Il 70% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico. In Toscana il 98%

In 50 anni, dal 1960 al 2010, si contano 4.122 morti, 84 dispersi, 2.836 feriti in totale tra frane e inondazioni: è il bilancio di una ricostruzione storica dell'Istituto di ricerca e protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche. In particolare, dal 1960 al 2010 in Italia le frane del terreno hanno provocato un totale di 3.407 morti, 15 dispersi e 1.927 feriti, contando anche disastri come il Vajont del 9 ottobre 1963 e quello della Val di Stava del 19 luglio 1985; mentre le vittime delle inondazioni sono state 715, i dispersi 69 ed i feriti 909.
A livello regionale le frane, dal 1960 al 2010, hanno provocato, in Piemonte 148 morti, 6 dispersi e 51 feriti, in Valle d'Aosta 23 morti e 24 feriti, in Lombardia 141 morti e 116 feriti, in Trentino-Alto Adige 358 morti e 256 feriti, in Veneto 1.778 morti e 99 feriti, in Friuli-Venezia Giulia 230 morti e 6 feriti, in Liguria 37 morti e 33 feriti, in Emilia-Romagna 53 morti e 79 feriti, in Toscana 69 morti, 1 disperso e 89 feriti, in Umbria 13 morti, 2 dispersi e 24 feriti, nelle Marche 13 morti e 8 feriti, nel Lazio 27 morti e 95 feriti, in Abruzzo 9 morti e 4 feriti, in Molise 4 morti e 3 feriti, in Campania 362 morti e 440 feriti, in Puglia 12 morti e 26 feriti, in Basilicata 18 morti e 26 feriti, in Calabria 37 morti e 230 feriti, in Sicilia 57 morti, 6 dispersi e 292 feriti, in Sardegna 18 morti e 26 feriti.
A causa invece delle inondazioni, sempre nei 50 anni dal 1960 al 2010, in Piemonte ci sono stati 124 morti, 5 dispersi e 102 feriti, in Valle d'Aosta 6 morti, in Lombardia 30 morti, 4 dispersi e 20 feriti, in Trentino-Alto Adige 34 morti e 6 feriti, in Veneto 28 morti e 8 feriti, in Friuli-Venezia Giulia 23 morti, 3 dispersi e 28 feriti, in Liguria 61 morti, 10 dispersi e 18 feriti, in Emilia-Romagna 17 morti, in Toscana 70 morti, 15 dispersi e 361 feriti, in Umbria 17 morti, nelle Marche 7 morti, 1 disperso e 13 feriti, nel Lazio 35 morti, 3 dispersi e 21 feriti, in Abruzzo 5 morti, in Molise 1 morto, in Campania 49 morti, 2 dispersi e 126 feriti, in Puglia 24 morti, 3 dispersi e 50 feriti, in Basilicata 10 morti e 27 feriti, in Calabria 27 morti, 1 disperso e 41 feriti, in Sicilia 107 morti, 20 dispersi e 40 feriti, in Sardegna 40 morti, 2 dispersi e 48 feriti.
"E nel 2011 la somma di morti, feriti e dispersi, è già più alta della media, prima di questo evento", sottolinea Fausto Guzzetti, direttore del Cnr-Irpi. Toscana e Liguria sono già state colpite da un alluvione l'anno scorso, ma "il problema è diffuso in tutto il territorio... ed è difficile fare una graduatoria degli errori, ce ne sono in tutta Italia, e ce ne accorgiamo solo quando ci scappa il morto. Sono tantissime le situazioni di pericolo: il problema è serio e costa molto metterci mano. Ma far finta che il problema non ci sia non lo elimina certo, anzi. I costi di prevenzione, della cosiddetta "mitigazione del rischio" sono infatti comunque minori di quelli dei danni, tanto più se si pensa alle vittime: la perdita delle persone è un dolore inestimabile per i familiari ma anche se si volesse fare un grezzo calcolo economico anche le stime assicurative sono altissime".
"Abbiamo infatti - aggiunge il dirigente - molte conoscenze e metodi per intervenire preventivamente e mitigare il rischio: monitoraggi costanti per avere una conoscenza migliore del territorio, dati satellitari, sondaggi in loco, zonazione, opere di contenimento, drenaggio, sono anche a disposizione tantissime tecniche di ingegneria naturalistica come l'uso di determinati tipi di vegetazione e colture che riducono l'impatto franoso e aiutano a mantenere i versanti.
