Così non si cambia l'Italia e non si sta dalla parte dei lavoratori
I cento punti della Sinistra arcobaleno non attaccano il capitalismo e non propongono il socialismo
Non condivisibili le proposte su Nato, Onu, federalismo, leggi 30 e 40, reddito sociale, meccanismo di recupero dell'inflazione, stipendi dei parlamentari
Silenzio su una eventuale partecipazione governativa col Pd e sul piano di Berlusconi e Veltroni per la terza repubblica
Il neonazionalista e presidenzialista Veltroni, candidato-premier per il Partito democratico (PD), e il neoduce Berlusconi, candidato-premier per il Popolo delle libertà (PdL), asseriscono apertamente di voler "cambiare l'Italia". E in effetti la vogliono cambiare, in combutta tra loro per fare affermare la terza repubblica fondata sul capitalismo, il neofascismo, il presidenzialismo, il federalismo e l'interventismo. Anche l'imbroglione trotzkista Fausto Bertinotti, candidato-premier per la Sinistra arcobaleno (SA), va dicendo nel suo giro elettorale, che vuole "cambiare l'Italia". Ma è vera questa affermazione programmatica? Ha fondamento? Risulta dal programma elettorale? Prima di dare una risposta è importante fare almeno un paio di premesse.
La prima riguarda le origini di Sinistra arcobaleno, nascita e composizione. La costituzione di questa nuova formazione politica ed elettorale è abbastanza recente e avviene non per propria autonoma iniziativa ma come conseguenza della crisi dell'alleanza politico-elettorale dell'Unione, della crisi del governo Prodi di cui è espressione e, soprattutto, della nascita del PD che mette insieme i DS di Veltroni, salvo la corrente di Mussi che non aderisce, e la Margherita di Prodi e Rutelli. È in questo contesto che il PRC di Bertinotti e Giordano, il PdCI di Diliberto, i Verdi di Pecoraro Scanio e i fuoriusciti dai DS di Mussi, diventati Sinistra democratica (SD), si mettono insieme per formare Sinistra arcobaleno. Ossia una formazione politica della "sinistra" borghese, riformista, con venature un po' socialdemocratiche, un po' libertarie e po' liberali. Una natura politica, questa, che emerge con chiarezza da quanto hanno scritto nella "carta degli intenti". Cos'è la Sinistra arcobaleno? "Un nuovo soggetto unitario plurare, federativo". I suoi principi? "Uguaglianza, giustizia, libertà". Ancora, pace, ambiente e laicità dello Stato. Chi mastica un poco di politica sa bene che si tratta di parole d'ordine di carattere democratico borghese, assolutamente compatibili con il sistema capitalistico. La nascita della Sinistra arcobaleno segna senza dubbio una poderosa svolta a destra sia del PRC che del PdCI, anche da un punto di vista formale. Che si concretizza con l'autoscioglimento, di fatto, dei rispettivi partiti, il ripudio della denominazione comunista e l'abbandono della bandiera rossa e della falce e martello, che significa rottura con la storia e le tradizioni comuniste, dalle quali comunque erano lontanissimi, significa uscire da un orizzonte di lotta per il socialismo e accettare il capitalismo, comunque riformato.

La forzata corsa solitaria
La seconda premessa è relativa alla disintegrazione dell'alleanza chiamata l'Unione, che ha costretto la Sinistra arcobaleno a correre nelle odierne elezioni politiche per conto suo. A questo proposito è bene chiarire che l'Unione è finita non per iniziativa di Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio e Mussi, ma di altri; di Veltroni si è già detto, di Dini e Mastella che hanno provocato la caduta del governo Prodi. Fosse stato per i leader di PRC, PdCI, Verdi e SD l'Unione poteva andare avanti, il governo Prodi poteva finire la legislatura, nonostante le innumerevoli nefandezze commesse negli oltre due anni in cui è stato in carica in politica estera, nella politica economica e sociale, e nonostante le svariate controriforme approvate in più campi. È bene inoltre chiarire che Sinistra arcobaleno ha cercato affannosamente un'alleanza elettorale col PD, elemosinando un accordo qualsiasi pur di ottenere uno strapuntino nel carrozzone veltroniano. Senza successo. Se così stanno le cose, è difficile far credere di essere una forza totalmente diversa e alternativa al PD. In realtà il PD e Sinistra arcobaleno possono convivere e collaborare, se non subito, nel futuro prossimo, in uno stesso schieramento politico. Non per caso sia Veltroni che Bertinotti hanno lasciato la porta socchiusa e in campagna elettorale vicendevolmente non si attaccano a fondo.
Nel programma elettorale della Sinistra arcobaleno, lungo 50 pagine, composto da 13 capitoli e 100 azioni-rivendicazioni, questa assenza polemica nei confronti del PD (come del resto del PdL) si nota eccome; come si nota la totale mancanza di denuncia del piano di Berlusconi e Veltroni per la terza repubblica. Stiamo parlando della "riforma" delle forme di governo e di Stato, e del sistema elettorale per fare affermare una repubblica presidenzialista, fondata sul bipartitismo, sul totale federalismo e sul liberismo più feroce in economia. Non è una cosa da poco; non mettere in allarme gli elettori di sinistra, democratici e antifascisti; non lavorare per costruire un largo fronte di opposizione. Volenti o nolenti si finisce per esserne una copertura e complici.

