Nel discorso di fine anno a reti unificate
CIAMPI INDOSSA L'ELMETTO E AUSPICA UN'AMMUCCHIATA DEL PARLAMENTO SUL NAZIONALISMO E LE CONTRORIFORME ISTITUZIONALI
Applausi della casa del fascio e dei DS e della Margherita
Compiacimento per il nazionalismo, da lui stesso seminato e coltivato, che cresce nel Paese; esortazione ai partiti della Casa del fascio e dell'Ulivo a dialogare per completare le controriforme istituzionali e rafforzare la stabilità del regime neofascista; riconferma che l'Italia è pronta a fare la sua parte nell'incombente guerra imperialista all'Iraq, stravolgendo e ribaltando completamente il significato dell'articolo 11 della Costituzione: questi i neri capisaldi del messaggio di fine anno che Carlo Azeglio Ciampi ha rivolto a reti unificate agli italiani la sera del 31 dicembre 2002.
Un messaggio trasmesso a 24 ore di distanza da quello presidenzialista e fascista del neoduce Berlusconi, ma tutt'altro che in contraddizione ad esso, come hanno voluto strumentalmente interpretarlo i rimbambiti leader dell'Ulivo. Semmai perfettamente complementare a esso, se si guarda alla sostanza dei concetti espressi dal capo dello Stato, senza farsi fuorviare dai toni apparentemente più "equilibrati" rispetto a quelli platealmente faziosi utilizzati dal neoduce. Nei fatti Ciampi si è comportato ancora una volta come Vittorio Emanuele nei confronti di Mussolini, ergendosi a garante di Berlusconi e del suo governo neofascista.
Infatti, dopo un sapiente preambolo nazionalista, in cui ha espresso il suo compiacimento per "i sentimenti di crescente patriottismo" riscontrati in giro per l'Italia, che rafforzano il suo "orgoglio di essere italiano" (un preambolo che ha avuto un seguito nel bagno di folla patriottardo con tanto di inno di Mameli nella piazza antistante il Quirinale), Ciampi ha voluto subito puntualizzare che il suo fine è quello di "accrescere la fiducia nelle istituzioni; di stimolarne il buon funzionamento; di favorire la distensione tra le forze politiche; di garantire il rispetto della Costituzione, sulla quale ho giurato".
Vedremo dopo quanto sia falsa e ipocrita quest'ultima parte del suo proponimento. Il punto è che a Ciampi non gliene frega nulla se il Paese è guidato da un governo di neofascisti, liberisti, razzisti, secessionisti e guerrafondai; un governo con a capo un piduista e plurinquisito per reati finanziari con risvolti di corruzione e di mafia, nonché padrone assoluto del monopolio dei mezzi d'informazione, e perciò in palese conflitto d'interessi con le sue cariche istituzionali e politiche, inviso e contestato da milioni di italiani che lo vorrebbero vedere quantomeno rispondere alla magistratura dei suoi addebiti come ogni altro cittadino della Repubblica.
Nossignore: a Ciampi interessa solo promuovere la "distensione tra le forze politiche", abbassare i toni dello scontro, lasciar "lavorare" questo governo, la cui legittimità non è per lui assolutamente in discussione. "Un tema per me dominante è quello del buongoverno", pontifica infatti Ciampi, e "il buongoverno presuppone stabilità, e parti politiche rispettose delle istituzioni e delle regole, disposte a riconoscere reciprocamente la legittimità che ciascuna di esse ha acquisito dal voto popolare".
"L'immagine di un'Italia divisa è dannosa per il nostro prestigio, come per la nostra economia, non meno di quanto lo fosse l'immagine di un'Italia affidata a governi di breve durata", insiste l'inquilino del Quirinale, per cui "urge provvedere. Diamo a chi è maggioranza la possibilità di svolgere, attraverso il necessario confronto parlamentare, il programma concordato con gli elettori". Cos'è questa, se non una sfacciata e altezzosa copertura del governo neofascista Berlusconi e delle sue nefandezze, con esortazione a non disturbare il manovratore quantomeno fino alla scadenza della legislatura?

