Chi era Rosa Luxemburg
Gli esponenti del partito della "Sinistra europea'', nato a Berlino il 10 gennaio 2004, come primo atto sono andati in pellegrinaggio alla tomba di Rosa Luxemburg.
Fausto Bertinotti ha proposto allo stesso partito, che l'ha approvato, che questo sia un appuntamento stabile da ripetere ogni anno. Per Bertinotti infatti "E' difficile trovare un'immagine più pulita e indiscutibile, priva di ogni elemento negativo, di quella di Rosa Luxemburg''.
Così il segretario di Rifondazione, che pure ha dichiarato in un'intervista a il manifesto che "non solo Lenin, ma tutti i grandi leader del movimento operaio del '900, sono morti e non solo fisicamente. Oggi sarebbe grottesco richiamarsi all'uno o all'altro'', guarda caso fa salva e ritiene ancora attuale la "lezione'' della Luxemburg, proprio in contrapposizione a Lenin e alla Rivoluzione d'Ottobre.
Tra i suoi maestri italiani, non è un mistero, Bertinotti annovera Lelio Basso, leader di quel PSIUP da cui circa 35 anni orsono passò la carriera politica dell'attuale segretario di Rifondazione. Proprio Basso, alla fine degli anni Sessanta, ebbe a curare un'agiografica introduzione agli "scritti politici'' di Rosa Luxemburg, magnificando la sua (aperta o strisciante) contrapposizione alla linea proletaria rivoluzionaria di Lenin e il suo contributo all'abbattimento della "vecchia fede nella rivoluzione violenta come unico metodo della lotta di classe e come mezzo utilizzabile in ogni tempo per l'instaurazione socialista''.
Ormai alla vigilia della sua liquidazione, il 15 gennaio 1989, il PCI revisionista del rinnegato trotzkista Occhetto a sua volta celebrò la Luxemburg con un inserto di quattro pagine de l'Unità che, ricordandone il 70• anniversario dell'uccisione, proponeva la sua figura come quella di una maestra di democrazia (borghese), fautrice della cosiddetta "terza via'' tra capitalismo e socialismo.
Ma chi fu veramente colei che con le sue "intuizioni'' illumina oggi Bertinotti e il vertice del PRC a partire dalla condirettrice di Liberazione, Rina Gagliardi, trotzkista luxemburghiana di lunga milizia?
Rosa Luxemburg nacque in Polonia nel 1871. Di famiglia israelita, prima agiata poi caduta in miseria, fin dal ginnasio frequentato a Varsavia fece parte dei circoli giovanili socialisti. Già a 18 anni si vide costretta a emigrare, in Svizzera e successivamente in Germania, da dove lavorò alla formazione del movimento socialista polacco e si occupò delle vicende della socialdemocrazia tedesca e di quella russa (all'epoca i comunisti, oggi marxisti-leninisti, si chiamavano ancora socialisti o socialdemocratici).
Proprio attaccando direttamente Lenin, con un articolo che ella dedicò alla crisi del Partito operaio socialdemocratico russo (POSDR), apparso sui numeri 42 e 43/1904 della Neue Zeit (organo della socialdemocrazia tedesca), si meritò la prima stroncatura da parte del grande maestro del proletariato internazionale. Lenin, nello scritto del settembre 1904 "Un passo avanti e due indietro. Risposta a Rosa Luxemburg'' (Opere complete, Ed. Riuniti, vol. 7, pag. 460) la accusò di aver fatto conoscere ai lettori tedeschi non il suo pensiero "ma qualcosa di diverso'', in particolare a proposito del progetto di Statuto del partito elaborato e illustrato appunto da Lenin. Egli le faceva rilevare di aver scritto "esclusivamente banalità inventate di sana pianta'' e di essere "in contraddizione con l'abbicì della dialettica''. L'allora direttore della Neue Zeit, Karl Kautzky, si rifiutò di pubblicare la replica di Lenin alla Luxemburg.
Assieme a Kautzky, in quel periodo di inizio secolo, Rosa Luxemburg si schierò coi menscevichi e i liquidatori e contro i bolscevichi nella lotta interna al POSDR. Sul piano ideologico e politico la Luxemburg sostenne e teorizzò anche in seguito posizioni mensceviche e semimensceviche. Ad esempio, nel 1912 Lenin la attaccò duramente perché in un articolo su Worwarts del 14 settembre ella criticò Radek da "sinistra'' sul liquidazionismo, ma finendo con lo sposare le tesi di Martov, capo dei liquidatori (cfr. Opere complete, vol. 41, pag. 316). Lenin definì "presuntuose'' le sue parole.
