Con l'astensione determinante del Polo
LA CAMERA NERA PROMUOVE L'ARMA DEI CARABINIERI A QUARTA FORZA ARMATA CON PERICOLOSI POTERI DI PUBBLICA SICUREZZA E POLIZIA MILITARE
Allungato l'incarico al comandante generale Siracusa, vicino a D'Alema
La legge sul riordino delle forze di polizia ha avuto il primo sì del parlamento nero, con la votazione del 24 febbraio alla Camera, ed è stata trasmessa al Senato per l'approvazione definitiva. Dopo quasi due anni di discussioni e rinvii sta quindi per andare in porto una ``riforma'' fortemente voluta dai due governi D'Alema, che modifica in profondità la struttura e gli assetti di potere delle Forze armate e di pubblica sicurezza. L'aspetto più importante della quale è che l'arma dei carabinieri viene promossa da corpo facente parte dell'esercito a quarta Forza armata dello Stato, andando ad affiancare in completa autonomia l'esercito, la marina e l'aeronautica militari. E che affiancherà con pari poteri la polizia di Stato nei compiti di mantenimento dell'ordine pubblico, prendendo direttive direttamente dal ministro dell'Interno.
Anche se per il momento il generale comandante dell'arma continuerà ad essere scelto non al suo interno ma tra i quadri dell'esercito, e non potrà assumere la carica di capo di Stato maggiore, tuttavia i suoi poteri sono stati aumentati lo stesso potendo ora far parte del comitato dei capi di Stato maggiore delle Forze armate, che è un organo di consulenza del capo di Stato maggiore della Difesa.
Inoltre, per quanto riguarda le carriere, il massimo grado raggiungibile nell'arma passa da generale di divisione (una greca e due stellette) a generale di corpo d'armata (una greca e tre stellette). Ci sarà anche una promozione in massa ai più alti vertici dell'arma, che passa da 25 a 50 generali, e un allungamento dell'età pensionabile, che per i generali di divisione passa da 64 a 65 anni, e per i generali di corpo d'armata sale da 63 a 65 anni. In conseguenza di ciò l'attuale comandante generale dell'arma, Sergio Siracusa, che doveva andare in pensione il prossimo aprile, rimarrà in carica ancora fino al 2001. Rimangono inalterati, infine, i poteri di polizia militare che i cc ricoprono già attualmente per le intere Forze armate sia in Italia che all'estero.

