Gravi concessioni del PD al PDL sulle Commissioni parlamentari
Premiati persino il piduista Cicchitto, l'inquisito Formigoni, il fascista La Russa, l'antioperaio e antisindacale Sacconi e il "Ghedini di Cesare Previti" Nitto Palma

Il vergognoso inciucio PD-PDL inaugurato con la rielezione del rinnegato Napolitano al Quirinale, proseguito col varo del mostruoso governo delle "larghe intese" Letta-Berlusconi e la relativa spartizione dei ministeri, si è ignominiosamente chiuso con la scandalosa spartizione delle poltrone per le presidenze delle Commissioni parlamentari.
Fra Camera e Senato 14 presidenti di commissione sono andati al PD, 11 al PDL, 2 a Scelta Civica e 1 a testa a Fratelli d'Italia e Movimento 5 Stelle.

Cedimento su tutta la linea
Si è trattato di un autentico mercato delle vacche caratterizzato dalle ulteriori gravi concessioni del PD che ha completamente ribaltato la linea politica del no a Berlusconi che aveva adottato in campagna elettorale e ha ceduto su tutta la linea al neoduce di Arcore permettendo tra l'altro al PDL di eleggere una pletora di fascisti, piduisti, ex democristiani, inquisiti, condannati, ex ministri e ex governatori berlusconiani doc nei gangli vitali del sottogoverno sia alla Camera che al Senato.
Tra i tanti spicca il piduista Fabrizio Cicchitto, mastino di Berlusconi e ex capogruppo del PDL alla Camera eletto alla Commissione Esteri di Montecitorio; poi c'è l'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, accusato di associazione per delinquere e di corruzione nell'ambito delle inchieste sulla malasanità lombarda e in particolare le scandalose gestioni della fondazione Maugeri e del San Raffaele, piazzato sulla poltrona di presidente della commissione Agricoltura al Senato; Altero Matteoli, ex ministro delle Infrastrutture e Trasporti e ministro dell'Ambiente nei governi Berlusconi, persecutore del movimento No TAV, rinviato a giudizio per favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio in relazione all'inchiesta sugli abusi edilizi nell'Isola d'Elba, è il cane da guardia di Berlusconi piazzato alla presidenza della commissione Trasporti, Lavori Pubblici e Telecomunicazioni del Senato. Per non parlare del nemico giurato dei lavoratori e picconatore dei diritti sindacali, Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro con Berlusconi che non a caso lo ha voluto a capo della commissione Lavoro e Previdenza Sociale al Senato.
Insomma una lunga lista di impresentabili che il PD ha votato senza battere ciglio e che ha raggiunto il massimo della vergogna al momento della elezione dell'ex ministro della Giustizia di Berlusconi, Nitto Palma: fautore fra l'altro della legge n. 251 del 2005 di riforma della prescrizione penale (la cosiddetta "legge salva Previti") nonché presentatore di un emendamento a una norma (poi bocciata) per reintrodurre di fatto l'immunità parlamentare, con processi e termini processuali sospesi per parlamentari in carica, giudici costituzionali e presidente della Repubblica fino al termine del mandato, e per di più con effetto retroattivo.
Il PD ha giocato sporco e ora tenta di giustificare la sua ennesima vigliaccata affermando di non aver votato per Nitto Plama. In realtà il PD si è astenuto nelle prime due votazioni ma sapeva benissimo che dalla terza in poi non occorreva più la maggioranza assoluta dei 26 componenti della commissione ma bastava la maggioranza semplice e così è stato dal momento che il PDL disponeva di 13 voti e, in caso di pareggio, sarebbe passato comunque il candidato più anziano, cioé Nitto Palma. Non solo. Per essere sicuri che Nitto Palma fosse eletto i piddini hanno stipulato un accordo sottobanco coi montiani, come ha confessato candidamente il coordinatore di Scelta Civica Andrea Oliverio, che a il "Secolo XIX" ha dichiarato: "Il PD mercoledì chiama noi di Scelta Civica e ci chiede di votare per Nitto Palma. Precisando però che loro si sarebbero astenuti ufficialmente. Hanno detto: 'voi votatelo e poi noi nel segreto dell'urna spostiamo qualche voto per farlo eleggere'".

