Nucleare, il Governo Ko, ora decidono le Regioni

di Cecilia Pavone, via e-mail
E' la Corte Costituzionale a erigere le barricate contro il nucleare, ponendo un argine alle velleità accentratrici del governo Berlusconi in materia di politiche energetiche. Con una sentenza che restituisce poteri decisionali alle Regioni. Uno schiaffo al progetto di reintroduzione del nucleare portato avanti arbitrariamente da Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, e da Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico. In particolare la Consulta ha stabilito che, per la trasmissione, distribuzione e produzione dell'energia e delle fonti energetiche, il governo ha l'obbligo di trovare un'intesa con le regioni interessate - che possono esprimere pareri vincolanti - con il divieto di far ricorso a poteri sostitutivi.
Le regioni, dunque, tornano ad aver voce in capitolo su una materia così delicata e potranno interpretare gli umori delle popolazioni locali dando voce e traducendo in atti legislativi le proteste anti-nucleare e pro-rinnovabili sostenute dalle associazioni ambientaliste, dai cittadini italiani e persino da parlamentari della maggioranza. La Consulta scardina così il dispotico impianto pro-nucleare, che si è materializzato nel decreto "ammazza-rinnovabili", presentato dal ministro Romani e approvato dalla Camera. A nulla vale l'ipocrita marcia indietro del governo sul referendum abrogativo per la reintroduzione del nucleare in Italia, un dietro-front orchestrato unicamente per non perdere consensi elettorali, non certo per la salute pubblica. L'opinione pubblica si è ribellata. E la Corte Costituzionale ha deciso.
La ribellione ai diktat imposti dal governo Berlusconi è sentita con maggior forza in Puglia e nel Salento, che tanto hanno scommesso sulle imprese legate al fotovoltaico e all'eolico. La Puglia, terra di sfruttamento energetico. Basti pensare allo scempio della centrale termoelettrica di Cerano, o al dissennato progetto governativo di trivellare i fondali dell'Adriatico, a pochi chilometri dalle isole Tremiti, vicino al Gargano. Il no al nucleare in Puglia è gridato con più decisione, con il Consiglio regionale compatto nel rifiutare una fonte energetica così pericolosa per l'ecosistema e per la salute dei cittadini e "nel dichiarare il territorio pugliese non idoneo alla localizzazione delle centrali nucleari e siti di smaltimento delle scorie radioattive", come precisa il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna. "La Puglia esce rafforzata da questa sentenza - chiosa il presidente - i riti della sconsiderata liturgia dell'uranio andranno celebrati altrove, fuori dalla Puglia, semmai qualcuno vorrà farsene carico".

(dal sito "20centesimi.it")

19 maggio 2011