Documento della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI
Con i metalmeccanici e i lavoratori pubblici
Contro il governo, la Confindustria e il nuovo modello di contratto padronale e corporativo

Il PMLI saluta e appoggia calorosamente le operaie e gli operai, le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici e dipendenti pubblici in lotta contro la politica economica, sociale, sindacale e del lavoro del governo del neoduce Berlusconi e contro l'accordo separato padronale e corporativo inerente al nuovo modello contrattuale.
I metalmeccanici e i lavoratori pubblici, con l'insieme dei lavoratori e dei pensionati, fanno bene a contestare i provvedimenti di Tremonti, Sacconi e Brunetta in campo finanziario, sociale, sindacale e del lavoro che non sono solo inadeguati ad affrontare la grave crisi recessiva che attanaglia il nostro Paese ma anche e soprattutto liberisti e antipopolari, con un segno marcatamente neocorporativo e neofascista da terza repubblica. Fanno bene a contestare i tagli drastici alla spesa pubblica e sociale contenuti nella legge finanziaria 2009 che colpiscono pesantemente scuola, università, ricerca, sanità, pubblica amministrazione, finanziamenti agli enti locali, che portano al licenziamento di centinaia di migliaia di lavoratori precari, che invece di contenere gli effetti della crisi ne accentuano le devastanti conseguenze. C'è il rischio concreto della perdita di un milione di posti di lavoro e di un pauroso incremento delle povertà.
I metalmeccanici e i lavoratori pubblici hanno ragione da vendere nel contestare l'accordo separato del 22 gennaio, imposto da governo e Confindustria e siglato dai sindacati complici Cisl, Uil e Ugl, contro la volontà della Cgil, che introduce un nuovo modello contrattuale di stampo padronale e corporativo. Un accordo che: non difende anzi programma la riduzione dei salari; con le deroghe e la cancellazione dell'autonomia delle categorie, distrugge il contratto nazionale di lavoro; con arbitrari criteri sulla rappresentanza sindacale. limita il diritto di sciopero; con l'estensione abnorme delle bilateralità cancella l'autonomia contrattuale del sindacato, lo trasforma di fatto in una istituzione corporativa subordinata a governo e padronato.
I metalmeccanici e i lavoratori pubblici giustamente hanno deciso di respingere insieme l'odiosa campagna del ministro Brunetta per criminalizzare i dipendenti della pubblica amministrazione e di contrastare il tentativo di dividere il fronte dei lavoratori per far passare le controriforme governative, lo smantellamento dei servizi pubblici, per favorire la privatizzazione. È giusta e sacrosanta la loro risposta di lotta contro il progressivo peggioramento della legislazione del lavoro, art.18 e sicurezza sul lavoro compresi, l'ulteriore precarizzazione del lavoro, l'aumento dell'età pensionabile alle donne.
Noi siamo con loro nel rivendicare la difesa del contratto nazionale, e lo svolgimento del referendum sull'accordo separato per "la riforma della contrattazione" senza il quale non ha alcuna legittimazione. Siamo con loro nel rivendicare l'aumento dei salari e delle pensioni, anche con l'introduzione di un meccanismo automatico di recupero dell'inflazione, la riduzione delle tasse sul lavoro dipendente e le pensioni medio-basse, l'aumento del prelievo fiscale sui redditi alti e altissimi, sulle rendite finanziarie e sui grandi patrimoni e la lotta alla grande evasione ed elusione fiscali. Siamo con loro nel rivendicare provvedimenti urgenti per assumere con contratto a tempo indeterminato i precari del pubblico impiego, per evitare la chiusura delle fabbriche e i licenziamenti, il varo di nuovi "ammortizzatori sociali" da estendere a chi attualmente non ne beneficia, precari in testa, l'aumento dell'indennità della cassa integrazione e della disoccupazione. Siamo con loro nel richiedere diritti per i migranti e la cancellazione della Bossi-Fini.
Apprezziamo e sosteniamo la decisione della Cgil di non firmare l'accordo del 22 gennaio, che peggiora quello precedente del 23 luglio '93, e di indire un referendum tra i lavoratori e i pensionati. Occorre però proclamare uno sciopero generale di 8 ore di tutte le categorie con manifestazione nazionale a Roma sotto Palazzo Chigi, perché non sono sufficienti le 4 ore di sciopero in gestione alle strutture territoriali e di categoria, e la pur importante manifestazione nazionale del 4 aprile prossimo nella capitale.
In ogni caso, secondo il PMLI, per arrestare la macelleria sociale in atto contro i lavoratori, i pensionati e le masse popolari non c'è altra strada che quella di abbattere con la lotta di piazza il governo del neoduce Berlusconi, che marcia speditamente verso la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.

La Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI

11 febbraio 2009