Visita del neopremier cinese Li Keqiang a Nuova Delhi
Cina e India stringono un patto per il "bene del mondo"
In allarme gli Usa

La prima visita da capo di governo il cinese Li Keqiang l'ha compiuta in India il 20 maggio scorso, prima tappa di un viaggio che lo ha portato in Pakistan, Svizzera e Germania. Di quello che si sono detti Li Keqiang e l'omologo indiano Manmohan Singh a New Delhi nei loro colloqui riservati sappiamo quello che hanno voluto trasmettere nella conferenza stampa congiunta dove i due leader hanno assicurato che lavoreranno insieme per la stabilità della regione e per la crescita economica delle due più popolose nazioni del mondo.
LI Keqiang ha definito l'incontro "una stretta di mano sull'Himalaya" e affermato che "senza uno sviluppo comune di Cina e India, l'Asia non diventerà più forte e il mondo non diventerà un posto migliore". "Il mondo - gli ha fatto eco Singh - ha abbastanza spazio per contenere le aspirazioni di crescita di entrambi i nostri popoli". Da qui la decisione di "rafforzare la fiducia reciproca, che permetterà una maggiore cooperazione", un patto per il "bene del mondo".
A dire il vero poco più di un mese prima, il 15 aprile, Pechino aveva inviato un plotone dell'esercito a piantare le proprie tende a Daulat Beg Oldie nel Ladakh Orientale, in India, a circa 20 chilometri oltre la linea di demarcazione (Line of actual control, Lac, nella sigla inglese) che separa i due paesi. La Lac, lunga 4 mila chilometri, non è considerata ufficialmente un confine ma solo la linea di separazione decisa dopo lo scontro a fuoco tra i due paesi nel 1962. Delhi rispondeva dislocando un reggimento di fanteria a circa 300 metri dall'accampamento cinese. La vicenda si è fermata lì. "Dalle recenti dispute abbiamo imparato una grande lezione - ha detto l'indiano Singh - dalle buone relazioni tra i nostri due paesi dipendono la pace e la stabilità dei nostri confini e io e il premier Li Keqiang siamo d'accordo che queste vadano preservate". Li Keqiang vede ancora più in grande e ha affermato che "la pace nel mondo e la stabilità regionale non possono essere garantite senza un rapporto di reciproca fiducia tra Cina e India. Abbiamo collaborato per mantenere la pace al confine, riteniamo di dover migliorare il meccanismo di definizione dei confini e di dover gestire e risolvere in maniera appropriata le differenze tra noi". La questione dei confini resta aperta e affidata a negoziati. Un percorso obbligato se Pechino e Delhi vogliono continuare a fare affari, anzi a svilupparli.
Secondo l'agenzia cinese Xinhua, i due premier hanno deciso di promuovere la cooperazione tra le rispettive autorità di regolamentazione finanziaria, sosterranno l'istituzione di uffici di rappresentanza dei propri istituti bancari nell'altro paese e svilupperanno progetti di interesse comune in paesi terzi. Gli scambi commerciali tra i due paesi hanno raggiunto 66,5 milioni di dollari nel 2012 e si prevede che raddoppieranno entro il 2015, con l'India che vorrebbe aver maggiori possibilità di accesso al mercato cinese anche per abbattere il suo deficit commerciale con la Cina che ammonta a 2,09 miliardi di dollari.
Come ha affermato il primo ministro cinese, la popolazione cinese e quella indiana, che sono in totale 2,5 miliardi, rappresentano quasi il 40% della popolazione mondiale e ciò rende il mercato dell'area "Cindia" potenzialmente il più grande al mondo.
Se le intese raggiunte a Delhi dai due premier hanno fatto passare avanti i reciproci interessi economici, restano comunque divergenze sul piano strategico tra un'India alleata degli Usa e la Cina alleata del Pakistan. Non a caso Li Keqiang ha lasciato Delhi per Islamabad dove col futuro primo ministro del Pakistan Nawaz Sharif, vincitore alle elezioni dell'11 maggio scorso, ha definito accordi per favorire una crescita complessiva nei commerci bilaterali dagli attuali 12 miliardi di dollari a 15 miliardi e ribadito la volontà di "rafforzare" i legami bilaterali. In ogni caso la visita cinese a Delhi e gli accordi definiti, che segue quella del presidente Xi Jinping in Russia, un altro paese dei Brics, il gruppo delle potenze imperialiste emergenti, ha messo in allarme gli Usa. La prima superpotenza imperialista mondiale segue con attenzione le mosse della principale concorrente, la Cina, in attesa dell'incontro in California, in programma il 7 e l'8 giugno, tra Obama e Xi Jinping.

5 giugno 2013