Elezioni comunali del 13 maggio e ballottaggio del 27 maggio
NELLE AMMINISTRATIVE I NON VOTANTI CRESCONO DEL 4,3%. NEL BALLOTTAGGIO +8,3% NEI CAPOLUOGHI SI ARRESTA L'ASTENSIONISMO FUORCHE' A REGGIO CALABRIA
I neopodestà dell'Ulivo battono quelli della Casa delle libertà. PRC vota anticomunisti e democristiani, anche a Torino dove era stato rifiutato l'apparentamento
LA TENDENZA ALL'ASTENSIONISMO RESTA FORTE, MA L'ELETTORALISMO E' DURO A MORIRE
Anche dalle elezioni comunali del 13 e del 27 maggio l'astensionismo emerge come una forza complessivamente forte e in crescita, che non è possibile ignorare e con la quale occorre anzi fare sempre più i conti. Come hanno ben capito i candidati neopodestà dell'Ulivo, che per vincere i ballottaggi hanno dovuto puntare tutto sul recupero degli astensionisti di sinistra a suon di lusinghe ma soprattutto di ricatti e minacce di catastrofi epocali.
Anche se non così netto e generalizzato come alle politiche, ma più articolato e contraddittorio, l'aumento dell'astensionismo alle comunali c'è stato, ed è del 4,3% complessivo dei non votanti al primo turno rispetto alle precedenti consultazioni. L'aumento dei non votanti al turno di ballottaggio c'è stato, ed è dell'8,3%. In controtendenza, invece, il dato dei comuni capoluogo, dove in generale, a parte Reggio Calabria, c'è stato un certo arretramento, in alcuni casi leggero, in altri più marcato, dei non votanti rispetto alle precedenti consultazioni. A Roma, addirittura, al secondo turno c'è stata una leggera diminuzione dei non votanti (-0,8%) rispetto al primo turno. Questa battuta d'arresto dell'astensionismo nelle grandi città è un fenomeno che merita senz'altro di essere approfondito, ed è quel che cercheremo di fare più avanti.
Nelle grandi città, alla netta affermazione al primo turno a Milano del candidato della Casa delle libertà, ossia casa del fascio, Albertini, ha fatto riscontro l'elezione ai ballottaggi dei candidati del "centro-sinistra'' a Roma, Napoli e Torino. Nella capitale l'anticomunista Veltroni ha battuto il neofascista Tajani; a Napoli la democristiana Jervolino, sponsorizzata dall'ex operaista ingraiano Bassolino, si è imposta sul fascista Martusciello; a Torino il candidato dell'Ulivo, Chiamparino, ha prevalso sull'emissario di Berlusconi, Rosso, anche senza apparentamento con Rifondazione, che gli ha comunque regalato lo stesso i suoi voti.
Oltre a queste tre grandi città capoluogo ai neopodestà dell'Ulivo sono andate Ancona, Ravenna, Reggio Calabria, Salerno e Siena al primo turno, e Rimini e Belluno al ballottaggio. Ai podestà della casa del fascio sono andate invece, oltre a Milano, anche Cagliari, Catanzaro, Crotone, Grosseto, Lecco e Novara al primo turno, e Benevento e Rovigo al ballottaggio.

CATASTROFE EVITATA DI UN SOFFIO
Nel complesso i neopodestà del "centro-destra'' sono stati più votati al primo turno, quelli dell'Ulivo si sono aggiudicati la maggior parte dei ballottaggi. Non è riuscito, quindi, il tentativo della casa del fascio di ripetere il colpo del 13 maggio anche ai ballottaggi del 27, per "azzerare'' il "centro-sinistra'' come aveva chiesto il fascista Fini all'elettorato di destra. Ecco perché il "centro-sinistra'' canta vittoria e parla di "inversione di tendenza'', quasi che a distanza di quindici giorni il clima politico si sia rovesciato e che lo stesso elettorato che lo aveva punito alle politiche si sia pentito per tornare a votarlo alle comunali. In realtà il "centro-sinistra'' non ha vinto un bel nulla, ma ha solo evitato una paventata catastrofe, che sarebbe stata totale se ai ballottaggi non gli fosse arrivato il soccorso dei voti di Rifondazione, ma soprattutto se una quota di astensionisti di sinistra il 27 maggio non avessero finito per capitolare ai suoi disperati e ricattatori appelli e non fossero tornati a votare.
