Col beneplacito del presidente Fox
CONCLUSA LA MARCIA PER LA PACE PROMOSSA DALL'EZLN PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEI POPOLI INDIOS
Marcos: "Il problema non è ottenere il potere. Vogliamo sbarazzarci al più presto delle armi e fare politica a volto scoperto''
PRC: "LO ZAPATISMO RAPPRESENTA UN PREZIOSO LABORATORIO DI RIFONDAZIONE DELLA PRATICA E TEORIA POLITICA DELLA SINISTRA''
L'11 marzo si è conclusa a Città del Messico con una grande manifestazione la marcia promossa dall'Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) per il riconoscimento dei diritti dei popoli indios che era partita il 25 febbraio dal Chiapas.
La delegazione dei 24 comandanti dell'Ezln guidata da Marcos ha percorso in auto più di 3 mila chilometri, attraversato 12 Stati e raccolto il sostegno della popolazione in tutte le tappe del lungo viaggio. Il 3 e 4 marzo ha partecipato a Nurio, nel Michoacan, al terzo Congresso nazionale indigeno (Cni) che decideva formalmente di aderire agli obiettivi della marcia e partecipare con una propria delegazione agli incontri dell'Ezln con il parlamento messicano. La delegazione dell'Ezln rimarrà a Città del Messico fin quando il parlamento non varerà la legge per il riconoscimento dei diritti dei popoli indios.
"Il nostro obiettivo principale - spiegava Marcos - è che i popoli indigeni siano riconosciuti dal Congresso messicano come un soggetto giuridico collettivo. La Costituzione messicana non riconosce gli indios. Vogliamo che lo Stato riconosca che il Messico è costituito da diversi popoli. Che questi popoli indigeni abbiano una propria organizzazione politica, sociale ed economica. (...) Vogliamo che vengano riconosciuti i diritti di una parte importante della società messicana, che già ha le proprie forme di organizzazione e chiede che esse siano legittimate. Il nostro obiettivo è la pace. Una pace fondata su un dialogo che non sia un simulacro. Un dialogo che getti le basi per la ricostruzione del Chiapas e favorisca il reinserimento dell'Ezln nella vita politica normale. Si può fare la pace solo se verrà riconosciuta l'autonomia dei popoli indigeni''.
Quale condizione per iniziare i negoziati l'Ezln chiedeva al presidente Fox "tre piccoli segni di buona volontà da parte sua: la liberazione di tutti i detenuti zapatisti, il ritiro dell'esercito da sette postazioni militari e la ratifica degli accordi di San Andrés sui diritti degli indigeni, firmati dal governo nel 1996, e rimasti da allora lettera morta''.
Gli accordi di San Andrés erano il punto di arrivo della rivolta zapatista iniziata l'1 gennaio del 1994 allorché reparti dell'Ezln occuparono le principali città del Chiapas. All'origine della rivolta le drammatiche condizioni di vita degli indios del Chiapas, circa un milione del ceppo maya e corrispondenti a un terzo della popolazione dello Stato. Uno Stato ricchissimo che ha i più importanti giacimenti di petrolio e le maggiori riserve di gas del Messico. Di contro le masse popolari sono ridotte a condurre una misera vita tanto che un terzo dei bambini non ha istruzione e solo uno su cento riesce ad arrivare all'università; tra gli indios il tasso di analfabetismo supera il 50% e il tasso di mortalità è superiore del 40% di quello degli abitanti della capitale. Gli scontri fra Ezln ed esercito dureranno una decina di giorni, nel febbraio 1994 iniziarono i colloqui di pace che produrranno due anni dopo l'intesa di San Andrés.
Gli accordi di pace furono firmati il 16 febbraio '94 dalla delegazione dell'Ezln e quella del governo dell'allora presidente Zedillo. L'accordo "Sui diritti e le dignità dei popoli indigeni del Messico'' fu firmato anche dal vescovo Samuel Ruiz Garcia a nome della Conai (Commissione nazionale d'intermediazione) e dai parlamentari di tutti i partiti presenti in parlamento riuniti nella Cocopa (Commissione parlamentare di concordia e pacificazione). Ai rappresentanti della Cocopa le parti davano l'incarico di redigere un testo di modifica della Costituzione che traducesse in legge i contenuti dell'accordo. Il testo di riforma costituzionale sui diritti e la dignità degli indigeni del Messico è varato nell'autunno del '96.
