Dalle colonne di "Repubblica"
Concita De Gregorio insulta i giovani qualificandoli una "Generazione sazia"


Ha sollevato un'onda di indignazione la pubblicazione di "Generazione sazia", l'articolo pubblicato da Concita De Gregorio il 29 gennaio scorso in anticipazione al suo libro
Io vi maledico. Un articolo nel quale l'ex direttrice de l'Unità e oggi editorialista de la Repubblica, apparentemente indotta dalle riflessioni di insegnamenti e allenatori di rugby sullo scarso impegno dei suoi figli a scuola e nello sport, si improvvisa pedagoga di un'intera generazione di giovani, lanciando sentenze che hanno avuto il solo risultato di indignare i diretti interessati.
Sostanzialmente De Gregorio taccia la "generazione nata fra gli anni Ottanta e il Duemila" di essere "Fragile, rassegnata, indifesa. Malata di una rabbia debole, la rabbia schiumosa e inutile dei 'mi piace' su Facebook. Incapace di partecipare alla vita pubblica perché convinta di farlo dal computer di casa, e soprattutto ossessionata dal proprio profilo". Sarebbe, a suo dire, "inerte, troppo veloce per trattenere alcunché, non solidale né responsabile giacché entrambe le categorie prevedono una condivisione di fini che laddove il fine è impercettibile - irraggiungibile, utopistico, chimerico - si risolve in uno spreco di energia".
La causa? L'"assecondare ogni frazione di capriccio" dei figli da parte dei genitori. A tal punto che l'autrice sembra rimpiangere "quando i nonni ci dicevano che non si doveva parlare se non interrogati, che non si dovevano contraddire le persone adulte".
Stando così le cose, e questo è il nocciolo dell'articolo, i giovani sarebbero capaci solo di una "protesta gracile", del "la-la-la infantile di una generazione sazia e annoiata, incapace di rivoluzioni".
Evidentemente De Gregorio finge di non sapere che la generazione di cui parla è tutt'altro che sazia: al contrario, è affamata di lavoro e di diritti, affamata del futuro che le viene strappato. Dice nulla all'autrice il tasso di oltre il 37% di disoccupazione giovanile? Non le mordono un po' la coscienza i giovani che si suicidano perché ritengono di non avere un futuro degno di essere vissuto?
L'articolo è un autentico insulto ai tantissimi giovani che si battono quotidianamente per un lavoro stabile, per la difesa della scuola e dell'università pubbliche e del diritto allo studio per tutti, per avere diritto ad una pensione più dignitosa del pugno di briciole che gli si prospetta ora, contro la precarietà, la disoccupazione, lo sfruttamento, incontrando non di rado la più dura repressione.
Tant'è vero che De Gregorio, citando una poesia di Bruno Tognolini, esalta la "rabbia giusta", quella che "cambia il mondo", ma lo fa contrapponendola alla "rabbia debole" dei giovani d'oggi e non dice una parola dei giovani che sono stati manganellati o rischiano la galera per avere partecipato allo storico assalto al parlamento del 14 dicembre 2010, alla grande manifestazione anticapitalista del 15 ottobre 2011, alle manifestazioni del 5 ottobre e 14 novembre 2012, dei No Tav, ecc. Ma forse non è questa la partecipazione alla "vita pubblica" e la "rabbia giusta" auspicate dall'autrice, la quale evidentemente caldeggia che i giovani dovrebbero chiudersi nell'elettoralismo, nel parlamentarismo, nel costituzionalismo, nel legalitarismo e nel pacifismo e non lanciarsi nel fuoco della lotta di classe che fa tanto paura ai riformisti della risma di De Gregorio.
È invece la cultura dominante borghese a distogliere i giovani dalla lotta di classe propagandando il disimpegno, l'individualismo, l'egoismo, l'edonismo, l'arrivismo e il consumismo. Questo De Gregorio non lo dice ma nemmeno vi si oppone, dato che dipinge i giovani a fosche tinte, facendo sembrare che queste siano caratteristiche intrinseche di un'intera generazione inducendola così al disimpegno, perché tanto le cose "stanno così". Seguendo la tendenza della "sinistra" borghese totalmente omologata a questa cultura. Si può ben dire che De Gregorio è l'ultima esponente di "centro-sinistra" unitasi alla compagine Brunetta, Martone e Fornero, che hanno accusato i giovani di essere fannulloni, sfigati se non si laureano in corso e schizzinosi.
Ma la generazione affamata dal capitalismo, di cui al contrario della "sinistra" borghese noi ammiriamo, sosteniamo e incoraggiamo le lotte, può essere saziata solo dal socialismo, un fine tutt'altro che "irraggiungibile, utopistico, chimerico", ma una necessità storica se i giovani vogliono conquistarsi un futuro libero dello sfruttamento e dall'oppressione. Li esortiamo quindi a votare per il PMLI e il socialismo astenendosi alle elezioni del 24-25 febbraio.

20 febbraio 2013