Dopo essere pesantemente intervenuta sui referendum sulla fecondazione assistita
La Cei irrompe anche sulla famiglia
Inammissibile ingerenza del cardinale Ruini, appoggiato dal papa e dal segretario di Stato vaticano Sodano, negli affari interni italiani
Nel mirino oltre ai Pacs l'intera politica dell'Italia

Ci risiamo. Le ingerenze della Conferenza episcopale italiana (Cei) e del suo presidente cardinale Camillo Ruini, negli affari interni italiani si allargano e si infittiscono. Dopo essere intervenuta pesantemente sui referendum sulla fecondazione assistita pronunciandosi per l'astensione, ora la Cei irrompe anche sulla famiglia difendendo l'istituto del matrimonio e respingendo i Pacs, i patti civili di solidarietà, che si propongono di riconoscere le unioni di fatto, sentenziando che essi sarebbero incostituzionali.
A intervenire, ancora una volta, è Ruini in prima persona aprendo la Sessione estiva del consiglio permanente della Cei che si è tenuta a Roma dal 19 al 22 settembre. Nella sua prolusione egli ha infatti fatto proprie le parole pronunciate da Ratzinger al convegno della diocesi di Roma dedicato alla famiglia del 6 giugno scorso secondo cui "Le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il `matrimonio di prova', fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono espressioni di una libertà anarchica". Ruini ne consegue che le "varie proposte di legge presentate nel nostro parlamento... prefigurano quello che si potrebbe chiamare un `piccolo matrimonio': qualcosa cioè di cui non vi è alcun reale bisogno e che produrrebbe al contrario un oscuramento della natura e del valore della famiglia e un gravissimo danno al popolo italiano".
Il presidente della Cei ricorda inoltre, incoronandosi esperto di diritto costituzionale italiano, che "la nostra Costituzione nell'art. 29 intende con univoca precisione la famiglia come `società naturale fondata sul matrimonio' e ne riconosce i diritti. Per conseguenza la Corte Costituzionale ha ripetutamente affermato che la convivenza more uxorio non può essere assimilata alla famiglia, così da desumerne l'esigenza di una parificazione di trattamento".
Il punto è sempre quello: per la Chiesa la famiglia è la cellula base della società. Non una famiglia qualunque, ma una famiglia monolitica, fondata sul matrimonio possibilmente cattolico, indissolubile e prolifico e fra individui di sesso diverso. Ogni altra forma di convivenza al di fuori del matrimonio, tanto più tra omosessuali, non solo deve essere messa al bando sul piano etico e morale, ma non può essere giuridicamente riconosciuta come famiglia e godere delle stesse tutele e degli stessi diritti della famiglia fondata sul matrimonio. Al massimo, per non apparire troppo reazionario, Ruini propone "la strada del diritto comune", per precisare diritti e doveri nelle persone che convivono a vario titolo.
Comunque, ammonisce, "il sostegno alla famiglia legittima dovrebbe essere la prima e vera preoccupazione dei legislatori". Tutte le forze politiche parlamentari sono dunque avvisate. La Chiesa non permetterà che venga scardinata o anche solo oscurata la concezione cattolica della famiglia, che rappresenta una delle fondamentali architravi dell'intera dottrina cattolica, come dell'attuale regime neofascista.
In questa ennesima crociata ideologica e politica, Ruini ha immediatamente ricevuto l'appoggio del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano che in un'intervista apparsa su "la Repubblica" del 21 settembre ha avvisato che contro i Pacs e in difesa della famiglia tradizionale basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, la Chiesa e i cattolici dovrano essere pronti anche a un eventuale referendum. "La famiglia - ha detto - è fatta di uomo e donna. Se il popolo fosse chiamato a votare su altre forme di convivenza, noi la difenderemo". E ancora: "nelle unioni fuori del matrimonio ci sono aspirazioni che gli interessati potranno risolvere con contratti individuali". E infine: "Nella vita delle persone di aspirazioni ce ne sono tante, ma sostenere che sono diritti è un'altra cosa".