Esiste una mappa del rischio idrogeologico, ma spesso - spiega ancora - gli eventi di frana sono piccoli e generalizzati. Comunque tutte le regioni hanno i Pai, piani di assetto idrogeologico che dovrebbero individuare le aeree di rischio, e sono migliaia. Un servizio cartografico dell'Ispra e regioni di tre anni fa ha fotografato circa mezzo milione di frane, ed è una grande sottostima. Inoltre, spesso le costruzioni sono state edificate precedentemente all'identificazione dell'area come a rischio. In realtà, ogni specifico progetto edilizio deve essere per legge accompagnato da specifici accertamenti geologici, e qui a pesare è la qualità degli accertamenti sulla cui base vengono date le autorizzazioni".
Secondo  un'altra indagine di Legambiente e Protezione civile nel 2008 su tutto il territorio nazionale erano ben 5.581 comuni a rischio idrogeologico, ossia il 70% del totale dei comuni italiani, di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a rischio sia di frana che di alluvione. 
Le cause - affermano gli ambientalisti - le conosciamo: "Il nostro territorio è reso fragile dall'abusivismo, dal disboscamento dei versanti e dall'urbanizzazione irrazionale. La maglia nera va alla Calabria, seguita da Umbria e Valle d'Aosta, ossia le regioni italiane con la più alta percentuale di comuni classificati a rischio (il 100% del totale). Poi le Marche (99%) e la Toscana (98%). Sebbene in molte regioni la percentuale di comuni interessati dal fenomeno possa apparire ridotta, la dimensione del rischio è comunque preoccupante: in Sardegna e in Puglia nonostante la percentuale dei comuni a rischio sia tra le più basse d'Italia, le frane e le alluvioni degli ultimi anni hanno provocato vittime e notevoli danni", proseguono.
"Oltre a tanti piccoli comuni, anche molte delle grandi metropoli e città italiane sono considerate a rischio idrogeologico. Una situazione che deriva soprattutto dalla pesante urbanizzazione che ha subito l'Italia, in particolare lungo i corsi d'acqua. Se al Sud la costante aggressione al territorio si manifesta principalmente con l'abusivismo edilizio, al Centro Nord si continuano a portare avanti interventi di difesa idraulica che seguono filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci. In molti casi vengono realizzati argini senza un serio studio sull'impatto che possono portare a valle, vengono cementificati gli alvei e alterate le dinamiche naturali dei fiumi, si assiste a pratiche di escavazione selvaggia".
"E i risultati -
concludono - si vedono. La pioggia è ormai sinonimo di paura in molte zone della penisola dove il rischio idrogeologico è a livello alto oppure altissimo.  A cadenza, spaventosamente, regolare la cronologia dei principali eventi catastrofici, dagli anni '80 a oggi, parla da sola".
• Il 29 maggio 2008, nel comune di Villar Pellice, in Piemonte, a causa delle forti piogge, nell'alveo del Rio Cassarot, si genera una colata di detriti che travolge una casa e ne danneggia altre tre in una borgata. Il bilancio è di quattro morti.
• Il 23 settembre 2003, un violentissimo nubifragio colpisce la provincia di Massa Carrara (2 morti).
• Nel 2000, a metà ottobre, il bilancio del maltempo in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria che interessò anche il Po è particolarmente pesante con 23 morti, 11 dispersi e circa 40 mila sfollati.
• Nell'estate del 2000, un nubifragio si abbatte su Soverato in Calabria. Dodici persone muoiono in un campeggio inondato dall'acqua.
• Nella Valle del Sarno, in Campania, il 5 maggio 1998, una valanga di fango si stacca dalla montagna di Pizzo di Alvano e raggiunge alla velocità di 300 metri al minuti i comuni di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici, provocando la morte di 160 persone, di cui 137 solo a Sarno, distruggendo centinaia di case e spazzando via il piccolo ospedale. La ricostruzione non è stata ancora completata.
• Nel novembre del 1994, le acque del Tanaro allagano Asti, Alba, Ceva e Alessandria: il Po esonda a Palozzolo Vercellese, allaga Trino, Casale Monferrato e altri paesi fino a Valenza. I morti saranno 70 e oltre 2.200 i senzatetto.
• Nell'estate del 1987, l'esondazione del fiume Adda e di alcuni torrenti, insieme alla frane provoca 53 vittime.
• Due anni prima, nel luglio 1985, la catastrofe di Val di Stava (bilancio 268 vittime). Il disastro è causato dalla rottura degli argini nei bacini di decantazione della miniera di Prestavel. Sull'abitato di Stava si scaricano 160 mila metri cubi di fango.

9 novembre 2011