Il testo afferma tra l'altro il diritto degli indios a decidere la forma della loro organizzazione interna, applicare il proprio sistema di regole per la risoluzione dei conflitti interni alla comunità indigena, eleggere secondo la propria tradizione le autorità di governo locale, accedere in maniera collettiva all'uso e allo sfruttamento delle risorse naturali nei loro territori, preservare e tramandare la propria lingua e cultura. Riconosce i diritti indigeni in ambito nazionale tramite la garanzia dell'accesso alla ricchezza nazionale, la protezione degli indigeni migranti (nel territorio nazionale e all'estero), il riconoscimento del loro diritto di partecipare ai piani e ai programmi per lo sviluppo, la promozione del rispetto della propria cultura ed il riconoscimento delle diversità, il diritto ad una educazione bilingue ed interculturale e a programmi educativi, la promozione della presenza indigena nel Parlamento federale col riconoscimento dello status di popoli fondanti la nazione messicana.
L'Ezln pur dichiarandosi non completamente soddisfatto dal testo elaborato lo approvava. Il presidente Zedillo rinviava il testo alla Cocopa chiedendone pesanti modifiche. Le trattative tra le parti si bloccavano.
Nelle elezioni presidenziali del 2 luglio 2000 risultava vincitore, dopo 70 anni di dominio del partito rivoluzionario istituzionale, Vicente Fox, candidato della destra del partito d'azione nazionale (Pan); Fox aveva promesso nella campagna elettorale di risolvere rapidamente e pacificamente la questione posta dagli zapatisti. Il 2 dicembre scorso, il giorno seguente l'insediamento di Fox, l'Ezln annunciava la marcia per la pace dal Chiapas a Città del Messico.
Il presidente Fox dava il suo beneplacito affermando che la marcia costituiva "una speranza per il Messico'', che non c'era "nulla da temere'', che anzi "il mio governo è a favore della marcia'', fino a definire Marcos un suo "alleato'' per portare avanti il disegno di legge sui diritti degli indios. "Dobbiamo dare fiducia all'Ezln e fornirgli l'occasione di dimostrare che veramente vuole la pace'', sottolineava Fox. Nel corso della marcia il ministro degli Esteri Castaneda ribadiva che "la volontà del governo non è solo quella di permettere la marcia, ma di appoggiarla. Perché è una marcia i cui obiettivi sono anche i nostri: approvazione della legge della Commissione per la Concordia e la Pace (Cocopa) e trasformazione dello zapatismo in un movimento politico che partecipa alla vita del paese''.
L'intesa è possibile perché anche Marcos è della stessa opinione e durante la marcia per la pace ha fornito altre illuminanti prove del suo pensiero. "Il problema non è ottenere il potere, sappiamo che le stanze del potere sono ormai vuote. E che la lotta per il potere è una lotta per la menzogna. Quello che dobbiamo fare nell'epoca della globalizzazione è costruire un nuovo rapporto tra il potere e i cittadini. Se la pace sarà firmata, l'Ezln cesserà di fare politica come l'ha fatta finora. La farà in un altro modo, senza passamontagna, senza armi ma al servizio delle stesse idee''. D'altra parte, continua, se i diritti degli indios saranno finalmente riconosciuti "si capirà allora che la principale arma dell'Ezln non è stato il fucile ma la lingua, la parola''. "Quel che è certo - conclude Marcos - è che noi vogliamo sbarazzarci al più presto del passamontagna e delle armi. Perché vogliamo fare politica a volto scoperto. Ma non toglieremo il passamontagna in cambio di semplici promesse. I diritti degli indigeni devono essere riconosciuti. Se il potere non lo farà, non soltanto riprenderemo le armi, ma lo faranno anche altri movimenti ben più radicali, intolleranti, disperati e violenti di noi''.
Per la borghesia al potere e l'imperialismo un Marcos "armato'' di lingua e parole è una manna dal cielo. Non stupisce quindi che Marcos e lo zapatismo abbiano il sostegno tra gli altri della socialdemocrazia al governo in Europa, come non stupisce il sostegno di altri "rivoluzionari'' parolai come il PRC. Una delegazione del PRC guidata da Ramon Mantovani, responsabile esteri del partito, ha seguito la marcia per la pace, definita "un evento storico per il Messico''. L'esaltazione dello zapatismo è arrivata fino a definirlo "un prezioso laboratorio di rifondazione della pratica e teoria politica della sinistra'', un modello quindi da seguire. Per Rifondazione "il successo della marcia zapatista dimostra come sia possibile nell'epoca della globalizzazione rappresentare i bisogni delle classi sociali più povere e sfruttate e far sì che esse siano il motore del cambiamento verso una società più giusta, democratica e libera dalla schiavitù del mercato selvaggio''. Ma sempre schiave della borghesia, perché non è possibile combattere la "globalizzazione'' senza combattere con tutti i mezzi l'imperialismo, a cominciare dall'imperialismo di casa propria. Sul piano strategico non si può ignorare la questione del potere politico, che è la madre di tutte le questioni. Anche quando la lotta di classe non ha ancora raggiunto lo stadio della rivoluzione socialista e non si pone nell'immediato la conquista del potere politico da parte del proletariato.