I fascisti vogliono abbatterlo
IL MONUMENTO DI LENIN A CAPRI NON SI TOCCA
PMLI, PRC e PdCI, uniti, lo difendono
Redazione di Napoli
Il grande maestro del proletariato internazionale e principale artefice della grande rivoluzione proletaria d'Ottobre Vladimir Ilich Lenin è ricordato nel nostro Paese da due soli monumenti, quello di Cavriago (Reggio Emilia) e quello di Capri (Napoli). Quest'ultimo fu realizzato nel 1968, dopo l'approvazione di una delibera comunale, dal famoso scultore Giacomo Manzù al quale l'ambasciata sovietica in Italia volle commissionare l'opera. Composto da diversi blocchi di marmo alti 5 metri su cui svetta un busto di Lenin, si trova nei "giardini di Augusto'' ai piedi della casa del grande scrittore russo Massimo Gorkij dove Lenin fu ospite durante l'esilio a Capri nel 1908.
Nonostante la statua di Lenin sia situata in un luogo abbastanza nascosto, tenuta in pessime condizioni dall'amministrazione comunale e sia stata persino sfregiata, centinaia di turisti e rivoluzionari di ogni paese la vanno a visitare per rendere omaggio a Lenin.
Ma fascisti e neofascisti non hanno mai digerito la presenza di Lenin sull'isola e periodicamente imbastiscono delle vili provocazioni per saggiare il terreno e arrivare ad abbattere il monumento. E' avvenuto anche quest'anno, il 27 luglio scorso, quando il capo del circolo caprese di AN Luigi Lembo annunciava una raccolta di firme tra i cosiddetti "vip'' dell'isola per cancellare il monumento a Lenin e dichiarava che questa sua iniziativa aveva il consenso del vicepresidente del Consiglio, il fascista Gianfranco Fini.
La raccolta di firme è per ora fallita per il clamore che la provocazione ha suscitato tra le masse capresi e nell'opinione pubblica, ma anche per l'opposizione del sindaco di Capri Costantino Federico e del suo assessore alla cultura che, con un occhio al turismo e l'altro al polverone sollevato da Lembo, ha dichiarato: "la statua a Lenin è un'opera d'arte di enorme valore, essendo stata realizzata dal grande Manzù''.
Sembra dunque che in questa fase prevalga tra i gerarchi fascisti una nuova tattica che Roberto Bigliardo, europarlamentare di AN, sintetizza così: "la statua di Lenin deve restare dove si trova. Chi fa proposte del genere si mette sullo stesso piano di chi nega l'istituzione di una piazza ad Italo Balbo, il più grande pilota d'aviazione italiano''. Anche Bruno Esposito, vicesegretario regionale di AN, è dello stesso avviso, ossia lasciare per adesso all'incuria e semmai alle incursioni di qualche "naziskin'' la statua di Lenin e spingere l'amministrazione comunale a dedicare "come controaltare'' piazze, strade, monumenti, targhe e quant'altro ai peggiori criminali e boia fascisti seppelliti nell'immondizia della storia.
Il 28 luglio, all'indomani della provocazione di Lembo, la Cellula "Vesuvio Rosso'' di Napoli del PMLI insieme al Circolo "Vincenzo De Waure'' del PRC e alla Sezione "Lenin'' del PdCI diramavano un comunicato stampa nel quale respingevano fermamente la provocazione fascista e sostenevano che evidentemente "Lenin non è morto e il suo spettro si aggira tra i sonni agitati dei neofascisti che governano l'isola e non solo. Per questo essi vorrebbero cancellare la sua statua e con essa il ricordo della sua vita e della sua opera, esorcizzando così il terrore che i suoi insegnamenti vengano fatti propri da una nuova generazione di antifascisti e rivoluzionari'' e si invitava alla vigilanza e alla mobilitazione non solo i capresi e i veri comunisti, ma anche "tutti gli autentici democratici e antifascisti'' contro qualsiasi tentativo di riabilitazione del ventennio mussoliniano e contro la mostruosa teoria della pacificazione tra fascisti e antifascisti. Il comunicato veniva ripreso da il Mattino, da il Roma e dal radiogiornale della Campania.

29 agosto 2002