Relazione di Claudia Del Decennale, Responsabile del PMLI per la Toscana, alla 2ª riunione dei marxisti-leninisti della regione
Bombardare le giunte locali. Radicare il PMLI in Toscana
"I 3 elementi chiave e le 4 indicazioni ci servono per andare nella direzione giusta e devono costituire la nostra mappa"

Qui di seguito pubblichiamo la relazione che la compagna Claudia Del Decennale ha tenuto alla 2ª riunione dei marxisti-leninisti della Toscana, che si è tenuta a Firenze il 30 giugno.
Il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, in un messaggio inviato alla compagna Del Decennale ha scritto: "Ho imparato molto dalla tua relazione. Ora conosco meglio la situazione in Toscana. Mi auguro che lo stesso accada ai partecipanti, poiché solo se si conosce bene la realtà in cui si vive e si opera si può applicare correttamente e con successo la linea del PMLI.
La tua relazione fornisce importanti, utili e concrete indicazioni per far bene il lavoro politico in Toscana. Serviranno anche alle istanze delle altre regioni, quando le leggeranno su 'Il Bolscevico'.
Hai fatto un ottimo lavoro, rendendo viva la linea politica, organizzativa e di massa del Partito, nonostante il poco tempo libero che hai, oberata come sei da gravosi impegni professionali e familiari.
Sei un esempio per tutto il Partito, anche per me.
Augurando il pieno successo della 2ª riunione dei marxisti-leninisti della Toscana, invio un caloroso, fraterno, militante e riconoscente saluto a tutte le compagne e i compagni che vi parteciperanno".
 
Care compagne e cari compagni,
anzitutto voglio profondamente ringraziarvi per essere qui presenti a questa importante riunione, la seconda dei marxisti-leninisti toscani. Saluto le compagne e i compagni che purtroppo non hanno potuto essere presenti.
Veniamo tutti da un intenso anno politico, culminato a livello nazionale nella bellissima e indimenticabile manifestazione per il 30° Anniversario della fondazione del PMLI, che si è svolta proprio nella nostra regione, a Firenze.
Prima di un meritato periodo di riposo, era giusto riunirci tutti insieme e fare il punto della situazione, fermarsi a riflettere, tirare le fila, prendere delle decisioni per ripartire con slancio rivoluzionario, ma soprattutto con lucidità politica sin da settembre. È nostro il compito, singolarmente e collettivamente, di confrontarsi con la linea politica ed organizzativa del Partito, di capire se stiamo andando nella giusta direzione. Deve essere nostro l'obiettivo di dare con modestia, ma anche con forza un contributo al massimo delle nostre possibilità e capacità al successo del prossimo 5° Congresso nazionale e alla costruzione, allo sviluppo e al radicamento del Partito.
Ringrazio anche tutte le simpatizzanti, i simpatizzanti e gli amici che hanno risposto positivamente all'invito, segno che hanno a cuore il confronto diretto con il Partito. Il vostro contributo è e sarà prezioso, lo abbiamo potuto verificare proprio in piazza al trentennale del Partito, al quale avete dato un aiuto importantissimo per la realizzazione e il successo dell'iniziativa.
Invito tutti ad utilizzare questa riunione per spingere in avanti la riflessione politica e le decisioni pratiche, vi invito ad esprimervi liberamente sulla relazione introduttiva, a confrontarla con le vostre riflessioni sulla realtà locale per arricchire l'analisi collettiva.
Colgo quest'occasione per condannare la vergognosa sentenza emessa proprio ieri a Firenze, dal giudice Giacomo Rocchi, che ha assolto il famigerato capobastone Achille Totaro (AN) e altri esponenti del suo partito, che avevano diffamato in una seduta del Consiglio comunale del 2000 l'eroe partigiano, Medaglia d'oro alla Resistenza Bruno Fanciullacci per la sua opera di gappista culminata nell'esecuzione del filosofo del fascismo Giovanni Gentile. Con la motivazione che "il fatto non costituisce reato", questa sentenza apre le porte alla riabilitazione del fascismo, dei suoi sostenitori e si schiera con chi definisce assassini i partigiani, chi lottò anche a costo della vita contro il nazi-fascismo.
Noi marxisti-leninisti siamo con Giuseppina, la coraggiosa sorella di Fanciullacci, abbandonata dalle istituzioni locali, che ha comunque sostenuto il processo. E siamo con tutti gli antifascisti. Occorre dare battaglia al revisionismo storico, alla "pacificazione", al nuovo fascismo e non concedere neanche un millimetro ai fascisti. Un appello che rivolgiamo a tutti gli antifascisti, soprattutto ai giovani e agli intellettuali che condannino questa vergognosa sentenza.
Prima di addentrarmi nel tema all'ordine del giorno, vorrei dire due parole sulla politica nazionale dell'attuale governo del dittatore democristiano Prodi. Una riflessione che ci serve per riflettere sulla nostra realtà regionale, sul suo governo, visto anche che entrambi sono di "centro-sinistra".

IL GOVERNO PRODI
Il PMLI è risolutamente contro questo governo e lo ritiene il nemico principale del proletariato e delle masse popolari italiane, così come ieri lo era il governo del neoduce Berlusconi. Un governo che le masse devono abbattere.
La nostra analisi non è campata in aria, ma trova fondamento sulla base della realtà che ci circonda. Fin dal suo insediamento, il Comitato centrale del PMLI in un Documento del 22 maggio 2006, denunciò questo governo come continuatore della politica del neoduce Berlusconi sia in politica estera che in politica interna. Un governo formato da borghesi, democristiani, rinnegati del comunismo, falsi comunisti, socialdemocratici e radicali che a distanza di un anno non si è rivelato affatto la tanto pubblicizzata "manna" per il proletariato e le masse popolari, bensì la copia di "sinistra" del governo Berlusconi.
Nel documento citato si diceva anche: "il potere politico rimane nelle mani della classe dominante borghese. Solo che la 'sinistra' borghese ha preso il posto della destra borghese". Questa tesi è comprovata dalle molteplici operazioni politiche fatte in questi ultimi mesi, nonché dall'atteggiamento dittatoriale di Prodi, uguale al neoduce Berlusconi in merito ad esempio alla bruciante sconfitta elettorale.
Prodi ha inviato in Afghanistan mezzi bellici offensivi e nuovi soldati, ha stilato un accordo tra Italia e Usa per la progettazione, produzione e acquisto di super cacciabombardieri F-35, ha firmato un patto segreto, perfino al Parlamento, pensate un po', per partecipare al progetto di scudo antimissile che Bush vuole impiantare in Europa.
E ancora, la Finanziaria 2007 che con 33,4 miliardi di euro si è rivelata la più pesante dal dopoguerra, contenente tagli pesanti alla spesa sociale e pubblica. Per non parlare dello scippo del Tfr, dei ticket sanitari, dell'innalzamento dell'età pensionabile, dei mancati rinnovi contrattuali o dei vergognosi "piatti di lenticchie", della mancata abrogazione delle leggi varate da Berlusconi, del rilancio del presidenzialismo e del federalismo con la gestazione della nuova legge elettorale. Sul Dpef non c'è svolta e non viene sciolto il nodo dello scalone, altro che "passo avanti" come sostenuto da Epifani. Sul piano sociale molta polvere negli occhi e poca sostanza. La Tav si farà, così come i rigassificatori, le Poste e la Tirrenia saranno privatizzate e Fincantieri andrà in Borsa.