Il programma
Nelle brevi introduzioni che precedono la piattaforma delle proposte concrete, nel programma c'è una conferma molto netta della natura e dei principi fondanti borghesi e della linea politica riformista, nient' affatto antagonista alla borghesia, e nemmeno anticapitalista. Anzitutto il bilancio sul governo Prodi, di cui PRC, PdCI e Verdi erano parte integrante con propri ministri e sottosegretari: nessuna critica sulle politiche messe in atto, casomai apprezzamenti per avere "messo a posto" i conti dello Stato; nessuna autocritica per aver illuso gli elettori e per aver raccolto solo fallimenti. Tutta la colpa ai cosiddetti "poteri forti" che avrebbero impedito l'attuazione "dei punti più avanzati e progressivi del programma". Nella "proposta al Paese" della Sinistra arcobaleno da segnalare la riconversione ecologica della società e dell'economia e l'assunzione della Costituzione come cardine della vita del Paese e dell'apertura delle istituzioni alla "partecipazione"; ciò a conferma di quanto detto sopra. Questo riferimento alla Costituzione del 1948, che non si differenzia per esempio dai richiami del presidente della Repubblica Napolitano, è emblematico. Perché quella disegnata in essa è una società democratico-borghese, ancorché segnata dall'antifascismo. Oltretutto senza dire che di quella Carta Costituzionale è rimasto ben poco, dopo le controriforme istituzionali e costituzionali varate negli anni della seconda repubblica.
Dall'esame dei cento punti del programma elettorale emerge costantemente questo segno riformista, intriso di ecologismo e pacifismo piccolo borghese, per di più piuttosto annacquato. Altro che "sinistra radicale" di cui si è sentito abusare fin troppo. In politica estera: la Sinistra arcobaleno è per riformare una irriformabile Onu dove sono le grandi potenze imperialiste che fanno il bello e il bruto tempo ai danni della stragrande maggioranza dei popoli del mondo. Si dice contraria alla presenza militare italiana in Afghanistan ma per le altre missioni militari, Libano e Kosovo in testa, non ha obiezioni da fare. Circa le basi Usa e Nato in Italia non ne chiede lo smantellamento, ma solo una ridiscussione della presenza. C'è poi un'analisi sballata sull'Unione europea che sarebbe succube e subordinata agli Usa che si riduce a una copertura della superpotenza imperialista in competizione e per l'egemonia nel mondo.
Nel testo non compaiono parole come capitalismo, imperialismo, borghesia, proletariato, lotta di classe, rivoluzione, socialismo. Anche da qui si vede il carattere riformista e borghese di Sinistra arcobaleno. Una volta a sinistra si diceva "fare come l'Urss di Lenin e di Stalin". Oggi per i vari Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio e Mussi il riferimento è quanto raggiunto dalla socialdemocrazia nei principali paesi europei (Spagna, Germania, Francia, Paesi scandinavi) dove, fino a prova contraria, c'è il capitalismo e domina la borghesia.

