Grave copertura a un famigerato atto del governo
CIAMPI PROMULGA IL DECRETO CHE SVENDE IL PATRIMONIO CULTURALE E AMBIENTALE
Il capo dello Stato cerca di salvarsi la faccia con una lettera al governo che non ha alcun valore legale
Continua la vergognosa copertura di Ciampi agli atti più odiosi del governo neofascista Berlusconi. L'ultimo esempio in ordine di tempo, dopo le leggi sulle rogatorie internazionali e la depenalizzazione del falso in bilancio, tanto per citarne due tra i più clamorosi, è stato la promulgazione del decreto governativo cosiddetto "salvadeficit'' che legalizza la svendita ai privati del patrimonio artistico, culturale e ambientale pubblico, convertito in legge dal parlamento lo scorso 13 giugno.
Una legge infame, un vero mostro giuridico (vedi "Il Bolscevico'' n. 22/2002), doppiamente devastante perché si propone di finanziare una nuova ondata di cementificazione selvaggia del Paese (le cosiddette "grandi opere infrastrutturali''), svendendo alla speculazione privata rilevanti pezzi del patrimonio storico, archeologico, artistico e culturale dello Stato; nonché di alienare le zone più pregiate del demanio pubblico, cosa che a sua volta incrementerà ulteriormente la speculazione edilizia e lo sfruttamento privato del territorio.
è a questo che porterà inevitabilmente la creazione delle due finanziarie di diritto privato, la "Patrimonio dello Stato Spa'' e la "Infrastrutture Spa'', previste dalla legge: alla prima, infatti, saranno assegnati in gestione tutti i beni culturali e paesaggistici dello Stato, un patrimonio enorme, valutato un milione di miliardi di vecchie lire; che a loro volta potranno essere trasferiti alla seconda per essere offerti in pegno a enti privati a copertura di finanziamenti di grandi opere pubbliche decise dal governo. Con l'ovvia conseguenza del loro passaggio in mano ai privati in caso di insolvenza.
C'è poi un altro aspetto altrettanto grave, ed è che col trasferimento alla "Patrimonio Spa'' di edifici, terreni e concessioni utilizzate da enti pubblici (scuole, ospedali, caserme, musei ecc.) questi ultimi dovranno d'ora in poi pagare un affitto alla nuova società, col risultato di un ulteriore drenaggio di risorse finanziarie dai vari settori pubblici per foraggiare la cementificazione del Paese.
La logica privatizzatrice e speculativa di questa barbara legge è perciò talmente smaccata ed evidente che contro di essa sono insorte tutte le associazioni ambientaliste e le forze che hanno a cuore la tutela del nostro patrimonio culturale e paesaggistico, che avevano chiesto a gran voce a Ciampi di non firmarla e di rinviarla alle Camere. Ma il capo dello Stato ha fatto ancora una volta orecchio da mercante, e si è affrettato invece a promulgarla. Solo che, per salvarsi la faccia, ha accompagnato questo suo ignobile atto con una paginetta di "raccomandazioni'' indirizzata a Berlusconi, piena di aria fritta e di ovvietà che non spostano di una virgola la gravità del problema.

L'ipocrisia di Ciampi
In sostanza, nella sua ipocrita letterina, Ciampi si limita a informare Berlusconi di "aver preso atto delle modifiche che nel corso dell'esame alla Camera dei Deputati sono state apportate al provvedimento'', e cioè che i bilanci della "Patrimonio dello Stato Spa'' siano sottoposti all'esame della Corte dei conti, che le decisioni sull'alienazione dei beni dello Stato stabilite dal ministero dell'Economia e delle finanze (Tremonti) rispettino le direttive di massima stabilite dal Cipe, e che tali direttive tengano conto "non solo dei criteri di economicità e redditività'' ma anche della tutela dei beni culturali e ambientali "che costituiscono identità e patrimonio comune di tutto il Paese''.
In sostanza Ciampi non fa altro che ripetere pappagallescamente quelle due o tre formuline che sono state aggiunte al testo originario tanto per rassicurare l'opinione pubblica che il governo non ha intenzione di "vendere il Colosseo'', e che i beni culturali e ambientali pubblici di primaria importanza non correranno alcun pericolo, in quanto sono previsti dei "meccanismi di controllo'' che coinvolgono gli altri ministeri e il parlamento stesso. Come se il fatto stesso che il capo dello Stato le sottolinei significhi automaticamente elevarle da specchietti per le allodole a impegni solenni e vincolanti per il governo e possa di per sé rappresentare una garanzia per il Paese. Un intervento talmente scontato e superfluo, quello di Ciampi, che il ministro dei Beni culturali Urbani si è potuto permettere di definirlo ironicamente un intervento ad abundantiam, cioè, appunto superfluo.
"A quest'ultimo proposito - insiste invece Ciampi su questa ipocrita falsariga - auspico che il Governo traduca tempestivamente in disposizioni operative - anche attraverso gli strumenti di indirizzo, coordinamento e di direttiva che l'ordinamento attribuisce al Presidente del Consiglio dei Ministri - le esigenze che stanno alla base dell'ordine del giorno, accolto dal Governo, presentato in Senato dal relatore senatore Vizzini (della Casa del fascio, ndr), con il quale si impegna l'esecutivo ad assicurare particolari garanzie per la gestione di tutti i beni di interesse culturale e ambientale, nonché il pieno coinvolgimento del Ministro per i beni e le attività culturali e del Ministro dell'ambiente e tutela del territorio nelle relative procedure''. In altre parole Ciampi invita il governo a vigilare... su se stesso!