Prodi e il suo governo se ne fregano della volontà popolare, di chi giustamente e con coraggio lotta contro la Tav, il Mose, gli inceneritori, i rigassificatori, il raddoppio della base-Usa di Vicenza, le "morti-bianche", per le pensioni, la scuola, il lavoro, la casa, ecc. Le risposte di questo governo alle manifestazioni di protesta che si sono svolte nonostante la concertazione sindacale e la dichiarata "pace sociale", sono state le cariche della polizia, proprio come Berlusconi, a Bologna durante la manifestazione contro i Cpt, a Serre durante la coraggiosa protesta contro l'apertura di una megadiscarisca in un'oasi protetta dal WWF, a Roma contro i pensionati.
E cosa dire della vergognosa mega organizzazione della visita in Italia dell'Hitler della Casa Bianca Bush, accolto calorosamente da Prodi e dal suo governo guerrafondaio, contestato nonostante i sabotaggi di Trenitalia e della "sinistra radicale e di governo", da centocinquantamila manifestanti a Roma tra cui la combattiva delegazione del PMLI.
Queste, in sintesi, alcune "perle" della politica di Prodi che ci fanno tranquillamente affermare che egli rappresenta una iattura per il proletariato e per le masse popolari, proprio come lo è stato il governo Berlusconi.

LA TOSCANA DI MARTINI
Detto ciò possiamo approfondire la situazione sociale e politica della nostra regione, guidata dal "centro-sinistra" nella persona del governatore Claudio Martini.
Un'analisi che può partire dai dati elettorali che, anche se da essi non deve dipendere esclusivamente la nostra analisi politica e sociale, ci danno dei segnali incoraggianti di contestazione verso il governo nazionale, regionale e i suoi partiti compresa Rifondazione. Ma ancora debole è la nostra influenza e lungo il nostro lavoro per rendere l'astensionismo un'arma antiparlamentare, antistituzionale e anticapitalista, per l'Italia unita, rossa e socialista.
Nelle elezioni regionali del 2005 l'astensionismo è risultato il primo "partito", aumentando rispetto alle regionali del 2000 del 4,2%.
Alle politiche del 2006, tanti elettori di sinistra, confusi e richiamati dalla sirena propagandistica dei partiti del "centro-sinistra" di battere Berlusconi, hanno abboccato al voto, facendo registrare una flessione dell'astensionismo nella nostra regione rispetto alle politiche del 2001, ma un aumento rispetto alle regionali del 2000 e alle europee del 2004, attestandosi al secondo posto dopo l'Ulivo.
Nelle elezioni amministrative parziali del 27-28 maggio scorso l'astensionismo ha nuovamente volato alto anche in Toscana, registrando un aumento rispetto alle scorse elezioni del 2002 del 4,2%. Insomma, dopo l'illusione elettorale che il governo Prodi portasse benessere, stabilità e discontinuità rispetto al governo di Berlusconi, l'elettorato di sinistra, ha voluto in questa occasione assestare un duro colpo proprio al governo del dittatore democristiano Prodi e alle amministrazioni locali di "centro-sinistra". Anche la stampa del regime borghese non ha potuto fare a meno di affermare che "il non voto in Toscana è il partito più consistente", registrando rispetto al 2006 un +15% di astensionismo.
Il trend positivo si è registrato in tutti i comuni interessati da queste elezioni e così abbiamo nelle province toscane un aumento dell'astensionismo nelle sue 3 forme, di diserzione dalle urne, scheda annullata o lasciata in bianco, del 7,1% ad Arezzo, del 6,7% a Firenze, del 2,3% a Grosseto, del 4,7% a Livorno, del 2,9% a Lucca, del 3,8% a Massa Carrara, addirittura dell'11,1% a Pisa, del 4,7% a Pistoia, del 4,8% a Siena.
Permettetemi di spendere due parole sui comuni che fanno parte di province nelle quali il Partito è presente, ossia la provincia di Pisa con i comuni di Bientina e Crespina, dove si è registrato un astensionismo del 33,1% o quella di Arezzo con i comuni di Anghiari e Montemignaio, con il 22,7%, o di Livorno con i comuni di Marciana Marina, Porto Azzurro, Sassetta, in mano al "centro-destra", ma con un astensionismo del 19,9%, ancora di Firenze con Reggello e Rignano sull'Arno, persi dal "centro-sinistra", ma con un bel 27,3% di astensione. Su questi comuni dobbiamo lavorare per le nostre possibilità e farci conoscere il più possibile.
L'astensionismo, anche nei comuni dove si è andati al ballottaggio, come Lucca e Pistoia, è risultato il primo "partito". In ogni caso, dal più piccolo al più grande comune, si è registrata un'emorragia di voti per tutto il "centro-sinistra", a parte qualche eccezione locale che riguarda il PdCI e i Verdi. Un'emorragia che ha investito come un treno anche Rifondazione trotzkista a livello nazionale e che in Toscana ha registrato una sonora sconfitta come a Pistoia dove perde 1.449 voti rispetto alle scorse comunali e ben 3.293 voti rispetto alle politiche. O Lucca dove ottiene solo 1.242 voti con -1.048 rispetto alle scorse comunali e -2.487 rispetto alle politiche.
Come è stato ben analizzato dal Partito nell'editoriale pubblicato su Il Bolscevico, all'indomani delle elezioni, a livello nazionale, vi è stata la vittoria dell'astensionismo che ha sfiduciato le istituzioni borghesi. Un astensionismo che viene dalle fabbriche del Nord, dalle periferie urbane, dalle città martoriate dalla Tav, dalle basi Usa e dagli inceneritori, e viene da quell'elettorato di sinistra che si era illuso che il governo della "sinistra" borghese avrebbe seguito una politica diversa e opposta a quella del governo della destra.
La realtà regionale non è che il "centro-sinistra" sia stato punito là dove si è presentato diviso, come affermato dal leader toscano dei DS Andrea Manciulli. O che la ricetta sarebbe "rilanciare e accelerare il processo di unità delle forze di sinistra a tutti i livelli, nelle istituzioni come nella società, per costituire 'massa critica'", come affermato dalla segreteria regionale di Rifondazione. Come false sono le affermazioni del segretario regionale del PRC Niccolò Pecorini: "i risultati della tornata elettorale non dipendono dai temi locali" e che il calo del suo partito "è da attribuire alla difficoltà, invevitabile di condizionare il governo". Fare il cane da guardia non paga e l'elettorato di Rifondazione (fatto anche dai movimenti e dai centri sociali), ha proprio voluto far pagare al PRC la sua politica nazionale, le sue scelte locali e la sua opposizione di cartone, vedi il fatto che in alcuni comuni si sono presentati uniti all'Ulivo e in altri divisi, non per motivi programmatici, ma per le poltrone.
Ci auguriamo che gli elettori astensionisti maturino la loro sfiducia nelle istituzioni borghesi, dando forza al nostro Partito e al suo progetto delle Assemblee popolari e dei Comitati popolari basati sulla democrazia diretta e non abbocchino ad altri tranelli elettorali, come il neonato "manifesto per la riforma della politica", che vuole "dare voce ai delusi del centrosinistra e rilanciare la questione morale", promosso e firmato tra i tanti anche dall'ex "Potere operaio", ed ex "movimento dei professori" Francesco "Pancho" Pardi che su ciò sembra voglia costituire una lista civica per le future elezioni. E soprattutto i giovani, chi matura la necessità del socialismo, tracci una netta linea tra la necessità futura della violenza rivoluzionaria e il terrorismo e chi lo propaganda, che altro non è che uno strumento della reazione che sabota la rivoluzione proletaria e che brucia le possibili forze rivoluzionarie su una strada suicida.
Anche da questa analisi deduciamo che il tanto decantato "modello toscano", la "regione dove si vive meglio", la "meglio governata", "quella più attenta ai bisogni sociali delle donne e degli immigrati", la "più avanzata sui temi dell'infanzia, delle coppie di fatto, dell'omosessualità, la più attiva sui problemi ambientali", sono tutti slogan vuoti e senza fondamento e che finalmente, una parte dell'elettorato di "centro-sinistra", se ne sta rendendo conto.