MARCHIO POLITICO DI DESTRA

La legge è passata a Montecitorio con 199 sì, 78 no e 178 astensioni. Hanno votato a favore i partiti della maggioranza, tranne PdCI e SDI che hanno votato contro, e Verdi e Repubblicani che si sono astenuti. Hanno votato no i deputati di Lega e di Rifondazione, mentre il Polo si è astenuto. L'astensione del Polo neofascista è stata dunque determinante per far passare la legge proposta dal governo, e questo la dice lunga sul marchio politico di destra che la contrassegna.
Anche le contraddizioni e le polemiche che hanno accompagnato la discussione e la votazione della Camera nera, infatti, sono tutte di destra e interne al regime neofascista. Alla vigilia della votazione in aula un comunicato pubblicato a pagamento sui giornali e firmato dall'Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp), parlando di ``attentato al parlamento'' attaccava violentemente la legge, definita un ``provvedimento pericoloso per le istituzioni democratiche, accusandola di assegnare ``un'anomala concentrazione di poteri'' all'arma dei carabinieri, e denunciava indebite pressioni e ingerenze di quest'ultima nei confronti dei parlamentari, anche attraverso ``condizionamenti e ricatti'', per far approvare rapidamente il provvedimento.
Sotto accusa, per i funzionari di polizia, riguardo alla nuova collocazione dei cc nell'ambito dell'ordine pubblico, lo svincolo dell'arma dal comando del capo della polizia (e quindi, secondo la catena gerarchica, dei prefetti e dei questori), come è il meccanismo attuale, per passare direttamente agli ordini del ministro dell'Interno, e quindi su un piano di parità e di concorrenza con le forze di polizia.
Su questo aspetto, ed essenzialmente solo su questo, cioè delle rivalità e delle gelosie interne ai corpi repressivi dello Stato, si è giocata la partita parlamentare, con il ``centro sinistra'' schierato con i carabinieri e il Polo neofascista, AN in particolare, a prendere le difese degli interessi corporativi dei poliziotti. Salvo però far approvare lo stesso la legge attraverso l'astensione, perché la promozione dell'arma dei carabinieri a quarta forza armata, da sempre suo cavallo di battaglia (si pensi al capo dei gladiatori Cossiga, e alla destra golpista), era più importante della tradizionale rivalità cc-ps anche per la destra neofascista.
Quanto al governo, deciso a far passare la ``riforma'' a tutti i costi, ha cercato comunque di acquietare la rabbia dei settori più intransigenti della polizia introducendo un emendamento, proposto dal sottosegretario diessino all'Interno Brutti, precisante che ``il coordinamento e la direzione'' di poliziotti e carabinieri saranno esercitati dal ministro dell'Interno ``mediante il Dipartimento di pubblica sicurezza'', organismo formalmente diretto dal capo della polizia. Ma sembra il classico espediente formale che non chiarisce nulla, escogitato solo per sbloccare la situazione in attesa che le cose si decidano a suo tempo in base ai rapporti di forza e alle alleanze politiche.

ASSE PRIVILEGIATO DS-CC

Ad ogni buon conto la denuncia dei funzionari di polizia ha fatto venire alla luce l'esistenza di un asse politico privilegiato tra il governo e i carabinieri, e in particolare tra i DS e i vertici dell'arma. Negli ultimi mesi sono diventate frequentissime le visite del generale Siracusa a Palazzo Chigi, dove si è incontrato più volte con il vice di D'Alema, Minniti. E l'ex comandante del Ros dei carabinieri, generale Mario Nunzella, oggi capo di Stato maggiore, è diventato di recente consigliere personale dello stesso D'Alema per la sicurezza. Lo stesso rinvio di un anno del pensionamento di Siracusa appare chiaramente come una mossa studiata appositamente da D'Alema e dai suoi consiglieri per garantirsi l'``amicizia'' del comandante dell'arma fino alla fine della legislatura, in un periodo molto delicato che prevede ben due consultazioni elettorali cruciali. Senza contare il lungo lavoro di Brutti, prima come sottosegretario alla Difesa e poi all'Interno, che arrivò perfino a scontrarsi con l'allora ministro dell'Interno Napolitano, per spostare l'asse pidiessino e diessino dalla polizia ai carabinieri, e portare avanti questa ``riforma'' che aumenta i poteri dell'arma dei carabinieri, e per cementare con l'aiuto di Folena i rapporti privilegiati tra Botteghe Oscure e l'arma ``benemerita''.
In effetti questa marcia di avvicinamento dei rinnegati all'arma data da parecchi anni, almeno fin dai tempi del PCI di Berlinguer, che nel quadro della ``solidarietà nazionale'' e della ``lotta al terrorismo'' delle sedicenti Brigate ``rosse'', aveva abbandonato la vecchia diffidenza nei confronti della vocazione antipopolare e golpista dei cc confermata dal tentativo di golpe di De Lorenzo, per costruire rapporti di collaborazione quasi da partito ``di governo'', anche se di ``governo ombra'', con tutti i vertici delle forze repressive dello Stato, carabinieri compresi.
Così come per prepararsi a un futuro ingresso al governo il PCI revisionista si avvicinava e costruiva rapporti privilegiati con esponenti della chiesa, dell'industria, della finanza e delle Forze armate e di polizia, così cominciava anche a tessere legami con quella che fino a ieri era stata da oltre un secolo l'istituzione più fedele allo Stato borghese, più ostile e dura con il movimento operaio, contadino e popolare, più ottusa e chiusa alle novità e ai cambiamenti. è stato lo stesso ministro dell'Interno ``ombra'' al tempo della ``solidarietà nazionale'' e del rapimento Moro, Pecchioli, a rivelare che si incontrava segretamente con l'allora comandante dell'arma, generale Dalla Chiesa, per passargli informazioni e segnalazioni sui ``brigatisti'', in cambio di informazioni sullo stato delle ricerche e sui retroscena politici.
Il senatore DS Pellegrino, ha recentemente detto: ``La mia impressione è che il PCI abbia sempre saputo abbastanza di quanto avveniva al livello più nascosto degli apparati, Arma compresa. La quale a sua volta sapeva quello che avveniva a certi livelli del PCI''. A un certo punto ci sarebbe stata quindi tra i vertici dell'arma e il PCI un'omertà reciproca, quantomeno una non belligeranza, quasi prevedendo quelli che sarebbero stati in futuro gli attuali rapporti privilegiati. Tanto che pur sapendo benissimo dei retroscena dell'affare Mitrokhin (fu il generale Siracusa, come capo del Sismi ad informarne Prodi), i carabinieri non fecero nulla per far scoppiare lo scandalo e per danneggiare Botteghe Oscure, e Siracusa fu allora promosso a capo dell'arma.

