Per rifarsi una verginità e nel tentativo di far dimenticare gli scandali e gli intrighi vaticani
La Chiesa cambia maschera
Dopo quelle di destra, ora indossa quella di "sinistra"
Il nuovo papa, il cardinale gesuita argentino Bergoglio, prende a modello il "poverello d'Assisi". Ma in passato ha combattuto i "preti del popolo"

Le dimissioni di Benedetto XVI sono state la conferma che la sua visione conservatrice della Chiesa - aggravata da un eccessivo intellettualismo e dall'età ormai avanzata del pontefice dimissionario - è totalmente perdente e conduce la più importante organizzazione religiosa del mondo a un inevitabile declino: la crisi delle vocazioni, la questione del celibato per gli ecclesiastici, quella del sacerdozio femminile, della sessualità, dell'aborto, del controllo delle nascite, della contraccezione, della procreazione assistita, delle coppie di fatto, e poi anche i rapporti con le altre religioni e soprattutto con quella islamica che è in fase espansiva nelle aree più povere dell'Africa ed infine la questione spinosissima della preponderante rappresentanza nel collegio cardinalizio di europei e soprattutto di italiani sono questioni che Ratzinger non avrebbe mai potuto risolvere.
Davanti a tutto ciò e per fronteggiare i gravissimi scandali esplosi all'interno del Vaticano riguardanti lo Ior, Vatileaks e la pedofilia, il collegio dei cardinali ha voluto eleggere papa il cardinale gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, che sembra in effetti mostrare con il suo approccio minimale e i modi umili, come si è potuto vedere sin dai suoi primi gesti, una maschera di "sinistra". Fin dalla sua scelta, finora mai adottata da nessun pontefice, di adottare il nome di papa Francesco - ossia lo stesso nome del "poverello di Assisi".

La carriera del nuovo papa
Nato nel 1936 a Buenos Aires, figlio di italiani emigrati negli anni '20 in Argentina, si laurea in chimica e lavora in una fabbrica in gioventù prima di entrare nel 1958 in seminario dove inizia il noviziato nella Compagnia di Gesù laureandosi in filosofia nel 1960 ed insegnando in vari collegi argentini prima di ricevere la consacrazione sacerdotale nel 1969, a 33 anni, proprio in quel periodo storico di lotte sociali e politiche che videro ribollire tutto il continente americano e spinsero la parte più progressista del clero a dar vita ai cosiddetti "preti del popolo".
Ciononostante Bergoglio - che compie una carriera ecclesiastica rapidissima, venendo nominato nel 1973 superiore provinciale della Compagnia di Gesù dell'Argentina - nel 1979 partecipa al vertice del Consiglio Episcopale Latinoamericano di Puebla ed è tra coloro che, scontrandosi anche con molti suoi confratelli gesuiti, si oppongono ai "preti del popolo" ritenendoli troppo vicini al marxismo e anteponendo alla lotta di classe l'impegno caritatevole a favore dei poveri: insomma alla Chiesa a fianco delle lotte popolari e a sostegno degli oppressi Bergoglio si faceva interprete di una Chiesa che guardasse in modo paternalistico ai poveri e agli oppressi, ovvero tutto sommato lo stesso atteggiamento dell'autore dell'Epistola agli Efesini contenuta nel Nuovo Testamento, che ha influenzato il pensiero sociale dei "Padri della Chiesa", il quale scrive "schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo, e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene. Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui" (Ef, 6:5-9, ed. C.E.I.).
Jorge Mario Bergoglio prosegue la carriera ecclesiastica e nel 1992, complici anche le sue posizioni critiche verso le correnti ecclesiastiche più progressiste, viene nominato vescovo da papa Giovanni Paolo II, mentre nel 1998 diventa arcivescovo di Buenos Aires e primate di Argentina, nel 2001 viene creato cardinale partecipando in tale veste al conclave del 2005 indetto in seguito alla morte di Giovanni Paolo II nel quale - ricevendo l'appoggio del cardinale gesuita Carlo Maria Martini - giunse secondo per numero di voti dopo Ratzinger che fu eletto papa.
Dal 2005 al 2011 è stato a capo della Conferenza episcopale argentina dove si è apertamente scontrato con il governo di quel paese su temi come l'omosessualità, definendo la legge argentina volta a stabilire l'equivalenza tra unioni omosessuali ed eterosessuali "una mossa del diavolo" anche se poi ha dimostrato in varie occasioni il suo personale rispetto per le persone omosessuali, ma ha anche condannato senza mezzi termini e in modo vigoroso lo squilibrio di ricchezza nel suo continente anche se in modo decisamente più moderato rispetto ai "preti del popolo", prendendo inoltre posizione contro i governanti argentini in occasione della disastrosa crisi economica che colpì il paese sudamericano nel 2001.
Sui temi etici appare più conservatore che progressista: protagonista di aspre battaglie contro il governo prima di Nestor Kirchner e poi di sua moglie Cristina Fernandez per la sua contrarietà al divorzio e alle unioni civili, è tuttavia favorevole alla somministrazione della comunione ai fedeli divorziati o separati ed ha sempre mantenuto un atteggiamento critico nei confronti dei sacerdoti che si rifiutano di battezzare i bambini nati da coppie non sposate o figli di madri nubili. Contrario infine ad aborto ed eutanasia, ha dimostrato però significative aperture in tema di contraccezione ritenendo che quest'ultima debba essere praticata.
Bergoglio si presenta come un uomo spartano e dalla vita semplice, viaggia sui mezzi pubblici e viveva in un modesto appartamento anche quando era primate d'Argentina. L'impressione generale però è che - al di là degli iniziali gesti di sobrietà e di umiltà esteriori del nuovo pontefice - si nasconda una delle solite operazioni di trasformismo politico e sociale di cui la gerarchia cattolica è stata maestra nel corso di tutta la sua storia, almeno a partire dall'inizio del IV secolo quando essa diviene una vera e propria struttura politica che si è adattata e compenetrata con i sistemi economici, sociali e politici di classe che si sono alternati, dal sistema schiavistico romano al feudalesimo, che consacrò l'immenso potere temporale della Chiesa e poi la vide schierata con le forze più reazionarie e oscurantiste e nell'appoggio del sistema incentrato sulle monarchie assolute e sulla conservazione degli ultimi residui del sistema feudale, da cui la stessa organizzazione ecclesiastica traeva beneficio, mentre osteggiava le monarchie illuminate prima e la rivoluzione borghese poi. La Chiesa abbandonò l'appoggio al sistema feudale quando le ultime sue propaggini erano cadute sotto i colpi della Rivoluzione francese appoggiando il sistema capitalista a partire dal suo trionfo politico definitivo duecento anni fa, del quale ha condiviso i trionfi del colonialismo e oggi ne condivide inevitabilmente il declino.