E come se non bastasse l'appoggio del numero uno della diplomazia vaticana, ecco anche quello del papa in prima persona che all'indomani della chiusura della conferenza episcopale, cogliendo l'occasione della cerimonia di consegna delle credenziali del nuovo ambasciatore del Messico, ha ribadito che "il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia non si può equiparare né confondere con altre forme di unioni umane".

Ingerenza a tutto campo
Il tema della famiglia è stato quello che, data anche la sua attualità, ha suscitato la maggiore attenzione. Ma l'ingerenza di Ruini è stata veramente a tutto campo. Nella sua prolusione infatti il presidente della Cei ha spaziato dalla politica interna a quella internazionale, dalla politica economica e finanziaria dell'Italia, a quella della giustizia, della scuola, della scienza.
A proposito della guerra imperialista all'Iraq, Ruini ha di fatto ribadito l'implicito appoggio alla politica interventista italiana già espresso in occasione dei funerali delle vittime dell'attentato di Nassiryia quando affermò che "non fuggiremo davanti ai terroristi assassini, anzi li fronteggeremo con la determinazione necessaria". In questa occasione si è limitato a sostenere che di fronte alla "minaccia terrorista" occorre "continuare a reagire nella maniera più efficace e solidale... per prevenire gli attentati e per mettere a tacere coloro che incitano a commetterli".
Venendo alla situazione italiana ha ricordato l'importanza della prossima legge finanziaria rispetto alla quale i vescovi si aspettano provvedimenti "seri" in favore della famiglia. Ha quindi difeso il governatore della Banca d'Italia, il cattolico Fazio, chiedendo che sia posto fine "a quell'abuso della pubblicazione sugli organi di stampa delle intercettazioni disposte dall'Autorità giudiziaria". Ha poi rilanciato la richiesta, già espressa da Ratzinger, di incrementare i finanziamenti alle scuole private cattoliche permettendo "concretamente il diritto dei genitori ad una libera scelta educativa, senza dovere sopportare per questo l'onere aggiuntivo di ulteriori gravami". Ricordando il risultato referendario, ha inoltre rilanciato la necessità di proseguire sulla strada di indirizzare la ricerca e gli sviluppi delle biotecnologie nel quadro dei dettati cattolici.
Nel suo escursus teologico e politico Ruini non ha mancato nemmeno di sferrare un ulteriore attacco al comunismo, teorizzando che "il bene che vince il male" può "suscitare la catena di trasformazioni che cambiano e muovono il mondo". Ruini ha affermato che "è questa la vera rivoluzione di cui l'umanità ha, da sempre, profondo bisogno e desiderio: al contrario, le rivoluzioni del secolo XX, il cui programma comune era di non attendere più l'intervento di Dio, ma di prendere totalmente nelle proprie mani il destino del mondo, dovevano per forza assolutizzare ciò che è relativo, prendere un punto di vista umano e parziale come misura assoluta di orientamento. Ma l'assolutizzazione del relativo è l'essenza del totalismo: invece di liberare l'uomo gli toglie la sua dignità e lo schiavizza". Peccato che nel ragionamento di Ruini qualcosa non torni e che sia vero proprio il contrario di ciò che afferma e cioè che solo quando il popolo ha preso in mano il proprio destino esso ha cambiato il mondo e fatto avanzare la ruota della storia, mentre la Chiesa predica da due millenni la rassegnazione, la passività e l'attesa dell'intervento divino producendo solo conservazione e regresso.

La strategia egemonica della Chiesa
L'ultimo intervento di Ruini testimonia ancora una volta che la Chiesa ha di fatto assunto il ruolo di protagonista nell'arena politica italiana tanto che il presidente della Cei può proclamare apertamente la scelta di "non coinvolgerci con scelte di schieramento politico o di partito e di richiamare invece all'attenzione di tutti, e in particolare dei credenti, i principi e i criteri dell'insegnamento sociale della Chiesa, che non riguardano `interessi cattolici' ma il bene dell'uomo".