La ricetta Prodi di "privatizzazione", "concertazione", "sussidiarietà", "federalismo", la stiamo sperimentando da anni in Toscana attraverso le scelte di Martini su "competitività", "coesione" e "apertura". In realtà si è creata una regione su misura dei giovani figli di papà e non certo per quelli degli operai, per le donne in carriera e legate alle istituzioni borghesi e non certo per quelle che tutti i giorni si consumano tra famiglia e lavoro per mancanza di assistenza, servizi e aiuto. Una regione per gli imprenditori, per i capitalisti e gli speculatori e non certo per gli operai e i lavoratori che a fatica mettono insieme il pranzo con la cena.
Il fatto è che il governo di Martini non lavora per garantire i diritti delle masse, basandosi sulla salvaguardia dello "Stato sociale", bensì affonda a piene mani con demagogia e grandi discorsi, nel capitalismo, nello sfruttamento, nel neoliberismo, nelle leggi imposte dall'Unione europea alla quale guarda con ispirazione, nella conciliazione e collaborazionismo tra classe operaia e borghesia. D'altra parte, da Martini, buon allievo del dittatore democristiano Prodi, cos'altro ci potevamo aspettare?
Le linee guida di Martini si ritrovano nel Pit (Piano d'indirizzo territoriale) e nel PRS (Piano di sviluppo regionale 2006-2010). Il primo documento definisce le linee guida dello sviluppo urbanistico e infrastrutturale toscano. Si dice serva affinché non vi siano più casi come Campi Bisenzio, Monticchiello, Isola d'Elba, la base è espressa in concetti di sostenibilità ambientale e vincoli per il rispetto del territorio (soprattutto nelle aree costiere e collinari). Ci viene spontaneo avere dei dubbi in merito, visto che la regione se da una parte vara questi piani, organizza meeting come quello a San Rossore, manifestazioni come "Terra futura", ecc., dall'altra intende realizzare progetti dannosi per l'ambiente e le persone come gli inceneritori, la Tav, i rigassificatori, la Tirrenica.
Il secondo piano, PRS, peserà sulle spalle del proletariato e delle masse popolari toscane di ben 15 miliardi di euro in 5 anni di cui 4,1 per il 2007. Con un liguaggio da addetti ai lavori disegna una Toscana per la borghesia e non per il proletariato e le masse popolari aprendo le porte alla più sfrenata competitività capitalistica, alla privatizzazione, alla flessibilità, alla cementificazione relegando gli amministratori a meri gestori delle dinamiche economiche e sociali della regione, a coordinatori tra ciò che rimarrà di pubblico (poco) e il privato che dovrà fare la parte del leone per il "risanamento".
Ai giovani viene indirizzato lo slogan sul "vivere bene in Toscana", considerandoli "capitale umano" da sfruttare. Un recente sondaggio dell'Irpet ha etichettato i giovani toscani come "mammoni, immobili e svogliati, poco inclini a oltrepassare i confini della propria città", ma la giusta lettura è che la "ricetta Martini" è destinata ai giovani borghesi che hanno la possibilità e i soldi per studiare e non per i giovani figli del proletariato che ancora in tanti sono costretti ad abbandonare gli studi, che non possono permettersi casa, che "bivaccano" nelle città prive di aggregazione, che, quando sono fortunati, trovano lavoretti sottopagati ed eternamente precari.
Per le donne Martini vede "forme di agevolazione per l'occupabilità", magari part-time e flessibile, "aumentando e arricchendo i servizi per l'infanzia e per l'assistenza ai non autosufficienti". Non c'è scritto, ma i servizi saranno e già lo sono, privatizzati e/o appaltati ai privati, creando così anche nel privato servizi di serie A, per chi ha i soldi e servizi di serie B per chi non ha tanta disponibilità, niente servizi per chi non ha soldi. Costringendo nei fatti tante donne a rimanere a casa, escluse dal mondo del lavoro, proprio perché costa troppo usufruire di tali servizi trasformati in privilegi.
Per i lavoratori si tratta di "conciliare l'esigenza di flessibilità, necessaria in un'economia moderna e competitiva, con quella fondamentale di far crescere gli individui... un'elevata mobilità sociale può favorire l'arricchimento e la crescita professionale dell'individuo". Insomma, niente lavoro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato, puntare tutto sulla concertazione e la flessibilità che altro non è se non l'applicazione della legge 30 e del pacchetto Treu, ovvero la precarietà.
E poi, via alle infrastrutture, in barba alle proteste e alla volontà popolare contro la cementificazione, contro i disastri ambientali. Sì al nodo ferroviario fiorentino con un impatto devastante sulla città e le abitazioni presenti, alla variante di valico dell'autostrada A1, alla terza corsia, al pericolosissimo e contestato rigassificatore di Livorno, nonché alla Tirrenica lungo la Maremma che in questi giorni è stata nuovamente bloccata perché non c'è ancora chiarezza sul grave impatto ambientale, provocando l'ira di Martini. Questione invece molto chiara ai comitati che si stanno battendo contro questo progetto nocivo e dispendioso, basta pensare che sarà realizzata attraverso il "project-financing". Ovvero Sat (società autostradale tirrenica) anticiperà il denaro, costruirà anche fra Livorno e Castiglioncello, compresi gli assi di penetrazione nei porti di Livorno e Piombino, nonché nei tratti a sud di Grosseto, con una concessione che durerà fino a circa il 2050. I futuri viaggiatori saranno costretti a pagare un pedaggio che consentirà di ammortizzare i costi e rendere i soldi a Sat nel corso degli anni. Per non parlare della decisione di costruire i dannosi inceneritori.
Martini e il suo "centro-sinistra" vogliono una Toscana che punti sul settore dei servizi anziché sullo sviluppo dell'industria, che veda come attori e registi le associazioni, gli imprenditori, le banche e il volontariato. Una regione con un "welfare solidaristico e universalistico" basato sulla "coesione sociale" sui "principi di equità e di giustizia sociale", ma che in realtà spreme e strozza le masse popolari toscane. Una regione federalista che interagisca senza tanti lacci e lacciuoli nazionali con il capitale finanziario regionale, con persone come il neo eletto presidente degli industriali fiorentini, Giovanni Gentile, nipote del filosofo del fascismo Giovanni Gentile, del quale tiene in bella mostra la foto sulla sua scrivania.
E cosa dire del "bilancio e della finanziaria 2007" approvati proprio a sostegno della "stella polare" del PRS? Un bilancio che verte su aumenti delle tasse e tagli. Un bilancio che finanzia le cementificazioni, le "grandi opere", la cultura (borghese), gli inceneritori e taglia o investe in forma ridicola nei settori quali occupazione, servizi sociali e assistenziali, sanità.
I tagli annunciati ultimamente da Martini alla macchina regionale per risparmiare soldi servono a rafforzare il sodalizio tra "pubblico e privato". Questi tanto pubblicizzati tagli, sebbene in qualche caso possano trovare consenso, sono un paradosso a fronte ad esempio dei recenti "premi-bonus" a megadirigenti regionali. Ben 330 mila euro come "premio" di produzione per questi dirigenti. 8 direttori generali, oltre al loro stipendio hanno visto in "busta" il 20% in più, tra stipendio e premio c'è chi ha intascato oltre 5.300 euro netti al mese. Premi simili ricevono i direttori generali di ognuna delle 12 aziende sanitarie, delle 4 aziende ospedaliere, delle tre aziende per il diritto allo studio, delle agenzie e enti regionali come Arpat, Irpet, Ars, Toscana Promozione. Oltre ai direttori generali della spa dei vari Ato, Apt, ecc. A ciò, si possono sommare i generosi rimborsi e indennità per esempio ai consiglieri regionali.
