Per il caso Ruby
La Camera dei venduti ratifica il golpe per strappare Berlusconi ai giudici di Milano
Solo con la lotta di piazza ci si può liberare dal nuovo Mussolini

Con 315 voti a favore e 298 contrari la Camera nera ha approvato il 3 febbraio la decisione della Giunta per le autorizzazioni a procedere di respingere la richiesta della procura di Milano di poter perquisire gli uffici del segretario di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, in ordine all'inchiesta sul cosiddetto caso Ruby in cui il neoduce è accusato di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile.
Con quella decisione, presa a maggioranza il 27 gennaio, la Giunta aveva attuato un vero e proprio golpe istituzionale, in quanto non si era limitata a negare ai PM milanesi l'autorizzazione sulla base dell'esame delle carte da loro presentate, quale poteva essere la sua esclusiva facoltà concessagli dalla Costituzione, bensì si era addirittura rifiutata di esaminarle rinviandole al mittente, in base all'assunto che la competenza a indagare sul reato di concussione del premier non spettava a loro ma al Tribunale dei ministri.
In questo modo un organo del parlamento si arrogava il potere di sentenziare giudizi di merito su un procedimento giudiziario in corso, sostituendosi alla magistratura nell'esercizio dei suoi poteri costituzionali. Tutto ciò al fine prettamente strumentale di favorire la strategia difensiva dei legali di Berlusconi per togliere l'inchiesta alla procura di Milano e al tempo stesso creare i presupposti per sollevare un conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale che possa quantomeno ritardare di mesi la celebrazione del processo.
Ora la Camera ha ratificato il golpe della Giunta, grazie soprattutto alla ventina di deputati comprati a suon di milioni e di posti di sottogoverno dal neoduce, i cosiddetti "responsabili" che avevano appena formato il gruppo autonomo posticcio di Iniziativa responsabile (IR), i cui voti sono stati decisivi insieme alle dubbie "assenze" nelle file dell'opposizione, tra cui tre per malattia del PD, due per missioni in quelle dell'UDC, un altro paio assenti tra i "lib-dem" affiliati all'API di Rutelli e all'astensione del deputato di FLI Barbareschi, ancora fresco di un recente e proficuo pellegrinaggio ad Arcore, che ha dichiarato di essersi "sbagliato".

La campagna acquisti funziona
La vergognosa campagna acquisti di Berlusconi evidentemente sta funzionando, tanto che i deputati della maggioranza fascio-leghista si sono esibiti in un'oscena gazzarra di giubilo simile a quella del voto di fiducia del 14 dicembre, e il neoduce ha potuto festeggiare il raggiungimento della fatidica soglia di 316 voti (se si considera anche il suo, che però non ha espresso in questa occasione) che gli assicura la maggioranza assoluta in parlamento. Ciò rafforza la sua convinzione di riuscire a rimanere in sella per tutta la legislatura, e perciò mentre inizia a distribuire le prime poltrone per premiare i nuovi acquisti (ne ha a disposizione ben 11 tra ministri e sottosegretari, e altri sta per crearne con un'apposita leggina), dall'altra cerca di allargare ulteriormente il terreno di caccia per mettere in sicurezza la sua maggioranza. A questo mira per esempio l'incontro assai promettente avuto con l'anticomunista e presidenzialista di antico pelo Marco Pannella, che gli ha messo sul piatto i sei deputati radicali eletti nelle liste del PD dicendosi "convinto che sia dovere civile dare un contributo per far durare la legislatura". Tutto ciò non fa che rendere più che mai il parlamento una fogna di politicanti borghesi dediti a curare esclusivamente il proprio tornaconto personale, tra cui abbondano gli inquisiti, i mafiosi e i corrotti e adesso perfino i prostituiti di entrambi i sessi.
Fantastica la tesi addotta dalla maggioranza per puntellare giuridicamente la competenza del Tribunale dei ministri sul reato di concussione attribuito al premier: nel telefonare alla questura di Milano per far rilasciare la minorenne Ruby la famosa notte del 27 maggio scorso, Berlusconi avrebbe infatti agito nell'esercizio delle sue funzioni di presidente del Consiglio, in quanto avrebbe creduto in buona fede alla panzana della "nipote di Mubarak" e quindi sarebbe intervenuto nientemeno che per scongiurare un incidente diplomatico col governo egiziano. È quanto sostenuto con supremo sprezzo del ridicolo dal PDL Maurizio Paniz a nome della maggioranza, secondo il quale Berlusconi avrebbe telefonato in questura "nella convinzione, vera o sbagliata che fosse, che Karima El Mahroug, fosse parente di un presidente di Stato". "E lo sapete meglio di me - ha aggiunto incurante degli sghignazzi e delle proteste dell'altra metà dell'aula - lo sapete meglio di me che la tutela dei rapporti internazionali passa anche attraverso telefonate come questa. Ricordatevi quello che è successo nei rapporti tra Svizzera e Libia! Ricordatevelo bene! Qualche mese fa!".

Avanti con il "processo breve" e la legge bavaglio
Incassato questo ennesimo golpe che gli apre buone probabilità di riuscire a scippare l'inchiesta ai PM milanesi, e magari farla arenare per mesi in attesa di nuovi provvedimenti ad personam che la cancellino del tutto, il nuovo Mussolini ha dato ordine ai suoi gerarchi di riesumare e mandare avanti le leggi ferme in parlamento che gli servono per estinguere i processi tuttora in corso al Tribunale di Milano che lo riguardano, Mills, Mediaset e Mediatrade. A cominciare dal "processo breve" e dalla legge bavaglio contro le intercettazioni: "Presto porteremo in parlamento una legge che dice che le intercettazioni possono essere autorizzate solo in indagini che riguardano terrorismo internazionale, criminalità organizzata, omicidio e pedofilia. E un'altra per cambiare la durata dei processi", ha annunciato infatti il neoduce, aggiungendo che è pronta per essere presentata anche la controriforma della giustizia per mettere definitivamente il morso del governo alla magistratura.
Tutto ciò conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che è una pia illusione sperare di disarcionare Berlusconi attraverso la via giudiziaria, così come per la via parlamentare. L'unica strada possibile è quella indicata dal PMLI di un nuovo 25 Aprile per buttare giù il nuovo Mussolini con la lotta di piazza. E questa convinzione comincia a farsi sempre più strada tra le masse, tant'è vero che perfino il finto "sinistro" Di Pietro è arrivato ad ammetterlo, quando concludendo il suo intervento in aula ha detto: "Ribadisco: la misura è colma. Occorre una mobilitazione generale, occorre scendere in piazza, occorre soprattutto, se ci fosse un minimo di dignità, respingere la relazione di maggioranza, ma in questo Parlamento non c'è più dignità ormai e si va nelle piazze".
Ovviamente lui lo fa in maniera strumentale, per metterci il suo cappello e lucrarci sopra a livello elettorale, perché vuole che Berlusconi si dimetta per i suoi scandali e non mette in discussione il regime neofascista che ha plasmato a sua immagine. Mentre il neoduce va abbattuto per i crimini politici e sociali commessi e per smantellare il sistema berlusconiano di leggi e controriforme che rischierebbe di continuare anche sotto altre maggioranze politiche e altri governi della destra e della "sinistra" borghese.

9 febbraio 2011