In sostanza, dopo la fine della DC travolta da tangentopoli e la conseguente "diaspora" politica dei cattolici, la Chiesa per rilanciare il suo ruolo ha messo a punto una strategia che non si basa più sull'affidarsi alla mediazione di un unico partito o schieramento istituzionale, ma di giocare a tutto campo proponendosi trasversalmente come punto di riferimento, ago della bilancia, mediatore. Alle posizioni dottrinali ormai unisce puntualmente le posizioni politiche attraverso cui condiziona e ricatta le forze politiche borghesi. Ne è una recente testimonianza l'intervento del successore di Ratzinger a Prefetto della Congregazione della dottrina della fede, William Joseph Levada, che ha sostenuto al sinodo dei vescovi che "è peccato votare i candidati politici che ammettono leggi a favore dell'aborto".
Allo scopo di dare più visibilità e potenza di fuoco alla Chiesa, proprio Ruini nel '94 è stato l'artefice del "Progetto culturale", che è poi entrato in funzione nel '97, attraverso il quale la Cei si propone di far giungere capillarmente la cultura cattolica in ogni ambito della vita culturale, sociale e politica del paese coinvolgendo diocesi, parrocchie, associazionismo cattolico, istituti culturali, ecclesiastici e universitari. Anche l'apparato della comunicazione viene enormemente potenziato. Oltre agli spazi nelle emittenti publiche e private la Cei realizza un costoso network: dal quotidiano "Avvenire", all'agenzia dei vescovi Sir alla rete satellitare Sat2000 al circuito radiofonico Blusat. In tutto ciò favorita dal concordato fascista siglato nel 1984 dall'allora presidente del consiglio Bettino Craxi che, grazie all'8 per mille, rende la Chiesa italiana più forte e più ricca, capace di rinnovare la propria organizzazione, di sostenere iniziative e di produrre anche pressioni sulle diocesi italiane che sono costrette ad allinearsi. Si pensi che solo nel 2004 la Cei ha incassato, grazie all'8 per mille, 936 milioni di euro.
I risultati di questa strategia egemonica non si fanno attendere. In pochi anni la Chiesa riesce ad ottenere dallo Stato e dal parlamento una messe di regali: statalizzazione degli insegnanti di religione, inserimento degli istituti cattolici nel sistema scolastico pubblico, legge sugli oratori, una legge sulla fecondazione assistita riduttiva e medioevale e quindi il sabotaggio del relativo referendum abrogativo, la cancellazione della proposta di legge sul divorzio breve, il ritardo nell'avvio della sperimentazione della pillola abortiva RU486 e persino l'esenzione dal pagamento dell'Ici per gli istituti ecclesiastici.
Alla Chiesa non è più sufficiente uno Stato già fortemente condizionato e umiliato da un Concordato anacronistico e inammissibile. Essa mira a uno Stato confessionale, teocratico, che faccia proprio e fino in fondo la dottrina cattolica traducendola in atti politici, legislativi, economici, ne diventi una fortezza e se ne faccia paladino nel mondo.

Destra e "sinistra" borghese si accucciano
Di fronte a questa offensiva della Cei, destra e "sinistra" borghese si accucciano e anzi sgomitano per conquistare rapporti privilegiati con l'oltretevere.
Il governo del neoduce Berlusconi favorendo in ogni modo la trasformazione dello Stato italiano in uno Stato confessionale e accogliendo volta a volta le pretese della Cei.
La "sinistra" borghese da parte sua sembra abbia subito una vera e propria folgorazione divina sulla via di Damasco. E non si tratta esclusivamente della componente già democristiana, assai massicciamente presente nei vari partiti del "centro-sinistra".
