La Chiesa cattolica fa la parte del leone anche se il contribuente non la sceglie
Come viene spartito l'8 per mille

Sarà utile cercare di far luce sul perverso e oscuro meccanismo che regola il finanziamento della Chiesa cattolica e che produce come risultato che il 45% di coloro che firmano di donare il loro 8 per mille ad essa, si trasformi, in sede di liquidazione e come per miracolo, in quasi il 90%. In realtà, questo processo non ha niente di miracoloso, anzi, lo si può definire come assai simile ad una truffa di proporzioni enormi.
Come è noto il concordato del '29, siglato da Mussolini, è stato revisionato da Bettino Craxi nel 1984, che in tal modo, rimettendo mano alle questioni che riguardavano i rapporti tra Stato italiano e Vaticano, volle proporsi come il continuatore di Mussolini nell'epoca moderna.
Il nuovo sistema di finanziamento della Chiesa cattolica è oggi regolato dalla legge 222 del 20/05/1985; esso, in pratica, archivia quello vecchio che prevedeva il sostentamento del clero direttamente da parte dello Stato italiano. Prima i preti venivano stipendiati singolarmente, con la "congrua", dallo Stato. Ora, con il nuovo ordinamento, viene creato un "Istituto Centrale" alle dipendenze della CEI, al quale viene trasferito l'enorme ammontare dell'8 per mille dei contribuenti italiani assegnata alla Chiesa cattolica. In altre parole lo Stato italiano trasferisce a uno Stato estero ingenti quantità di danaro. è facilmente intuibile come il nuovo sistema sia peggiore, in quanto più favorevole alla Chiesa, di quello mussoliniano. Infatti aumenta a dismisura il potere della CEI che, a sua discrezione, dopo aver provveduto al sostentamento dei preti, sarà padrona di finanziare questo o quel progetto ma soprattutto questa o quella diocesi, si immagina a seconda della loro fedeltà ai rigidi dettami del Vaticano, attribuendosi un potere di condizionamento e di controllo in quanto detentrice dei cordoni della "borsa". Cosa che non avviene per esempio in Spagna, in cui è possibile assumere posizioni un po' più autonome rispetto a quelle oltranziste delle gerarchie, come si è visto nella manifestazione contro le unioni gay a Madrid, a cui diversi prelati non hanno partecipato.
L'ammontare dell'8 per mille dell'IRPEF è una cifra enorme; quest'anno si calcola che raggiungerà un miliardo e mezzo di euro, quasi 3.000 miliardi delle vecchie lire. All'atto della presentazione della dichiarazione dei redditi i contribuenti possono scegliere a chi destinare il loro 8 per mille, ossia allo Stato, alla Chiesa cattolica o ad alcune altre Chiese e congregazioni minori. Normalmente i laici o i non credenti firmano a favore dello Stato; molti altri non firmano e non esprimono alcuna scelta credendo in tal modo di evitare questa donazione: e così sarebbe giusto, ed è quello che succede in altri paesi tra cui la Germania o la Spagna, ma non avviene così in Italia. Infatti è proprio a questo punto che entra in gioco il perverso meccanismo che favorisce in modo scandaloso la Chiesa cattolica e le consente di aggirare l'ostacolo dei non credenti e di coloro che non hanno effettuato una scelta: il comma 3 dell'art. 46 della legge 222 recita così: "... In caso di scelta non espressa, da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse": ossia anche la quota su cui non è stata effettuata alcuna scelta viene distribuita alla Chiesa cattolica o allo Stato in percentuale alle preferenze che sono state espresse. In altre parole, quasi il 64% degli italiani non esprime una scelta nella dichiarazione dei redditi, tuttavia il loro 8 per mille viene comunque ripartito in base alle scelte che sono state compiute dagli altri; e poiché l'87% di chi firma sceglie la Chiesa cattolica, anche l'87% di quel 64% che non ha scelto viene attribuito ad essa. E solo ad essa, perché le altre chiese minori rifiutano eticamente i soldi di coloro che non effettuno scelte.
Inoltre la Chiesa cattolica fa una gran quantità di pubblicità per accaparrarsi l'8 per mille dei contribuenti, mentre lo Stato se ne astiene totalmente lasciandole campo libero e le chiese minori non hanno certo i mezzi per partecipare a questo accaparramento.
C'è anche da dire che la Chiesa cattolica è molto avara di informazioni su come spende le donazioni che riceve dallo Stato italiano, tuttavia risulta da dati riscontrabili, che mentre la maggior parte di questi fondi vanno al mantenimento del clero e alle cosiddette "esigenze di culto", ai tanto reclamizzati aiuti al Terzo mondo va, manco a dirlo, solo l'8% del gettito. Inoltre la Chiesa, che grava economicamente e politicamente come un enorme bubbone sullo Stato italiano, trae vantaggi e prebende oltre che nel modo appena spiegato anche in altri modi: per esempio la legge dice che lo Stato dovrebbe spendere i suoi fondi per scopi sociali ben definiti, (ed è quello il motivo per cui i laici o i non credenti firmano per lo Stato), ma esso finisce per destinarli (circa il 44,64%) al restauro e alla manutenzione di beni architettonici e culturali non suoi ma della Chiesa, vanificando i desideri del contribuente laico, e consentendo, allo stesso tempo che essa ci guadagni due volte.
Non solo: che dire poi dei contributi elargiti alle scuole private e alle università cattoliche mentre nello stesso tempo si sottraggono risorse ad una scuola pubblica e ad università statali che languono in una situazione sempre più precaria e penosa?
La Chiesa cattolica è sempre più in ascesa come attivo e potente soggetto nella società capitalistica attuale. Con i suoi enormi patrimoni e con la recente fondazione al Nord di un pool di banche cattoliche, una specie di IOR, tra cui la Cariverona, l'Unicredito, la cassa di Risparmio di Trieste, la Cassa di Risparmio di Gorizia, quella di Udine e Pordenone e molte altre, essa dimostra di credere più ai miliardi che allo "spirito santo".
Liberiamoci dunque dalla truffa dell'8x1000 e soprattutto dal giogo del Vaticano, che adempiendo alla propria oscurantistica e reazionaria vocazione non rinuncerà mai al proprio potere di condizionamento delle coscienze cercando sempre, a questo scopo, di trattenere il popolo italiano con un piede nel medioevo.

13 luglio 2005