Le pecche
Sulla parte che riguarda la politica economica e sociale si leggono tanti bei discorsi contro la precarietà, l'allungamento della giornata lavorativa, l'impoverimento di salari e pensioni, peggioramento delle condizioni di vita delle donne e dei giovani. Ma qui c'è un problema di credibilità. Sì perché questi partiti erano al governo fino a ieri , mica all'opposizione, e per questi problemi non hanno ottenuto praticamente nulla. Di più, hanno approvato, sia pure a denti stretti, il welfare di Prodi su pensioni, "mercato del lavoro", competitività, di cui forse per vergogna non fanno cenno. Per non dire del finanziamento delle missioni militari all'estero. Per non dire dell'ampliamento della base Nato a Vicenza. Per non dire della disastrosa vicenda dei rifiuti in Campania.
Nelle proposte avanzate si trovano delle pecche grosse come case. Della legge 30 la Sinistra arcobaleno non chiede l'abrogazione ma solo il superamento; e questo è clamoroso! Del "pacchetto Treu" non c'è neppure menzione. Circa i contratti a termine si limitano a rivendicare gli abusi; però ne accettano l'esistenza e la durata di ben 36 mesi oltre i quali ci dovrebbe essere l'assunzione a tempo pieno (sic!). Sulla durata massima della giornata di lavoro: la richiesta è di 8 ore, che settimanalmente fanno 40 ore. E la rivendicazione delle 5x7, 35 ore alla settimana che fine ha fatto? C'è anche la richiesta del "limite" dello straordinario di due ore al giorno, così la giornata diventa di 10 ore.
In tema di salario, altre pecche assai vistose. A cominciare dalla proposta dell'introduzione di "un meccanismo di recupero automatico annuale dell'inflazione reale". In pratica una specie di scala mobile in tono minore e con modalità insufficienti data la sua cadenza annuale anziché trimestrale com'era in origine prima di essere cancellata. Poco convincente risulta la proposta del salario minimo orario per legge: rischia di indebolire la forza e la funzione del contratto nazionale di lavoro e di ledere l'autonomia dei sindacati, e poi si consegna alle maggioranze parlamentari l'arbitrio di imporre questa norma salariale sindacale. Non condivisibile, inoltre, è per noi la rivendicazione del "reddito sociale" per i giovani disoccupati e inoccupati e i senza lavoro di lunga durata per un periodo di 3-5 anni, con l'obbligo di accettare qualsiasi lavoro che viene loro offerto. Una proposta vecchia che ne ricalca, in buona sostanza, altre precedenti quali il "reddito di cittadinanza" e "salario minimo garantito" di stampo liberale, nella logica del sussidio per la verità risicato e temporaneo (8.500 euro in soldi + altri 2.500 euro in servizi), in cambio del diritto sacrosanto a un lavoro stabile e a un reddito sostanzioso.

I buchi
La Sinistra arcobaleno si preoccupa delle pensioni future dei giovani. Non chiede però l'abrogazione della controriforme Maroni e Prodi, specie per quanto riguarda il calcolo del valore delle pensioni basato solo sui contributi versati e l'aumento dell'età pensionabile. Si accontenta di correttivi (quali?) per raggiungere il 65% dell'ultima retribuzione. Cosicché, poniamo che questa sia sui 1.000 euro l'assegno pensionistico si fermerà a 650 euro al mese
Altro buco clamoroso: non c'è l'abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistita ma la richiesta di una nuova normativa emendativa che rischia di non intaccare l'impostazione di fondo di stampo medioevale e oscurantista. C'è la richiesta dell'applicazione della 194 per l'interruzione della gravidanza. Non è sollevato però il grosso problema dell'obiezione di coscienza tra i medici che rende difficoltoso l'esercizio di questo diritto.
Della difesa della laicità dello Stato Sinistra arcobaleno fa un punto cardine del suo programma. Bene! Allora perché non rivendica l'abrogazione del Concordato tra Stato e chiesa cattolica?
Infine, sulla riduzione dei cosiddetti "costi della politica" la Sinistra arcobaleno avanza la ridicola proposta di equiparare gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli in vigore negli altri paesi europei. Non ci pare un grosso taglio ai privilegi di cui cianciano. Mentre sul finanziamento pubblico ai partiti parlamentari, una montagna di soldi che passa dall'indennizzo delle spese elettorali e dal sostegno della "stampa" ad essi collegati, non dicono una parola. Eppure c'è stato un referendum vinto che ne chiedeva l'abrogazione.
In conclusione, non pensiamo proprio che per gli elettori di sinistra, specie i fautori del socialismo, valga la pena di dare il voto a Sinistra arcobaleno!

19 marzo 2008