Per capire il perché dell'inversione di tendenza dell'astensionismo alle comunali nelle grandi città, e in particolare ai ballottaggi, occorre tenere presenti diversi fattori. Primo fra tutti l'infame campagna terroristica e ricattatoria che i partiti del "centro-sinistra'', con tutto il loro codazzo di supporter nei giornali, dal governativo "la Repubblica'' al trotzkista "il manifesto'', nel mondo dello spettacolo, della cultura ecc., hanno dispiegato contro gli astensionisti, per criminalizzarli e farli sentire responsabili della "vittoria'' di Berlusconi e della destra. Anche se l'obiettivo apparente di tanto livore era il trotzkista e opportunista Bertinotti, quello reale era l'astensionismo, poiché i rinnegati diessini sapevano benissimo che ai ballottaggi i voti del PRC erano scontati, mentre non altrettanto quelli degli astensionisti.
Tant'è vero che nell'ansia di dimostrare la sua "non colpevolezza'' per la frana dell'Ulivo, dopo aver già fatto eleggere una quarantina di parlamentari di questa coalizione non presentandosi nel maggioritario alla Camera, e aver votato Veltroni, Jervolino, Antoniazzi e altri candidati neopodestà del "centro-sinistra'' al primo turno delle comunali, il cicisbeo rifondatore ha offerto gratis i voti del PRC anche al destro Chiamparino a Torino, che pure aveva rifiutato sdegnosamente l'apparentamento col partito della rifondazione trotzkista. E ora esulta e canta vittoria senza ritegno per aver contribuito a far eleggere anticomunisti dichiarati come il doroteo Veltroni e democristiani di lungo corso come la Jervolino, già pensando di riannodare i rapporti con i rinnegati diessini in cerca di una via d'uscita alla crisi che li ha colpiti.

IL RICATTO DELLA "VITTORIA DELLE DESTRE''
Dunque non tanto al recupero dei voti del PRC mirava questa sporca campagna terroristica, quanto degli astensionisti di sinistra. Ricattandoli anche con lo spettro di una "vittoria totale delle destre'', che avrebbero potuto annientare del tutto la "sinistra'' di regime alle comunali dopo averla già battuta alle politiche. Non bisogna poi dimenticare che mai come in queste elezioni si erano presentati tanti pezzi da 90 dei partiti del "centro-sinistra'', tra cui lo stesso segretario dei DS e una ex candidata alla presidenza della Repubblica, sponsorizzata dal Bossi del Sud, Bassolino. Anche questo ha contribuito a richiamare voti dal serbatoio astensionista.
Oltre a ciò ha contato anche l'inganno della personalizzazione del voto, che non era mai stata così forte come in questa tornata elettorale. Tant'è che per esempio Veltroni ha preso diverse decine di migliaia di voti più dei partiti che ufficialmente lo sostenevano: molti cioè hanno votato per il candidato che gli ispirava più fiducia, piuttosto che per il partito o la coalizione di appartenenza, che magari avevano addirittura punito alle politiche.
Questo dimostra due cose: che l'astensionismo non è dovuto a assenteismo, indifferenza o qualunquismo, ma è una scelta ragionata, che tiene conto della situazione politica in cui avviene la consultazione, le forze in gioco e le motivazioni che la animano. E che l'astensionismo non è una forza statica, costantemente e irreversibilmente in aumento, ma è soggetta a flussi e riflussi, perché a parte una certa quota di astensionisti convinti e stabili, la maggior parte non hanno una vera coscienza di classe antiriformista, antiparlamentare e antistituzionale, e decidono volta per volta se astenersi o no in base all'influsso più forte del momento.
Alle europee e comunali del 1999 fu probabilmente la guerra imperialista della Nato voluta anche dai rinnegati DS con a capo il guerrafondaio D'Alema a far decidere tanti potenziali astensionisti a punire il "centro-sinistra'', facendogli perdere perfino la roccaforte Bologna. Alle regionali del 2000 fu probabilmente la sfacciata politica antipopolare del governo a motivare gli astensionisti. A queste comunali è stato più forte il richiamo della foresta di far argine allo strapotere di Berlusconi e della destra.
Noi marxisti-leninisti dobbiamo tenere conto di questa realtà dell'elettoralismo, che vacilla ma è duro a morire, coscienti che finché non saremo riusciti a radicarci tra la classe operaia e le masse e influenzarne una consistente parte, l'astensionismo spontaneo di sinistra potrà avere dei balzi in avanti ma anche delle battute d'arresto, finché non avrà raggiunto un sufficiente grado di consapevolezza antistituzionale e di classe da diventare davvero forte e irreversibile. Con la fiducia, però, come dimostra la crescente perdita di credibilità dei rinnegati del comunismo e dei falsi comunisti del PRC e del PdCI, che la situazione non può che evolvere oggettivamente in questa direzione, data l'inconciliabilità delle contraddizioni e dei conflitti di classe e l'insostenibilità per le masse del barbaro e inumano sistema capitalistico.