-sinistra" che nel "centro destra". Il dibattito è stato caratterizzato da una raffica di veti incrociati che, uniti a folti plotoni di "franchi tiratori", hanno bocciato tutte e dodici le risoluzioni presentate sia dagli esponenti della maggioranza che dall'"opposizione". Anche il governo alla fine è stato costretto a ritirare la sua mozione e a procedere all'approvazione per parti separate del documento presentato dai "dissidenti" Bordon e Manzione. Al culmine della disputa maggioranza e casa del fascio hanno approvato quasi all'unanimità (295 si, 8 contrari e 3 astenuti) solo un pezzo della risoluzione Bordon-Manzione che impone al Cda Rai (il cui mandato scade a maggio 2008) di bloccare le imminenti nomine in attesa dell'8 novembre quando il Tar deciderà sul ricorso di Petroni. Infatti già nel giugno scorso il Tar ha deciso la sospensione dell'allontanamento del consigliere in quota Cdl, bocciandolo perché motivato da "ragioni extragiuridiche".
A questo punto Mastella e la sua pattuglia di senatori, infastiditi dal comportamento di alcuni senatori diniani e dell'Idv che avevano votato a favore di una mozione su cui il governo aveva espresso parere contrario e infuriati con Di Pietro che in polemica proprio con Mastella ribadiva a Prodi di "fare un passo indietro", hanno deciso di abbandonare l'aula. La maggioranza annaspa, è allo sbando e il Guardasigilli di fatto annuncia la morte ufficiale del governo Prodi affermando che: "Abbiamo constatato che una maggioranza non c'è più, così non si può andare avanti, senza un chiarimento in primavera si va al voto".
Senza i mastelliani, che abbandonano platealmente l'aula, la maggioranza non ha più i numeri né per approvare la sua mozione (la numero 10 che quindi viene ritirata) né per impedire l'approvazione delle mozioni unitarie presentate dalla Cdl. Lo scambio di accuse fra Mastella, Dini e Di Pietro di giocare allo sfascio del governo raggiunge il culmine, mentre Salvi e Prc rilanciano: "l'attacco a Palazzo Chigi arriva dal centro".
Alla fine però la tanto sospirata "spallata al governo" auspicata da Berlusconi non è arrivata perché anche sul fronte opposto alla maggioranza la guerra per bande che ormai da anni caratterizza la politica delle varie cosche parlamentari e che accomuna entrambe le coalizioni, sia nel "centro destra" che nel "centro-sinistra", è tutt'altro che sopita.
E così è successo che alla fine del dibattito in soccorso di Prodi è arrivato il caporione fascista Francesco Storace. Il "dissidente" di An, che insieme ad altri due senatori ha dato vita al gruppo parlamentare La Destra, ha tenuto duro e come aveva annunciato e chiarito anche a Berlusconi in una telefonata mattutina, non si è presentato a Palazzo Madama, permettendo così alla maggioranza di bocciare anche i due documenti del "centro-destra": il primo non è passato per 7 voti di differenza mentre il secondo addirittura è stato respinto sul filo di lana con un solo voto di scarto.
Scampato il pericolo, Prodi, dopo aver incontrato Di Pietro e sentito per telefono Mastella, ha assicurato di tentare con "ancora maggiore impegno" di chiarire i dissidi fra i suoi ministri perché "di questo passo - ha minacciato - non ci sono altre strade se non quella di tornare alle urne". Mentre in una nota Palazzo Chigi, in vista dei prossimi impegni governativi, raccomanda: "Attenzione, la gente ci inseguirà con i forconi" specialmente se si pensa a cosa potrà succedere di qui a breve quando il governo dovrà approvare la Finanziaria e discutere dell'accordo sul welfare del 23 luglio scorso.

26 settembre 2007