Luxemburg osteggiava la funzione dirigente del Partito della classe operaia e la dittatura del proletariato, stravolse a più riprese le concezioni di Marx ed Engels e di Lenin stesso in questi campi. Certo, i suoi attacchi non erano mai frontali ed espliciti. Fedele alla sua riconosciuta posizione di dirigente della sinistra socialdemocratica, ella si guardava bene dal compromettersi totalmente e, anche se la sua storia politica fu tutta un braccio di ferro con Lenin e con i bolscevichi, le sue tendenze spontaneiste e piccolo-borghesi la portarono spesso a oscillare, avvicinandosi o allontanandosi continuamente da Lenin e dalla rivoluzione bolscevica, fino agli ultimi giorni di vita durante i quali partecipò alla rivoluzione in Germania repressa nel sangue.
Nell'agosto 1908, quattro anni dopo lo scontro sul menscevismo, Lenin la "riabilita'' citando un suo articolo sul militarismo nel quale difendeva la causa della rivoluzione russa; egli riteneva un successo essere infine riusciti a tirare dalla parte dei bolscevichi degli elementi come Luxemburg e altri della "sinistra'' socialdemocratica tedesca. Ma tale "conquista'', non era e non poteva essere definitiva dal momento che, e Lenin lo sapeva bene, Luxemburg era profondamente permeata dalla volontà di "rivisitare'' il marxismo, di fatto per stravolgerne gli insegnamenti universali e immortali.
Ripercorrendo i passaggi essenziali della sua biografia politica che la vide anche ricoprire incarichi nella II Internazionale, nell'agosto 1912 la Luxemburg partecipò alla "conferenza di Tyszka'' che radunò la fantomatica "Direzione generale'' del partito socialdemocratico polacco, un partito distintosi per i suoi attacchi al POSDR. Lenin definì quella pseudo "Direzione generale'' un'accozzaglia squallida e senza seguito, una porcheria politica "tristemente celebre'', decisamente sconfessata dagli stessi operai socialdemocratici della Polonia.
Nel marzo 1913, in una lettera alla redazione del Sozial-Demokrat nella quale si dispiaceva per l'arresto di Stalin ad opera della polizia zarista, Lenin affermò: "Ho letto il nuovo libro di Rosa Akkumulation des Kapitals. Ne dice di grosse! Ha storpiato Marx''.
Anche l'economicismo fu tra le influenze antimarxiste della Luxemburg. Dopo averne a più riprese "sfiorate'' le posizioni politiche nel corso degli anni, specie circa la cosiddetta "rivoluzione permanente'', Rosa Luxemburg il 3 luglio 1914 si allea con Trotzki (fra gli altri) nell'ambito della "Lewica'', la "sinistra'' del PS polacco, partito nazionalista piccolo borghese sostenitore dei menscevichi. Chi si assomiglia si piglia!
Negli anni della prima guerra mondiale (1914-1918) si fa un gran discutere in seno al movimento operaio internazionale sull'atteggiamento da tenere nei confronti del conflitto. La giustezza delle tesi di Lenin sull'imperialismo e la guerra imperialista, sulla guerra civile per il socialismo in risposta alla guerra imperialista, vengono puntualmente confermate dagli avvenimenti ed è proprio in questa fase che il Partito bolscevico di Lenin e Stalin conduce alla vittoria il proletariato con il trionfo della Rivoluzione d'Ottobre del 1917.
E la Luxemburg? Pur tornando a sostenere, a parole, i bolscevichi, mette nero su bianco, firmandosi con lo pseudonimo "Junius'', l'opuscolo "La crisi della socialdemocrazia'' (scritto nella primavera del 1915 e pubblicato all'inizio del 1916), contenente le "Tesi sui compiti della socialdemocrazia internazionale'' a cui collaborarono anche altri socialdemocratici della Germania tra cui Clara Zetkin, Mehring, Thalheimer, Duncker, Ströbel e altri ancora. Nuovamente, dunque, ella attaccava Lenin e le sue teorie proletarie rivoluzionarie, al punto che il padre dell'Ottobre si vide costretto a replicare scrivendo nel luglio 1916 le sue considerazioni "A proposito dell'opuscolo di Junius'' (Opere complete, vol. 22, pag. 304).
Anche se scritti "con grande vivacità'' e capaci di esercitare "ancora una grande influenza nella lotta contro il partito ex socialdemocratico tedesco che è passato nel campo della borghesia'', avverte Lenin, "i ragionamenti di Junius sono molto incompleti'' e contengono "due errori'' fondamentali. Siccome "per i marxisti, l'autocritica è indispensabile'' e "le opinioni che devono servire come base ideologica per la III Internazionale vanno esaminate sotto tutti gli aspetti possibili'', Lenin demolisce puntigliosamente e con profonde e scientifiche argomentazioni i difetti principali di quanto scrisse Junius, cominciando dalla "errata negazione di tutte le guerre nazionali'' che sarebbero state superate dalla guerra mondiale imperialista. Affermando ciò la Luxemburg vanificava "il principio fondamentale della dialettica marxista'' secondo cui "tutti i limiti, nella natura e nella società, sono relativi e mobili; che non c'è un solo fenomeno il quale non possa, in determinate circostanze, trasformarsi nel suo opposto. Una guerra nazionale può trasformarsi in guerra imperialista e viceversa''.