 
Accordo a tavolino
E che si sia trattato di una elezione concordata a tavolino perché fa comodo sia al PD che al PDL lo conferma il fatto che all'analoga presidenza della Camera è stata piazzata la piddina Donatella Ferranti fautrice della norma inserita nel cosiddetto decreto "anticorruzione" varato all'unanimità (contrario solo Di Pietro) ad ottobre 2012 dal governo Monti che riduce la condanna e i tempi di prescrizione per chi è accusato di concussione. Una norma che ha già permesso a Penati di usufrire della prescrizione per le tangenti sul "Sistema Sesto" e che presto tornerà utile anche a Berlusconi nel processo Ruby dove appunto deve rispondere fra l'altro proprio di concussione.
Altro presidente a dir poco impresentabile e radicalmente incompatibile con ogni responsabilità in fatto di cultura, forse peggio di Nitto Palma alla commissione Giustizia, è Giancarlo Galan che per ora è riuscito a schivare le responsabilità penali ma non le gravi responsabilità politiche inerenti il saccheggio della Biblioteca dei Girolamini a Napoli e di altre biblioteche pubbliche. Specie se si pensa che il direttore-ladrone Marino Massimo De Caro (condannato a sette anni in un primo processo, e ora rinviato a un secondo giudizio) era consigliere di Galan al ministero dei Beni culturali e la sua nomina, ha sottolineato il Gip di Napoli Francesca Ferro nell'ordinanza di arresto è avvenuta "ad onta di ogni regola e grazie all'influenza politica correlata all'incarico fiduciario di consigliere dell'ex ministro per i Beni e le attività culturali, Gianfranco Galan".
Galan ha chiesto semplicemente scusa per la sua parte di responsabilità in questa storiaccia, ma poi si è appreso che un altro consigliere ministeriale (Franco Miracco) dette l'allarme sulla figura e l'opera di De Caro fin dall'estate del 2011: perché, allora, né Galan né il suo staff ne tennero conto? Perché De Caro era il braccio destro di Marcello Dell'Utri (anche lui indagato perché in possesso di alcuni volumi rubati ai Girolamini), ex capo di Galan in Publitalia. E quando è stato chiesto a Galan perché avesse nominato proprio consigliere uno come De Caro (senza alcun titolo: non è neppure laureato), Galan ha risposto candidamente: "Me lo aveva presentato un uomo al quale devo tutto nella vita: Marcello Dell'Utri". E ora ad appena un anno dall'esplosione dello scandalo dei Girolamini proprio uno come Galan torna a occuparsi di cultura.
Insomma un inciucio PD-PDL a tutto campo che curiosamente è riuscito a travalicare perfino i confini familiari dal momento che Francesco Boccia, PD, è stato nominato presidente della Commissione Bilancio alla Camera, mentre sua moglie, caso unico nella storia, Nunzia Di Girolamo, PDL, è ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

 
Tre poltrone vacanti
Restano da occupare ancora tre poltrone molto importanti inerenti la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato, la commissione di Vigilanza sulla Rai e il Comitato di controllo sui servizi di informazione, il Copasir, più la presidenza della commissione Politiche Ue del Senato che spetta alla maggioranza.
Si tratta di tasselli "strategici" che potrebbero avere pesanti ripercussioni sulla compagine governativa anche perché le presidenze vanno assegnate per consuetudine all'opposizione, che in questo caso sono tre (Movimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia, SEL) più la Lega che si è astenuta nella fiducia al governo Letta-Berlusconi.
Fratelli d'Italia si è aggiudicata con il picchiatore fascista Ignazio La Russa, ex ministro della guerra del governo Berlusconi, ex capogruppo PDL alla Camera, la Giunta autorizzazioni e immunità della Camera; mentre alla Giunta delle elezioni è andato il grillino Giuseppe D'Ambrosio.
Il primo nodo da sciogliere è la presidenza della Giunta delle immunità di palazzo Madama che dovrebbe riunirsi per la prima volta il 5 giugno. Tra l'altro è l'unico organismo per il quale tutti i gruppi parlamentari hanno già fornito i nomi dei componenti perché è la Giunta che dovrà pronunciarsi sull'incompatibilità del mandato parlamentare di Silvio Berlusconi, alla luce della questione dell'ineleggibilità, posta dal Movimento 5 Stelle.
Secondo indiscrezioni esiste già un accordo fra PD e PDL e condiviso anche da SEL e Movimento 5 stelle che dovrebbe assegnare la presidenza a Dario Stefano (SEL) un "garantista" molto gradito a Berlusconi soprattutto perché ha già fatto capire che non ha nessuna intenzione di fare dell'ineleggibilità del neoduce una bandiera.
Nella Giunta delle immunità del Senato il PD dispone di 8 membri, il PDL di 6 e M5S ne ha 4. Uno ciascuno a Scelta civica, Grandi autonomie e libertà, Autonomie, SEL e Lega. Per eleggere il presidente saranno necessari 12 voti nella prima o nella seconda votazione, dalla terza basterà la maggioranza dei presenti e in caso di parità si va ad un successivo ballottaggio.
Di sicuro l'elezione per la presidenza della Giunta delle immunità del Senato condizionerà le scelte successive inerenti la Vigilanza Rai (ambita da Berlusconi per ovvi motivi e contesa dal PD per altri) e, soprattutto, il Copasir specie dopo la nomina avvenuta nel Consiglio dei ministri di venerdì 17 maggio del PD Marco Minniti alla carica di sottosegretario di Stato con la delega ai servizi.
Per queste due cariche l'accordo fra le varie cosche parlamentari prevede l'assegnazione della Vigilanza Rai a Roberto Fico del Movimento 5 stelle mentre al Copasir dovrebbe andare il maroniano Giacomo Stucchi o il capogruppo al Senato Massimo Bitonci della Lega Nord.
A tal proposito i presidenti delle Camere Pietro Grasso e Laura Boldrini hanno sollecitato i gruppi di maggioranza che non l'hanno fatto a fornire i nomi dei componenti (il PDL l'ha fatto solo per la Vigilanza), anche perché la legge impone il limite massimo di 20 giorni dall'inizio della legislatura (in realtà dal momento della formazione del governo con relative maggioranza e opposizione) entro i quali i membri devono essere nominati. Un arco temporale ampiamente scaduto, tenuto conto che la fiducia c'è stata il 30 aprile scorso.

