Sostenendo il progetto di Bertinotti sulla sezione italiana della Sinistra europea
Caruso salta dall'anarchismo al parlamentarismo
Sporca manovra elettoralistica per integrare il movimento no-global nelle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera
Redazione di Napoli
Chissà quanti, vedendolo agitarsi per rilasciare interviste durante una manifestazione o alle prese con una "azione esemplare" di piccolo gruppo, oppure ancora cercando una risultante dai suoi ermetici scritti in stile negriano, si saranno chiesti: ma qual è il vero obiettivo che persegue il "leader dei disobbedienti del Sud", Francesco Caruso?

Entusiasta per la svolta a destra di Bertinotti
Ad aiutarci a svelare questo arcano mistero c'è un'intervista, pompata in prima pagina dal quotidiano "Liberazione" dell'8 dicembre, nella quale Caruso afferma che: "in questo quadro politico così disarmante, la proposta di Rifondazione comunista di costruzione della Sinistra Europea rappresenta un'evidente anomalia, in quanto pone coraggiosamente il problema della propria inadeguatezza e la necessità di mettersi in discussione e guardare oltre se stessa e la tradizionale forma partito".
Il "ribelle del Sud" si sta riferendo all'ennesima svolta a destra del Prc sancita nell'ultimo Comitato politico nazionale che si è svolto a Roma il 26 e il 27 novembre, e sta giudicando positivamente il colpo di acceleratore che Bertinotti ha voluto dare a quel processo che porterà alla liquidazione del Prc e al suo scioglimento di fatto nel "Partito della sinistra europea" neorevisionista, trotzkista e riformista, con annessa cancellazione della falce e martello.
Un passo che Bertinotti ritiene indispensabile per pilotare il pieno inserimento suo e dei suoi fedelissimi nell'eventuale governo dell'Unione della "sinistra" borghese guidata dal democristiano Prodi e nella nuova collocazione europea che il leader trotzkista e riformista di destra si sta ritagliando, un passo che piace a Francesco Caruso che da tempo è alla ricerca di un contenitore istituzionale ed elettorale che dia sfogo alla sua smania di protagonismo e alle sue ambizioni parlamentari fin qui nascoste, a patto però che esso non abbia più alcun riferimento, sia pur sbiadito, alla lotta di classe per il socialismo ed alla gloriosa storia del movimento operaio del secolo scorso. Per dirla con le parole del clerico-trotzkista Nichi Vendola un contenitore che sia libero dall'"orrore della tradizione comunista".

Coinvolto nelle manovre elettorali
Se c'è un progetto in comune, non deve destare sorpresa il cordiale tubare "a distanza" tra questi anticomunisti alla vigilia della elezioni politiche, momento topico nel quale i percorsi dei politicanti borghesi di "sinistra" si incrociano e si allineano per ingannare il proletariato con la favola che "l'urna" possa alleviarlo, o addirittura liberarlo, dall'oppressione e dallo sfruttamento capitalistico.
"Una nuova soggettività politica - aveva spiegato l'anticomunista Bertinotti parlando della necessità impellente di costruire una sezione italiana della 'Sinistra europea' - che attraversi le scadenze elettorali" attraverso l'apertura delle liste "a quelle candidature espressioni delle soggettività e delle esperienze che, con Rifondazione Comunista, decidono di costituire una relazione stabile dentro il Partito della sinistra europea".
"Alla disponibilità a condividere la costruzione di uno spazio politico di incontro tra le esperienze che hanno segnato il ciclo da Genova in poi, Rifondazione ha affiancato la scelta di cedere una quota della propria sovranità per sperimentare un percorso concreto di innovazione oltre le formule tradizionali dell'organizzazione e della rappresentanza politica. Credo che questa sfida possa rappresentare, se opportunamente colta dai movimenti, un interessante banco di prova nella costruzione di una inedita relazione tra politica, movimenti e conflitti, per riuscire insieme ad individuare una possibile fuoriuscita a sinistra dalla crisi della democrazia, una fuoriuscita che non può eludere dalla centralità che i movimenti hanno assunto in questi anni... le insorgenze sociali che hanno scosso il meridione in questi anni, da Scanzano a Melfi, da Acerra a Terlizzi, da Ariano Irpino a Termoli, possono rappresentare un ulteriore trampolino di lancio per affrontare questa scommessa" gli risponde suadente Caruso, persino scimmiottandolo quando, nell'unica volta che cita il governo del neoduce Berlusconi, lo giudica "ormai alla frutta" (sic!).
Non sarà sfuggito ai più attenti lettori che questi due imbroglioni cercano, ciascuno a suo modo e in una sapiente divisione di ruoli, di ingannare la propria base, il primo sventolando un fantomatico "condizionamento a sinistra" del programma dell'Unione e un altrettanto illusorio futuro "condizionamento a sinistra" della politica guerrafondaia, razzista e imperialista della Ue, il secondo alludendo ad una presunta "perdita di quote di sovranità del Prc" a favore delle istanze dei movimenti, ma sempre di copertura a "sinistra" di una politica borghese di destra si tratta: sia se parliamo della collaborazione con le giunte locali antipopolari di "centro-sinistra", sia con l'Unione del democristiano Prodi, sia con l'Unione europea imperialista.