COLLABORARE ALLE CONTRORIFORME ISTITUZIONALI
E' la stessa sorda complicità con cui Vittorio Emanuele legittimò la salita al potere di Mussolini e il radicamento del regime fascista. Ma forse anche qualcosa di peggio, perché Ciampi non si limita a fare da scudo a Berlusconi, ma chiede addirittura che con lui collabori tutto il parlamento nero per completare la controriforma istituzionale con il presidenzialismo e il federalismo: "Lo spirito di collaborazione - dice infatti l'inquilino del Quirinale - è ancor più necessario in questa fase della nostra storia. Stiamo sviluppando uno Stato democratico ispirato ai principi del federalismo solidale. Esso ha radici nella nostra storia comunale, una storia che non ha l'eguale, e nella pluralità degli stati da cui è nata l'Italia unita".
Inoltre, per Ciampi, la "collaborazione" tra tutte le forze politiche nazionali borghesi è indispensabile per rafforzare il nazionalismo e il ruolo dell'Italia, anche militare, nella Ue imperialista, che oggi è chiamata a dare il suo contributo alla crociata di Bush contro l'Iraq e il "terrorismo internazionale". Questo è in soldoni il senso della sua esortazione a "non dimenticare i crimini e le minacce del terrorismo internazionale, e i pericoli che derivano dalla diffusione delle armi di sterminio", da lui ritenuti l'unica minaccia alla pace mondiale, mentre si è ben guardato da nominare i preparativi di aggressione all'Iraq e la criminale teoria della "guerra preventiva" di Bush.
Al contrario, dimostrando tutta la sua ipocrisia e malafede, ha addirittura avuto la sfacciataggine di citare l'articolo 11 della Costituzione, che vieta esplicitamente il ricorso alla guerra come "strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", a supporto del suo smanioso interventismo: "Questo non vuol certo dire - ha detto prendendolo a calci subito dopo averlo citato - una Italia e un'Europa che rinuncino, incuranti delle sorti del mondo, alle loro responsabilità internazionali. Anzi, come italiani e come europei, dobbiamo adoperarci più incisivamente per ristabilire la pace nelle aree di crisi, a cominciare dal Medio Oriente. In questo spirito, un mio speciale augurio va ai nostri soldati che si impegnano, oltre le nostre frontiere, ad assicurare la pace a popoli anche lontani. La partecipazione dell'Italia alle missioni di mantenimento della pace, di lotta al terrorismo, deve continuare, laddove sia necessario spegnere focolai e minacce di guerra e di attentati".
Ossia, per questo consumato professionista dell'ipocrisia e dell'inganno, l'articolo 11 della Costituzione si onora calzando l'elmetto e intensificando l'interventismo guerrafondaio dell'imperialismo italiano ed europeo in tutto il mondo! Esattamente l'opposto di quanto recita la Carta costituzionale della quale spergiura di essere il "garante". Cosiccome altrettanto ipocrita e demagogico, e quindi da respingere al mittente, è l'abbraccio peloso che nel finale ha rivolto ai giovani, alternando i toni paternalistici ("vi ascoltiamo con attenzione, anche quando protestate"), a quelli vagamente minacciosi ("a chi usa la violenza, nessuno dà ascolto"), ed esortandoli ad esaurire il loro ruolo sociale nel "servizio volontario, militare o civile" e nel formarsi una famiglia.

PLAUSO CORALE A DESTRA E A "SINISTRA"
Nessuna meraviglia, quindi, che il messaggio del capo dello Stato abbia ricevuto apprezzamenti addirittura entusiastici da parte della Casa del fascio, a riprova della perfetta complementarità con il discorso di fine anno di Berlusconi. Tant'è che il portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi, non ha avuto difficoltà ad accomunarlo a quello del neoduce: "Si conferma - ha detto infatti Bondi - la grande sintonia tra queste due figure: due solide, rassicuranti e lungimiranti guide politiche del nostro Paese". Anche il caporione fascista, razzista e secessionista della Lega, Umberto Bossi, ha giudicato "molto positivo" il discorso di Ciampi, sottolineandone in particolare i richiami alla famiglia e al federalismo, tanto da affacciare l'idea di rilasciare all'inquilino del Quirinale "una tessera di leghista ad honorem".
Meraviglia parecchio, invece, il plauso che con motivazioni opposte i leader dei DS e della Margherita hanno voluto tributare al messaggio di Ciampi. Per Fassino, infatti, il discorso del capo dello Stato avrebbe avuto "un tono e uno stile ben diversi rispetto al discorso propagandistico propinato dal premier agli italiani". Quanto a Rutelli, "ora che ci accingiamo a discutere di riforme istituzionali - ha dichiarato - proprio l'equilibrio e il rigore di Ciampi fanno capire che al Quirinale ci vuole un garante che si sforza di unire piuttosto che un uomo di parte".
Il motivo di tanto entusiasmo starebbe in alcuni passaggi del discorso presidenziale in cui si accenna ai "pesi e contrappesi" che in democrazia "alimentano un sano dibattito politico", alla "difesa del pluralismo, della parità di condizioni e della libertà di informazione in ogni campo", e alla "salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura"; passaggi che secondo i rintronati leader dell'Ulivo marcherebbero un presunto "altolà" di Ciampi alle smanie presidenzialiste di Berlusconi. Ma sono solo pie illusioni, in quanto si tratta di affermazioni volutamente generiche e a buon mercato, che non chiamano per nome e cognome chi attenta effettivamente alle libertà democratico borghesi, e lasciano il tempo che trovano.
Il fatto è che anche i leader dell'Ulivo sono entrati ormai da tempo nella logica delle controriforme istituzionali, per cui non solo non rifiutano a priori l'invito del neoduce a completare il lavoro incompiuto della Bicamerale golpista di D'Alema, ma accolgono con entusiasmo l'invito di Ciampi a "collaborare" con la Casa del fascio. Gli preme solo che egli si faccia loro "garante" per non essere esclusi dal processo decisionale che dovrà portare alla controriforma presidenzialista e federalista dello Stato.

8 gennaio 2003