Nella relazione al 18° Congresso del Partito revisionista cinese
Hu esclude ancora una volta di seguire la via del socialismo: "non dobbiamo prendere il vecchio che è chiuso e rigido"
Il presidente della RPC teme che la corruzione porti al crollo del partito e dello Stato
"Il socialismo con caratteristiche cinesi" è capitalismo allo stato puro

Il 18° Congresso del Partito revisionista cinese che si è svolto a Pechino dall'8 al 14 novembre ha sancito il passaggio dei poteri dall'amministrazione del presidente della Repubblica popolare Hu Jintao e del premier Wen Jiabao, in carica dal 2002, alla nuova generazione di leader che guiderà il Pcc e la Cina fino al 2022 con la nomina del nuovo segretario e presidente designato Xi Jinping e del futuro premier designato Li Keqiang. Le cariche istituzionali saranno formalizzate nel marzo del prossimo anno assieme a tutti gli altri incarichi di governo.
Di fronte ai duemila delegati riuniti nella Grande sala del Popolo, in piazza Tiananmen a Pechino, il presidente e segretario uscente Hu Jintao ha tenuto il suo ultimo discorso ufficiale centrato sulla continuità dello sviluppo economico capitalistico. Fra gli altri argomenti Hu ha sottolineato quello della necessità di difendere gli interessi imperialisti della Cina attraverso lo strumento militare, e in particolare da parte della marina; fra le priorità ha indicato quello di combattere la corruzione. Compiti affidati al successore Xi Jinping.
La questione della corruzione ha tenuto banco a Pechino fino all'immediata vigilia dell'apertura del congresso e segnata fra le altre dalla vicenda della destituzione del responsabile del partito di Chongqing, Bo Xilai, ma che ha sfiorato persino il premier Wen Jiabao, i cui lucrosi affari di famiglia sono stati rivelati da una inchiesta del New York Times. Un esempio di arricchimento largamente seguito da buona parte del gruppo dirigente cinese, compreso Xi Jinping.
La questione ha una tale rilevanza che "se non affrontiamo il problema della corruzione - ha detto Hu Jintao - potrebbe provocare una crisi del Partito e anche un crollo dello Stato". Secondo l'agenzia cinese Xinhua in un anno sono stati denunciati 640 mila casi di corruzione dei quali solo 24 mila sono stati portati in tribunale. Un fallimento in questa battaglia contro la corruzione, ha avvertito Hu "potrebbe rivelarsi fatale" e ha raccomandato agli alti funzionari di "esercitare una severa autodisciplina e rafforzare l'educazione e il controllo sulle loro famiglie e i loro staff" mentre "loro stessi non dovrebbero mai cercare alcun privilegio". Parole al vento perché la corruzione è parte integrante della società capitalista, quella stessa società che Hu ha incitato a sviluppare.
Il titolo del suo rapporto era "Marciare saldamente sulla via del socialismo con caratteristiche cinesi e impegnarsi a costruire una società moderatamente prospera sotto ogni aspetto". Il "socialismo con caratteristiche cinesi" vuol dire, ha affermato Hu, che "non cammineremo mai su una strada chiusa e rigida, ma neppure imboccheremo la cattiva strada del cambiamento delle nostre bandiere e dei nostri vessilli". Detto in altro modo, socialismo a parole e capitalismo allo stato puro nei fatti.
Nello Statuto del partito restano formali riferimenti al marxismo-leninismo e al pensiero di Mao ma in compagnia delle "modernizzazioni" di Deng, che ha avviato il rapido smantellamento della Cina di Mao, l'"importante Pensiero delle Tre Rappresentanze", di Jiang Zemin che ha aperto le porte del partito ai capitalisti e nei suoi dieci anni di governo ha proceduto a ristrutturazioni drastiche delle imprese statali con decine di milioni di licenziamenti. A questi riferimenti il congresso ha aggiunto il contributo di Hu riguardo la confuciana e interclassista teoria della "società armoniosa", senza conflitti di classe, e della cosiddetta "prospettiva scientifica sullo sviluppo" tradotta tra le altre dalla riforma della costituzione con l'accettazione della proprietà privata per garantire molti più investimenti stranieri nel paese.
Negli ultimi 10 anni il prodotto interno lordo (pil) pro capite dei cinesi è cresciuto da 1.135 dollari a 5.432 dollari. Ma vi sono almeno 110 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia della povertà con meno di 1,25 dollari al giorno accanto a centinaia di miliardari, tutti alti membri del Partito. La Cina è al primo posto nel mondo tra i paesi che registrano la maggior differenza fra ricchi e poveri.
Lo sviluppo capitalistico ha generato corruzione, inquinamento, espropri, negazione dei diritti che hanno innescato nell'ultimo anno oltre 200 mila rivolte delle masse popolari e dei lavoratori. Quasi sempre soffocate da una feroce repressione, alla faccia della società "armoniosa".
Un altro compito che Hu ha lasciato al successore è lo sviluppo militare della Cina. "Dobbiamo fare della Cina una potenza marittima!", per "difendere con risolutezza i suoi diritti e i suoi interessi marittimi" ha sottolineato nel rapporto indicando la necessità dell'imperialismo cinese di avere sotto stretto controllo quantomeno i mari vicini. Un argomento nient'affatto teorico ma legato ai possibili sviluppi della contesa con il Giappone per le isole Senkaku, amministrate da Tokyo in base a un trattato con gli Usa non riconosciuto dal governo cinese, e alle altre vertenze coi vicini Vietnam e Filippine.
Il 16 novembre si è presentato il nuovo segretario generale Xi Jinping sul palco dove la coreografia delle bandiere rosse e della grande falce e martello del congresso era stata sostituita da un grande quadro con montagne e cascate d'acqua. Sarà a capo di un comitato permanente del Politburo più snello, ridotto da nove a sette membri, e ha già assunto la guida della Commissione militare centrale. Quando Hu aveva rilevato la carica dal predecessore Jiang Zemin aveva dovuto aspettare due anni prima di prendere anche il controllo delle forze armate. Xi Jinping ha invece da subito nelle sue mani il potere politico e quello militare per meglio lavorare alla costruzione della prima superpotenza imperialista mondiale del secolo.

28 novembre 2012