Costo 26 milioni
Carri armati di Prodi, D'Alema e Parisi in Afghanistan. È questa la "missione di pace"?
Oltre a otto carri armati saranno inviati cinque elicotteri A129 "Mangusta", dieci blindati "Lince", 145 soldati che si aggiungono ai 1.400 già presenti sul terreno
Dopo l'impegno preso dal governo Prodi in parlamento, contestualmente al rifinanziamento della missione, impegno successivamente confermato con solennità dal Consiglio supremo di difesa presieduto da Napolitano, l'invio dei "rinforzi" in uomini e armamenti in Afghanistan è entrato nella fase operativa. Oltre ai due velivoli senza pilota "Predator" e all'aereo C-130 già pronti da tempo saranno schierati "al più presto possibile" otto carri armati da 24 tonnellate "Dardo", armati con cannone da 25 mm, cinque elicotteri d'attacco A129 "Mangusta", equipaggiati anche con missili, dieci veicoli blindati "Lince", oltre ad altri 145 soldati che si andranno ad aggiungere ai 1.400 già schierati a Kabul e nella regione di Herat, nell'ovest dell'Afghanistan.
Ad annunciarlo a nome del governo il 15 maggio scorso, davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, tra il plauso del Polo neofascista e i mugugni della "sinistra radicale", è venuto il ministro della guerra Parisi, il quale ha anche rivelato quanto costeranno questi "rinforzi" alla collettività: 25,9 milioni di euro, di cui 7,2 milioni "una tantum" per i preparativi, i trasporti e le infrastrutture logistiche, e gli altri 18,7 di "costi ricorrenti" (vale a dire permanenti), calcolati per ora solo fino al 31 dicembre 2007: "La relativa copertura finanziaria, d'intesa con la Presidenza del Consiglio e con il ministero dell'Economia e delle Finanze, verrà apprestata in sede di adozione del disegno di legge di assestamento del bilancio per l'anno 2007", ha spiegato con disinvoltura Parisi. Quando si tratta di spese militari, per sostenere la politica interventista e guerrafondaia dell'imperialismo italiano, i soldi si trovano sempre!
A che possono servire queste nuove armi micidiali, tipicamente di attacco, per una missione che il governo di "centro-sinistra" spergiura essere soltanto "di pace"? È del tutto evidente che non possono servire ad altro che a soddisfare le richieste degli Usa e della Nato, che da tempo premono per un maggior impegno del contingente italiano a sostegno dell'offensiva militare scatenata contro la resistenza afghana nel sud del Paese, offensiva che ha già provocato migliaia di morti tra la popolazione civile. Ma per Parisi questi nuovi invii di uomini e mezzi "non alterano in alcun modo né la natura della partecipazione del nostro contingente alla missione Isaf, né le finalità ultime della nostra presenza". Visto che - ha aggiunto il ministro negando con perfetta faccia di bronzo l'evidenza - "per numero e tipologia gli equipaggiamenti aggiuntivi non potrebbero consentire un genere di missione differente da quella già adottata dal nostro contingente".
Tutto come prima, dunque? Non del tutto, ammette Parisi: "Questi equipaggiamenti permetteranno di migliorare la capacità di esplorazione, la mobilità e la protezione, quindi la sicurezza attiva e passiva, delle nostre truppe", ha concluso il ministro della guerra con una formula ambivalente degna della più inveterata ipocrisia democristiana. Che significato reale può avere infatti il concetto di "sicurezza attiva", se non quello di mascherare dietro un impiego "difensivo" un contingente militare perfettamente attrezzato per una guerra ed effettivamente coinvolto fino al collo nell'occupazione militare del territorio ad esso assegnato e nel contrasto armato contro i guerriglieri afghani?
E non si tratta di un ipotetico scenario "futuro", ma già in atto, come dimostrano i sempre più frequenti scontri armati che vedono coinvolte le truppe italiane, uno dei quali proprio il giorno prima dell'annuncio di Parisi al parlamento. Scontri che si continua a far passare come scaramucce sporadiche durante "normali azioni di pattuglia", nascondendo che si tratta invece di vere e proprie sortite a caccia dei guerriglieri che l'offensiva americana e Nato sospinge verso la regione di Herat controllata dagli italiani. L'invio dei carri armati e degli elicotteri d'assalto a che servirebbe, altrimenti, se non per meglio "dare la caccia" alla resistenza afghana? Non a caso la Casa del fascio ha applaudito la decisione del governo, "finalmente" annunciata dal ministro della guerra, di inviare i rinforzi al contingente militare italiano. È questa la "missione di pace" tanto sbandierata da Prodi, D'Alema, Parisi, Napolitano e Bertinotti?
Fa ancora finta di crederlo la "sinistra radicale", che ipocritamente ha espresso la sua "inquietudine" per l'invio di altri uomini e mezzi, come se non fosse stato già annunciato fin dal voto sul rifinanziamento della missione a cui anch'essa si era servilmente piegata. "Mi preoccupa l'ambiguo concetto di 'politica militare attiva' avanzata dal ministro Parisi", si è lamentata la vicepresidente della commissione Difesa della Camera Elettra Deiana (PRC), non trovando di meglio che chiedere quale fine abbia fatto la "Conferenza di Pace sostenuta anche dal ministro degli Esteri D'Alema".
Stesso balbettìo da parte del capogruppo PdCI in commissione, Severino Galante, che, come chi ha firmato un accordo truffa e pretende dal truffatore il rispetto delle promesse che gli aveva fatto a voce, ha ribadito con ridicolo puntiglio: "Il voto della cosiddetta 'sinistra radicale' al rifinanziamento delle missioni italiane all'estero, ed in particolare a quella afgana, non era affatto vincolato ad un 'rinforzo' del contingente che fosse funzionale a quella che il ministro Parisi ha recentemente chiamato 'difesa attiva'. Se il ministro, ora, 'legge' quel voto in quest'ultima maniera, ciò rappresenterebbe una fuorviante interpretazione che cambierebbe nella sostanza le regole d'ingaggio dei nostri militari nella zona a cui sono stati assegnati".
Mugugni lamentosi anche da parte di Claudio Grassi, il senatore del PRC leader della corrente revisionista "Essere comunisti", secondo il quale "il nuovo invio di truppe è il contrario di quanto sostiene il popolo della pace, e non è un caso che abbia incassato il plauso della destra". Già, ma non se lo immaginava, questo opportunista, quando decise di votare per la continuazione della missione di guerra a Kabul?
Come al solito i falsi comunisti prima coprono le infamità del governo a cui reggono il sacco, e poi piangono quando puntualmente si verificano le dirette conseguenze di quegli atti scellerati. Guardandosi bene però dal trarne le conseguenze uscendo dal governo, e così continuano a seguirlo a rimorchio con le loro giaculatorie, mentre sposta sempre più avanti i paletti della sua politica interventista e guerrafondaia.

23 maggio 2007