Il nuovo welfare è peggio di quello vecchio
Non cancellata la legge Biagi e non abolito il precariato


Il governo Prodi peggio di quello di Berlusconi? Da oggi si può dirlo, quanto meno per la politica economica e sociale. Si può dirlo, dopo l'ennesima controriforma previdenziale presentata il 20 luglio, dopo il pacchetto sul welfare messo sul tavolo il 23 luglio. Peggio perché può agire impunemente con la complicità dei vertici sindacali collaborazionisti di Cgil, Cisl e Uil i quali gli hanno garantito consenso e pace sociale. Perché va avanti disattendendo platealmente certe promesse elettorali. Prodi fa finta di dare ma in realtà leva ai lavoratori e ai pensionati e concede a piene mani alla Confindustria che si vede accolte, nella sostanza, tutte le sue esose e arroganti pretese.
Sulla previdenza ha fatto finta di abolire lo scalone di Maroni. In realtà ha aumentato l'età pensionabile a regime a 62 anni. Finta la garanzia dell'esenzione per i lavori "usuranti", visto che sono subordinati ai conti e al numero di uscite annuali. Finta l'abolizione delle finestre per andare in pensione, visto che esse rimangono paradossalmente per quelle di vecchiaia. Vero invece il taglio dei coefficienti di calcolo delle pensioni, che diventa permanente e automatico ogni tre anni, deciso dal governo anche se le casse dell'Inps sono in attivo. Comunque una "riforma" a costo zero per lo Stato, ma non per i lavoratori, visto che la copertura sarà recuperata con risparmi previdenziali.
Sul "mercato del lavoro" manca clamorosamente la cancellazione della cosiddetta legge Biagi che, insieme al vecchio "pacchetto Treu", aveva precarizzato tutti i contratti di lavoro. Manca persino l'abolizione delle forme di precariato più odiose e disumane come il lavoro a progetto (co.co.pro.) e lo Staff leasing, ovvero la somministrazione del lavoro a tempo indeterminato. ,Per il lavoro a chiamata si dice che sarà abolito, ma intanto rimane in vigore. Risibili i limiti posti al contratto a termine. Passa dunque la richiesta insistente dei padroni e del "centro-destra" di non abolire le legge 30.
Nella voce "competitività", leggi riduzione del "costo del lavoro", larghe concessioni alle imprese ben oltre di quelle concesse dal precedente governo. Si va dalla detassazione dei contratti di secondo livello per la parte che forma il premio di risultato; indebolendo, di fatto, ruolo e forza del contratto nazionale; alla riduzione dell'imposizione fiscale sul lavoro straordinario incentivandone l'uso. Il tutto si va ad aggiunge ai 5 miliardi di euro di alleggerimento fiscale stanziati nella precedente legge finanziaria.
Per le donne e i giovani il pacchetto Prodi prevede misure ridicole. Per le prime c'è anzi la promessa di alzare loro, in un modo e nell'altro, l'età della pensione di vecchiaia. Per i secondi la promessa di versare dei contributi figurativi nei periodi di non lavoro, affinché a fine "carriera" possano prende un misero assegno pensionistico di 600 euro mensili.
Il metodo seguito dal governo peggiora ulteriormente i provvedimenti messi a punto. A parte il capitolo sulla previdenza, tutto il resto è stato presentato ai sindacati come un blocco non trattabile né modificabile; alla faccia della tanto declamata concertazione.
Desta perciò stupore e indignazione il consenso dato dai direttivi di Cisl, Uil e anche quello della Cgil, però a maggioranza, avendo contro i componenti di "Rete 28 aprile" e "Lavoro e Società" e l'astensione della maggioranza dei dirigenti Fiom. Grave, molto grave la decisione di Epifani, Bonanni Angeletti di rinviare a settembre la riunione unitaria degli esecutivi che averebbe dovuto decidere le modalità della consultazione tra i lavoratori e il referendum. C'è un'evidente volontà di sfuggire a questo essenziale e indispensabile passaggio democratico che va sconfitto. La Cgil in particolare ha questo obbligo scritto nel suo statuto.
Le proposte di Prodi su previdenza, lavoro e competitività non sono accettabili e vanno contrastate con la massima energia. Il comportamento vergognoso dei vertici sindacali confederali deve esser criticato apertamente e duramente. La mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori è importante che riprenda e si sviluppi da subito contro le scelte neoliberiste e antipopolari del governo della "sinistra" borghese.

L'Ufficio stampa del PMLI

Firenze, 25 luglio 2007