E cosa dire in merito alla recente delibera di giunta che ha approvato l'adeguamento delle retribuzioni di chi fa parte della giunta e del consiglio regionale? Il capo gabinetto della giunta Martini e del presidente del consiglio Nencini, arrivano a 106.654 euro lordi l'anno. Una semplice consigliera regionale dei DS prende la bellezza di 3.800 euro al mese. È una vergogna e uno schiaffo alla povertà dilagante delle masse popolari in generale e ai deficit che si registrano nei servizi pubblici.
I tagli annunciati vanno nella direzione dello smantellamento del pubblico a favore del privato, potenziando settori centrali e nevralgici regionali, creando mega holding. Non si capirebbe altrimenti perché tra gli enti e le partecipate tagliate da Martini, non vi siano ad esempio le super contestate a livello popolare Publiacqua o la Società per la salute, o altre decine di partecipate e subpartecipate che invece restano in piedi e pesano enormemente sui bilanci comunali, provinciali e regionali, e che offrono servizi a caro prezzo.

LA POSIZIONE DI RIFONDAZIONE
Di questa politica privatrizzatrice, affamatrice, stangatrice, fatta di privilegi, vuole far parte anche Rifondazione a tutti gli effetti, con tutti i diritti, proprio come a livello nazionale. Su ciò sta battendo letteralmente i piedi, lanciando proclami sul perché ancora a distanza di mesi dalla firma di intesa sulla bozza d'accordo stilata da Martini non ci sia qualcosa di concreto e vengono invece assecondati i malumori della Margherita regionale che vorrebbe una posizione più chiara sulle scelte programmatiche regionali.
A nostro avviso questa posizione è chiarissima e a favore dell'Unione. Il PRC, vuole concludere presto e bene la cosiddetta "anomalia toscana" e ciò non ci meraviglia. Sono anni che Rifondazione fa "piedino" all'Unione, già dalle elezioni regionali del 2005. Ma, per convenienza politica e tattica, l'Unione ha preferito aspettare. Ora però i tempi sono maturi e su ciò si è espresso direttamente anche il segretario nazionale di Rifondazione, Franco Giordano che proprio da Firenze, ha esortato i suoi "alleati politici" nazionali a "rimuovere rapidamente questa anomalia".
La svolta nazionale di Bertinotti di entrare nell'Unione, diceva lui per "battere Berlusconi", diciamo noi per integrare il proprio elettorato nel capitalismo e nella seconda repubblica, non aveva avuto ancora esito positivo nella nostra regione, ma come mai? Sembra che le motivazioni siano da ricercarsi nei programmi elettorali e nelle decisioni politiche locali, però la realtà dei fatti, le affermazioni, ci dicono che non è così, ma semplicemente perché i tempi politici non erano maturi.
Le motivazioni programmatiche sono ben presto eluse dall'astensione di Rifondazione sul bilancio e la finanziaria del 2007 per la Toscana, dagli apprezzamenti al "piano regionale di sviluppo" lanciato da Martini, dal voto favorevole al Pit. Anche sugli inceneritori, la posizione di Rifondazione alla fine sposa le tesi dell'Unione, e cioè la necessità di costruirli, semmai si limita a metterne in discussione il numero e il luogo e a richiedere di ampliare la raccolta differenziata. È una bella differenza dall'essere contro tutti gli inceneritori.
Evidentemente per Rifondazione non c'è più alcun motivo per tenere in piedi "l'anomalia toscana". Il segretario fiorentino del PRC Maurizio De Santis afferma che la scelta di entrare in giunta, servirà affinché "la sinistra in questa regione rialzi la testa", noi affermiamo che servirà ad avere anche a livello regionale il ruolo di copertura a sinistra dell'Unione, di "cane da guardia" del governo regionale.
Ne è prova anche il comportamento di Rifondazione in un dibattito alla festa di Liberazione a San Felice a Ema nel quale intervenivano il segretario nazionale Franco Giordano, Fabio Mussi (Sd) e Gianni Rinaldini (Fiom-Cgil). La presidenza ha prima negato la parola a un gruppo di giovani che avevano partecipato al corteo del 9 giugno a Roma contro Bush e Prodi e che volevano contestare pubblicamente l'atteggiamento servile del loro partito. Poi, visto che questi giovani giustamente non demordevano, è stata costretta a bocca torta a concedere pochi minuti di intervento sul palco. Alla fine, per sbarazzarsene, ha fatto intervenire la polizia e il "servizio d'ordine". Molti dei partecipanti hanno difeso i giovani, invece Pecorini e De Santis, nonché Giordano, Mussi e lo stesso Rinaldini li hanno attaccati non condividendo la forma, il metodo e soprattutto l'obiettivo politico di contestare Rifondazione. In precedenza Giordano, assieme al ministro Ferrero, era stato contestato dagli operai della Fiat di Mirafiori mentre diffondevano un volantino di Rifondazione. I leader PRC ricordano Prodi quando è stato giustamente contestato al Festilval dell'Economia a Trento dai "No Dal Molin" verso i quali ha fatto "orecchie da mercante".

IL PARTITO DEMOCRATICO E LE SUE COPERTURE A SINISTRA IN TOSCANA
Non potevamo ignorare lo scioglimento dei DS e la costituzione del Partito democratico. La Toscana ha sempre rappresentato un "laboratorio politico" per i DS. Proprio a Firenze si è celebrato il funerale del partito sostituitosi al PCI revisionista, ed è nato un partito di matrice liberale e cattolica, voluto e disegnato proprio da Prodi. I natali di questo nuovo "mostro" politico di ispirazione americana sono stati salutati con gioia anche dal neoduce Berlusconi, pensate, che tra strette di mano e complimenti, ha suggellato una sorta di sodalizio con il partito di D'Alema, Veltroni e Fassino. Un sodalizio rafforzato proprio dalle parole di Fassino che non solo non si è vergognato nell'annunciare che "nella democrazia matura e forte non vi sono nemici" bensì "avversari che si combattono anche aspramente, ma si riconoscono e si rispettano" (sic), ma gli ha lanciato l'amo su "riforme" istituzionali, legge elettorale, "riforma" del parlamento, rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio, completamente dell'assetto federale dello Stato.
E se a livello nazionale la corsa dei boss alle poltrone è cominciata, lo è anche a livello regionale, dove si sta avviando la fase costituente per il Partito democratico in vista delle primarie di ottobre.
Dalla tribuna del Congresso regionale dei DS il governatore Claudio Martini ha ribadito che l'elaborazione del "piano regionale di sviluppo" influenzerà la fase costituente del Partito democratico in Toscana. Un partito definito a più voci, da Martini al neopodestà Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, "partito aperto, partecipato, colto nel senso capace di ascoltare, di capire la gente e aperto di testa e di cuore" e ancora "partito di forte radicamento territoriale", "un partito federale", "di popolo, della gente e dei lavoratori". Si preannunciano in tutta la Toscana, banchini, gazebo, "libri bianchi" da fare riempire ai sostenitori con idee e proposte, pre-adesioni, una campagna in grande stile lanciata dai segretari regionali della Quercia e della Margherita .
Tutti vogliono una fetta di torta del PD e già nel comitato promotore c'è soddisfazione per aver inserito ben 34 papaveri toscani diessini tra i quali Martini, Domenici, Manciulli, Chiti, Filippeschi, per fare alcuni nomi. Ma in questa corsa nessuno vuole essere tagliato fuori e anche il diessino assessore alle politiche socio-sanitarie in Palazzo Vecchio, Graziano Cioni, inviso alle masse popolari fiorentine, dal "proletario e popolare" Caffè Paskowsky, ha fondato l'Associazione fiorentina per il Partito democratico e vuol organizzare una mega-cena per quattro mila persone all'ippodromo fiorentino.
