Come e peggio che con la dittatura fascista di Ruini
Un'altra raffica di sentenze e di diktat da parte della Cei
"I politici cattolici devono votare contro le leggi invise alla Chiesa e non devono più appellarsi alla autonomia dei laici in politica". Bagnasco: "le unioni di civili invogliano all'incesto e alla pedofilia"
Approfittando della fase di ristrutturazione in cui si trovano i due poli del regime neofascista la crociata del Partito dei vescovi sta conquistando il centro della scena politica e mediatica. L'obiettivo è riconquistare alla sudditanza i cattolici e le istituzioni italiane, tanto che ormai non passa giorno che non sia scandito dalle picconate per demolire quel già tenue confine di separazione tra Stato italiano e Chiesa Romana.
L'ultima è del 28 marzo scorso, quando è stata pubblicata la "nota vincolante" della Cei (Conferenza episcopale italiana) sulla questione dei Dico. "La legalizzazione delle unioni di fatto - si legge nel testo - è inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo... un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile... Una parola impegnativa ci sentiamo di rivolgere specialmente ai cattolici che operano in ambito politico... In particolare ricordiamo l'affermazione precisa della Congregazione per la dottrina della fede (guidata per un ventennio da Ratzinger, ndr) secondo cui nel caso di un progetto di legge favorevole al riconoscimento delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto... mentre il fedele cristiano, tenuto a formare la propria coscienza in base all'insegnamento del magistero, e non può appellarsi al principio del pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica".

Al seguito di Ratzinger
Parole gravissime, che fanno seguito a quelle pronunciate dal papa nero "sui valori non negoziabili", e che rappresentano il lancio ufficiale della "Riconquista" dell'Italia da parte dei vertici della Chiesa cattolica. Quest'ultima ha l'appoggio entusiasta dei gerarchi del regime, come Storace, Mussolini, Buttiglione, Maroni, Formigoni, Moratti, Casini, Cesa e non sta incontrando particolari difficoltà ad affondare la lama nel burro dello schieramento di "centro-sinistra", anche essi in fondo pronti a seguirla al grido di "Credere, obbedire, combattere".
Infatti, di fronte a cotanta arroganza razzista e ad una così sfacciata invadenza nell'attività legislativa del Parlamento, il Caronte del Partito democratico (cristiano?), Piero Fassino, non è riuscito a farfugliare altro che: "Su questo punto il documento della Cei va al di là del giusto, pur contenendo cose molto interessanti" e addirittura Giorgio Tonini sostiene che "la nota è in consonanza con il programma dell'Ulivo". Per non dire dei ministri paggetti di Ratzinger, come Fioroni (scuola): "la Cei dice solo ai credenti ciò che è bene e ciò che è male'' e Mastella (giustizia), che capovolgendo come faceva Goebbels la questione afferma: "è insopportabile chi vuole spiegare alla Chiesa come si fa la Chiesa. Non è possibile che ogni volta che qualche vescovo o il presidente della Cei interviene su cose normali, di buon senso religioso e laico, ci siano atteggiamenti un po' isterici".
Per il segretario del PRC, Giordano "Così siamo di fronte ad una crociata" come se i diktat vaticani non fossero stati largamente annunciati in questi mesi, mentre il ministro Ferrero (sempre del PRC) sul family day dichiara "deciderò se partecipare dopo la lettura del manifesto", come se non fosse ampiamente annunciata proprio come una manifestazione filo-clericale, dichiaratamente familista, razzista e sessuofobica nella quale come affermano gli organizzatori dell'Azione cattolica "Non sarà permesso a nessuno esporre striscioni, bandiere tanto meno inscenare una qualsiasi contromanifestazione di dissenso".

La sparata del nuovo capo della Cei
Cosicché, saggiato il capitolazionismo disarmante anche delle istituzioni locali (dopo il consiglio regionale della Liguria e della Lombardia anche il consiglio comunale di Roma sta discutendo di patrocinare il raduno anti-Dico del 12 maggio), il 30 marzo scorso ad uscire allo scoperto è il nuovo capo della Cei in persona, Angelo Bagnasco, colui che il rinnegato e rimbambito segretario dei DS, a pochi giorni dalla nomina a capo della Cei, aveva garantito di conoscere "come uomo saggio, equilibrato, prudente". Ad una riunione di animatori della comunicazione della diocesi genovese l'allievo del cardinale Siri ha paragonato le unioni civili e di fatto all'incesto ed alla pedofilia, scandendo il concetto che la Chiesa se ne frega dell'opinione pubblica e del Parlamento: "Se il criterio è quello dell'opinione pubblica o delle maggioranze vestite di democrazia diventa difficile dire dei No all'incesto come in Inghilterra o al Partito dei pedofili come in Olanda". Poi in un secondo tempo ha cercato di spiegare, confermando tutto (come recita una vignetta satirica "Bagnasco smentisce sapendo di smentire"), proprio come aveva fatto il suo sovrano feudale con l'invettiva contro l'islam antimperialista pronunciata a Ratisbona.
Del resto l'ipocrisia del Vaticano anche in questo campo è ben nota: da un lato elogia l'obbligo della castità per i religiosi, dall'altra ha in piedi cause in tutto il mondo per difendere preti mostruosamente repressi sessualmente che nel silenzio del confessionale molestano e seviziano bambini, suore e giovani seminaristi, e invece di chiedere scusa per le aberrazioni di cui si macchiano tanti sacerdoti, bolla di questo crimine i conviventi che chiedono soltanto il riconoscimento di elementari diritti civili e sociali.
E che dire poi del capolavoro compiuto dalla Sir - l'Ufficio stampa del Vaticano - che sulle unioni gay, lesbiche e transessuali recita: "non si può scherzare con due principi di fondo, la differenza sessuale e l'uguaglianza. Lede infatti pesantemente il principio di uguaglianza trattare casi differenti allo stesso modo". Un ragionamento che preso alla lettera chiama a raccolta accanto a tutti i credenti progressisti, il movimento delle donne, che evidentemente, differendo dagli uomini dal punto di vista sessuale, per la Chiesa non devono avere gli stessi diritti, ma rimanere incatenate alla via crucis di vergini, spose, madri ed angeli del focolare!
La chiusura del cerchio di questa prepotente discesa in campo della Chiesa a difesa della famiglia borghese, cattolica, monogamica e patriarcale come "unica cellula fondamentale della società" lo spiega ancora una volta Ratzinger, nel messaggio indirizzato ai capi di Stato e ai vertici delle istituzioni europee, quando dopo aver rivendicato che venga "riconosciuto esplicitamente il patrimonio cristiano del nostro continente" precisava che "sotto il profilo demografico, si deve purtroppo constatare che l'Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portare al congedo dalla storia". In questo senso non stupisce che ancora una volta gli interessi della Chiesa, legati al matrimonio cattolico ed alla sudditanza della donna nella famiglia e nella società, si sposano perfettamente con quelli dell'imperialismo italiano ed europeo, che ha bisogno di carne da macello per farsi spazio nel mondo, e in fondo questo, alla fine è il senso della litania "Ciò che è bene per la famiglia è bene per il paese".

4 aprile 2007