Il segretario della Margherita, il clericale Francesco Rutelli, da tempo ha fatto ammenda dei suoi trascorsi radicali, si è sposato in chiesa e si propone come il primo e più convinto sostenitore delle proposte politiche di Ruini. è successo così coi referendum sulla fecondazione assistita e la stessa cosa è accaduto in riferimento ai Pacs. Rutelli ha addirittura anticipato "magicamente" il discorso di Ruini di un paio di giorni attraverso una lettera pubblicata sul sito della Margherita in cui dice no ai Pacs e ai matrimoni gay e lancia l'idea dei Ccs, contratti di convivenza solidale, ossia semplici contratti di diritto privato stipulati tra i contraenti. Guarda caso proprio la proposta poi avanzata nella sostanza dal presidente della Cei.
Ma anche da parte dei rinnegati dirigenti dei DS è da tempo in atto un percorso di avvicinamento alle autorità ecclesiastiche che non è fatto solo di lavori sotterranei ma di pubbliche profferte come le visite in Vaticano con famiglie a seguito, la partecipazione, sempre con mogli e figli, alla messa domenicale in piazza San Pietro, le prese di distanze e i distinguo in materia di aborto e di fecondazione artificiale. L'ultima clamorosa mossa è quella del segretario DS, Piero Fassino, che nel bel mezzo delle polemiche suscitate dalla prolusione di Ruini confessa per la prima volta pubblicamente di essere un cattolico praticante.
Persino il segretario del PRC, il trotzkista ghandiano Fausto Bertinotti, che sente evidentemente odore di poltrone governative, è andato come relatore a un convegno su "Cristo e religioni" organizzato a Palermo dai padri Redentoristi e dichiara di essere "impegnato in una ricerca che si ferma al limite del fenomeno religioso". E, come pure Fassino, non vede niente di male se le autorità ecclesiastiche italiane si esprimono in materia politica come ha fatto Ruini.

La nostra posizione
Per quanto riguarda le unioni di fatto torniamo a ribadire che per noi non deve esistere alcuna discriminazione e disuguaglianza di trattamento rispetto alle coppie sposate. E ciò vale sia per le coppie eterosessuali che omosessuali. Per questo motivo siamo nettamente contrari che la materia sia regolata attraverso contratti privati, che la escludono dal diritto pubblico e dall'intervento dello Stato. Sarebbe infatti così impossibile che alle coppie di fatto siano garantiti gli stessi diritti ascrivibili alle coppie "legali".
Riteniamo che anche i Pacs, così come sono stati formulati nella proposta dei DS, rappresentino già un compromesso riduttivo in quanto non si propongono l'estensione alle unioni di fatto di tutti e in egual misura, i diritti garantiti alle coppie sposate e soprattutto non contemplano il diritto a contrarre matrimonio per le coppie gay. Vedremo come procederà la discussione parlamentare e quali e quanti ulteriori compromessi peggiorativi verranno stipulati.
Per il momento continuiamo a chiedere, come recita il Programma d'azione del PMLI, il "riconoscimento, da parte delle istituzioni dello Stato e amministrative, delle unioni civili e di fatto, anche quelle tra omosessuali di ambo i sessi. Tutti i nuclei familiari, comunque costituiti, devono essere considerati alla pari, con gli stessi diritti e gli stessi trattamenti sociali, economici e fiscali".
Più in generale crediamo che occorra porre un deciso fermo all'ingerenza del papa, del Vaticano e della Cei negli affari italiani. Come anche tanta parte dei cattolici democratici e progressisti sostengono da sempre, occorre recidere il cordone ombelicale che lega lo Stato italiano alla Chiesa e quindi allo Stato del Vaticano. Un fatto anacronistico dal punto di vista storico e intollerabile da quello politico.
La religione va considerata un affare privato e individuale. è un principio valido anche nel socialismo. La Chiesa non può godere di alcun privilegio nei confronti dello Stato: essa va considerata alla stregua di ogni altra associazione. Ecco perché torniamo a chiedere l'abrogazione del Concordato e di tutti i privilegi vecchi e nuovi che esso garantisce alla Chiesa.

12 ottobre 2005