Il diessino Leonardo Domenici è andato nella fabbrica del Nuovo Pignone, per coinvolgere gli operai e i lavoratori nel PD. Egli ha parlato di "sicurezza sul lavoro, flessibilità, welfare, ridistribuzione del reddito, costi della politica, ambiente, clima".
Ci domandiamo, costui dov'era quando i lavoratori scioperarono per il posto di lavoro, quando la popolazione manifesta contro la Tav e il sottoattraversamento fiorentino, gli inceneritori, i tagli alla sanità, alla spesa sociale, per la sicurezza? Domenici, caro allievo di D'Alema, ha sempre sbattuto la porta in faccia a chi osa alzare la voce contro le scelte dell'amministrazione comunale e ora pretende l'attenzione e la partecipazione della popolazione.
Noi marxisti-leninisti diciamo di non abboccare a questo nuovo "mostro" politico che con nome diverso prosegue in peggio la politica liberale, liberista, familista e borghese dell'Unione di Prodi e su questo dobbiamo aiutare a fare chiarezza e la verità politica.
Quanto alla "partecipazione", termine inflazionato dai partiti del "centro-sinistra", più volte abbiamo detto che si tratta di una parola ingannatoria, di pura demagogia, poiché a parole si dice di far valere la volontà degli elettori, di farli contare nelle istituzioni, in questo caso sulla nascita del PD, mentre in realtà, si vuole ingabbiarli nelle istituzioni borghesi e nel nuovo partito borghese.
A sinistra del Partito democratico, troviamo nella nostra regione alcune formazioni politiche.
Ci riferiamo in primo luogo alla nuova formazione definita "Sinistra democratica" (SD). Un coacervo di forze che sono uscite dai DS, tra cui l'ex "correntone", i cui principali esponenti sono Fabio Mussi, Cesare Salvi e Giovanni Berlinguer, il riformista ex dalemiano e ora filo socialista Gavino Angius, il socialista Valdo Spini (già eletto vice presidente del gruppo alla Camera), il leader dell'Arcigay Franco Grillini.
Chi si è schierato nella nostra regione con SD, vedi Alberto Formigli, capogruppo DS al Comune di Firenze, il senatore Giovanni Bellini, ecc., ha affermato che questa "nuova" formazione, "serviva a fare chiarezza", "a spostare a sinistra l'asse dei governi locali toscani". Confermano quanto ha detto il leader nazionale Mussi secondo cui la SD "sarà a disposizione dell'unità della sinistra. Una sinistra nuova, plurale, laica, autonoma, critica, larga e di governo", che "guarderà al PD non come a un nemico ma come un alleato, e il centro-sinistra è il nostro spazio".
Con lo slogan "cambiare l'Italia, unire la sinistra", SD si candida quindi a essere un partito riformista, copertura a sinistra del Partito democratico. Basta pensare che anche nella nostra regione, alle elezioni di maggio scorso, SD ha partecipato unita all'Unione perché come affermato dal coordinatore regionale dei DS Giuseppe Brogi, "la nostra priorità è far vincere l'Unione". Insomma, un movimento che trova origine nella cosiddetta "svolta della Bolognina" di Occhetto cui seguì la fine del lungo inganno del PCI revisionista di Gramsci, Togliatti e Berlinguer. A Sinistra democratica hanno aderito nomi conosciuti dell'amministrazione fiorentina quali il presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini, Gregorio Malavolti, il presidente del Q. 4 Giuseppe D'Eugenio.
Ma non è finita qui. Per combattere l'emorragia elettorale, l'allontanamento delle masse popolari dalle istituzioni borghesi, per non perdere i voti di tutte quelle persone, soprattutto giovani che in questi anni si sono battuti nelle piazze contro Berlusconi, contro la guerra, per il lavoro, la scuola e l'università pubblica i volponi politici borghesi hanno capito che non basta cambiare solo i nomi ai partiti. Da un po' di anni nei partiti del "centro-sinistra", nei movimenti, si parla di "democrazia partecipata", "bilancio partecipativo", fino addirittura a creare "l'Associazione rete del nuovo municipio", insomma per tenere ben stretto l'elettorato di sinistra si ciancia di "una diversa e più avanzata forma della democrazia" (borghese). Su questo piano, troviamo la fondazione proprio a Firenze dell'"Associazione per la sinistra unita e plurale" che raccoglie esponenti dei Partiti e movimenti quali PRC, PdCI, Verdi, Sinistra democratica, UnaltracittàUnaltromondo.
Questa associazione, per bocca del professor Paul Ginsborg, ricerca la "coesione della Sinistra, per caratterizzare l'Unione tutta e sostenere la realizzazione del programma, senza arretramenti né tentennamenti". Auspica una sinistra "più vicina ai cittadini, meno auto-referenziale, affermata sulla democrazia di genere, a rendere inclusivi e non competitivi i microprocessi della vita politica".
Tutto è buono per non perdere sostegno e credibilità di quella parte di elettorato di sinistra che altrimenti troverebbe il fianco scoperto e magari si avvicinerebbe con più facilità al nostro Partito.
Questa Associazione combatte l'analisi marxista-leninista del capitalismo e dell'imperialismo, nega l'esistenza delle contraddizioni di classe e la lotta di classe, la lotta per abbattere il capitalismo e l'imperialismo, la conquista del potere politico da parte della classe operaia e la realizzazione della società socialista. D'altronde, anche guardando alla sua composizione, non poteva che essere così. Punta alla "terza via" per ricostruire un rapporto non conflittuale, dialogante, collaborativo, la cosìddetta "cultura della partecipazione", tra le istituzioni, tra i partiti di "sinistra" e le masse popolari. In realtà tale questa Associazione altro non è che l'ennesima copertura a "sinistra" del Partito democratico.
Tutte queste nuove forze politiche toscane partecipano assieme a PRC, PdCI e Verdi alla discussione e alla formazione di un nuovo raggruppamento nazionale, non ancora definito nella composizione, nei contenuti e nella forma e nel nome, che raccolga tutte le forze parlamentari, e i gruppi e i movimenti ad essi connessi, che si pongono a sinistra del PD.
Si parla di una sinistra senza aggettivi. Ma ci staranno tutti costoro? Anche SD? Una sua parte, quella di Angius, guarda più verso lo Sdi di Boselli che è legato ai socialisti europei. E i Verdi? Solo una parte, quella di Cento, è interessata all'operazione, che vorrebbe si chiamasse "sinistra arcobaleno". Per adesso sono tutti d'accordo solo per una semplice unità d'azione.
Permettetemi due parole sul "Movimento Costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori" di Ferrando, questo perché registriamo la sua presenza a Firenze, Arezzo, Grosseto, Livorno, Massa Carrara, Pisa, Siena, Versilia-Lucca, anche se organizzativamente non sappiamo fino a che punto è realmente attivo in queste zone.
Dal movimento trotzkista di Ferrando, che dovrebbe trasformarsi in partito nel prossimo ottobre, ci dividono motivi storici, vedi la dura e vittoriosa lotta di Lenin e Stalin e dei bolscevichi contro il trotzkismo sulla concezione della rivoluzione proletaria, del partito del proletariato e dello Stato sovietico. Ci dividono anche questoni politiche e attuali, vedi la strategia e il giudizio sui movimenti antimperialisti del mondo arabo egemonizzati da correnti musulmane.
È un gran calderone composto da gruppi trotzkisti, da centri sociali, movimenti ambientalisti e pacifisti, avventuristi, "autonomi", disobbedienti, arrivisti in cerca di carriera politica ed elettorale, un partito simile alla "vecchia" Rifondazione. Sicuramente, potremo trovarceli a fianco in battaglie contro il governo Prodi e su questioni specifiche, insieme ad altre forze politiche, sociali a movimenti, vedi la manifestazione nazionale del 9 giugno contro Bush e Prodi. E ciò non è in contraddizione con la nostra politica di fronte unito.

