Proclamata dai governanti senza alcun coinvolgimento e mandato popolare
RESPINGERE LA FALSA, REAZIONARIA E LIBERISTA CARTA DEI DIRITTI EUROPEI
Uno specchietto per attirare i popoli nella superpotenza imperialista europea
BATTERSI PER UN'EUROPA DEI POPOLI E SOCIALISTA
Documento dell'Ufficio politico del PMLI
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea svoltosi a Nizza ha ufficialmente varato la "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea'', annunciata in pompa magna come la prima Carta del terzo millennio, la più avanzata ed evoluta che l'Europa ricordi. E considerata come la solida base da cui partire per arrivare nel giro di qualche anno a una vera e propria Costituzione europea di cui la Carta proclamata a Nizza, secondo la maggioranza dei paesi dell'Ue, dovrebbe costituire il preambolo. Da oggi i popoli europei si dovrebbero sentire più garantiti, felici di far parte di un'entità sovranazionale che farà esclusivamente il loro bene, che garantirà la pace e benessere per tutti.
Niente di tutto questo. Siamo in realtà di fronte a un falso storico e politico ai più alti livelli, che va respinto e smascherato in blocco, senza tentennamenti o mezzi termini.
Come avviene di norma per tutte le carte costituzionali è il preambolo stesso a illustrarci natura e scopi del nuovo testo europeo. "I popoli europei - vi si legge in apertura - nel creare tra loro un'unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato sui valori comuni''. Ma quando mai i popoli dei paesi dell'Unione europea sono stati interpellati, si sono espressi, hanno votato o conferito un mandato a redigere una simile Carta?
Tutto è nato dalla testa dei governanti dei paesi dell'Unione. Al vertice europeo di Colonia del 3-4 giugno 1999 i capi di Stato e di governo dell'Ue decisero che una "Carta dei diritti fondamentali'' sarebbe stata elaborata e proclamata nel dicembre 2000 prima della revisione del Trattato di Amsterdam e prima della nuova fase di allargamento della superpotenza europea.
Il Consiglio europeo di Tampere in Finlandia (15-16 ottobre 1999) definì la composizione dell'istanza incaricata di elaborare la Carta che prese il nome di Convenzione, composta da 62 membri titolari con rispettivi supplenti, 16 rappresentanti del parlamento europeo, 30 dei parlamenti nazionali, 15 dei capi di Stato e di governo e 1 della Commissione esecutiva guidata da Prodi. Una composizione che non può certo giustificare la pretesa che la Carta abbia visto la luce per volontà popolare, come vuol far intendere l'imperialismo europeo. I rappresentanti dei parlamenti nazionali, 2 per paese, e quelli del parlamento europeo hanno soltanto portato acqua al mulino del progetto reazionario e liberista della Carta. La presidenza della Convenzione è stata condotta per la maggior parte dei lavori dall'ex presidente della Corte Costituzionale tedesca, Roman Herzog. I consiglieri italiani sono stati: Stefano Rodotà, Ornella Paciotti e Andrea Manzella per il "centro sinistra'' e Piero Melograni per il "centro destra''.
Fin dalla prima riunione (17/12/99) i membri nominati si sono mossi nel campo d'azione delimitato dall'imperialismo europeo, ossia nell'ambito ristretto dettato dal Trattato Ue e dalla politica di rigore liberista e liberticida gestita dalla Banca centrale europea. La Convenzione ha rapidamente esaurito il proprio mandato, adottando il 2 ottobre scorso la Carta (preambolo, 7 capitoli e 54 articoli) subito sottoposta al vaglio del Consiglio europeo di Biarritz (13-14 ottobre 2000) che l'ha approvata.
Il testo è passato all'europarlamento di Strasburgo che, riunito il 14 novembre scorso in seduta plenaria, ha espresso giudizio favorevole con 410 voti a favore, 93 contrari e 27 astenuti. Si sono pronunciati a grande maggioranza per il sì i gruppi dei popolari (inclusa Forza Italia), socialisti, liberali, verdi, i fascisti di AN spaccando in due il gruppo Unione delle Nazioni di cui fanno parte. Fra i contrari i conservatori britannici, in blocco, singoli cosiddetti "euroscettici''; fra gli astenuti i leghisti di Bossi e i radicali italiani, tranne Emma Bonino che ha votato a favore. Il gruppo della Sinistra unita-Sinistra verde nordica (Gue-Ngl), di cui fanno parte anche i partiti revisionisti e neorevisionisti dell'Ue, si è spaccato significativamente in tre: 10 voti a favore (tra cui Cossutta), 18 contro (tra cui Bertinotti) e 6 astenuti (tra cui Manisco).
Prima del vertice di Nizza i 15 parlamenti nazionali dei paesi dell'Ue si sono espressi anch'essi favorevolmente sulla Carta. Nella città francese il 7 dicembre la firma al testo europeo è stata posta dal presidente della Commissione Romano Prodi, da quello del parlamento europeo, la francese Nicole Fontaine, e dal ministro degli Esteri francese Hubert Védrine in funzione della presidenza di turno transalpina della Ue.