UNA PRECISAZIONE INQUIETANTE
Come se non bastasse, per finire Ciampi raccomanda che i beni patrimoniali trasferiti alla "Infrastrutture Spa'' a garanzia "dell'emissione di titoli di debito per i finanziamenti di propria competenza, non possono che essere beni `alienabili', affinché la garanzia sia effettiva. Il che porta implicitamente ad escludere tutti i principali beni pubblici, dei quali appare necessario preservare l'indisponibilità''. Col che l'inquilino del Quirinale stabilisce due punti fermi, tutt'altro che tranquillizzanti, e cioè, primo: i beni pubblici dati in garanzia devono essere effettivamente alienabili, vale a dire che i privati che prestano i soldi devono avere la sicurezza di entrarne in possesso qualora non rientrino del finanziamento. Cioè diventeranno di proprietà privata a tutti gli effetti, e per lo Stato saranno persi per sempre. Secondo: ammesso pure che tra questi beni non ci sia il Colosseo (ma non sta scritto da nessuna parte nero su bianco che questo e altri beni di pari importanza siano esclusi), quanti e quali sono i cosiddetti beni pubblici "non principali'' e quindi "alienabili'' per Ciampi?
è noto che l'Italia non ospita soltanto il più grande patrimonio al mondo di monumenti e opere d'arte di primaria importanza, ma anche e soprattutto una miriade sterminata di edifici, manufatti ed opere d'arte cosiddetti "minori'', disseminati su tutto il territorio e ugualmente di inestimabile valore, ed è proprio su questo patrimonio che il governo punta per fare cassa, contando sul fatto che l'allarme è concentrato principalmente sui beni più importanti e famosi. Sta di fatto che Urbani si rifiuta di stilare una lista dei beni "inalienabili'', perché sarebbero troppi, 4 o 500 mila, sostiene. E in ogni caso una simile lista, che l'"opposizione'' chiede a gran voce come fosse la linea del Piave, potrebbe rivelarsi una pezza peggiore del buco, perché equivarrebbe a decretare automaticamente la vendibilità di tutto il resto, che è equalmente un patrimonio enorme.

L'Ulivo abbocca alla mossa di Ciampi
Ciampi, dunque, fingendo di fargli le pulci, non fa altro che avallare questa legge-trappola da cui non c'è via d'uscita, comunque la si voglia rigirare. Colosseo o non Colosseo è chiaro che questa legge infame, che a questo punto si può solo respingere in blocco con un referendum, non è certo stata fatta per lasciare le cose come stanno. Se si vuole, come si vuole, fare cassa, e non per pochi spiccioli ma per migliaia di miliardi, qualcosa di importante del patrimonio pubblico andrà pur venduto. Ciampi lo sa benissimo, e facendo lo schizzinoso cerca solo un pretesto per coprire l'infamia della sua firma in calce al provvedimento. Non per nulla la sua letterina è stata scritta e limata fino alle virgole in tandem dal suo segretario personale, Gifuni, e dal "consigliere'' personale del neoduce, Letta.
Soltanto degli incalliti opportunisti e rimbambiti come i leader dell'Ulivo potevano abboccare come tordi all'untuosa manovra diversiva di Ciampi, che non ha il minimo valore legale né pratico. Come ha fatto ad esempio l'ex ministra dei Beni culturali, Melandri, che ha inviato un "sincero ringraziamento a Ciampi'' per il suo richiamo che suonerebbe, secondo lei, "come una sconfessione cocente per Tremonti e Urbani''; e come ha fatto il capogruppo della Quercia al Senato, Angius, secondo il quale la lettera del capo dello Stato "impone al governo di rendere operativo l'ordine del giorno di Vizzini''. Insomma: Ciampi copre Berlusconi, l'Ulivo copre Ciampi. Il Paese è davvero in buone mani!

3 luglio 2002