I PROBLEMI DELLA TOSCANA
Oltre alle questioni politiche è giusto avere chiaro quali sono i principali problemi che riguardano il proletariato e le masse popolari toscane, e non potevano non partire dalla questione dell'occupazione.
L'amministrazione regionale per bocca dell'assessore all'istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simonici, si ritiene soddisfatta per un trend positivo in crescita dell'occupazione rispetto al 2005, secondo i dati Istat sul 2006. E così troviamo una crescita occupazionale dell'1,1%, un calo della disoccupazione dell'0,5%, un aumento dell'occupazione femminile dello 0,9%.
La realtà però va letta diversamente e non è tutto oro quello che luccica. La crescita occupazionale c'è stata, ma nel settore terziario, specialmente il commercio con il 6% in più o in quello agricolo con il 7%, -4% invece nell'industria. Le città dove l'occupazione è minore sono Livorno, Prato e Pistoia. Con la chiusura a livello regionale di grandi e storiche fabbriche, chi cerca lavoro si è visto costretto a rivolgersi al terziario, trovando occupazione però, badate bene, non con contratti a tempo indeterminato, bensì in prevalenza a tempo determinato e co.co.co. Insomma, la "flessibilità" e il "nuovo e non ingessato posto di lavoro", voluti da Martini con l'applicazione della legge 30 e del Pacchetto Treu, si ritrovano in questi dati. 162mila i toscani con contratto atipico, pari all'11% del totale degli occupati, 33mila i co.co.co. E ancora 212mila di contratti part-time che riguardano nell'80% dei casi le donne che così, è evidente, non escono del tutto dal mondo del lavoro, e cercano di sopperire alla mancanza di servizi che le costringe a fare salti mortali tra i figli, la famiglia, l'assistenza agli anziani. Una donna su tre in Toscana è precaria.
Nell'industria aumenta la cassintegrazione straordinaria che si ottiene a fronte di crisi aziendali e crescono del 10% i lavoratori in mobilità e le donne rappresentano la metà degli iscritti alle liste di mobilità. La regione Toscana, parla di 1milione e 700 mila euro da destinare alle aziende che assumeranno donne e precari, andrà visto nel dettaglio di cosa si tratta.
Ci sono i dati forniti dalla Cgil Toscana che riguardano il mondo del "lavoro nero". Pensate che su 5.889 aziende controllate da Inps e Inail, 3.398 sono risultate non in regola su sicurezza e contratti, ben 2.345 lavoratori sono assunti a nero e 4.506 assunti irregolarmente.
È in questa situazione, incontrollata e non gestita efficacemente dalle istituzioni borghesi che viene lasciato campo libero ai padroni che sfruttano con orari e turni massacranti i lavoratori facendo emergere dati agghiaccianti di 42 morti sul lavoro dall'inizio dell'anno e di decine di feriti. Non bastano gli scioperi cittadini che fino ad oggi sono stati proclamati nella città colpite dai lutti. Vedremo se la recente legge sugli appalti verrà applicata e funzionerà. Ad ogni modo a livello regionale e nazionale, noi marxisti-leninisti chiediamo ai sindacati di dichiarare lo sciopero generale nazionale di 8 ore, per manifestare con forza contro questi "omicidi legalizzati" che continuano ad avvenire e che colpiscono tutti i settori lavorativi, dai cantieri all'industria all'agricoltura dove, da aprile 2006 a maggio 2007, sono stati 25 i morti.
In questa situazione economica pesano enormemente sulle tasche dei toscani anche le tasse e nello specifico l'Irpef, utilizzata dalle amministrazioni comunali per far fronte ai tagli ai bilanci comunali stabiliti dalla Finanziaria 2007. Dal 2006 al 2007 in Toscana si registra un aumento vertiginoso dell'Irpef che non serve certo per gli investimenti in servizi e assistenza. Anzi a tal proposito, Martini, in occasione del varo del "Documento di programmazione economica e finanziaria per il 2008", sta valutando bene se aumentare ad ottobre l'Irpef per costituire il "Fondo di solidarietà" ovvero la cosiddetta "tassa sul nonno". Attualmente la regione garantisce assistenza solo a sedicimila anziani non autosufficienti su ottantamila. L'obiettivo regionale sarà sì quello di aumentare il tetto di assistiti, ma in che modo? Finanziando i privati, puntando sulle "badanti", facendo pagare tutto alle già oramai spremute masse popolari. Ciò in sostituzione di piani concreti per la realizzazione di servizi pubblici adeguati, con personale specializzato, con spazi abitativi, sanitari, assistenziali, economici, culturali, sportivi, ricreativi e di socializzazione per gli anziani in generale e anche per quelli non autosufficienti che invece continuano a pesare sulle spalle delle famiglie e in particolare delle donne.
In ambito sanitario le cose non vanno meglio e basta parlare con i pazienti per rendersene conto. Altro che quel che afferma il ministro della sanità Livia Turco: "la sanità toscana, sia la sanità di tutta l'Italia"!
Sebbene attualmente non vi sia più il ticket sanitario, l'assessore alla Sanità Enrico Rossi, già parla di spremere le masse popolari toscane con un "sistema di compartecipazione basato sul reddito". Poi ci sono i tagli alle guardie mediche, al personale, i turni massacranti, gli ospedali che non funzionano, i già annunciati tagli alla farmaceutica convenzionale per 25 milioni e alla spesa farmaceutica ospedaliera per 10 milioni. Liste bloccate, liste di attesa infinite, anche 4 mesi per una risonanza magnetica. E il mega progetto dei 4 nuovi ospedali toscani rispettivamente a Pistoia, Lucca, Massa e Prato che sembrano un paradosso a fronte dei lavori di ristrutturazione infiniti come a Careggi o fermi come allo Iot di Firenze. Questi ospedali verranno realizzati in alcuni casi in zone delicate a livello ambientale, compromettendo falde acquifere e pozzi. Più volte stoppati per irregolarità nelle gare d'appalto, sembra che oggi trovini la strada spianata. Un affare da capogiro sul quale si sono buttati a pesce le grosse ditte costruttrici, tra le quali la Baldassini&Tognozzi, già investita dello scandalo di Campi Bisenzio, dal reato ambientale in merito alla variante di valico e alla terza corsia. Anche in questo caso vale la formula del project financing, un investimento complessivo di 353 milioni di euro e sul quale già sono in atto le ristrutturazioni e la chiusura dei presidi cittadini. Gli abitanti in alcuni casi saranno costretti a percorrere chilometri e chilometri prima di arrivare ad un pronto soccorso.
In ambito ambientale, la Toscana non è immune dai traffici illeciti di rifiuti pericolosi, da discariche abusive come recentemente scoperto alla Lucchini di Piombino.
La Toscana non è immune neanche dal pericolo mafia come espresso da un rapporto della Fondazione Caponnetto che individua nel settore appalti e subappalti, la potenziale infiltrazione della criminalità organizzata.

I COMPITI DEI MARXISTI-LENINISTI
Care compagne e cari compagni,
l'analisi fin qui fatta ci è utile per comprendere la situazione politica ed economica della nostra regione, per individuare i temi d'intervento. Essa dovrà necessariamente essere arricchita e approfondita, anzitutto attraverso i vostri interventi, ma anche da uno studio mirato ed in evoluzione. Questa riunione ci serve per mettere a fuoco il nostro nemico principale regionale, ma occorre anche individuare i nostri compiti, riflettere collettivamente sulle indicazioni del Partito a livello generale per poi calarle nel particolare, nella nostra realtà regionale, provinciale e comunale, guardando alle attuali forze del Partito in Toscana, alle possibili alleanze e dandosi degli obiettivi.