Per strumentalizzare i movimenti
Dato che a Bertinotti questa ennesima svolta a destra potrebbe costare molto caro nel rapporto con la base anticapitalista, antimperialista e rivoluzionaria del suo Partito e con il movimento no-global, a Caruso spetta il compito di ergersi a rappresentante e guida dei movimenti per convincerli dell'impossibile, ossia che nel capitalismo può esistere una democrazia sostanziale che garantisca gli oppressi dai soprusi degli oppressori, che nel capitalismo si può cancellare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che nel capitalismo, attraverso nuove forme di "democrazia rappresentativa", si può costruire quel "nuovo mondo possibile" a cui tanti aspirano.
La fraseologia radicaleggiante e qualche azione violenta fine a se stessa, gli serve affinché non si scopra che le sue dichiarazioni in fondo, al nocciolo, non sono altro che una chiara prova della sua resa ideologica e politica al capitalismo e alla democrazia borghese, che esse non sono poi così nuove come il nostro anarchico vorrebbe farci credere, poiché si ricollegano direttamente alle teorie riformiste, già battute politicamente ed organizzativamente da Marx ed Engels nell'800.
Per Caruso infatti, amante del motto "il movimento è tutto e il fine nulla", le lotte più disparate del proletariato e delle masse popolari servono al solo scopo di prevenire il diffondersi in essi di un astensionismo di massa, di classe, cosciente e organizzato contro le istituzioni borghesi, oggi in camicia nera, poiché questo sconvolgerebbe i piani suoi e dei suoi padrini politici.
Di seguito un impareggiabile esempio di come si possano rimasticare le teorizzazioni degli opportunisti e riformisti di ogni tempo, spacciandole per una grande novità da anteprima mondiale: "Occorre reinventare una sinistra radicale e alternativa che non c'è ancora". Abbattere quindi il fortino dell'"autonomia del politico", ma anche e soprattutto porsi con determinazione il problema dell'abbattimento dello Stato, per dirla con il Lenin di "Stato e Rivoluzione", attraverso però non la presa del potere ma il suo superamento, la sua esautorazione, cioè attraverso la sistematica distruzione della distanza tra politica e società, l'annientamento della separazione tra società e sovranità". Questo dice il nostro anarchico aspirante parlamentare. Ma si tratta di leninismo o di antileninismo?
A noi a questo punto non resta che invitare tutti coloro che odiano questo sistema economico. politico e sociale, marcio e corrotto fino al midollo, a fare un bilancio serio ed approfondito della storia del movimento operaio a livello nazionale e internazionale, per capire cosa bisogna fare oggi, per questo auspichiamo che i coraggiosi no global, i disobbedienti e la base del Prc che non lo hanno ancora fatto, leggano e studino proprio "Stato e Rivoluzione", una grande opera, che consideriamo fondamentale per trasformare il mondo e noi stessi e per valutare serenamente, con cognizione di causa, se è ancora valida la "Via dell'Ottobre", oppure bisogna unirsi alla canea berlusconiana che si scaglia, un giorno sì e l'altro pure, contro lo spettro rosso che si aggira per l'Italia.

I disobbedienti non hanno abboccato all'amo
Intanto registriamo con molto piacere che i disobbedienti di Napoli non hanno abboccato all'amo. In un loro comunicato, pubblicato anche su "Liberazione" del 15 dicembre, scrivono: "Dopo l'adesione di Francesco Caruso alla Sinistra Europea, alcune importanti precisazioni sottolineate dall'area dei disobbedienti napoletani... E proprio l'amore per la nostra libertà che ci ha spinti a non seguirti in questa tua avventura, come è l'amore per la tua libertà che ci ha spinti tante volte a tacere. Adesso questo tempo è finito, ognuno torni alla sua libertà ed alle sue scelte. Ci auguriamo, per te, che i tuoi giudizi sul percorso politico della Sinistra Europea si realizzino, a noi solo la libertà di non entrare nemmeno nel merito di quella vicenda, sarebbero commenti che guasterebbero i nostri appassionati auguri".
In un altro significativo post pubblicato sulla rete si legge: "Forse gli piace la sinistra europea perché lo candida alle elezioni politiche a Cosenza? Magari si incontra con Casarini candidato dei Verdi e in parlamento ci fanno veder quanto sono obbedienti alle politiche padronali!". In un altro alcuni dimostranti di ritorno dalle manifestazioni in Val Di Susa affermano che "proprio l'8 dicembre, in treno, abbiamo letto ad alta voce un pezzo dell'articolo di Caruso su 'Liberazione'. C'era gente che si schiantava dalle risate, ilarità diffusa. A Caruso, parla come mangi". Dissensi si registrano anche tra i giovani comunisti: "Lutrario, Casarini e Caruso possono continuare a dirsi 'Disobbedienti', ma non possono chiederci di non essere più comunisti e di diventare solo ciò che oggi sono loro".
Anche se non vanno al cuore della questione queste prese di distanza sono il segno che non sarà facile far digerire a tutti i fautori di "un mondo diverso" questa sporca manovra elettoralistica per integrare il movimento no-global nelle istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera. Della serie non tutte le ciambelle, avvelenate, riescono col buco.

21 dicembre 2005