Anche sul tema della "difesa della patria'' Junius-Luxemburg sviluppava un ragionamento sbagliato, al punto che per Lenin tali tesi avevano finito col rafforzare "la nostra convinzione che il nostro partito ha posto questo problema nel solo modo giusto: in questa guerra imperialista, in considerazione della possibilità e della necessità di contrapporle la guerra civile per il socialismo e di adoperarsi a trasformarla nella guerra civile per il socialismo, il proletariato è contro la difesa della patria''.
Altri furono i motivi di polemica tra Lenin e la Luxemburg, alla quale il padre dell'Ottobre russo dedicò parole positive e di incoraggiamento soprattutto quando era necessario affondare la lotta contro gli opportunisti e i socialdemocratici di destra alla Kautzky e soci. Nel suo discorso all'indomani del barbaro assassinio della Luxemburg (e di Karl Liebknecht, con lei fra i fondatori della "Lega Spartaco'' di Germania e quindi del partito comunista), uccisa da ufficiali del governo "riformista'' tedesco a Berlino nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 1919, prima ancora di essere condotta in carcere in seguito all'ennesimo arresto), Lenin ebbe a dire: "L'esempio della rivoluzione tedesca ci persuade che la `democrazia' è solo una copertura della rapina borghese e della violenza più feroce''.
In queste parole si può scorgere anche una risposta alla Luxemburg che più volte cercò di teorizzare una democrazia al di sopra delle classi e persino la non violenza, in nome di un antimilitarismo e di un pacifismo in definitiva imbelli, inoffensivi rispetto alla madre di tutte le questioni che è la conquista del potere politico da parte del proletariato e l'instaurazione della dittatura della classe operaia per tutta la fase storica della società socialita.
Tracciando le sue "Note di un pubblicista'' (febbraio 1922, opere complete, vol. 33, pag. 189), un bilancio della vita e dell'opera della Luxemburg, Lenin non mancò di evidenziarne i ripetuti e gravi errori: "si è sbagliata sulla questione dell'indipendenza della Polonia; si è sbagliata nel 1903 nella sua valutazione del menscevismo; si è sbagliata nella sua teoria della accumulazione del capitale; si è sbagliata quando nel luglio 1914, accanto a Plekhanov, Vandervelde, Kautzky, ecc., ha difeso l'unificazione dei bolscevichi e dei menscevichi; si è sbagliata nei suoi scritti dalla prigione nel 1918''.
Nella lotta accanita e senza quartiere contro la maggioritaria destra socialdemocratica tedesca che aveva condotto allo sfascio il partito socialdemocratico, è evidente che Lenin dovesse enfatizzare in ogni modo e incoraggiare dialetticamente la minoritaria corrente di "sinistra'', tuttavia egli non rinunciò mai a criticarne e denunciarne gli errori, quel coacervo di posizioni antimarxiste-leniniste che da sempre sono invece esaltate dagli opportunisti di ogni risma, da tutti i più loschi spacciatori di illusioni politiche riformiste contrabbandate per "antagoniste''.
Per noi marxisti-leninisti, in definitiva, vale il giudizio che della Luxemburg diede il compagno d'armi, l'erede e il continuatore di Lenin, Giuseppe Stalin. Rivolgendosi alla redazione della rivista Proletarskaia Revolutsia, che nel numero 6 del 1930 aveva pubblicato un articolo ostile al partito e semitrotzkista di Slutski: "I bolscevichi a proposito della socialdemocrazia tedesca nel periodo della sua crisi d'anteguerra'', egli scrisse un'argomentata e dialettica replica, pubblicata sul n. 6 (113) del 1931 di Proletarskaia Revolutsia e intitolata: "A proposito di alcuni problemi della storia dei bolscevismo''. In essa Stalin chiarisce che le posizioni antileniniste di Sluski erano sostanzialmente un rimasticamento delle tesi luxemburghiane, inficiate dal tipico vizio (di lei e degli opportunisti) di ridiscutere anche i concetti discussi e assodati ufficialmente dal partito.
Difendendo a spada tratta Lenin, in particolare avvalendosi del suo citato articolo "A proposito dell'opuscolo di Junius'', Stalin in questa circostanza ripercorre i passi salienti delle posizioni errate assunte dalla "sinistra'' della socialdemocrazia tedesca, mettendo l'accento sulle serie riserve che i bolscevichi russi avevano sempre espresso anche quando ebbero ad appoggiare i socialdemocratici di "sinistra'' in Germania. Tra i suoi capi si distingueva Rosa Luxemburg, nei fatti antileninista e antibolscevica e ispiratrice degli imbroglioni di ieri e di oggi. è per questi "meriti'' che il rinnegato Kautzky le dedicò una memoria di grande esaltazione politica.