Per la prima volta
Un carabiniere guida l'arma
Il comando passa al generale Luciano Gottardo. Berlusconi se ne attribuisce il merito. Entusiasti i DS
Una superarma di regime
Con un'accelerazione imposta dal neoduce Berlusconi e da AN il Consiglio dei ministri, il 29 aprile scorso, ha nominato il generale di corpo d'armata Luciano Gottardo alla carica di comandante dell'Arma dei carabinieri. Va a sostituire il generale Guido Bellini che lascia la carica per raggiunti limiti di età.
Con l'arrivo di un ufficiale dei carabinieri alla poltrona più importante di viale Romania, si completa a tutti gli effetti la riforma fortemente voluta dal governo del rinnegato D'Alema, e passata con l'astensione della casa del fascio, che nel 2000 promosse l'Arma dei carabinieri a quarta forza armata dello Stato, affiancandola in completa autonomia e con pari poteri a Esercito, Marina e Aeronautica militare, e polizia di Stato in materia di pubblica sicurezza.
Viene così tagliato anche l'ultimo formale legame con la legislazione precedente (in vigore fin dal dopoguerra) che vietava che l'Arma fosse comandata da un carabiniere e imponeva alla più alta carica un generale dell'Esercito. Una norma di garanzia con cui il legislatore pensava di riequilibrare lo strapotere che altrimenti avrebbe avuto l'Arma, che allo stesso tempo era forza armata e corpo di polizia, rispetto alle altre armi. Garanzie che purtroppo si rivelarono solo formali e non servirono a frenare la sua vocazione antipopolare e golpista confermata dal Piano Solo e dal tentato golpe del generale De Lorenzo (che veniva dall'Esercito).
La nomina di un carabiniere al vertice dell'Arma è dunque considerata a ragione dalla destra neofascista e golpista, come il capo dei gladiatori Francesco Cossiga, "un fatto storico", giacché consolida enormemente l'autonomia conferitagli con la "riforma" D'Alema e la fa diventare a tutti gli effetti una superarma di regime, con abnormi e pericolosi poteri sia di quarta forza armata, sia di pubblica sicurezza e polizia militare.
è logico quindi che il primo a esultare sia stato il neoduce Berlusconi che di ciò si attribuisce ogni merito sostenendo di avere realizzato "quello che è stato un mio assunto personalmente: portare per la prima volta un carabiniere alla guida dell'Arma". Gli ha fatto eco il ministro della guerra Antonio Martino che alla cerimonia di insediamento ha sostenuto che non c'è nulla di "eccessivo o di enfatico" in chi ha definito l'evento "storico o anche rivoluzione", ma "c'è il riferimento esatto all'essenza del cambiamento che il governo ha voluto deliberare" accogliendo la nomina di Gottardo.
Ma entusiasti si sono dimostrati anche i DS, che oltre a rivendicare di aver di fatto spianato la strada a tale nomina con la "riforma", nutrono grande fiducia in Gottardo, loro vecchia conoscenza di quando erano al governo, essendo stato uno degli ufficiali che più si impegnò per la riforma, e dal 1999 a capo dell'Ufficio coordinamento delle forze di polizia al Viminale. Per il senatore Massimo Brutti questa nomina "è un motivo d'orgoglio", mentre Marco Minniti responsabile dei DS per i problemi dello Stato ha inviato un telegramma di auguri e congratulazioni.
Il nuovo comandante piace trasversalmente e indistintamente sia alla destra che alla "sinistra" del regime, dalla Lega ad AN, dalla Margherita di Castagnetti, al senatore Nando Dalla Chiesa.
Più cauti i giudizi di chi all'interno dell'Arma si batte per una sua democratizzazione. Ernesto Pallotta del Cocer del Lazio, pur sostenendo che i tempi erano maturi per avere un "nostro ufficiale al vertice dell'Arma" si attende che si "adoperi il più possibile per la democratizzazione e il riconoscimento dei diritti dei delegati nelle rappresentanze militari" e inoltre sottolinea: "c'è anche una cosa importante da chiarire: il compito dei carabinieri è di combattere la mafia e le organizzazioni criminali non di fare la guerra all'Iraq".
Quanto alla carriera militare di Gottardo, oltre ad una lunga serie di comandi territoriali e regionali, il comando dal '96 al '99 della scuola ufficiali, e l'incarico per il Viminale, c'è da registrare che portano in qualche modo anche la sua firma le selvagge cariche e i rastrellamenti degni del regime mussoliniano con cui i carabinieri, assieme a polizia e guardia di finanza, misero a ferro e fuoco Genova nel luglio 2001 durante le giornate del G8, massacrando e arrestando migliaia di manifestanti, e che portarono all'uccisione di Carlo Giuliani. In qualità di capo della divisione Unità Mobili e Specializzate (incarico che ha ricoperto dal gennaio 2001 all'aprile 2002), sua è la firma che ha sancito il nuovo armamento dei reparti di ordine pubblico, come pure sua è l'idea di riformare l'addestramento per preparare gli uomini alle "nuove forme di manifestazione". Il risultato è stato il bagno di sangue che tutti abbiamo ancora sotto gli occhi. Dal 2002 è stato comandante interregionale della "Pastrengo" a Milano, la poltrona che fu del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

15 settembre 2004