Obiettivi della manovra vaticana
Sotto questa luce l'elezione del nuovo papa rappresenta un tentativo obbligato della Chiesa di continuare a sopravvivere in un mondo capitalista in rapida crisi salvando il salvabile della sua dottrina, mettendo sul tappeto il tema della sobrietà di vita dei rappresentanti della gerarchia insieme al problema di una riforma dell'istituzione papale e di una gestione più pragmatica del potere gerarchico oltre a una maggiore trasparenza della finanza. E il nuovo pontefice sembra nelle apparenze rispondere a tutto ciò: che conducesse una vita essenziale e sobria lo si sapeva da sempre, inoltre viene da un'area periferica del mondo e non ha mai avuto grandi responsabilità negli affari della Curia romana, ed anche il nome scelto, ossia "Francesco", è una novità assoluta.
È un fatto significativo che a diventare papa sia per la prima volta un gesuita - nonostante la potentissima e temuta Compagnia di Gesù sia stata fondata quasi cinquecento anni fa - ovvero un membro di quell'ordine religioso che ha fatto nei secoli del trasformismo la propria bandiera pur di far raggiungere alla Chiesa e soprattutto al papato una posizione di supremazia sulle menti e sui cuori di tante popolazioni nei cinque continenti: ed ecco che allora oltre alla più comune spiegazione che il nome da lui scelto di "Francesco" si ricolleghi allo spartano San Francesco di Assisi, ve ne potrebbe essere anche un'altra che invece lo riconduca ai sottili giochi diplomatici di San Francesco Saverio, un gesuita che è il primo missionario cattolico in Asia ad avere concepito una globale opera missionaria puntando soprattutto sulla conversione dei membri delle classi sociali più elevate per estendere di fatto il dominio europeo su quel continente.
E poi, tornando al nuovo papa, ci sono le controversie sull'atteggiamento che egli avrebbe tenuto in Argentina in qualità di provinciale della Compagnia di Gesù tra il 1976 e il 1983, negli anni tremendi della dittatura fascista dei generali: nonostante si sia adoperato per salvare persone dalle torture, egli fu accusato dall'avvocato Marcello Parrilli di avere avuto responsabilità in relazione al rapimento, nel 1976, di due suoi sacerdoti gesuiti ostili al regime, Orlando Yorio e Francisco Jalics, com'è documentato dal giornalista argentino Horacio Verbitsky nel suo libro intitolato L'Isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, vicenda sulla quale Bergoglio ha testimoniato in tribunale sostenendo di aver incontrato i generali Massera e Videla solo ed esclusivamente con l'obiettivo di ottenere la liberazione dei due religiosi.
Verbitsky chiarisce in un suo articolo apparso su "Il Fatto" del 19 marzo: "Bergoglio riunisce in sé due caratteristiche: è un conservatore estremo in materia dogmatica e possiede una manifesta inquietudine sociale. In entrambi gli aspetti somiglia a chi lo designò alla guida della principale diocesi del Paese, il papa Karol Wojtyla".
Il sociologo e filosofo argentino Claudio Tognonato scrive su "il manifesto" del 16 marzo: "Da giovane era membro di Guardia de Hierro, un gruppo peronista di estrema destra. Se il peronismo è un fenomeno di difficile definizione, la destra no. Delle destre, quella di Bergoglio è quella populista... I militari sotto processo per crimini contro l'umanità, che ieri in Argentina si sono presentati in tribunale tutti con i colori vaticani in petto per festeggiare la nomina di un loro amico lo confermano. La realtà è una costruzione sociale ma la storia non è fatta da finzioni".
Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace per le denunce contro gli abusi della dittatura militare, ha difeso Bergoglio dalle accuse di complicità ed anche il presidente dell'Associazione 24 marzo, Jorge Ithurburu, ha preso posizione smentendo le ipotesi di collusione del nuovo papa con il regime mentre le Madri di Plaza de Mayo lo accusano di complicità e di non averle mai volute ricevere. Insomma, la posizione assunta da Bergoglio all'epoca della dittatura fascista è quantomeno poco chiara e se da una parte si può considerare che i cardinali in conclave siano troppo scaltri per avere eletto papa un uomo compromesso totalmente con la dittatura fascista argentina (cosa che si ritorcerebbe a lungo andare contro l'immagine della Chiesa in modo devastante), dall'altra è un fatto certo che - contrariamente a numerosi "preti del popolo" torturati ed assassinati dagli aguzzini dei militari in quanto antifascisti - Bergoglio non fu oggetto della benché minima restrizione da parte del regime, da cui se ne deduce che il suo ruolo fu quantomeno prudente nella sua condanna o addirittura totalmente ambiguo.

