Dietro la strage di operaie a Barletta
Capitalismo assassino

Il PMLI esprime solidarietà alle famiglie delle operaie morte sotto il crollo della fatiscente palazzina a Barletta il 3 ottobre.
La strage di Barletta è figlia del capitalismo. In primo luogo, perché, pensando solo al suo profitto, il padrone ha rinchiuso le operaie in un ambiente privo di ogni condizione di sicurezza, il pianterreno di una delle migliaia di topaie in cui sono costrette a vivere e lavorare le masse del Sud, sfruttandole in nero, fino a 14 ore, per 4 euro l'ora.
In secondo luogo, perché l'altissimo tasso di disoccupazione femminile giovanile al Sud, peraltro aumentato vertiginosamente con la crisi capitalista, costringe le donne a lavori sottopagati, in nero, e, dunque, senza tutele contrattuali.
In terzo luogo perché l'apparato di controllo facente capo all'amministrazione locale borghese guidata dal sindaco del PD Nicola Maffei non ha fatto niente per impedirla. Come mai quel luogo fatiscente era abitato? Come mai vi era impiantata una fabbrica? Cosa ha fatto per verificare le condizioni di lavoro delle operaie? Inoltre, cosa sta facendo il governatore della Puglia, Nichi Vendola, Sel, contro il lavoro nero, lo schiavismo nelle campagne e nelle città, il caporalato, nella regione?
Va denunciato anche che le condizioni di lavoro e di vita delle masse meridionali, in primo luogo quelle femminili, sono peggiorate negli ultimi anni anche per responsabilità del massacratore sociale Berlusconi, che ha scaricato su di esse il peso maggiore della crisi.
La morte delle operaie di Barletta mette con forza all'ordine del giorno priorità nazionali ben precise:
Il risanamento urbano dei centri storici del Sud e di tante abitazioni in cui vivono troppe famiglie meridionali;
Obbligo per le aziende e le amministrazioni pubbliche di assicurare le condizioni ambientali di lavoro idonee a garantire l'integrità psico-fisica delle lavoratrici e dei lavoratori;
Un piano straordinario per creare nuovi posti di lavoro stabili, a salario intero e a tempo pieno, secondo le condizioni sancite dal Ccnl, senza deroghe sui metodi di assunzione, l'orario di lavoro, le normative, i trattamenti salariali, che metta al centro la piena occupazione giovanile e femminile al Sud.
 
La Commissione per il Mezzogiorno del Comitato centrale del PMLI

4 ottobre 2011