La Carta è stata dunque redatta materialmente da rappresentanti delle istituzioni europee e nazionali ma in nessun stadio della sua elaborazione, né nella stesura, né nella discussione, né nell'approvazione i popoli europei sono stati interpellati. E la democrazia tanto sbandierata dalla borghesia e dai suoi partiti servi dove è andata a finire? Ancora una volta si ha la conferma che in tutte le questioni cruciali nell'Europa imperialista il popolo non conta niente. è questa la realtà ed è un falso clamoroso affermare il contrario, come è stato fatto nella Carta.
Altrettanto falso e ingannatorio è il riferimento al "futuro di pace''. Nella Carta infatti è assente il principio del rifiuto della guerra di dominio e di ingerenza contro popoli e paesi extracomunitari e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali. La superpotenza imperialista europea non ha la benché minima intenzione di relegarsi entro i suoi confini e di praticare il pacifismo. Lo dimostrano la partecipazione in prima fila all'aggressione imperialista alla Serbia o la decisione di costituire entro il 2003 il nocciolo del futuro esercito europeo con una forza iniziale di oltre 100 mila uomini. E lo richiede il suo rafforzamento imperialista interno coll'allargamento futuro a 12 paesi dell'Est e coll'assestamento finale dell'Unione economica e monetaria per i 12 paesi Ue aderenti all'euro. Lo richiede la battaglia egemonica, per il momento combattuta prevalentemente sul terreno economico, finanziario e commerciale, con gli Usa e il Giappone per il dominio del mondo.
Nel preambolo c'è anche scritto: "Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l'Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà, l'Unione si basa sui principi di democrazia e dello Stato di diritto''. Con ciò, rispolverando la sua visione eurocentrica, l'Unione europea si dice consapevole di poter sviluppare un'egemonia ideologica e culturale sul mondo e al tempo stesso ribadisce i concetti cardini della Carta: quelli impliciti alla sua storia millenaria come il collante religioso del cristianesimo e quelli espliciti del liberalismo, del diritto e dell'interclassismo borghesi, dove il padrone è equiparato all'operaio e il ricco al povero, dove la solidarietà cattolica è sostituita ai diritti universali ai servizi sociali e all'assistenza.
A chi vorrebbe far credere che questa Carta può prestarsi a un'interpretazione di "sinistra'' del processo di integrazione europea il preambolo risponde in modo perentorio, allorché riafferma il "principio di sussidiarietà'' mostrando il suo volto liberista, dichiarando la totale devozione e continuità coi trattati dell'Unione ed escludendo categoricamente qualsiasi rottura col passato e con l'attuale natura capitalista e imperialista dell'Ue.
L'elencazione e il presunto riconoscimento dei diritti nella Carta sono formali ma non sostanziali. La chiave di volta sta nel punto 2 dell'articolo 52 secondo il quale "I diritti riconosciuti della presente Carta che trovano fondamento nei trattati comunitari o nel trattato sull'Unione europea si esercitano alle condizioni e nei limiti definiti dai trattati stessi'' e nell'articolo 16 che riconosce la "libertà d'impresa'' senza limitazioni. Questo significa che tutto viene subordinato al Trattato di Amsterdam che ha aggiornato quello di Maastricht, al Patto di stabilità e ai diktat della Banca centrale europea sui ferrei criteri di convergenza per la moneta unica, che obbligano gli Stati a politiche liberiste, dei tagli e delle privazioni sociali, delle privatizzazioni, presenti ormai da tempo nelle legislazioni e pratiche nazionali, nonché al mercato capitalista, pilastro dell'Unione europea. Una volta affermati questi principi guida come si può farne discendere la tutela dei diritti sociali e la loro applicazione?
Questa Carta rappresenta un passo indietro finanche rispetto alla stessa costituzione borghese italiana.
Il modo con cui sono stati aggirati il diritto al lavoro, al reddito, alla previdenza, alla casa, di sciopero e di istruzione è evidente. Il diritto al lavoro è stato trasformato in "diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o accettata'' (art. 15) in modo che i padroni non abbiano più obblighi, se non di far scegliere a ciascuno di lavorare alle loro condizioni o rimanere disoccupato a vita, con i sussidi di disoccupazione destinati a scomparire una volta affermato questo principio.
è previsto il "ricorso'' allo sciopero ma "conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali'' (art. 28), il che significa regolamentarlo, vanificarlo, svuotarlo da normative che lo ostacolano e negano in ogni modo. Da rilevare che la stessa facoltà di sciopero, che in questo caso non si ha il coraggio di definire serrata, è concessa anche ai "datori di lavoro'' e alle "rispettive organizzazioni''.
L'istruzione viene strettamente legata alla formazione professionale, senza che sia fatto cenno alle condizioni che dovrebbero garantire questo diritto (art. 14). Lo stesso articolo dà via libera alla privatizzazione dell'istruzione.
La Carta recita altresì di una "vita dignitosa e indipendente'' per gli anziani, di "autonomia e inserimento sociale, professionale dei disabili'', di "sicurezza e assistenza sociale'', di "accesso ai servizi d'interesse economico generale'' (artt. 25, 26 e 34): in tutti questi casi è scritto che "l'Unione riconosce e rispetta il diritto di...'' ma ci si guarda bene dal sancirli.