Illusioni e prospettive
Tutti questi trasformismi del potere gerarchico cattolico però non possono più illudere quella parte sempre più numerosa di cattolici che partecipano alle lotte sociali, alle lotte politiche e che si rendono conto che oltre alla cultura delle classi sfruttatrici che si sono succedute nel corso dei millenni e che sono state sempre avallate ed anzi cavalcate dall'organizzazione ecclesiastica (schiavismo, feudalesimo ed ora capitalismo) vi è un altro orientamento alla base dello stesso cristianesimo che mette in discussione anzi il concetto stesso di 'proprietà privata' come è stato teorizzato nei secoli, ed è quello offerto dalla testimonianza di un brano degli Atti degli Apostoli che si riferisce alla vita condotta dalle primissime comunità cristiane nella prima metà del I secolo d.C. quando non solo non esisteva il papato ma neanche una vera e propria gerarchia: "tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" (At. 2:44-47, ed. C.E.I.).
È chiaro che i concetti di comunismo affondano le loro radici nel passato più remoto del genere umano, ma che possono essere realizzati a livello mondiale non con utopie (anche in ambito cristiano) né affidandosi a dio e ai papa, ma con la lotta delle masse contro le classi dominanti borghesi, come chiarisce bene Marx nella Critica al Programma di Gotha che sembra quasi una risposta all'autore del testo degli Atti degli Apostoli che lo stesso Marx conosceva, ovvero che "in una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione servile degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e corporale; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo generale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti delle ricchezze sociali scorrono in tutta la loro pienezza, - solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: - Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni" (Carlo Marx, Critica al programma di Gotha, Note in margine al programma del Partito operaio tedesco, cap. I).

20 marzo 2013