L'IMPEGNO DI D'ALEMA PER LA ``RIFORMA''

D'altra parte fu proprio il rinnegato numero uno, D'Alema, all'indomani stesso della sua prima investitura a Palazzo Chigi, e quasi a pagare pegno per la salita degli eredi del PCI al governo dopo decenni di anticamera, a precipitarsi alla cerimonia del giuramento degli allievi dell'arma a Velletri, per esternare solennemente la sua ``emozione, commozione e ammirazione'' ai carabinieri, definendoli ``rappresentanti dello Stato che non opprime, ma protegge i più deboli'', e a promettere che si sarebbe adoprato per far approvare la ``riforma'' che li riguardava. ``Riforma'' in realtà neofascista, poliziesca e militarista, perché concentra nell'arma dei carabinieri enormi e pericolosi poteri sia di quarta forza armata, sia di pubblica sicurezza e polizia militare.
Essa rientra chiaramente nel quadro ed è parte integrante di quell'esercito professionale interventista da anni invocato dai fascisti e dalla borghesia imperialista, e alla cui realizzazione i rinnegati diessini stanno dando proprio in questi mesi un impulso decisivo. è altresì una conferma lampante del pervicace disegno del rinnegato e guerrafondaio D'Alema, su cui batte e ribatte ormai un giorno sì e l'altro pure, di fare dell'Italia una grande potenza europea e mondiale, non solo a livello economico e politico, ma anche militare.
E in quanto tale deve essere risolutamente denunciata e combattuta dagli anticapitalisti, ma anche da tutti i sinceri democratici e pacifisti. E non, come hanno fatto i falsi comunisti e imbroglioni del PdCI, che hanno votato contro ma sapendo benissimo che la legge sarebbe passata lo stesso con l'astensione del Polo, e guardandosi bene dal trarre le dovute conseguenze dimettendosi dalla maggioranza contro cui hanno pur votato. E nemmeno come il PRC dell'onorevole cacasotto Bertinotti, che invece di smascherare e attaccare il governo D'Alema e la sua politica militarista e interventista, si è limitato col solito opportunismo a criticare la legge come ``un passo indietro'' rispetto alla precedente ``riforma'' del 1981, e perfino a strizzare l'occhio alla protesta dei poliziotti dell'Anfp, pubblicando il loro comunicato su Liberazione del 23 febbraio e sposando la loro tesi sul mancato ``coordinamento'' delle ``forze dell'ordine''.