Del resto il Consiglio europeo, l'organo supremo dell'Ue, per quanto concerne i diritti sociali, era stato chiaro fin dall'inizio con la Convenzione incaricata di redigere la Carta: "I diritti da garantire non sono della stessa natura. Esistono diritti che sono chiaramente esigibili. Altri, per essere messi in opera, esigono un'azione dell'Unione, azione nel cui quadro il legislatore dispone di un largo potere discrezionale. Occorre quindi riflettere su ciascun diritto al fine di determinare se esso può essere adempiuto o se può essere formulato in maniera tale che lo sia. Certi diritti dovranno essere definiti come principi politici. Non si possono fare promesse che non si potrà mantenere''.
è stato creato insomma un vero e proprio specchietto per attirare i popoli nella superpotenza imperialista europea. Il presidente della Repubblica italiana Azeglio Ciampi, uno dei più importanti burattinai dell'imperialismo italiano ed europeo, l'ha detto chiaramente quando ha affermato che "l'elaborazione della Carta dei Diritti Fondamentali nasce dall'esigenza di calare l'Europa nella coscienza della società civile. Attesta che l'integrazione europea non è una costruzione artificiosa, ma che ha un'anima: l'identità europea'' ("La Stampa'' del 28 novembre 2000).
In realtà questa Carta è l'espressione della funzione politica e delle esigenze storiche della borghesia reazionaria che è alla guida della superpotenza europea. Lo dimostra anche come viene trattata la questione dell'immigrazione. Il punto 2 dell'art. 4 della Carta chiude la porta in faccia a quell'esercito di extracomunitari "non legali'', ossia clandestini, che sono la maggioranza nell'Europa dei monopoli che li sfrutta e opprime.

BATTERSI PER UN'EUROPA DEI POPOLI E SOCIALISTA
Davanti ad una simile operazione ingannatrice imbastita dall'imperialismo europeo parlare di "Altra Europa'', "Europa dei diritti'', "Europa aperta, solidale, multiculturale, dei diritti sociali'' come fanno i vertici revisionisti, neorevisionisti e trotzkisti, di partiti, movimenti e associazioni italiani ed europei, significa unicamente coprire a sinistra la superpotenza europea. Il PRC ad esempio si è espresso contro la Carta ma imbroglia gli antimperialisti proponendo un "processo costituente affidato al ruolo centrale e propositivo del parlamento europeo''. Cosicché la battaglia viene condotta sul comune terreno dell'imperialismo europeo senza una contrapposizione di principio all'Unione europea, senza chiedere l'uscita dell'Italia dall'Ue.
A questi rinnegati e traditori occorre ricordare ancora una volta che l'Unione europea è un frutto dell'imperialismo e della grande borghesia. Essa è nata in funzione degli interessi dei rispettivi monopoli che stanno dietro i governi nazionali, indipendentemente dalle coalizioni che li dirigono, e ne dettano la linea per potersi espandere e conquistare nuovi mercati nel mondo intero. Le sue istituzioni e appendici come la Convenzione che ha stipulato la Carta sono fortemente antidemocratiche, conformi e subordinate alle esigenze, agli interessi e alla volontà dell'imperialismo europeo, nemiche dei popoli, tutte formate da rappresentanti della borghesia, siano essi di destra o di "sinistra'', nominati con il pieno accordo dei monopoli.
Per questo l'Ue è irriformabile. Essa va rifiutata come vanno rifiutati e smascherati tutti coloro che la sostengono, ne nascondono la natura e ingannano le masse. è ora che gli anticapitalisti, gli antimperialisti, gli "antagonisti'', i pacifisti, e tutti coloro che si battono contro la "globalizzazione'' imperialista escano dalla palude in cui gli imbroglioni politici mascherati da comunisti li hanno cacciati prodigando tutte le loro forze per l'Europa dei popoli.
Ma essa non sarà mai tale fino a che non sarà socialista. Il contributo più grande, più concreto e efficace che si possa dare alla lotta contro l'imperialismo europeo è quello di combattere risolutamente contro l'imperialismo di casa propria e i governi in maggioranza di "centro sinistra'' che attualmente ne assecondano i voleri.
Come abbiamo visto, con la proclamazione della Carta l'Unione europea non ha cambiato natura di classe e finalità politiche ha solo aggiunto un nuovo orpello istituzionale per ingannare i popoli della Regione e coinvolgerli nei piani dell'imperialismo europeo. Battersi per un'Europa realmente dei popoli e socialista rimane quindi un dovere per la classe operaia, le masse lavoratrici e popolari, le ragazze e i ragazzi rivoluzionari e per chiunque si professi antimperialista e aspiri ad un'Europa senza più sfruttati e sfruttatori. I marxisti-leninisti italiani faranno la loro parte perché un giorno venga instaurata la Repubblica popolare socialista d'Europa. A ciò contribuirà la lotta contro la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, per l'Italia unita, rossa e socialista.
Coi maestri vinceremo!


L'Ufficio politico del PMLI


Firenze, 15 Dicembre 2000