Contro i lavavetri, gli immigrati, i senza casa
Cofferati impugna la legalità del regime
Polizia e carabinieri chiamati dal neopodestà caricano i manifestanti che protestano davanti al comune: 4 feriti
Fascisti, leghisti, forzisti, casini e prodi l'appoggiano

"La legalità è una battaglia progressista e non di destra" afferma Sergio Cofferati, sindaco DS di Bologna, davanti a oltre 200 studenti, che manifestavano sotto il palazzo comunale, il 24 ottobre scorso, provenienti dalle facoltà occupate, precari e occupanti delle case sfitte che gli hanno dato di fascista per il piglio autoritario e decisionista usato contro gli immigrati. Per risposta hanno ricevuto le manganellate dalla polizia e carabinieri in tenuta antisommossa chiamate dall'ex sindacalista per tutelare l'"ordine" da lui invocato. Quattro i feriti con punti di sutura alla testa.
È la sua politica di "legalità e sicurezza" che da settimane ha prodotto retate e espulsioni di immigrati, la persecuzione poliziesca dei lavavetri e gli sgomberi delle case occupate, per protesta contro il caro affitti. L'ultima goccia che ha portato in piazza la protesta sono state le ruspe, all'alba del 19 ottobre scorso, che hanno raso al suolo decine di baracche di lamiera, cartone e stracci di immigrati rumeni, di etnia Rom, sul letto del fiume Reno alla periferia di Bologna. Azione "chirurgica", precisa il neopodestà con delega alla sicurezza, "questore" tutto d'un pezzo: voleva colpire solo gli uomini per questo non sono stati attivati i servizi sociali. Ma gli uomini erano nel punto di ritrovo dei lavoratori irregolari alla mercé dei caporali di zona per un ingaggio giornaliero a "nero". Il risultato: sette internati al Cpt di via Mattei, due gli arrestati e quattro donne con bimbi piccoli in mezzo alla strada.
Una esemplare dimostrazione della trasformazione del socialriformista Cofferati in socialfascista e non per colpa del "potere" che trasforma chi lo esercita, come vorrebbero far credere in un cervellotico ragionamento i trotzkisti su "Liberazione", prima Giorgio Cremaschi e poi il direttore Piero Sansonetti, che più di una volta tornano su questo argomento non per denunciare la politica fascista del neopodestà bolognese, che in questo modo ha abbracciato a tutto tondo i dettami della "democrazia" borghese e della seconda repubblica neofacista, ma addirittura per dargli dello "stalinista" e tanto per chiosare sugli "errori" del socialismo, comportandosi proprio come i fascisti. A rafforzare le loro tesi di stampo anarcoide mettono in campo il sostegno al sindaco espresso da Armando Cossutta, definito il "padre nobile dello stalinismo italiano": egli afferma in un'intervista al "Corriere della Sera" del 23 ottobre che "il PCI in passato è sempre stato per la legalità" e con lo Stato borghese, legalitario e capitalista, affermiamo noi, che i revisionisti hanno sempre accettato e mai combattuto. Ma che c'entra lo "stalinismo" con Cofferati? Costui governa e amministra il potere della borghesia in camicia nera, in piena sintonia con il governo Berlusconi e i suoi sgherri! Nel rispetto delle leggi antipopolari, razziste e fasciste per la "sicurezza" del Paese.
Da sempre nemico giurato di Stalin e del marxismo-leninismo, che sostengono la necessità di rovesciare con la rivoluzione il capitalismo e instaurare la dittatura del proletariato, che non è un potere per il potere ma è la classe operaia al potere, Cofferati è piuttosto il figlio legittimo ed esemplare del revisionismo moderno, il prodotto maturo di quella degenerazione che accomuna i revisionisti del mondo intero e che ha portato a mostri come i russi Krusciov, Gorbaciov e Putin o come i dirigenti revisionisti e fascisti cinesi Deng Xiaoping, Hu Jintao e Wen Joabao.
Le contestazioni oltre che dalla piazza gli sono arrivate dalla sua stessa coalizione che in lui ha creduto votandolo sindaco: esponenti del PRC e dei Verdi hanno manifestato con gli studenti ed espresso il loro dissenso con un documento, firmato anche dalla sinistra DS, che prende le distanze da tale arroganza. Anche la Cgil ha criticato duramente l'interventismo poliziesco di Cofferati affermando che non si può ridurre l'immigrazione a "questione di ordine pubblico". Fanno quadrato intorno al loro leader i DS, insieme alla Margherita, con Prodi in testa che ritiene "essenziale il rispetto della legalità", e intanto fanno i conti di quanto questa sparata di Cofferati può danneggiare la coalizione: principalmente perché vede smascherata senza mezzi termini la politica neoliberale, antipopolare e antimmigrati che porterà avanti il "centro-sinistra" se vincerà le elezioni. Un'emorragia di voti e consensi di giovani, lavoratori e masse popolari antifasciste e antimperialiste fino ad oggi ingannati perché chiamati a sostenere un governo che dovrebbe opporsi alla politica fascista e razzista della "destra".
Plaude la borghesia bolognese alla "tolleranza zero" del sindaco che si sente così tutelata. Plaudono i fascioleghisti dell'opposizione, forzisti, e leghisti che definiscono Cofferati "meglio di Guazzaloca", e chiedono "dopo i proclami fatti concreti, cioè il ripristino a Bologna della legalità violata in alcuni settori della vita sociale". Anche il bolognese presidente della Camera, l'Udc Casini, dà ragione al sindaco "la legalità va rispettata", mentre AN fa sapere, per bocca di Fini, che sosterrà il sindaco su questa linea. D'altra parte, afferma, sono proprio i temi cari alla destra!
Cofferati tira dritto: "gli sgomberi continueranno, le leggi vanno rispettate compresa la Bossi-Fini" e, come promesso ha intenzione di arrivare alla verifica entro il 2 novembre prossimo con un ordine del giorno che ripropone tale fermezza e piglio mussoliniano per mettere alle strette Rifondazione: o con me o fuori! E ricompattare su questa linea reazionaria e fascista la nuova giunta.

26 ottobre 2005