La nostra regione non è facile politicamente perché enorme è l'influenza dei revisionisti e dei neorevisionisti sulle masse, l'illusione parlamentare. Forte è il cordone sanitario ai danni del PMLI che in Toscana è nato e dove ha alcuni dei suoi massimi dirigenti.
Ma dobbiamo fare leva sulle 5 fiducie, ossia sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao, sul socialismo, sul Partito, sulle masse e su noi stessi.
Il PMLI, attualmente sta battendo su 2 aspetti generali, il primo riguarda l'invito costante, aperto e sincero ai fautori del socialismo, affinché si uniscano al Partito. Queste le parole incoraggianti e forti espresse dal nostro Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, in occasione del 30° Anniversario della fondazione del PMLI "chi ritiene di avere la stoffa del pioniere rosso si affretti a unirsi al PMLI come militante o simpatizzante, non perda l'occasione irripetibile del 5° Congresso nazionale del PMLI, cui potrà dare un contributo diretto. Non si faccia turlupinare e fuorviare dalle nuove proposte dei volponi opportunisti miranti a costruire partiti e raggruppamenti a sinistra dell'ormai prossimo partito democratico. Queste organizzazioni non sono altro che delle nuove trappole per tenere il proletariato e le masse subalterne al capitalismo, alle sue istituzioni e ai suoi governi. In Italia, come dimostrano i fatti, non c'è che un solo partito di sinistra, e questo è esattamente il PMLI... Più forti e numerosi saremo, più ne potranno beneficiare il proletariato e le masse. Fautori del socialismo venite con noi, ora e non domani, come militanti o simpatizzanti, insieme rivolteremo cielo e terra".
Queste bellissime parole, le rivolgo direttamente ai simpatizzanti toscani, che prendano esempio da chi recentemente è entrato nel Partito, giovanissimi o non più giovani, che comunque si impegnino in crescendo e al massimo per aiutare il PMLI nel radicamento e nella sua espansione.
L'altro aspetto, importantissimo, riguarda i 3 elementi chiave e le 4 indicazioni per radicare il PMLI, e costruirlo grande, forte e radicato. Indicazioni che sono rivolte al Partito nel suo complesso, ma anche ai simpatizzanti e agli amici del Partito che possono fare molto per lo sviluppo del PMLI e della lotta per il socialismo.
Il nostro lavoro è un grande sforzo politico, organizzativo e fisico, perché oggi come ai tempi di Marx ed Engels, abbiamo il compito non facile di dare al proletariato la coscienza di essere una classe per sé col compito storico di rovesciare la vecchia società e costruirne una nuova. Sicuramente l'esperienza di questo governo Prodi, da parte del proletariato e delle masse popolari, ha aperto una piccola porta, anche a livello regionale, ma ancora è lunga la strada, anche per rimuovere i 5 grossi ostacoli che pesano sul nostro Partito.
I 3 elementi chiave e le 4 indicazioni ci servono per andare nella direzione giusta e devono costituire la nostra mappa, ad essi sono collegati vari argomenti del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della linea del Partito, che vanno assimilati e seguiti.
I 3 elementi chiave riguardano:
1) la concezione proletaria del mondo, ovvero studio delle 5 opere fondamentali per trasformare la propria concezione del mondo in senso proletario;
2) la corretta concezione del Partito, ovvero studio della linea organizzativa (centralismo democratico, disciplina proletaria, critica e autocritica ecc.);
3) la conoscenza approfondita della linea generale e della linea di massa del Partito, ovvero studio della linea generale e della linea di massa (fronte unito).
Le 4 indicazioni ci dicono che devono essere i marxisti-leninisti, operai, lavoratori, disoccupati, pensionati, studenti a divenire leader nelle fabbriche e in ogni luogo di lavoro, nei sindacati, anche se non si è sindacalisti, nei movimenti dei disoccupati, nelle scuole e nelle università. Che occorre sforzarci, sebbene costi fatica e sudore, nell'occuparci a fondo dei problemi del proprio ambiente di lavoro, di studio e di vita proponendo soluzioni concrete per risolverli. Che non basta "aver sentito dire", poiché occorre informarsi, leggere la stampa locale, studiare, fare ricerche e inchieste, per interpretare la realtà correttamente sulla base del materialismo storico e dialettico, utilizzando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea del Partito. Ed infine che solo individuando il nemico politico principale della propria città, scuola, università e la contraddizione principale sulla quale intervenire, si possono unire, guidare e mobilitare le masse.
Lunghi, prolungati e continui devono essere i nostri sforzi per migliorare il nostro lavoro. Alcune istanze hanno fatto dei passi in avanti apprezzabili. Altre sono agli inizi, altre sono più indietro, qualcuna è completamente ferma.
Come Cellule ed Organizzazioni, ma mi rivolgo anche ai simpatizzanti attivi, dobbiamo continuare ed intensificare il bombardamento delle giunte locali, dobbiamo porre attenzione ai loro bilanci, alle loro decisioni, alle esigenze delle masse per poter produrre interventi mirati, efficaci, che trovino consensi tra le masse e che aiutino ad acuire le contraddizioni.
Ciò non significa necessariamente intervenire su tutto, il Partito questo non lo dice date le attuali forze, bensì individuare collettivamente e di volta in volta la priorità e la contraddizione principale, proprio come stiamo cercando di fare oggi con questa riunione. Voi lo dovete fare in sede di Cellula, coinvolgendo i simpatizzanti e gli amici.
La parola d'ordine "studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi" e viceversa, deve essere la nostra bussola per decidere cosa studiare e come studiare, quando, che forze investire, come intervenire e riorganizzarci a fronte delle necessità, dei problemi oggettivi e soggettivi. Con lo studio si individuano le priorità si prendono delle decisioni, dei provvedimenti per cercare anche in momenti di difficoltà, e non solo in quelli ottimali, di andare in avanti e non indietro.
Lo studio ci serve come arma di difesa verso l'individualismo, le pallottole più o meno zuccherate, più o meno "inebrianti", ad inquadrare correttamente i problemi che anche noi marxisti-leninisti viviamo in merito alla salute, la famiglia, la mancanza di lavoro, la vita sociale, i rapporti di coppia, lo sfruttamento in generale al quale non siamo immuni. Lo studio è il nostro vaccino che ci permette di essere lucidi politicamente, di sopportare le fatiche, di elevare la nostra coscienza, quella del proletariato e delle masse popolari, di non cadere negli inganni politici, di correggerci, di aiutarci, di non farsi risucchiare politicamente e personalmente, di applicare correttamente il centralismo democratico, la critica e l'autocritica, di essere con e del Partito.
Se si studia bene e ci si organizza, si può fare un buon lavoro di radicamento che significa applicare con forza il Programma d'azione, intervenire con volantini, manifesti, documenti, comunicati stampa, conferenze stampa, dibattiti, in base alle nostre possibilità concrete sulle questioni che fanno parte delle priorità e che scoppiano improvvisamente, applicando le coordinate per il lavoro di massa. Non ci sono "isole felici", è perciò impossibile non riuscire ad intervenire su delle tematiche locali, se ciò non avviene significa che non abbiamo seguito bene le indicazioni del Partito.
Alcuni compagni, specie di nuova militanza, trovano più facile portare tra le masse interventi redatti dal Partito a livello centrale, ciò non è un male, ma non può essere la sola nostra arma d'azione per il Partito. La diffusione de Il Bolscevico ad esempio, è giusta e corretta, ma prima di tutto, il nostro sforzo deve essere nel radicamento, prendendo esempio dai compagni e dalle istanze più brave ed avanti sia nella nostra regione che a livello nazionale.