Poteri di controllo importanti
Ma perché il controllo e la presidenza di una delle 14 commissioni permanenti di Camera e Senato o di quelle speciali quali Copasir e Vigilanza Rai sono così importanti?
Basti pensare che esse, in virtù dell'articolo 72 e 82 della Costituzione possono avere funzioni referenti (redigono e votano i disegni di legge che poi saranno discussi e votati in aula), funzioni deliberanti (senza l'approvazione finale dell'aula) o consultive (offrono pareri sui DDL preparati da altre commissioni in materie sulle quali la competenza non può essere assegnata esclusivamente a una commissione). Di fatto sono le sedi collegiali dove le cosche parlamentari, alla chetichella, svolgono gran parte del lavoro sporco e si mettono d'accordo su come orientare i lavori parlamentari, scegliere le priorità, stabilire quale legge deve andare avanti e quale invece fa fermata, ecc.
Grazie a questo sistema, ad esempio, la commissione Bilancio l'organismo che alla Camera è guidato da Boccia e al Senato di nuovo da Antonio Azzollini (giunto alla sua quinta legislatura) assume un potere enorme perché passa al setaccio tutte le proposte di legge per verificare se ci sia la cosiddetta "copertura economica", vale a dire i soldi perché si possano realizzare. E basta un suo parere negativo per bloccare tutto.
Grazie a questo potere e alla discrezionalità della calenderizzazione delle sedute Nitto Palma e la Ferranti possono bloccare qualsiasi proposta di legge, qualora venisse presentata, tesa a rialzare la pena e i termini di prescrizione per la concussione. Mentre la Finocchiaro e Paolo Sisto riserveranno una corsia preferenziale alle "riforme" costituzionali in senso presidenzialista e vigileranno affinché la proposta di legge per una eventuale nuova legge elettorale continui a garantirgli vantaggi e premi di maggiornaza forse peggio del "porcellum".
Infine c'è da sottolineare che i grillini, senza colpo ferire, si sono accaparrati tutto il resto della torta ossia la bellezza di 42 poltrone tra cariche di vicepresidenti, segretari e vicesegretari di Commissione. Cioè tutte, il 100% di quelle che erano da assegnare e che per prassi ormai consolidata sono sempre state ripartite tra le formazioni che non hanno accordato la fiducia al governo ossia: Movimento 5 stelle, Lega, Fratelli d'Italia e SEL. Ma i grillini avendo di fatto la maggioranza relativa tra le forze di opposizione alle votazioni, a cui per opportunità politica non prende parte la maggioranza, hanno avuto campo libero e hanno votato e eletto tutti i loro candidati. Queste 42 cariche vanno ad aggiungersi a quella di vicepresidente della Camera assegnata a Luigi di Maio e di questore del Senato data a Laura Bottici. Altro che "rifiuto di qualsiasi coinvolgimento nell'attività legislativa" come ciancia Grillo! Altro che "mandare a casa la casta di corrotti". Basta pensare che, oltre ai 5 mila euro netti di stipendio e ai 3.690 euro che ciascun deputato ogni mese riceve (in questo caso direttamente sul proprio conto), a ciascun presidente di commissione spettano 1.200 euro in più al mese "per l'esercizio del mandato", più auto blu, tre collaboratori, stanza di rappresentanza con 150 euro al mese di spese di rappresentanza e un ufficio di segreteria. Inoltre ciascun presidente ha a disposizione ben tre "decreti", ovvero tre contratti (a termine) stipulati e gestiti direttamente dal Palazzo. Fino alla scorsa legislatura alla Camera si trattava di due assunzioni di quarto livello (il minimo netto è di 1.876 euro ciascuno) e una di quinto (2.920 euro): e anche adesso che a Montecitorio sono stati varati tagli per circa il 25 per cento, si tratta comunque di un pacchetto di quasi ottomila euro al mese che i presidenti di commissione possono elargire anche a sei persone (ciascun contratto può essere spezzettato), a titolo di consulenza, lavoro di segreteria o quant'altro.
Benefit e privilegi da nababbo contro cui Grillo non ha niente da dire?

5 giugno 2013