In questo nostro lavoro, dobbiamo tenere ben presente la questione del Fronte unito che è una delle tre armi principali per sconfiggere il nemico. Il compagno Scuderi, ci ha ben chiarito recentemente che vi sono tre tipi di fronte unito, per le lotte immediate, quello internazionale contro l'imperialismo e per la libertà dei popoli, quello rivoluzionario per l'Italia unita, rossa e socialista. Inoltre, ci indica che i primi due fronti li dobbiamo praticare tutti i giorni e che il terzo non è ancora maturo.
Per il nostro lavoro locale vorrei porre l'accento sul fronte unito per le lotte immediate che, ci indica il Partito, deve essere realizzato sempre e in ogni campo, da quello politico a quello sindacale e sociale, da quello femminile a quello giovanile e studentesco, da quello ambientale ed ecologico a quello culturale. Perciò ho voluto chiarire a livello generale la situazione politica nella nostra regione, ma questo è un lavoro che ognuno di voi deve fare poiché a livello locale ci possono essere delle piccole differenze da tenere presenti e che vanno discusse con il Partito.
L'indicazione generale è di unirci con tutti coloro che su questioni specifiche portano avanti le nostre stesse rivendicazioni. Potremmo trovarci a fianco partiti, gruppi ed elementi indesiderati, anche di destra. In questi casi, contano le diverse motivazioni, l'indipendenza e l'autonomia del Partito.
Su questo argomento, permettetemi di leggervi le illuminanti, lungimiranti e chiarificatrici parole del compagno Scuderi: "le contraddizioni esistono dappertutto, in ogni paese, città, partito, movimento, organizzazione sociale, individuo. Una di esse è la principale, ed è questa a determinare il nemico principale o l'avversario principale. In politica è molto importante esserne coscienti e saperla individuare al fine di unire tutti coloro che la subiscono e la combattono e di lottare assieme per isolare e sconfiggere chi la incarna.
Nei luoghi di lavoro la contraddizione principale è tra i lavoratori e i padroni, quindi la lotta dei lavoratori va indirizzata contro di essi. Vi è anche la contraddizione tra i lavoratori e i sindacalisti riformisti che frenano le lotte, ma si tratta di una contraddizione secondaria che va trattata in maniera diversa rispetto a quella principale. Le lotte sindacali però non devono essere rinchiuse nei luoghi di lavoro. Le strade e le piazze sono i campi di battaglia in cui i lavoratori e il movimento sindacale si battono contro le organizzazioni dei partiti e i governi per le questioni di carattere generale.
Nelle scuole e nelle università la contraddizione principale è tra gli studenti e le autorità scolastiche e universitarie, gli organi di governo, i governi nazionale, comunale, provinciale e regionale. Vi sono anche le contraddizioni interstudentesche e tra le le loro organizzazioni, ma queste vanno considerate secondarie quando si lotta contro il nemico principale.
Nelle città la contraddizione principale è tra le masse residenti e i governi comunale, provinciale e regionale. Questi sono i nemici principali, sia che vestano i panni della destra, sia che vestano i panni della 'sinistra' borghese.
Nei movimenti, nelle organizzazioni di massa e tra le masse del nostro Paese la contraddizione principale è quella tra il proletariato rappresentato dal PMLI e la borghesia di 'sinistra' rappresentata dai partiti dell'Unione. Vi è anche la contraddizione tra il proletariato rappresentato dal PMLI e i partiti e gruppi falsi comunisti, ma si tratta di una contraddizione secondaria, quando sono presenti i partiti dell'Unione. Questa contraddizione secondaria diventa però principale, se questi ultimi partiti non sono presenti, salvo nei casi in cui siamo d'accordo tra noi e loro sulla battaglia specifica.
Questo significa che quando nei movimenti, nelle organizzazioni di massa e tra le masse sono presenti i partiti dell'Unione i nostri colpi principali devono essere diretti contro di essi, cercando di allearsi con i partiti falsi comunisti. Quando invece i partiti dell'Unione sono assenti i nostri colpi principali vanno diretti contro i partiti falsi comunisti, se ostacolano la lotta e ci mettono i bastoni tra le ruote. In maniera sempre dialettica, argomentata e documentata, stando ai fatti, al tema concreto della lotta, in modo tale da essere compresi e appoggiati da tutta o parte della loro base.
Ovunque operiamo è importante individuare la contraddizione principale, e quindi il nemico o l'avversario principale, per non fare di ogni erba un fscio, per evitare di mettere sullo stesso piano l'avversario principale con quello secondario e così bruciarci ogni alleanza, ogni spazio di manovra e qualsiasi lavoro di massa." (1)
Queste indicazioni sono preziose per il nostro lavoro regionale e locale, poiché ogni volta che ci troviamo ad analizzare un movimento, una lotta e il nostro ruolo attivo, le dobbiamo tenere presenti, come il fatto che dobbiamo essere capaci di conquistare la base di sinistra delle forze che ci stanno immediatamente a destra (PRC, PdCI, PCL, PdAC, Verdi, Partito democratico, Sinistra democratica, Giovani comunisti, Sinistra giovanile) e la parte di "destra" delle forze che ci stanno normalmente a sinistra ("autonomi", disobbedienti, centri sociali, "ultrasinistri" vari).
Per ciò che ci riguarda a livello regionale, dobbiamo tenere presenti queste indicazioni, anche sulla base dell'analisi nazionale e locale individuata oggi, dobbiamo sviluppare un largo fronte unito con quelle forze politiche, sociali, sindacali che si battono contro la deindustrializzazione della regione, gli inceneritori, il rigassificatore di Livorno, le infrastrutture in particolare l'Alta velocità, il Corridoio tirrenico e il sottoattraversamento della Tav a Firenze, le "morti bianche", il lavoro nero e il supersfruttamento, lo Statuto federalista, la privatizzazione di servizi pubblici e assistenziali, della sanità e il suo relativo sfascio, lo spreco di denaro i progetti culturali inutili e rivolti ad un pubblico ricco, la mafia che incombe anche nella nostra regione, per un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e lavoratori, per una casa per tutti, per la chiusura delle basi militari Usa e Nato presenti nel territorio regionale, lo scioglimento di tutte le spa che riguardano l'amministrazione pubblica.
Queste sono solo alcune delle battaglie sulle quali concentrarci, tocca a voi, individuare quelle locali sulle quali intervenire e come.
Care compagne e cari compagni,
mi auguro di aver stimolato le vostre riflessioni, tenacia, coscienza e il vostro spirito rivoluzionario, in particolare dei nuovi militanti e dei simpatizzanti. Vorrei concludere questa mia relazione con l'invito del compagno Scuderi, lanciato sempre in occasione del 30° del PMLI: "In tutti questi anni abbiamo lavorato e stiamo lavorando bene. Dobbiamo però fare ulteriori sforzi per calarci più a fondo nella realtà dove siamo presenti individualmente e collettivamente occupandoci dei problemi concreti delle masse e migliorando il lavoro di massa e di fronte unito. Dobbiamo essere degli scienziati della rivoluzione, applicandoci con maggiore convinzione, sistematicità e continuità nello studio rivoluzionario personale, e in quello collettivo occorre coinvolgere i simpatizzanti attivi".
Viva le militanti e i militanti toscani del PMLI!
Viva le simpatizzanti e i simpatizzanti toscani del PMLI!
Bombardiamo i governi regionale, provinciali e locali toscani!
Uniti costruiamo un grande, forte e radicato PMLI!
Lavoriamo per il successo del 5° Congresso nazionale del PMLI!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

 

Nota

  1. Dal Discorso pronunciato a Firenze il 10 settembre 2006, a nome del CC del PMLI, per il 30° anniversario della scomparsa di Mao

4 luglio 2007